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Autore: SilVerphoenix    21/02/2019    1 recensioni
Una gita scolastica può rivelarsi davvero molto istruttiva... o distruttiva. Quel che succederà durante l'escursione organizzata al parco di Perche è del tutto imprevedibile, e potrebbe rimettere in discussione ogni cosa, ogni pensiero nella testa di Adrien. E di Marinette.
[La storia è stata scritta quando era uscita ancora solo qualche puntata della seconda stagione, ma può tranquillamente inserirsi in un punto qualsiasi della trama che ad oggi sia stata rivelata.]
Per: Marianna, perché se galeotto fu Tributario, cemento a presa rapida fu Miraculous. Tvb!
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*vi ricordo che la storia è stata scritta durante la prima stagione. Se trovate qualche elemento che non quadra granché con i recenti sviluppi, è per questo! Ho cercato di aggiornare qualche particolare, altri ho preferito lasciarli così com'erano. Spero comprenderete! Ci vediamo a fine capitolo ;) S.



Capitolo Tre


 

La situazione era drammatica.

Marinette ormai aveva smesso di trattenere le lacrime, che le scivolavano copiose lungo le guance. Si trovava tra le braccia della sua migliore amica, ma era assolutamente inconsolabile.

Tutto quel che era rimasto del suo cuore era un ammasso sanguinolento.

I soccorsi ci avevano messo quasi otto ore a tirare fuori lei e Adrien dalla grotta nel parco di Perche, e questo perché in quelle otto ore a Parigi era successo il finimondo: approfittando della paura del papà di Marinette nell’apprendere l’incidente che aveva coinvolto la ragazza, un’akuma si era insediata dentro di lui. Per qualche oscura ragione, nemmeno Chat Noir si era palesato a salvare i cittadini dal panettiere che, sotto il nome di Baguettomme, stava trasformando in statue di pane tutti coloro che si frapponevano tra lui e la figlia. E la strada dalla panetteria al parco Perche era abbastanza lunga…

Quando erano finalmente riusciti ad uscire indenni da Parigi, i soccorritori avevano dovuto raggiungere le profondità del parco. Con molta cautela avevano dovuto mettere in sicurezza ogni singola pietra prima di procedere, per non rischiare che spostandone una di troppo, cadesse addosso ai ragazzi tutta la montagna.

Un nuovo accesso di singhiozzi le scosse il petto. Parigi in balia di un mostro, e non un mostro qualsiasi, suo padre. Il suo papà! Buono, dolce e col profumo di pane sulle mani! Reso un mostro da una maledettissima akuma! E Ladybug non era lì per proteggere lui e la città…

Ladybug non ci sarebbe mai più stata.

Non appena aveva raggiunto il pullman, Marinette aveva afferrato la borsa con gesti frenetici, ma il panico si era scatenato già non appena aveva visto che era aperta sul sedile.

“Ho preso il tuo cellulare sperando di poterlo utilizzare per telefonare, per chiamare aiuto…” aveva detto Alya in tono di scuse, porgendole l'oggetto, convinta che stesse cercando quello.

“Tikki! Dov’è Tikki?” aveva esalato Marinette in preda alla paura.

“Cosa cerchi? È tutto lì quello che c’era nella tua borsa…”

No, non era tutto lì, ma ad Alya non poteva spiegarlo. Tikki era sparita, e non aveva nemmeno la più pallida idea di dove fosse o chi potesse avergliela sottratta…

E in tutto questo, di Chat Noir non c’era alcuna notizia. Perché non si era mostrato, perché non aveva provato a fermare Baguettomme?

E cosa avrebbe potuto fare lei, da sola, senza poteri, per salvare il suo papà?

Fu nuovamente scossa dal pianto, e mente Alya la stringeva più forte, la professoressa annunciò che erano quasi arrivati a Parigi. Non avrebbero raggiunto il centro della città, ma si sarebbero diretti a scuola, dove i pochi poliziotti che ancora non erano stati trasformati in pagnotte, attendevano Marinette. Dato che Baguettomme voleva lei, si stava aspettando l’intervento dei super eroi per capire cosa fare e come tenere al sicuro la ragazza, spiegò la professoressa in tono rassicurante.

Marinette non voleva essere rassicurata.

Marinette voleva solo poter tornare a vestire i panni di Ladybug, e riprendersi il suo papà.


 

*


 

La situazione era drammatica.

Adrien teneva i pugni stretti fino a conficcarsi le unghie nei palmi. Era tesissimo.

Nathalie si era precipitata a Perche in elicottero, e lo aveva prelevato come fosse un bambino che aveva combinato una marachella. Adrien era riuscito a stento a prendere la borsa dal pullman, altrimenti avrebbe perso anche Plagg!

Ma la tragedia era un’altra.

Una volta sull’elicottero, l’assistente era stata molto chiara: sua padre era furioso, avrebbe denunciato la scuola e l’intero parco, per quello che aveva rischiato. Lo avrebbero riportato a casa e lì sarebbe stato al sicuro.

Adrien strinse i pugni ancora un po’. Se non fosse riuscito ad uscire, non avrebbe potuto fermare Baguettomme come Chat Noir, ma questo non poteva certo spiegarlo a suo padre! Ansioso e protettivo com’era, non avrebbe mai accettato che suo figlio fosse l’eroe che rischiava continuamente la vita per salvare la città e il mondo dal malvagio dominio di Papillon.

E con Ladybug scomparsa, non aveva idea di cosa potessero fare Rena Rouge o Carapace, anche quando si fossero mostrati. Se anche per loro valeva lo stesso patto che Ladybug aveva con Chloè, ossia di portar loro i Miraculous al bisogno, era probabile che non ne fossero in possesso in quel momento. E quindi che, ovunque e chiunque fossero, non avessero modo di intervenire.

Ma dov’era Ladybug? Otto ore… otto ore e lei non si era fatta vedere. Che le fosse successo qualcosa? Che Papillon fosse finalmente riuscito a catturarla? Gli mancò il fiato per la paura.

E mentre lei soffriva, lui cosa stava facendo? Il cascamorto con Marinette.

Oh Marinette… come aveva potuto comportarsi così con lei?

Se ripensava a quanto era successo nella grotta – guizzo nello stomaco – riusciva a stento a credere di essere stato lui, quella persona. Aveva provato a baciarla. E meno male che le voci dei soccorritori erano giunte appena in tempo… o si sarebbe probabilmente beccato il ceffone più sonoro della sua intera esistenza.

Anche se… non riusciva a spiegarsi perché, il solo pensiero di quel momento gli procurava quel vuoto nello stomaco. Forse era la vergogna di aver perso il controllo, d’altra parte davvero erano in carenza di ossigeno là sotto, e doveva essere stato sicuramente determinante. E c’era un’altra cosa che gli punzecchiava un angolo del cervello: aveva la sensazione che Marinette non lo avrebbe respinto. Quel momento, quel fatidico momento in cui l’aveva attratta a sé, con l’intenzione di baciarla, gli era sembrato che anche lei volesse la stessa cosa…

ma anche lei era a corto di ossigeno, non dimenticarlo. Era al buio, ferita ad una caviglia, tremante, e tu hai approfittato della sua debolezza. Sei un essere disgustoso, Adrien.

E tutto questo mentre, da qualche parte del mondo, probabilmente Ladybug lo chiamava disperatamente, e soccombeva tra le grinfie del loro più temibile avversario.

Adrien sentì Plagg agitarsi dentro la tracolla, e aprì appena la cerniera per infilare una mano all’interno e accarezzargli piano la testa. Non avevano ancora avuto modo di parlare, da quando era uscito dalla grotta, ma se non fossero riusciti a trovare un modo per sfuggire alla prigionia che suo padre gli avrebbe imposto, Adrien sapeva già cosa avrebbe fatto: avrebbe rinunciato al potere dell’anello di Chat Noir.

Il mondo aveva bisogno di qualcuno che potesse essere d’aiuto, non di un ragazzino viziato e impulsivo come lui.


 

*

 

 

La situazione era drammatica.

Tikki svolazzava da una parte all’altra del minuscolo spazio che aveva a disposizione, lanciando occhiate atterrite a destra e a sinistra, in alto e in basso, in cerca di un’uscita.

“Devo tornare subito da Marinette!”

“È fuori discussione!”

“Ha bisogno di me!”

“Tikki!” proruppe il gattino. “Non senti il rumore delle pale dell’elicottero? Come pensi di poter raggiungere Marinette, buttandoti giù e svolazzando in giro?!”

“Ma lei ha bisogno di me!” ripeté la kwami, continuando a guardare verso la cerniera della tracolla, chiusa tranne che per un minuscolo spiraglio. Si avvicinò come cercando di calcolare le possibilità di passare da quella fessura.

Plagg la tirò indietro dalla buffa coda e le mise le zampine sulle spalle. “Guardami, Tikki. Guardami!” urlò per ottenere l’attenzione della collega. “Per una volta, devi fidarti di me. E di Adrien.”


 

*

 

Quando arrivarono a casa, Gabriel Agreste attendeva il figlio sul tetto, segno della sua grande preoccupazione.

“Adrien, sono lieto che tu stia bene. Ti hanno già visitato?”

“I due medici che hai mandato con Nathalie? Sì, ripetutamente.” rispose il ragazzo. “Non è stata colpa della scuola papà. E nemmeno del parco. È stato un terremoto, hai sentito no? Non c’è motivo di fare nessuna azione legale, sono cose che possono capitare…”

Lo stilista liquidò con un gesto della mano le proteste del figlio, come non avessero alcuna importanza. “Questo lo valuterò io insieme ai miei legali. Adesso ti prego di andare in camera tua, è essenziale che tu sia al sicuro. La città è sotto l’attacco di un terribile mostro, e non posso permettere che ti accada null’altro.”

Adrien si lasciò guidare da Nathalie fino alla porta della propria stanza. Per quanta voglia avesse di opporsi, la cosa più importante in quel momento era parlare con Plagg, e per farlo aveva bisogno di essere da solo.

“Vuole compagnia, preferisce che rest…”

“No, Nathalie.” tagliò corto lui, ma scusandosi subito per la risposta brusca. “È che ho bisogno di riposare. È stata una giornata pesante, per me, e ho ancora quella brutta sensazione di claustrofobia che provavo nella grotta.”

Così tanta claustrofobia che non pensavi ad altro che baciare Marinette, disse una voce gelida nella sua mente. Sentendosi ancora peggio, Adrien chiuse la porta e girò due volte la chiave, poi spalancò la cerniera della borsa.

“Plagg, ho bisogno di te, sta succedendo…”

“Zitto.” Il gattino saltò fuori dalla borsa e gli posò una zampa intimidatoria davanti. “Abbiamo poco tempo, dobbiamo sbrigarci.”

Sbalordito da quell’atteggiamento così peculiare per il proprio kwami, Adrien non riuscì a ribattere.

“Dobbiamo fare in modo che Tikki raggiunga Ladybug il prima possibile.”

Adrien strabuzzò gli occhi, e mentre cercava di dare un senso a quelle parole, un esserino adorabile, rosso fragola, uscì dalla sua tracolla. I grandi occhi blu e le macchie nere sulla testa e sul dorso non lasciavano spazio ad alcun dubbio… lei doveva essere…

…“La kwami di Ladybug!”

“Certo che è lei!” confermò Plagg, come fosse ovvio.

“Ma cos’è successo? Perché non sei con lei, e soprattutto come sei finita nella mia borsa?!”

“Non c’è tempo, Adrien!” proruppe Tikki. “Mar…Ladybug ha bisogno di me per trasformarsi, altrimenti non potrà fare nulla per quel pover’uomo akumatizzato!”

“Ti porterò da lei, costi quel che costi.” promise Adrien determinato. “Dimmi solo cosa devo fare.”

“Trasformati e scopri dove si trova Marinette.” rispose Plagg.

Adrien sbiancò. “Cosa?”

“Baguettomme è suo papà, e vuole solo ritrovarla!” spiegò Tikki nervosamente, “Significa che dovunque sia Marinette, ci sarà il mostro e probabilmente anche Ladybug. Portami lì, a trovarla penserò io.”

Il ragazzo annuì. “Giusto. Che stupido, per un attimo… non c’è tempo, Plagg, trasformami!”


 

*


 

Gli studenti che avrebbero dovuto raggiungere la scuola erano ora raggomitolati dietro la sagoma dell’autobus che avrebbe dovuto portarceli.

Alya teneva ancora Marinette stretta tra le braccia, mentre un uomo di pane alto più di due metri ululava il suo nome, puntando il suo bastone a forma di Baguette e sparando in ogni direzione pericolosi raggi magici.

Bastava esserne sfiorati per tramutarsi in una pagnotta.

“Lasciami andare, Alya! Vuole me.” gridò ancora una volta Marinette. “È mio padre, non mi farà del male!”

“Non posso! È troppo pericoloso!” protestò l’amica, tenendola stretta, con l’aiuto di Nino e di Kim.

La voce alle loro spalle li fece sobbalzare. “Per una volta sono d’accordo con i tuoi amici, Marinette.”

Marinette pensò che non aveva mai gradito quel suono come in quel momento. “Chat Noir!” sussultò, voltandosi, insieme agli amici.

Il super eroe non la guardò, ma si rivolse ad Alya “Puoi lasciarla a me, non ti preoccupare. Mettetevi al sicuro. Io e Ladybug risolveremo questo pasticcio in men che non si dica.”

Marinette avvertì una fitta allo stomaco. Avrebbe dovuto dirgli che…?

“Vieni.” le disse lui prendendola in braccio, e saltando sul tetto più vicino. “Io e Ladybug abbiamo avuto dei problemi, oggi, come puoi intuire. Dobbiamo darle il tempo di ricongiungersi con la sua kwami, la sua…”

Marinette sbarrò gli occhi. “Tu sai dove si trova la sua kwami?”

Fraintendendo la domanda, Chat Noir saltò sul tetto vicino e rispose “Di solito no, ma oggi era con me.”

L’ennesimo ululato del mostro che era stato un abile panettiere li fece nascondere dietro un comignolo.

“Riesci a restare nascosta qui? Io prendo tempo. Non so quanto ce ne vorrà a Ladybug per entrare in azione…”

La ragazza annuì convinta. “Non ti preoccupare, Chat Noir, non mi muoverò da qui.”

Lo guardò allontanarsi in rapidi balzi e con una gioia ruggente in cuore, chiamò “Tikki!”

La coccinella, essendo rimasta sempre molto vicina a Chat Noir, la raggiunse in un baleno.

“Marinette!” gridò, fiondandosi tra le sue braccia. “Forza, non perdiamo tempo! Andiamo a salvare tuo papà!”

“Sì! Tikki, trasformami!”

La meravigliosa scarica d’energia che le infondeva avere l’essenza della sua kwami unita alla propria l’attraversò e la fece sentire, forse per la prima volta in quella giornata, di nuovo sé stessa. Non appena il rituale fu terminato, lanciò lo yo-yo e si affrettò a raggiungere il punto in cui Baguettomme stava trasformando in mollica i palazzi che lo circondavano, cercando di centrare uno sfuggente Chat Noir.

“Ehi, gattino, ti sono mancata?” gridò, ridendo di pura gioia selvaggia, mentre atterrava accanto a lui su un camion dei pompieri. Si era però dimenticata della caviglia infortunata, e fece una smorfia di dolore, solo in parte coperta dalla maschera. Lui, comunque, sembrò non farci caso.

“Bentornata, mia signora!” Gli occhi del collega s’illuminarono infatti di gioia. “Le persone importanti si fanno attendere, ma non ti sembra di esagerare?”

“Diciamo che quando questa storia sarà finita, dovrai darmi qualche spiegazione sul perché Tikki si trovasse con te.” L’eroina mise i pugni sui fianchi fingendosi offesa, e lui si strinse nelle spalle.

“Non sei l’unica in cerca di spiegazioni, fidati. Ma che ne dici di risolvere prima questa faccenda?”

Chat Noir la spostò all’ultimo istante da un pericoloso fascio di luce, tirandola verso di sé perchè non diventasse una bella forma di pane tonda. Averla così vicino gli ricordò come un pugno la sensazionedi poco prima, quando aveva avuto Marinette tra le braccia per metterla in salvo, e di ancora un po’ prima, quando invece l’aveva avuta tra le braccia per tutt’altro motivo, e sentì di nuovo le viscere aggrovigliarsi.

Si allontanò di scatto da lei. “Mentre io lo distraggo, tu usa il tuo Lucky Charm!”

Ladybug lo osservò perplessa. E dire che generalmente Chat Noir non si faceva scappare nessuna occasione per flirtare con lei…

Concentrati, Marinette, si disse.

“Lucky Charm!”

Lo yo-yo prese a volteggiare, e con uno sbuffo rosso materializzò tra le sue mani… una fotografia.

Una fotografia?!

Eppure, le bastò guardarla per capire cosa farci.

“Chat Noir!” gridò, saltando da una superficie all’altra per raggiungere il padre. “L’akuma sta nella baguette. Sarò io a distrarlo, tu pensa a romperla!”

“Va bene, milady!”

Quell’appellativo la congelò sul posto, un secondo prima che spiccasse l’ultimo salto. Si girò a guardare il compagno di diverse battaglie e un dubbio le attanagliò le viscere… possibile che…

Ci penserai dopo. Forza, Chat Noir si farà male se non distrai papà!

“Ehi, Baguettomme!” chiamò a gran voce, afferrando con lo yo-yo il braccio del mostro e sfruttando la presa per atterrarci sopra. Gli saltò in spalla, mentre lui cercava di cacciarla via come fosse un insetto. Ma lei gli piazzò davanti alla faccia qualcosa che lo avrebbe sicuramente attirato. “Guarda qui! Riconosci le persone in questa foto? Si, siete tu e la tua bambina, Marinette. Cosa stai facendo, Tom? Tutti sappiamo quanto bene vuoi alla tua piccola, e ora lei è nascosta da qualche parte, terrorizzata.”

Gli occhi dell’uomo di pane erano fissi sulla foto che lei teneva tra le mani, e non si accorsero dell’arrivo di Chat Noir.

Cataclisma!”

Ladybug si voltò appena in tempo per vedere la baguette andare in mille pezzi, e l’akuma volare via.

“Niente più malefatte, piccola akuma! Ladybug sconfigge il male!” esclamò gioiosa. “Presa! Ciao, ciao farfallina…”

Poi, lanciando in aria la foto, completò l’incanto. “Miraculous Ladybug!”

E tutto tornò come prima. Come quella mattina, quando ancora Parigi era un posto sicuro e suo papà l’uomo buono che era sempre stato. Accovacciato a terra, il panettiere non riusciva a capacitarsi di quanto era accaduto.

“Ben fatto, Chat… Chat Noir? Dove sei?!” L’eroina si guardò intorno spaesata, ma del collega non c’era nessuna traccia.

Si era comportato in modo strano quel giorno, lo aveva pensato anche quando era stata con lui come Marinette. Di solito era amichevole e gentile, ma poco prima aveva ostentatamente rifiutato di incrociare i suoi occhi. Il che non aveva alcun senso, considerando che con Ladybug si era comportato in modo quasi normale.

La ragazza si strinse nelle spalle e si affrettò ad accucciarsi dietro una macchina per riprendere le proprie sembianze e poter finalmente abbracciare il papà.


 

*


 

Sospirando, Marinette si lasciò finalmente cadere sul letto. Era stata una delle giornate più lunghe e più emozionanti della sua vita, ma tutto era finito bene. Circa.

“Mi dici che ci facevi con Chat Noir?”

Tikki esitò, restia a mentire alla sua adorata Marinette. “Ero con Plagg, il suo kwami.”

“Ah, qui c’è qualcuno che non mi ha detto tutto! Eri con Plagg, allora. E com’è, questo Plagg?”

La coccinella sprofondò nel cuscino accanto a lei. “Beh è tutto nero, con degli enormi occhi verdi, ama il formaggio ed è insopportabilmente irritante.”

Marinette rise e lei capì cosa stava pensando. “Oh no, non è assolutamente come pensi tu! Ci conosciamo da secoli, io e Plagg!”

“C’è una cosa che non capisco.” tornò seria la ragazza. “Io ti ho lasciato sul pullman della scuola. Ora tu mi dici che eri con Plagg… significa che anche lui era sul pullman?”

Tikki boccheggiò. “No, ecco, Chat Noir, eh lui…”

Marinette annuì. “Ho capito, Chat Noir dev’essere stato in quella zona? Ma per caso è una guardia del parco?”

La kwami la guardò incredula. Tanto brillante certe volte, tanto ottusa altre…

Marinette si accucciò su un fianco. Considerato chiuso l’argomento, si sentiva semplicemente lieta che Tikki fosse di nuovo con lei. Papà stava bene, al piano di sotto guardava la TV con la mamma, ripetendo di tanto in tanto “Mannaggia, mannaggia, cos’ho combinato, meno male che Ladybug mi ha salvato.”

Era arrivato il momento che aveva cercato di evitare e di rimandare per tutta la giornata.

Adrien.

“A cosa pensi?” la coccinella le si accoccolò accanto alla fronte. “Non sembra una cosa bella.”

“Ecco… non so cosa sia successo oggi con Adrien.”

“Che vuoi dire? Intendi perché sia caduta quella parete di roccia, o cosa ha causato il terremoto?”

Lei scosse il capo. “È quello che è successo dentro la grotta che non capisco.” Dopo un sospiro, si accinse a continuare. “All’inizio lui era la persona premurosa ma distaccata di sempre. Invece, quando siamo rimasti soli là dentro… è cambiato. Era… era un po’ come Chat Noir. Flirtava con me.”

Se i kwami avessero potuto sbiancare, Tikki l’avrebbe fatto. Fortunatamente, la ragazza era troppo presa dai ricordi per notarlo.

“Mi ha chiamata perfino milady… ti rendi conto? Io non riesco a credere che lui possa…”

“Possa, cosa?” la esortò la coccinella, incredula che finalmente la sua umana avesse fatto i dovuti conti.

“Possa pensare di copiare lo stile di Chat Noir per essere attraente!”

Tikki rotolò giù dal letto. La ragazza parve non accorgersene e continuò “Lui è già perfetto così com’è, non ha bisogno di fingersi diverso.”

“Marinette,” cominciò la kwami, rassegnata. “magari Adrien è fatto così, magari non te n’eri mai accorta perché fino a questo momento lui non aveva voluto far colpo su di te.”

Lei abbassò il capo e sprofondò con la testa nel cuscino. “È questo il punto. Sono convinta che lui non volesse far colpo su di me. Secondo me stava solo provando qualche tecnica per vedere se funzionava. Per provarla poi sulla ragazza che gli piace, quella di cui parlava sul pullman.”

Tikki si batté una zampa sulla fronte. “Se lo dici tu.”

“Quando sono arrivati i soccorsi, si è distaccato completamente da me. Mi ha tenuta a distanza e si è comportato in maniera perfino più fredda del solito. È evidente che qualche momento prima stesse recitando…”

L’altra non ribatté. Afferrò un lembo del lenzuolo e lo tirò su fino a coprire la sua adorata umana. “Dormi, amica mia. Te lo sei meritato. Se continui a pensarci ti si fonderà la testolina.”


 

*


 

“Non posso credere che tu abbia accettato di rimanere chiuso in camera, oggi.”

Adrien sospirò. “Va bene così, Plagg. Se salto un giorno di scuola non fa niente. Avevo bisogno di esercitarmi al pianoforte, esercitarmi davvero intendo.”

Addentando un triangolo di formaggio particolarmente gustoso, il kwami dovette aspettare di liberarsi la bocca quel tanto che bastava a parlare. “E invece il vero motivo qual è?”

Il ragazzo crollò sul divano, incassando la testa tra le spalle. “Non voglio vedere Marinette.”

Plagg restò interdetto, non aspettandosi quella risposta. “Pensavo ci tenessi alla sua amicizia… hai litigato con lei?”

“No.”

Adrien non disse altro. Accese la televisione e mise un videogame sparatutto, sperando di distrarsi abbastanza per non pensare a lei. Ovviamente, la monotonia dei movimenti del gioco, che tra l’altro conosceva a memoria, non fece altro che favorire il fluire dei pensieri.

Provava un’attrazione ormai solida per Ladybug, la compagna con cui aveva sconfitto più nemici di quanti potesse contarne. Lei gli aveva salvato la vita, e lui aveva fatto lo stesso. C’erano tanti momenti che gli tornavano alla mente con lei, momenti nei quali era bastato uno sguardo per leggersi nella mente, momenti in cui si erano mossi come se fossero guidati da un unico cervello, momenti in cui la sintonia tra loro era stata letteralmente magica… ma lei aveva ragione, quando diceva che in fondo non si conoscevano. Quello che c’era tra loro era un legame istintuale e profondo, tuttavia, in un certo senso, anche superficiale. Avrebbe voluto un’occasione per conoscerla meglio, ma finché non avessero deciso di rivelarsi le reciproche identità, era certo che non potessero superare quell’impasse.

E poi c’era Marinette.

Al contrario di Ladybug, di lei avrebbe saputo facilmente dire la canzone preferita, il cantante che ascoltava quando era triste e la musica che metteva quando era allegra; sapeva cos’avrebbe fatto nella maggior parte delle situazioni e al contempo non smetteva mai di sorprendersi di quanto fosse pasticciona.

Incredibilmente sorrise, guadagnandosi uno sguardo sempre più perplesso di Plagg.

Dal giorno prima, per una strana ironia della sorte, anche lei gli aveva salvato la vita…e il giorno prima, lo stesso giorno, aveva provato a baciarla.

Perché lo aveva fatto? Ed ecco il solito groviglio nello stomaco, ormai si stava abituando a sentirlo.

Se era davvero innamorato di Ladybug come credeva di essere, come aveva potuto provare delle emozioni così forti il giorno prima con la sua amica Marinette?

Amica

Avrebbe ancora potuto pensare a lei utilizzando quella parola?

Adrien non ne era più così sicuro.

Sapeva che c’era una domanda, nel profondo del suo inconscio, che andava formandosi, e stava facendo di tutto perché rimanesse lì, per non pensare quelle fatidiche parole… eppure ogni istante che passava era più difficile evitare che emergessero.

Una cosa era certa, gli occhi blu avevano su di lui un effetto disarmante.





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Cantuccio di Silverphoenix: Ciao a tutti! Scusate se vi ho fatto attendere per questo terzo capitolo, ma ieri ho avuto un esame all'università che mi ha impedito di dedicare molto tempo alla scrittura... spero di aver rimediato con questo! Il quarto e ultimo arriverà a brevissimo, promesso! Fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando eh!! =P a proposito.... grazie per le bellissime recensioni!!! ps. come avrete capito, ciò a cui facevo riferimento all'inizio del capitolo con l'asterisco era il fatto che Marinette e Adrien in questa storia vedono per la prima volta i kwami dell'altro. Ho preferito non modificare questo dettaglio perché mi piacevano molto le due scene a riguardo (quella in cui Adrien vede Tikki e quella in cui la stessa Tikki descrive Plagg alla sua Ladybug!)
A presto! Silver
  
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