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Autore: Choi Yume    22/02/2019    0 recensioni
[KNK]
La vita di alcune persone alle volte cambia drasticamente a causa di gesti apparentemente piccoli che in realtà hanno una valenza particolare. Alle volte le persone interessate non si rendono nemmeno conto che è stato proprio quell’evento ha sconvolto la propria vita, se ne rendono conto solo anni dopo quando quello che si era prima diventa uno sbiadito punto lontano, quando non ci si riconosce più in quella persona che si era un tempo e capita a volte che queste persone pensino a chi li circondava prima, a quelli che erano gli amici e a chi gli ha cambiato la vita, quella persona che si vorrebbe ringraziare, col senno di poi, ma che succede quando quella persona sparisce subito dopo averti cambiato la vita? Le porti rancore perché ti ha abbandonato nel momento più difficile o le sei comunque grato?
KNK
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che le loro strade s’incrociarono lei aveva quindici anni e lui venti. Il nome della ragazza era Lee Haneul ai tempi era una ragazzina che però era sempre stata più matura delle ragazze della sua età; aveva dovuto crescere in fretta, sua madre era morta poco dopo la nascita del suo fratellino e lei era rimasta l’unica donna di casa, si occupava di suo padre e suo fratello quasi fosse una moglie o una madre e spesso le sembrava che l’adolescenza le fosse stata strappata via di forza. Lui invece era Oh Heejun e non era mai stato uno studente modello, aveva perso un anno ed era il figlio più piccolo di una famiglia piuttosto agiata a cui lui però non sentiva di appartenere e che anzi lo opprimeva.
Si incontrarono per la prima volta nell’aula delle punizioni, Haneul era arrivata in ritardo per l’inizio delle lezioni, quella era forse la prima volta in vita sua che entrava in quell’aula, c’erano molte persone che dormivano o che fissavano il vuoto con aria persa che lei sembrava quasi minacciosa, si sedette accanto al muro in attesa che il professore li dividesse per fare le pulizie, si appoggiò al muro con le mani infilate nelle tasche della sua felpa troppo grande che non faceva altro che attribuirle un aria ancora più minuta di quanto non fosse in realtà.
Un uomo grassoccio sulla sessantina entrò in aula solo venti minuti dopo battendo con una bacchetta di legno sulla cattedra per attirare l’attenzione, e magari svegliare chi faceva tranquillamente un pisolino sul banco, cosa che però non funzionò per tutti così l’uomo fu costretto a farsi largo tra i banchi colpendo il malcapitato con la suddetta bacchetta  «Oh Heejun ci onora anche oggi della sua presenza?» chiese retorico e con aria piuttosto seccata il professore.
«Mio malgrado» biascicò il ragazzo con il tono tipico di chi si è appena svegliato mentre passava una mano sulla testa dolorante nel maldestro tentativo di lenire il dolore.
Haneul restò a guardarlo, sembrava davvero stanco, non annoiato come molte persone dentro quell’aula semplicemente stanco, gli occhi rossi e gonfi. L’andatura lenta e trascinata che aveva mentre si muoveva per i corridoi, non sapeva neanche lei per quale motivo però sentiva una certa affinità con quel ragazzo.
«Piccola lo so che sono bello ma l’autografo non te lo faccio» disse a un certo punto il ragazzo con il mento e le mani appoggiati alla sua scopa lanciandole un’occhiata di sbieco con fare annoiato, aveva il labbra protruse in avanti e nonostante il piercing nero che le contornavano in un lato lei lo trovò buffo.
«Peccato, avevo già pronta la carta» rispose lei facendo riferimento ai rotoli di carta igienica alla sua destra.
Per tutta risposta lui corrugò le sopracciglia drizzando la schiena, lei lo aveva colpito dritto nell’orgoglio. «Torna a casa ragazzina avvolgiti nella carta» sbuffò scocciato allontanandosi da lei mentre quelli che avrebbero dovuto essere suoi amici ridevano alle sue spalle.
Lei si sentì quasi in colpa vedendolo così, aveva reagito d’istinto e forse il fatto di essere cresciuta in mezzo agli uomini non le era stato molto d’aiuto nel risultare piccola, carina e femminile; però non andò mai a scusarsi con lui né tantomeno cercò poi di informarsi sulla sua identità dopo quel giorno. Eppure la figura di quel ragazzo non voleva saperne di uscire dalla sua testa, qualcosa le diceva che erano molto più simili di quanto non potesse sembrare come se ci fosse qualcosa di profondo che li legava.
 
Nulla accadde per molto tempo, circa due mesi forse poi accadde ecco che accadde, quell’istante che cambia le cose per sempre e ci rende persone diverse. Lei era uscita con alcune sue amiche, in realtà conosceva a stento molte delle ragazze che la circondavano, ma delle volte aveva semplicemente bisogno di uscire di casa ed essere una ragazza normale. Erano in fila in attesa di entrare in uno di quei pub che negli ultimi tempi era sulla bocca di tutti, le ragazze chiacchieravano tra di loro mentre lei si guardava annoiata intorno, personalmente lei aveva solo fame le sarebbe andato bene anche il mc a dirla tutta.
Proprio mentre era intenta ad ascoltare i brontolii del suo stomaco vide poco più lontano un ragazzo con un giubbotto di pelle che sembrava discutere animatamente con qualcuno che però lei non riusciva a vedere. Quasi guidata da una forza esterna al suo corpo si avvicinò al ragazzo restando però il più nascosta possibile, non le sembrava il caso di intervenire in un litigio.
«Heejun non voglio saperne più nulla, quest’anno ti diplomerai hai già perso un anno e lo SKY di certo non aspetta te signorino» disse con tono severo ma pacato una donna sulla quarantina.
«Capirai quanto me ne frega dello SKY io voglio fare il musicista mamma, basta sono una persona non il tuo stracazzo di burattino capito? Non ne posso più» urlò lui arrabbiato in risposta, sembrava quasi disperato.
«Io ti ho messo al mondo ed io decido tu chi sarai nella vita sono stata chiara?». La donna si guardò attorno con aria sdegnata «Domani parlerò con il preside e lo convincerò a promuoverti che tu lo voglia o no». La donna salì in macchina e lui strinse forte i pugni urlando a pieni polmoni sfogando in qual modo tutta la rabbia, la frustrazione e la tristezza che si portava dentro. Cadde sulle ginocchia, sua madre voleva controllare ogni aspetto della sua vita sin da quando era bambino e poco importavano i suoi desideri o le sue inclinazioni lui era semplicemente un giocattolo nelle mani di una bambina viziata troppo cresciuta.
Lei si avvicinò in silenzio e lo abbracciò; lui spalancò gli occhi pieni di lacrime, ma non si ritrasse a quel tocco che gli sembrava stranamente familiare «Sfogati… tenersi tutto dentro non fa bene» disse lei con tono pacato. Lui la strinse tra le braccia lasciandosi andare in un pianto disperato. Passarono la serata insieme a parlare della loro vita di come avrebbero voluto che fosse, lui che voleva eliminare sua madre, lei che rivoleva la sua.
Tutti i pezzi del cuore di entrambi sembrarono tornare al loro posto, soprattutto per il ragazzo che appoggiato sulla sua spalla era tornato a sorridere «Però dai… una madre come la tua alla fine potrebbe farti comodo, se fai ciò che vuole potresti lentamente raggiungere i tuoi obiettivi con tutte le porte che lei con i soldi apre».
«Tu dici?» chiese lui cercando di figurarsi quest’alternativa nella testa.
«Certo e poi beh lo sai chi non risica non rosica» disse lei facendo spallucce.
Le lancette dell’orologio parvero fermarsi, eccolo l’istante magico, tutto nella vita di Oh Heejun stava cambiando. La strada dell’accettare passivamente sua madre si stava aprendo e il passato da ribelle stava diventando un ricordo.
Heejun provò a cercare di nuovo quella ragazza in giro per la scuola o per la città dopo quella sera, ma sembrava un fantasma, nessuno sapeva dove si trovasse, chi fosse o da dove venisse, l’unica che gli era stata accanto quando il suo mondo stava andando in pezzi si era dissolta nella nebbia che si dirada all’alba.

 [note]:
niente... tutto nato da un sogno come sempre spero davvero possa piacere questa prima parte
  
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