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Autore: BlueButterfly93    22/02/2019    2 recensioni
(REVISIONE STORIA COMPLETATA)
MIKI: ragazza che, come il passato le ha insegnato, indossa ogni giorno la maschera della perfezione; minigonna e tacchi a spillo. È irraggiungibile, contro gli uomini e l'amore. Pensa di non essere in grado di provare sentimenti, perché infondo non sa neanche cosa siano. Ma sarà il trasferimento in un altro Stato a mettere tutta la sua vita in discussione. Già da quando salirà sull'aereo per Parigi, l'incontro con il ragazzo dai capelli rossi le stravolgerà l'esistenza e non le farà più dormire sogni tranquilli.
CASTIEL: ragazzo apatico, arrogante, sfacciato, menefreghista ma infondo solamente deluso e ferito da un'infanzia trascorsa in solitudine, e da una storia che ha segnato profondamente gli anni della sua adolescenza. Sarà l'incontro con la ragazza dai capelli ramati a far sorgere in lui il dubbio di possedere ancora un cuore capace di battere per qualcuno, e non solo..
-
Lo scontro di due mondi apparentemente opposti, ma in fondo incredibilmente simili. Le facce di una medaglia, l'odio e l'amore, che sotto sotto finiranno per completarsi a vicenda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ubriaca d'amore, ti odio!'
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Capitolo 41

Perdonami







🎶Imagine Dragons - Bad Liar🎶

Fidati di me, tesoro 
È stato un anno senza amore 
Sono un uomo di tre paure 
Integrità, fede e lacrime di coccodrillo 
Fidati di me, tesoro, fidati di me, tesoro

Quindi guardami negli occhi, dimmi cosa vedi 
Un paradiso perfetto, uno strappo alle cuciture 
Vorrei poter fuggire, non voglio fingere 
Vorrei poterlo cancellare, far credere al tuo cuore...

Ma sono un pessimo bugiardo, cattivo bugiardo 
Ora sai, sei libera di andare

Tutti i miei sogni non hanno mai significato nulla? 
La felicità giace in un anello di diamanti? 


***


MIKI

«Ehi Teresa, ho pensato molto alla tua proposta... Sebbene l'idea di allontanarmi da Kate sia allettante, non me la sento di venire a vivere con te e la tua nuova famiglia. Verrò a trovarti spesso volentieri, anzi mi fa molto piacere che saremo vicine, ma oltre a questo non riesco. Spero potrai comprendere la mia decisione.. A presto!» quella mattina, prima di recarmi a scuola, lasciai quel messaggio vocale nella segreteria di mia madre. 

Ci avevo riflettuto parecchio sul da farsi, in alcuni momenti avevo addirittura pensato fosse una buona idea andare a vivere insieme a lei, ma alla fine mi ero ritrovata a decidere l'opposto. Non ero pronta ad essere catapultata totalmente nella sua vita, nella sua famiglia. Avevo bisogno dei miei spazi, di mantenere le distanze così come lo era stato per tutti quegli anni. Preferivo ricucire i rapporti con lei un po' per volta, senza correre, senza alcuna fretta. Dovevo ancora metabolizzare di avere di nuovo una mamma, di non essere sola al mondo, e vivere addirittura insieme a lei sarebbe stato troppo. Ma non la giudicai per la sua proposta, anzi, mi fece piacere riceverla perché ciò dimostrava che ci tenesse davvero a riavermi nella sua vita. 

***

I giorni seguenti, a scuola, sembravamo essere diventati una celebrità. Castiel ogni mattina passava da casa a prendermi con la sua Harley e insieme ci recavamo a scuola. Sin da quando varcavamo i cancelli, ogni persona nel raggio di un chilometro si voltava per guardarci e la situazione non mi piaceva affatto, mentre Castiel - come suo solito - non ci faceva troppo caso. Non avevo idea del perché generassimo scalpore: probabilmente a causa della quantità immane di articoli del dolce journal in cui eravamo stati protagonisti nel corso dei mesi. Forse i vari alunni si chiedevano il motivo per il quale alla fine avessi scelto lui  tra Ciak e Nathaniel. Nessuno poteva sapere che il mio cuore l'avesse già scelto ancor prima di me sin da quando - per casualità o fatalità che dir si voglia - mise piede in quell'aeroporto di Roma, su quell'aereo per Parigi. 

Anche quella mattina, con il sorriso sulle labbra, intrecciò le nostre mani in un gesto spontaneo, e insieme percorremmo il corridoio del Dolce Amoris sotto l'occhio attento di centinaia di studenti. 

«Uff non sopporto tutti questi occhi puntati addosso», mi lamentai. 

«Lo ripeti ogni mattina, dovresti esserti abituata dopo due settimane..»

«E tu ogni mattina non mi sei d'aiuto!» lo guardai di sbieco fingendo un broncio.

«Cosa dovrei fare? Spiaccicare al muro tutti, uno per uno? Sarebbe l'unico modo che conosco, ma tu mi hai esplicitamente vietato di farlo», alzò le spalle come per dirmi di non avere il potere di fare nient'altro. Poi bloccò la mia camminata, impalandosi davanti a me, si abbassò per darmi un casto bacio sulle labbra. Anche quell'aspetto era cambiato in lui; riusciva a sbilanciarsi pure in pubblico. Non gli importava di avere spettatori, di mostrare al mondo che ci fosse qualcosa in più di una semplice amicizia tra noi. 

«Lascia stare», una volta giunti al mio armadietto, allentai la presa della sua mano e mi affrettai a prelevare i libri che mi sarebbero serviti per la prima ora.

«Allora, scegli il modello che più ti piace: ne ho abbozzati tre», all'improvviso fummo travolti dall'energia di Rosalya che mi portò davanti agli occhi tre bozze colorate di abiti da sposa. Che vergogna!

Arrossii all'istante, mentre Castiel sollevò un sopracciglio e trattenne a stento una risata. Era poggiato a braccia incrociate e con una spalla ad un armadietto chiuso. Il giubbotto di pelle e i jeans neri marcavano perfettamente le sue linee, sebbene nudo stesse ancora meglio... Persino in quell'attimo avrei avuto bisogno di una doccia gelata per placare i miei spiriti bollenti. Cavolo, ero proprio cotta! Lo trovavo irresistibile e bellissimo anche in un momento di totale imbarazzo, dove persino lui stava ingegnando qualcosa per deridermi. 

«Posso scegliere io l'abito al posto suo?» l'espressione divertita e per nulla seria, gli occhi grigi puntati su di me. Se non avessi amato infinitamente la sua faccia gliel'avrei rovinata a furia di schiaffi. 

«No! Lo sposo non può vedere la sposa prima del matrimonio, porta sfortuna!» Rose replicò portandosi i fogli sul petto per nasconderli. 

«Chi si sposa?» ci raggiunse Alexy. Ci mancava anche lui. Da quando c'erano stati quegli spostamenti di banco in classe, ingegnati da Rosalya, Alexy era entrato a far parte della cerchia ristretta degli amici di Castiel. Era strano vederli vicini: erano l'uno l'opposto dell'altro, ma con il passare dei giorni avevano legato sul serio.  

«I MikiStiel», replicò Rosalya, ovviamente, con eccessiva enfasi.

«Ma che?!» corrugò la fronte Castiel. 

«I vostri nomi uniti, il vostro tag sui social. Ah, a proposito: siete la ship più in tendenza del liceo» sorrise ampiamente Rose «Grazie a me!»

«Che cosa hai fatto questa volta?» le chiesi partendo già sconfitta. Immaginavo ne avesse combinata una delle sue. 

«Oh nulla... Ho solo creato la vostra pagina ufficiale su Instagram, Twitter e Facebook. Grazie alla pubblicità con Rabanne, a breve avrete persino l'account verificato, quello dei vip per intenderci. Mi sto preoccupando di raccontare ai vostri fan ogni cosa romantica che accade tra voi. A proposito: grazie Miki per i dettagli. Pubblico vostre foto ecc.. Sapete come vanno queste cose, no?!»

«No!» rispondemmo all'unisono, io e Castiel, allarmati. «Sai che avresti dovuto chiedere un nostro consenso prima di tutto questo, vero?!» Nè io e né Castiel amavamo passare il nostro tempo sui social, per cui non ci eravamo accorti di tutti quei movimenti. Ma, Rosalya, non si scompose minimamente e neanche Alexy. 

«Ah ecco allora di quale abito da sposa parlavi.. Ho già votato nel sondaggio per quello rosa. Starebbe d'incanto a Miki». Non avevo dubbi. Alexy era un migliore amico degno di Rose; ad entrambi mancava qualche rotella, entrambi erano disagiati. 

«Sul serio?! Ohhh è anche il mio preferito!» sollevò al cielo gli occhi sognanti, la sua amica. 

«Qualcuno sarebbe così gentile da informarci di cosa state confabulando? Quale sondaggio?» cercai di farmi sentire durante le loro chiacchiere, ma a quanto parve era inutile. Castiel restò immobile totalmente sconcertato per quei discorsi, indeciso se: darsela a gambe levate, o se sbattersi la testa contro gli armadietti. 

«Anche quello color avorio era carino, ero in lotta tra i due. Se avessi potuto li avrei votati entrambi».

«Sì hai ragione.. Ma potrei anche cucirli entrambi, eh! Ci sta un cambio d'abito dopo la cerimonia, per il ristorante», Rosalya si portò pollice e indice sul mento, pensante. 

«Smettetela tutti e due. Ora!» alzai la voce e mi guardarono con gli occhi sgranati. Gettai un sospiro di sollievo, finalmente ero riuscita ad ottenere la loro attenzione. «Spiegatemi cosa diavolo sta succedendo, grazie!»

«Ho creato un sondaggio e ho chiesto di votare per un ipotetico abito da sposa. Ma tranquilla: ho già avvertito che comunque l'ultima parola spetterà a te. Però ti consiglio di dar retta alla voce dei tuoi fan, non puoi deluderli. Hanno già votato diecimila persone; sta vincendo l'abito avorio al momento».

«Diecimila voti?» ero incredula. 

«Sì certo, di cosa ti stupisci? Sono pochissimi se messi in confronto ai centomila iscritti della pagina», rispose Alexy.

«Centomila in totale su tutti e tre i social?»

«No! Centomila su Instagram, Cinquantamila su Facebook, e Ottantamila su Twitter», puntualizzò la mia cara amica.

«Cristo santo!» la delicatezza di Castiel si fece sentire dopo tutti quei minuti di mutismo. 

«Quindi non potremmo cancellarle queste pagine?» chiesi, io, parlando sottovoce e guadagnandomi due occhiate omicide da parte di Rosalya ed Alexy. 

«Sei pazza? Hai il follow di Rabanne, a breve riceverai quello di Harry Styles e tu vuoi cancellarla?» alzò la voce, Rose.

«Che? Sul serio?» appena sentii quel nome persi un battito, la voce uscì strozzata, mi guadagnai un'occhiata infastidita di Castiel. "Eh ma... Harry è Harry!"

«Sì, era la mia sorpresa per le nozze!» 

"Oddio, oddio, oddio... Tutti avrebbero dovuto avere un'amica come lei".

«C-come hai fatto?» a quel punto mostrai maggiore attenzione per quell'argomento.

«Tramite Rabanne, ovvio. Chiederà un favore ad un paio di persone e arriveranno facilmente anche a lui. Grazie a questi vip influenti sui social, molti dei loro fan inizieranno a seguirvi, arriveremo al milione tranquillamente. A breve guadagnerete dei soldi veri grazie a questa pagina, e voi vorreste cancellarla?!» 

«Sì ma.. Io il suo follow avrei preferito guadagnarlo, non elemosinarlo...» brontolai.

«Non vorrei fare il guastafeste, ora, ma non ci sarà nessun matrimonio!» precisò Castiel, perspicace e leggermente scocciato dal mio cambio di visione. 

«Certo, ci avevo già pensato. Avete cinque anni di tempo per litigare, lasciarvi, rimettervi insieme e sposarvi. Tutto calcolato», quel dialogo assurdo terminò con l'occhiolino finale di Rosalya. 

Dopo quella breve chiacchierata avevo più chiaro il motivo per il quale ogni persona a scuola, da settimane, non faceva altro che fissarci ritenendoci appartenenti a chissà quale Olimpo. Era stata tutta colpa di Rose. Che brava amica!

***

CASTIEL

Alla fine ci era riuscita quella sirena. Ci era riuscita a catturarmi, ingabbiarmi, e più i giorni passavano e meno capacità avevo di liberarmi. D'altronde non volevo; stavo talmente bene con lei da desiderare di tenerla con me per tutta la vita. Inizialmente avevo il timore che, una volta avuto il suo corpo, non l'avrei più guardata con gli stessi occhi, avevo la perenne paura di sporcare la sua aurea di purezza con i miei demoni, i miei peccati, avevo l'angoscia di potermi facilmente stancare anche di lei... Perché dopo Debrah mi stancavo di tutte. E invece non era accaduto. Più entravo dentro il suo corpo e più fame avevo. Di lei; solo di lei. 

«A cosa stai pensando?» mi chiese scrutandomi con quegli occhioni scuri. 

«A niente», mi limitai a replicare. Ma lei lo sapeva, sapeva stesse avvenendo una lotta interna nel mio cervello. Mi capitava spesso. Stentavo a credere mi fosse stato concesso di essere felice di nuovo, stavo sull'attenti con il timore che prima o poi sarebbe potuto accadere qualcosa che me la portasse via. Cosa avevo fatto per meritarla? L'avevo ferita più volte di quante ero stato nel suo corpo. Perché il sesso era l'unico modo per guarirmi, l'unico gesto che conoscevo per chiederle scusa, persino per i guai che ancora non avevo combinato.  

«Ehi, smettila di pensare ancora quelle cose insulse», mi leggeva persino nel pensiero quella sirena ammaliatrice, o forse avrei dovuto chiamarla strega? Che canto dolce il suo, prima o poi avrei dovuto scrivere una canzone su di lei. 

«Non sto pensando a niente, ho detto!» ribadii quasi nervoso. Più di una volta le avevo confessato qualcosa sui miei timori, non le avevo rivelato ogni cosa che la mia mente incasinata pensava, ma già accennare per me era un grande traguardo. 

Era passato esattamente un mese dalla mia proposta singolare d'iniziare una relazione con lei. Erano stati i trenta giorni più tranquilli degli ultimi anni della mia vita. Miki era la medicina per acquietare i mille dubbi che ancora mi assalivano, non avrei potuto chiedere di meglio. Sperai solo di non combinare casini, di non rovinare tutto come il mio solito. Da giorni avevo quella stupida sensazione, il presentimento che tutto si stesse per rovinare... Forse perché ancora non avevo avuto modo di chiarire con Debrah. 

Con lei era stato tutto diverso... Non vivevo con quella tensione, con la sensazione di non essere abbastanza. A Debrah non dovevo dimostrare di poter essere dolce, romantico. A Debrah andava più che bene il mio lato selvaggio, scontroso, a lei importava di me solo sotto le lenzuola. Mentre con Miki... con lei era cambiata ogni cosa, ogni modo di vedere una relazione. Mi sembrava quasi di non aver mai avuto nessuno prima di lei, il che non era un aspetto del tutto positivo perché, cazzo, somigliavo ad un lattante. Mi stavo abituando alle carezze post sesso, a tenerla per mano in pubblico, a gestire il mio lato strafottente; pian piano stavo iniziando a prendermi cura di lei, ma avevo comunque la costante sensazione di non essere abbastanza. Cazzo, che tortura!

«Credo di conoscere giusto un modo per spegnere la tua mente iperattiva...» si morse un labbro prima di salire a cavalcioni sulle mie gambe. Nuda. Cazzo!

Come capitava spesso nell'ultimo mese, anche quel pomeriggio - dopo aver studiato insieme, a casa mia - eravamo passati ad un altro tipo di approccio molto più efficace dell'apprendimento sui libri: il sesso. Avevamo già concluso il primo round, in quel momento io le stavo accarezzando i boccoli ramati mentre lei sfiorava il mio addome. Erano incredibilmente rilassanti quegli attimi, peccato durassero poco. Non che mi lamentassi ma presto, appena Miki salì su di me mostrandomi il suo corpo fantastico a portata di mano, dimenticai il mio lato pacifico. D'altronde, modestamente, stava avendo un ottimo maestro e con il passare dei giorni era divenuta maggiormente sicura di sé e capace addirittura di prendere l'iniziativa. Più sesso facevamo e più pareva avere voglia; la mia partner ideale. 

L'aspetto disarmante, ciò che mi rendeva privo di difese, erano i suoi atteggiamenti. Nei gesti quasi totalmente disinibita, nell'espressione ancora una ragazzina. La mia ragazzina. Come in quel momento: nei movimenti grande provocatrice, mentre in volto mostrava un lieve rossore sulle guance. Adoravo la sua inesperienza, la sua vergogna. Sapevo pensasse che fosse un aspetto negativo per me, quello, ma non era vero. Perché la sua contraddittorietà, la sua inesperienza, la sua voglia di apprendere, mi eccitavano ancor di più. Però non gliel'avrei mai rivelato, altrimenti sarebbe stata meno spontanea a mostrami quei suoi lati. 

«Vediamo cosa sai fare, ragazzina» sollevai leggermente il busto per sussurrarle nell'orecchio. 

Di risposta mi sorrise provocante e, ponendo entrambi le mani sul torace, mi spinse con veemenza sul materasso. E quell'energia da dove usciva fuori? 

Dopodiché afferrò il mio membro con sicurezza e lo posizionò sulla sua intimità, come se fosse il suo giocattolo del piacere, ed iniziò a strusciarsi su di me. Trattenni il respiro per un attimo. 

«E questo? Da dove lo hai imparato?» ansimando riuscii a malapena a pronunciare. Mi aveva colto di sorpresa. 

«A quanto pare non sono poi così tanto ragazzina...» si abbassò per mordermi il labbro inferiore, poi poggiò la fronte sulla mia senza mai fermare il movimento del bacino. 

Le mosse lente, dolci e supplizianti; il respiro caldo e ansante, la bocca rosa e carnosa tra i denti, i capelli dal buon profumo della vaniglia, la sua pelle odorante di sesso, di me... Cazzo, non sarei durato molto di quel passo. Era strepitosa la mia Ariel. 

«Dove hai imparato?» ripetei cercando di distrarmi con quella domanda, sebbene stupida, ma non potevo rischiare di fare una figuraccia proprio con lei. Non mi era mai successo durante le prestazioni.. E quello non era neanche un vero e proprio amplesso; il mio pisello era tra le sue gambe, ma non dentro di lei. Cazzo, non potevo permettermi di fare una tale cattiva impressione e durare per cinque minuti. "Fa' finta di star facendo una doccia gelata, Castiel! Datti un contegno". Inspirai ed espirai chiudendo gli occhi. 

«Ho fatto un po' di pratica per essere alla tua altezza».

"Che. Cosa. Cazzo. Aveva. Fatto? Con chi?" non mi aspettavo quel tipo di risposta. E quello bastò per placare i bollenti spiriti, le sue parole fecero più effetto di una doccia fredda. 

«Puoi ripetere?!» bloccai i suoi movimenti e lei mi guardò sconcertata. Mi doveva delle spiegazioni. Subito.

«Geloso?» sollevò un angolo di bocca. Non era momento di giocare, doveva parlare. All'istante!

«Mi hai tradito e me lo riveli così?! Cazzo Miki, sei anche peggio di-» e lì mi fermai da solo, prima di combinare guai irreparabili, ma forse il danno era già fatto. 

«Sono anche peggio di chi? Di Debrah?» si allontanò immediatamente dal mio corpo facendomi percepire istantaneamente la sua mancanza «Quando la smetterai di paragonarmi a lei, eh Castiel?» si alzò dal letto senza far caso alla sua nudità, senza più guardarmi in faccia, corse alla ricerca dei vestiti sparsi sul pavimento. «A questo punto devo pensare che ci paragoni anche in altri ambiti.. è così? Chi scopa meglio?» si voltò verso me dopo aver indossato l'intimo «Rispondi Castiel! Chi scopa meglio tra me e lei?» era furiosa, mentre io restai disteso sul materasso, immobile, come un babbeo a seguire i suoi movimenti con gli occhi. 

«I-io non intendevo questo. Stavamo parlando di altro, non cercare di cambiare discorso!» tentai di essere, quanto meno, fermo nelle mie convinzioni. Non volevo paragonarle, mi ero solamente espresso male. Lei sapeva quanto fossi impedito nei discorsi, avrebbe potuto comprendermi invece d'insinuare. E poi non aveva ancora risposto alle mie domande.

«Secondo te sarei in grado di tradirti? Dopo tutto ciò che ho fatto, dopo tutto ciò che ti ho perdonato... ti tradirei?» finì di vestirsi impedendo così di bearmi della sua perfetta fisicità. Forse avevo esagerato, avrei dovuto contare fino a dieci prima di accusarla. «Smettila di pensare che io sia come lei, che io possa abbandonarti così come ha fatto lei. Smetti proprio di pensarla, cazzo! E' snervante dovermi sentire perennemente in competizione con lei. Io non sono Debrah, Castiel», agitò le mani e per la frustrazione se le portò tra i capelli, sulla testa. 

«Non la penso, non ti paragono a lei... è solo difficile per me fidarmi delle persone, lo sai.. E tu non mi hai aiutato per niente con quella battuta», mi alzai anch'io dal letto raggiungendola, ma appena le posai le mani sulle braccia si scostò. 

«Quindi la colpa sarebbe mia per aver fatto una stupida battuta, certo. Prevedibile», rise amaramente scuotendo la testa. «Vuoi sapere come ho fatto pratica? Ho letto degli stupidi articoli su internet; volevo essere degna di te vista la tua enorme lista di ragazze. Per una volta volevo essere io a sorprendere te, ma a quanto pare non va mai bene niente. Io sarò sempre meno delle altre. Che cretina sono stata!» finì pronunciando delusa, le s'inumidirono persino gli occhi, mentre io percepii uno strano senso di soffocamento. Non sapevo cosa mi stesse prendendo, ma non riuscivo a esternare ciò che pensavo realmente. Avrei voluto scuoterla, spiattellarle in faccia ciò che solo lei era capace di provocare al mio corpo e alla mia mente. Avrei dovuto continuare a sforzarmi come avevo fatto fino a quel giorno per piacerle, ma non era facile esternare quei pensieri. Mi dispiacque infinitamente di aver dubitato di un'anima bella come la sua. 

«Non devi sentirti inferiore alle altre..» le parole uscirono quasi soffocate. E sapevo, sapevo ci restò male per l'unica misera frase riuscita a pronunciare. Dovevo aggiungere altro, ma le parole mi restarono lì, ferme in gola. 

«Vaffanculo Castiel!» mi diede le spalle e subito dopo abbandonò quella casa.

Avevo rovinato tutto. Avevo rovinato i suoi sforzi, avevo frantumato la sua sicurezza. Come mi capitava spesso, anche in quell'occasione riuscii a distruggerla subito dopo averle ricucito piccoli pezzi di cicatrice. E con me sarebbe stato sempre così.. una lotta continua a causa della mia incapacità di fiducia nei confronti del mondo, a causa della mia incapacità di dialogare. Ero un fottuto disastro. Lei aveva bisogno di stare bene, di essere serena, aveva bisogno di qualcuno che le desse sicurezze, stabilità e forse quel qualcuno non sarei mai potuto essere io. Sulle spalle di Miki gravava un passato disastroso, perciò necessitava di avere a fianco una persona meno tormentata di me, qualcuno che potesse renderla felice sul serio ogni giorno, e non per brevi attimi come invece riuscivo appena appena ad offrirle io. Ci avrei provato ugualmente, sebbene sapessi di fallire ancor prima d'iniziare a combattere. Non mi sarei arreso come spesso tendevo a fare in ogni cosa. Perché Miki ne valeva la pena. Sarei uscito sconfitto da quella battaglia, ero certo di quel particolare, ma perlomeno avrei perso a testa alta. Lei ne sarebbe sempre valsa la pena.

***

«Ti credevo più furbo, sai?» 

Inaspettatamente Debrah, la sera stessa del litigio con Miki, aveva deciso di passare da casa mia giusto per torturarmi un altro po'. Coincidenza? Sinceramente iniziavo a pensare di avere delle telecamere nascoste dentro casa, lei sarebbe stata capace anche di quello. 

«Io invece credo tu mi abbia sottovalutato», non m'intimorivano più i suoi ricatti. Sapevo come difendermi. 

«Non credo», sorrise meschina incrociando le braccia e posizionandosi davanti al camino nel salotto. «I patti tra noi erano altri e non: giocare a fare il fidanzato della bella Miki», la sua voce era irritante non sapevo neanche come avessi fatto a trovarla sensuale in altri tempi. Come avessi fatto ad amarla restava un mistero.

«Lei non è un gioco. E non metterla più tra me e te, hai già esagerato abbastanza», il minimo che potessi fare era difendere la mia Ariel. Aveva ricevuto sin troppi insulti senza neppure meritarli. 

«Fino a prova contraria sei tu ad usarla per vendetta, per farmi ingelosire», sul suo volto si formò un mezzo sorriso a dimostrazione di non essere per nulla intimorita o infastidita dal mio assumere le difese di Miki.

«Ma che stai dicendo? Sei pazza!»

«Io sarò anche pazza, ma tu hai la memoria corta.. Il che è ancora più grave in alcuni casi». Odiavo quel continuo suo tergiversare senza mai giungere al nocciolo della questione. 

«Smettila! Non puoi più ricattarmi, non puoi più usare quei video contro di me. Ho le prove di ciò che hai architettato per incastrarmi». Stavo odiando la donna che più di tutti pensavo mi capisse, sostenesse. Stavo odiando la donna che non era mai esistita realmente, perché Debrah.. la mia Debrah, era stato solo frutto della mia immaginazione. La mia mente la dipingeva così come desideravo averla, ma nella realtà era sempre stata come si stava mostrando in quei mesi. Una persona cattiva, meschina, egoista, senza cuore. Io non potevo aver amato una donna del genere.

«Video? E chi ha parlato di video? Ah a proposito.. devo ammettere che siete stati ingegnosi, tu e la tua puttanella, a ricercare quegli escamotage direttamente nell'associazione degli scout. Sai essere intelligente quando vuoi, peccato che alla fin dei conti basti una ragazza carina per rammollirti», finse dispiacere. Aveva una voce da oca eccessivamente fastidiosa e vezzeggiata. Come poteva la gente acquistare degli album per ascoltarla restava anche quello un mistero.

«Tu... Tu lo sapevi? Come hai fatto?» a quel punto mi convinsi non stesse agendo da sola nel suo piano di rovinarmi la vita. Mi rifiutavo di credere che una sola ragazza potesse avere occhi dappertutto. Stava ricevendo l'aiuto di qualcuno, una persona squilibrata come lei, ma pur sempre una seconda persona che le facilitasse alcuni movimenti, che le spifferasse alcune informazioni. Se si fosse trattato di un uomo l'avrei strangolato a mani nude volentieri.

«Ho le mie conoscenze».

«Non importa, mi hai evitato l'inutile discorso che avevo intenzione di farti. Meglio così!» cercai di non farmi vedere da lei debole, ma ero stato spiacevolmente colpito dalla sua conoscenza del mio asso nella manica. 

«Già... Risparmia le energie e allena la mente per un discorso da fare alla tua nuova ragazza, devi essere convincente questa volta; non come il tuo solito».

«Che cazzo stai blaterando?» stavo perdendo la pazienza, ma sul serio. Detestavo le frasi a metà, i discorsi senza fine, e lei lo sapeva perciò aveva deciso di martirizzarmi un altro po'. 

«Oh niente di che! La sera del concerto ti ricorda qualcosa?»

"Cazzo, avevo completamente dimenticato quell'accaduto!" un lampo riaccese tutti i ricordi.

«Sai perché l'ho fatto...»

«Sì io sì, ma lei non lo sa. Crederà solo a quello che sentirà fuoriuscire da qui dentro», scosse il suo cellulare, davanti la mia faccia, ridendo compiaciuta. Tentai di afferrarlo per pestarlo sotto i piedi eliminando così quelle prove, ma lei fu più svelta di me e subito allontanò quell'aggeggio dalla mia portata.

Quella sera mi aveva registrato. Non poteva essere vero. Ero stato così stupido, Dio. Mi sarei volentieri strappato i capelli dalla testa, uno ad uno, per l'eccessiva frustrazione che provai contro me stesso. Sapevo sempre rovinare ogni cosa bella, non meritavo Miki.

«Perché vuoi farmi questo, Debrah? Non ti è bastato distruggermi due anni fa? Perché non la smetti di torturarmi e ci lasci in pace? Io voglio lei, mettitelo in testa. Niente mi farà cambiare idea, neanche i tuoi ricatti del cazzo!» a quel punto non ci vidi più. Le urlai contro come rare volte avevo fatto.

«Tu non cambierai idea, ma lei sì dopo ciò che ascolterà!»

«Cosa vuoi in cambio?» barattare era l'unico modo per avere Miki un altro po' di tempo con me. Non ero pronto a lasciarla andare così presto. Non volevo che la verità le venisse raccontata dalla stronza di Debrah.

«Partirai con me!» sorrise.

«Che... Dove?» doveva essere sul serio una squilibrata qualora, quella, la ritenesse una soluzione possibile.

«Saprai tutto a tempo debito. Dovrai accettare alla cieca, senza saperne i dettagli», parlò con nonchalance, come se stesse proponendo di andare a prendere un caffè insieme.

«Di quanti giorni si tratta?» 

«Non si tratta di giorni, Castiel.. è per sempre!» e mi sentii il mondo cadere addosso. Non avrei mai potuto.

«Non puoi costringermi Debrah... In questo modo la perderò in ogni caso..» non avevo quasi più parole. 

«Era questo il mio intento, infatti. Vivila in questi mesi con il costante rimorso di ciò che hai fatto, con la costante paura di poterla perdere da un momento all'altro. Ogni azione ha le sue conseguenze, Cass!» 

«Perché mi fai questo?» ero incredulo, sul serio. Quella proposta le aveva superate tutte. Ci odiava talmente tanto da voler forzare ad ogni costo la nostra separazione. 

«O con me, o con nessuno. Ricordi?!»

Quella stupida promessa. Ricordava ancora quella stupida promessa fatta due anni prima. Avrei tanto voluto rimangiarmi le parole, riavvolgere il nastro, tornare indietro nel tempo, ma non era possibile. Amarla era stata la mia condanna, una pena di morte. Ed ora non sarei più potuto tornare indietro. Ci eravamo giurati che qualunque cosa fosse accaduta, prima o poi, saremmo ritornati insieme. E così sarebbe stato, anche se in un modo del tutto inaspettato. Io non l'amavo più. 

«Le cose sono cambiate adesso..»

«Per te, ma non per me!» si avviò verso la porta per abbandonare quella casa che avrei tanto voluto bruciare per la rabbia «Da oggi, fino a quando non sarà il momento di partire, non m'intrometterò più nella vostra storiella patetica», una smorfia disgustata alla fine «Divertiti con lei ma non innamorarti, Castiel. Non ho intenzione di sorbirmi la tua depressione, poi. E ricorda: l'orologio fa tic-tac!» concluse con un occhiolino. «Sempre se sarai in grado di non farla scappare prima... Visti gli ultimi avvenimenti non credo durerete più di qualche altro giorno. Vi lascerete senza il mio intervento, ed io guarderò lo spettacolo dall'alto», sorrise diabolica. In qualche modo a me sconosciuto conosceva tutti i retroscena del mio rapporto con Miki. Avrei dovuto controllare casa da capo a piedi per capire se ci fossero o meno delle cimici. Ero stato innamorato di una pazza, non mi sarei stupito più di nulla. 

«Non ho intenzione di accettare; non so neanche che tipo di viaggio andrei a fare. Non posso!» volutamente evitai di replicare sul discorso del mio futuro con Miki, si era già intromessa abbastanza tra noi.

«Oh, ma lo farai a tempo debito. Ti conosco troppo bene, non rinunceresti mai ad una proposta del genere.. Neanche per amore».

E se ne andò scomparendo dietro la porta, senza aggiungere altro. Portandosi con sé persino la mia anima, se ne andò. Tutti i miei sforzi per controbattere ai suoi ricatti, per evitare il carcere, erano stati vani. Perlomeno con la prigione non avrei spezzato il cuore di Miki, l'avrei ferita ugualmente ma in modo minore rispetto a quello che le avrei provocato in quell'occasione, in quel modo. Ero stato un completo deficiente la sera del concerto. Dovevo immaginare stesse architettando altro, qualcosa di ancora più grave, qualcosa di letale. 

Per l'ennesima volta, a causa sua, mi sentii impotente. Un burattino nelle sue mani. 

Nel tempo che mi restava a disposizione avrei trovato il coraggio di dire a Miki ciò che era successo prima di quel concerto, ancor prima di essere rinchiuso in quella stanza con lei. Glielo dovevo, almeno quello. L'avrei persa ugualmente, ma tanto valeva perderla a testa alta, rivelandole io stesso del torto fatto. In quel mese avevo totalmente dimenticato cosa fosse accaduto in quel bagno, all'epoca ero ancora in collera con lei per avermi abbandonato.. Sapevo non fosse una giustificazione plausibile, ma la mia mente in quell'istante non aveva riflettuto abbastanza da evitare il danno. Non stavamo ancora insieme, ma il nostro rapporto era già su un gradino superiore, era già accaduto qualcosa, e non mi avrebbe perdonato l'ennesimo sbaglio. Ne aveva già perdonate tante, ad ogni cosa c'era un limite. Ed io lo avevo superato. Non mi avrebbe creduto, non si sarebbe fidata più di me. 

Castiel: Perdonami...

Miki: No!

Castiel: Vuoi lasciarmi?

Miki: No!

Castiel: 

Domani verresti con me in un posto? Questa volta ti passerei a prendere sotto casa, farò lo sforzo di essere un galantuomo per una sera.

Miki: No!

Castiel: Mi sto irritando!

Miki: Gratta che ti passa!

Castiel: Acida

Miki: Coglione

Castiel: Permalosa

Miki: Ignorante

Castiel: Bellissima

Miki: Non attacca più questa.. Cambia modalità di rimorchio.

Castiel: 

Resta con me, Miki... Oggi e sempre. Ho bisogno di te, qualunque cosa accada. Sono uno stronzo, incapace di saper distinguere chi ci tiene sul serio a me, chi potrebbe tradirmi oppure no. Non ho mai dubitato della tua innocenza, mi sono solo fatto suggestionare dai pensieri negativi. Sei un'anima buona, Ariel, ed io ho bisogno di te per sentirmi meno sporco, per sentirmi migliore. Non potrò cambiare mai, ma quando sono con te mi sento bene e non voglio smettere di sentirmi così. Non ora. Non ancora.

Miki: Adesso va già meglio, ma potresti migliorare iniziando ad essere più positivo. Non pensare al fatto che tra noi potrebbe finire, vivi l'attimo senza condizionamenti. Ricordi? Sei stato tu stesso a suggerirmelo. 

Castiel: D'accordo, ci proverò

Miki: Quello di domani dovrei considerarlo il nostro primo ed ufficiale appuntamento?

Castiel: Accetti?

Miki: Solo se prometti di farmi stare bene

Castiel: 

Lo prometto.. E sì sarà il nostro primo vero appuntamento.

Miki: Wow devo correre a scriverlo ai miei fan!

Castiel: 

Sul serio ti sei fissata con quella cosa stupida dei social solo perché riceverai un follow del bambolotto dai capelli ricci?

Miki: Modera i toni quando parli di lui. Dal follow al matrimonio il passo è breve. Sarà lui il mio sposo, è per lui che Rosalya sta cucendo il vestito. Tanto.. Tu non hai intenzione di sposarmi, no? :P 

Castiel: Smettila!

Miki: Sei geloso per caso?

Castiel: NO!

Miki: Perché non riesci ad ammettere di essere geloso?

Castiel: Perché non lo sono!

Miki: Sì certo, hai paura ad ammetterlo perché altrimenti dovresti confessare di tenerci a me più di quanto tu voglia dimostrare. Ti leggo nel pensiero ormai, Black! Non puoi avere segreti con me.

Castiel: Sei irritante quanto ti ci metti eh!

Miki: Questa è una tacita ammissione di ciò che ho scritto prima, per caso?

A che ora domani?

Castiel: 

No!

Alle 20

Miki: Perfetto, non c'è bisogno che tu aggiunga altro :P Buonanotte Mr. Brontolone

Castiel: Buonanotte Ariel

-

Avrei solo dovuto imparare a lasciarla andare un po' per volta, ma prima giurai a me stesso di farle vivere dei momenti indimenticabili. Oltre al dolore avrebbe dovuto ricordare soprattutto la felicità che anche solo la presenza dell'altro suscitava in noi. Avrebbe dovuto ricordarsi di me, di quel ragazzo matto dai capelli rossi incapace di cambiare e capace solo di combinare guai, con un sorriso sul volto. Avrebbe dovuto ricordarsi di me come quel ragazzo cocciuto incapace di ammettere qualsiasi cosa per orgoglio, per il terrore di far battere di nuovo il proprio cuore; ma avrebbe dovuto farlo con un sorriso sulle labbra, con quel sorriso sincero appartenente solo a lei, quel sorriso ingenuo capace di scaldare persino il cuore di ghiaccio ad un ragazzo apatico come me. Per quanto possibile avrei annientato le sue lacrime ancor prima di provocargliele, sperai bastasse per non farmi odiare completamente da lei.  

Per noi dal tempismo perfetto: l'arcobaleno prima della tempesta, con la speranza che poi, la tormenta, sarebbe stata meno devastante.

 

 

 

 

 

 

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🌈N.A.🌈

Non uccidetemi. Sapevo amaste la pace respirata negli ultimi capitoli, ma stiamo per arrivare al nocciolo della questione, al round finale della storia, non potevo non inserire l'ultimo ostacolo per i MikiStiel (ancora velato ma non spiegato apertamente). Ce la faranno o si lasceranno? 

Il capitolo è iniziato nel disagio più totale di Rosalya ahahah, a voi i commenti su quante gliene vengono in mente. 

Miki, prevedibilmente, ha deciso di non trasferirsi a casa di Teresa. 

E poi loro... Un inizio di POV bollente quello di Castiel, che poi però si è concluso in un litigio della coppia. Il loro primo e vero litigio da fidanzati, sono emozionata. 

Dopo ancora BOOOOOOOM.... Non ha bisogno neanche di presentazioni.. Negli ultimi capitoli si è fatto solo un breve riferimento a lei, ma eccola fare la vera e propria comparsa ufficiale con tanto di botto finale. Debrah ha classe, non c'è niente da fare. L'antagonista per eccellenza, sono fiera di lei.

Sarà sul serio come pensa Castiel? Agisce da sola o ha qualche specie d'aiuto? Come fa a sapere sempre tutto?

Di cosa si tratterà questa partenza di cui Debrah è sicura che Castiel accetterà ad occhi chiusi la destinazione? 

E cosa avrà combinato questa volta Castiel che Miki non potrebbe mai e poi mai perdonargli?

Un po' di pepe ci voleva, e l'unica in grado di versarlo non poteva che essere lei.

Nel pov di Castiel spero di avervi fatto percepire tutti i suoi dubbi, le sue paure, insicurezze, è pessimista in tutto e per tutto. Ho sempre un leggero timore quando racconto la storia dal suo punto di vista, perché temo di non dimostrare bene ciò che la sua mente contorta pensa. Spero di avervi fatto calare nei suoi sentimenti, un minimo. 

Adesso vi saluto, 

All the love💖

Blue Night🦋

  
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