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Autore: DreamerGiada_emip    22/02/2019    0 recensioni
Seguitemi, lettori dal cuore colmo di fantasia.
Avventuratevi e perdetevi all'interno di queste righe.
Vi racconterò una storia antica, nata da una leggenda e tramandata di generazione in generazione.
Accadde in un'epoca ormai lontana e dimenticata, così distante rispetto a quella in cui viviamo noi oggi.
Gli uomini hanno dimenticato ciò che accadde in tempi così addietro. Siamo cresciuti nell'illusione e viviamo nell'ignoranza.
Questa storia comincia tra i boschi, al sicuro da occhi indiscreti.
Di ciò che avvenne rimane solo una piccola e misera traccia. In quanti di voi conoscono la canzone "Figlio della Luna" di Mecano?
Vi è solo un piccolo errore, probabilmente la storia venne modificata di bocca in bocca.
Non era un bambino, ma una bellissima bambina dagli occhi d'argento.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Quando mi svegliai, mi trovai nella mia stanza, ma questa volta dalla finestrella sul tetto non c'erano le stelle, filtravano raggi di sole. Mi guardai intorno spaesata. Come ci sono finita qui? Fino a pochi secondi fa ero nel bosco con Jacob e poi...? Mi schermai il viso con una mano dalla luce intensa. Il sole diretto negli occhi era insopportabile, era molto più fastidioso e dannoso per me che per gli altri umani. La chiarezza dei miei occhi mi rendeva molto più sensibile ai raggi ultravioletti rispetto a chiunque altro. Rotolai fuori dalla mia brandina e, stropicciandomi gli occhi, scesi al piano di sotto.

- Oh buongiorno, Kira, ben svegliata. - mi salutò con un sorriso Michela. Le sorrisi anch'io in risposta osservando il pane con spalmata sopra della marmellata sul tavolo. Mi avvicinai incuriosita.

- Frutti di bosco, assaggiala! E' davvero spettacolare. - Michela spinse verso di me un piattino con due fette di pane, mentre io mi sedevo al tavolo. Presi in mano e annusai la sostanza viscosa sopra, il profumo era lieve, ma davvero buono. - Dopo preparati che dobbiamo andare al lavoro. - la ragazza si muoveva svelta in giro per la casa portando vestiti, oggetti e altre cose tra le braccia. Assaggiai. E subito mi sciolsi al sapore e alla sostanza di quella colazione. Era buonissima, il sapore delle bacche di bosco era stato concentrato tutto lì. Li finii in un battibaleno. Subito dopo, iniziai a vestirmi velocemente per indossare l'abito prestatomi da Miriam, sempre con l'aiuto di Michela. Ci mettemmo poco a prepararci ed uscire, ancora una volta non portai con me le mie armi. Senza di quelle, mi sentivo troppo indifesa, ma comprendevo che non sarebbe stata vista di buon occhio una ragazza armata in giro per un villaggio così tranquillo. Uscimmo, io con indosso il mantello per proteggere la mia pelle eterea dai raggi del sole, e ci avviammo subito verso la locanda. C'erano così tante voci, non riuscivo ad abituarmi, rumori su rumori. Mi concentrai su due bambine che si rincorrevano gioiose per la strada, sorrisi osservandole. I lunghi ricci biondi di una ondeggiavano alle sue spalle, le manine delicate tese verso la sua amica, correva a piedi scalzi. Inconsciamente mi fermai per osservarle. Le loro risate erano limpide e cristalline, un suono così dolce in mezzo a tutto quel frastuono fastidioso.

 - Lei è Aurora. - Michela si era avvicinata a me osservando le due bambine e riferendosi alla piccola dai riccioli d'oro. - E' adorata da tutto il villaggio, non una sola persona è riuscita a resistere alla sua tenerezza. - continuò con un sorriso materno, ma una sfumatura divertita. Non stentavo a crederci.

 - Questo nome le calza perfettamente. - un nome angelico per una bambina angelica. Riprendemmo a camminare, ma io non staccai i miei occhi da lei, era la prima che vedevo un abitante del villaggio con i piedi scalzi. Quando la superammo, riuscii a scorgere il suo viso e ne rimasi per un attimo incantata. Lineamenti delicati e infantili, degni di una bambola di porcellana; un nasino piccolo e all'insù e grandi occhi celesti, simili a laghi di montagna; guance rosee e tondeggianti, davano un senso di morbido adorabile. Faceva venir voglia di mangiarla di baci. Non appena si accorsero della mia figura, le due bambine si fermarono e i loro sorrisi fanciulleschi svanirono, sostituiti da un'espressione intimorita e al tempo stesso incuriosita. "Chi è questa persona che nasconde il suo viso? E' pericolosa?". Gli potevo leggere queste domande negli occhi. La bambina al fianco di Aurora iniziò a indietreggiare intimorita, a quanto pareva non si fidava, probabilmente per certi ammonimenti della madre. Non parlare con gli sconosciuti. Sta attenta. Un classico. Lei era l'esatto opposto della chiara Aurora: il visino allungato; scuri capelli lisci lunghi fino a metà schiena, tenuti fermi da una fascia sulla testa, e occhi nocciola, con impressa la voglia di scoprire il mondo; meno ipnotica, ma non per questo meno bella. Le osservai tranquilla fermandomi a pochi metri da loro. Aurora non accennava a muoversi continuando a fissarmi senza imbarazzo, solo con crescente curiosità e un po' di timore in fondo allo sguardo. Mi accucciai sulle ginocchia e tesi una mano verso di lei. La bambina al suo fianco trattenne il respiro per qualche attimo, poi afferrò il braccio dell'amica tirandola indietro. Non si fidava, era evidente. Ma la bionda Aurora non sembrava intenzionata ad andarsene, così fece un paio di passettini incerti verso di me.

 - Puoi... potreste togliervi il cappuccio? - chiese con voce dolce e fanciullesca. Era anche coraggiosa, almeno rispetto alla sua amica. Io sorrisi ed esaudii la sua richiesta scoprendomi il viso, nonostante i raggi del sole. La sua boccuccia a forma di cuore si schiuse in una O perfetta. - Hai la pelle bianca! - esclamò osservandomi stupita e perdendo il "voi" usato in precedenza.

 - Eh si, sono nata così, ti piace? - le chiesi con dolcezza osservando il suo stupore e rimanendone piacevolmente divertita. Aurora annuì vigorosamente con un sorriso immenso sul viso. Il timore di poco prima dissolto come nebbia. Si avvicinò a me saltellando e prese la mia mano tra le sue, erano evidenti la dimensione e il colore della pelle totalmente diversi, si portò il palmo davanti agli occhi.

 - E' davvero chiarissima... sembri fatta di nuvola! Non è che per caso vieni dal cielo? - chiese con occhi che brillavano di curiosità e fantasia, pronta per una storia. Risi divertita dalla sua voglia di scoprire qualcosa di me.

 - No, non vengo dal cielo... - vidi il suo musetto dolce rattristarsi un pochino. - ...ma vengo da un posto altrettanto spettacolare. - conclusi sorridendole e anche lei fece sbocciare sul suo viso un altro dei suoi dolci sorrisi da bambina. - Se vuoi, posso parlartene, ma dobbiamo farlo camminando, dopotutto non posso fare tardi al lavoro. Può venire anche la tua amica. -  mi sollevai in piedi stendendo le ginocchia e le tesi la mano invitandola a seguirmi. Aurora si voltò verso la ragazza dagli occhi scuri e le fece cenno di avvicinarsi, ma quella non volle saperne, scosse la testa e corse via. La bambina di fianco a me la fissò allontanarsi con occhi un po' delusi, ma poi afferrò la mia mano e si incamminò al suo fianco, con un sorriso radioso, pronta ad ascoltare la mia storia.

Nota dell'autrice:

Ciao a tutti, innanzitutto grazie per essere arrivati fin qui. Volevo chiedervi dei pareri sulla storia, se vi piace e magari se avete consigli o miglioramenti da fare, sia per i capitoli precedenti che per quelli futuri. Commentate!!!

   
 
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