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Autore: StellaViva95    22/02/2019    2 recensioni
Alessia ha 24 anni, studia Ingegneria Gestionale, ed è fan dei Queen da sempre. Stefania, la sua migliore amica, lavora in biblioteca e scopre un modo per viaggiare nel tempo. Così decidono di tornare negli anni 70 e cercare di salvare Freddie Mercury dal suo destino. Ci riusciranno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freddie Mercury, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che senso hanno le cifre scritte qui sopra? Non ci capisco niente!”
Stefania sbuffa, mentre tiene in mano una strana scatola arrugginita. Io sono appena arrivata in biblioteca e ho ancora il fiatone. Stamattina mentre ero all’università per frequentare le lezioni la mia migliore amica mi ha mandato un messaggio vocale di ben 5 minuti, in cui mi raccontava ciò che le era accaduto poco prima…
Stefania lavora in biblioteca da circa un anno, dato che dopo la triennale ha saggiamente pensato di andare a lavorare, mentre io ho deciso di continuare a farmi del male tra i libri di fisica e quelli di economia, frequentando anche la magistrale. Siamo molto diverse, considerando per prima cosa che io ho scelto di seguire la strada di Ingegneria Gestionale, mentre lei si è laureata in storia dell’arte, ma anche per altri mille motivi che non sto qui a spiegare, perché ci vorrebbe un secolo per raccontarli tutti. Siamo come il bianco e il nero, e forse è proprio per questo che andiamo così d’accordo. Comunque, torniamo al vocale di 5 minuti…
“Ciao Ale, so che sei a lezione e che quindi sicuramente ti disturbo, ma ho trovato un aggeggio stranissimo mentre riordinavo alcuni libri nell’archivio della biblioteca e sono molto curiosa e anche un po’ spaventata. È una specie di scatola con dei numeri sopra ed è abbastanza inquietante, considerando che si possono anche cambiare le cifre a proprio piacimento e che c’è uno schermo sul quale da un momento all’altro, per quanto ne so io, potrebbero apparire strane frasi tipo Jumanji 2 La Vendettaaaaaa…”
Il vocale continuava con una serie di altre fantasiose congetture sullo strambo oggetto e poi, come una vera e propria minaccia, la mia amica ha chiuso così: “… Appena finisci le lezioni vieni immediatamente qui! Dobbiamo scoprire di cosa si tratta! Baciiii”.

E dunque eccomi qui, davanti alla scatola magica che dovremo scoprire cosa nasconde. Vi chiederete perché Stefania abbia aspettato me per sapere di cosa si tratti e non sia stata tentata di scoprirlo da sola, vista la sua grande curiosità. Il motivo non è dovuto né al fatto che sono una “donna di scienza” come mi chiama lei canzonandomi a volte, né al fatto che ha troppa paura per farlo da sola. La ragione, ben più banale di tutto quanto si possa pensare, è che io e lei facciamo tutto insieme e ci diciamo sempre tutto. Perciò una cosa del genere non avrebbe mai potuto non condividerla con me.
Comunque, a dire la verità, io non sono né curiosa né preoccupata quanto lei di questo ritrovamento. Non ho mai creduto alle leggende delle scatole magiche o cose del genere, anche se non capisco il senso delle cifre e soprattutto la presenza di uno schermo. Sembra una calcolatrice, con le rotelle delle cifre del codice di chiusura delle valige al posto dei soliti tasti. Magari è un vecchio meccanismo di chiusura, uno di quelli che si usavano 30 anni fa, quando la tecnologia come la intendiamo oggi era ancora agli albori, ma non ricordo di aver mai letto dell’esistenza di qualcosa del genere nei corsi di Ingegneria riguardanti la storia della tecnica. Nonostante tutti i miei dubbi, agli occhi di Stefania cerco di apparire il più tranquilla possibile…
“Bene, adesso cerchiamo di capire come funziona!”, la esorto. Stefania mi passa la scatola arrugginita e attende ansiosa di ascoltare il mio parere al riguardo. Analizzo bene l’oggetto e soprattutto le rotelle delle cifre. Inizio a girarle, generando combinazioni sempre diverse, ma non succede nulla. Dopo cinque minuti buoni mi rendo conto che non tutte le rotelle hanno le stesse cifre. Per l’esattezza: la prima rotella arriva fino al 3; la seconda, la quarta, la sesta, la settima e l’ottava arrivano fino al 9; infine la terza può essere soltanto uno zero un 1, mentre la quinta arriva fino al 2. Faccio tutto questo ragionamento ad alta voce e Stefania mi sembra abbastanza confusa. Io ci ragiono un po’. In definitiva sono 8 cifre e il fatto che non tutte le rotelle presentino gli stessi tipi di combinazione deve avere per forza una spiegazione logica. Mentre penso ad una soluzione, noto che dietro la scatola c’è un pulsante rosso, una specie di interruttore. Per il momento preferisco non premerlo, dato che non so cosa possa succedere. Il fatto che sia rosso, inoltre, non so perché ma mi spaventa a morte. Inizio a farmi influenzare dall’ansia della mia amica. Dopo minuti che sono sembrati un’eternità, è proprio Stefania ad avere il lampo di genio…

“Ale, ci sono!” Io la guardo impaziente e la esorto a parlare, vedendo che non sembra troppo convinta della sua idea.
“Quindi? Dimmi cosa hai pensato!”
“Allora, non so se è solo una cazzata, però forse ho trovato una spiegazione alle cifre…”
“Dai continua!”
“Hai detto che la prima rotella arriva fino al 3 e la seconda fino al 9. Quindi ho pensato che potrebbe trattarsi dei giorni del mese, che vanno appunto da 01 a 31. La terza può essere zero o 1, mentre la quarta arriva fino al 9. Questi sarebbero i mesi, che vanno da 01 a 12. Infine la quinta arriva fino al 2 e le ultime 3 hanno massima possibilità di scelta, dato che arrivano fino al 9. Perciò non possono rappresentare altro che l’anno, considerando che siamo nel 2019 e per questo le prime cifre non possono essere superiori al 2.”
Osservo la mia amica un po’ stupita, ma mi rendo conto che il suo ragionamento non fa una piega.
“Quindi tu mi vorresti dire che questa specie di scatola è…”, mi fermo un istante, pensando di essere pazza e di aver superato il limite dell’immaginabile.
“È una macchina del tempo”, finisce lei la frase. Ci guardiamo per un istante e, nonostante l’assurdità della cosa, non scoppiamo a ridere come succede ogni volta che una di noi dice qualcosa di impensabile e incredibile. Faccio un respiro profondo e osservo ancora una volta attentamente quell’aggeggio, che ora ci sembra meno misterioso dell’inizio, ma sicuramente più inquietante.
“Ma quindi noi, se inseriamo una data e premiamo il tasto rosso, viaggiamo nel tempo?”, chiedo contrariata
“In teoria si, poi in pratica non saprei. Francamente mi sembra tutto molto assurdo.”
“Proviamo?”
“Siamo sicure che poi torneremo indietro? E poi, soprattutto, dove andiamo?”
“Non lo so… Io ho sempre desiderato vivere negli anni 70-80 per andare a vedere un concerto di Michael Jackson, di David Bowie, di Phil Collins…”
“Dei Queen”, mi fa eco Stefania
E in quel momento entrambe pensiamo esattamente la stessa cosa e ci guardiamo eccitate.
“Non dirmi che hai pensato anche tu ciò che sto pensando io?”, le chiedo con una carica di adrenalina addosso
“Mi sa di si”, urla lei
“Ssssh”, le dico mettendole un dita sulle labbra
“non facciamoci scoprire!”, dico a bassa voce
Lei annuisce e si zittisce.
“Ma tu veramente vorresti tornare a quei tempi per cercare di…”, si interrompe bruscamente, non essendo così sicura che stavolta la nostra solita telepatia abbia funzionato
“… di salvare Freddie Mercury dal suo triste destino”, continuo io
“E quindi che data dovremmo inserire?”
“In teoria il 1975 dovrebbe andare bene; da quel che so, anche se lui ha scoperto di essere malato di AIDS nel 1987, dovrebbe averlo contratto intorno al 1978-79, in uno dei suoi viaggi a New York…”
Lei mi guarda un po’ storta e inizia a ridere.
“Cioè, scusa eh, fammi capire? Tu cosa vorresti dire esattamente ad una star di fama internazionale? Ciao! Mi chiamo Alessia e vengo dal futuro… Scusa se ti disturbo, ma dovresti evitare di scoparti mezzo mondo, perché tra 16 anni morirai di AIDS”
Io rido con lei e la abbraccio.
“In effetti non hai tutti i torti… Secondo me dovrei cercare di fare amicizia con lui e poi, se e quando mi renderò conto che si fida ciecamente di me, glielo dico”
“Ok.. Ma quindi io cosa faccio? Rimango qui?”
“No, tu vieni con me… ci cerchiamo un lavoro nel passato e andiamo a vivere insieme”
“Si però noi viviamo in Italia… presumo che, se noi dovessimo inserire una qualsiasi data lì sopra, ci ritroveremmo qui, non a Londra… E considerando che ai tempi in Italia c’erano le Lire, dubito fortemente che noi riusciremo a prendere un aereo per l’Inghilterra”
“Ci sarà un modo per inserire anche il luogo, no?”, le rispondo io un po’ insicura
Solo in quel momento mi accorgo che sul pulsante rosso presente dietro la scatola c’è scritto Where.
“Ma certo, come ho fatto a non accorgermene prima?”
“Di cosa?”, mi chiede Stefania incuriosita
“Guarda cosa c’è scritto sul retro!”
Lei legge ma fa una domanda più che lecita: “E con questo? Non c’è una tastiera su cui digitare il luogo; dove vorresti scrivere Londra?”
“Magari bisogna inserire la data, premere il pulsante e pronunciare il luogo… Non c’è altra spiegazione”
“Proviamo!”
“Ok, male che vada torniamo indietro subito…”
Un po’ spaventata per ciò che accadrà, inserisco la data di oggi, cambiando soltanto l’anno. Osservo quella combinazione di cifre con il cuore che mi batte sempre più forte: 20 Maggio 1975. Poi giro la scatola dall’altro lato e premo il pulsante rosso. La scatola si illumina e una voce metallica pronuncia “Where do you wanna go?”. Io e Stefania sobbalziamo e io, con un fil di voce, dico sicura “London”. Ciò che succede dopo è una totale confusione. Mi gira forte la testa e sento lo stomaco come se fossi sulle montagne russe da un’ora. Ad un tratto entriamo in un vortice e iniziamo a roteare su noi stesse, scendendo piano piano sempre di più. Pochi minuti dopo siamo stese su un prato una sopra l’altra. Mi guardo intorno e con stupore riconosco Hyde Park. Osservo le persone attorno a noi. Sono vestite in modo strano e la cosa più strana è che nessuno ha in mano il cellulare o fa jogging con un paio di auricolari. Stefania solleva la testa e mi guarda.
Sorridiamo.
“Ce l’abbiamo fatta”, dico emozionata
“Già… Ora però per te inizia la parte difficile”
Scuoto la testa e rispondo: “No Stefy, per noi inizia la parte difficile… l’idea è mia, ma tu sei qui con me. Sei in ballo e ora balli mia cara!”
Lei si volta all’indietro, ritornando a stendersi sul prato e puntando gli occhi al cielo.
“Lo prendo per un si”, dico ridendo
“Ho alternative?”, mi dice lei arresa
“Mi sa di no”
Sorridiamo entrambe, ci alziamo e ce ne andiamo.
  
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