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Autore: Carmaux_95    22/02/2019    8 recensioni
[Dealor]
-Fammi capire... io ti salto addosso e tu usi un cuscino per creare una barricata?- John stese un abbondante strato di marmellata sulla fetta di pane che Roger aveva appena tostato.
-Fammi capire: veramente il ragazzo che appena qualche ora fa mi ha chiesto di farlo dormire a casa mia perché sua madre non lo vedesse ubriaco, fatto e allupato mi sta giudicando perché ho usato un cuscino per difendermi?-
Il bassista abbassò lo sguardo, le guance che cominciavano a tingersi di rosso, concentrandosi sulla colazione. Roger non si curò di nascondere un ghigno vittorioso e, vuotata la tazza, la riempì nuovamente di caffè bollente, per poi allungare una mano e pescare nel sacchetto dei biscotti.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Freddie Mercury, John Deacon, Roger Taylor
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arance Amare

Dopo un lungo sbadiglio, che non si curò di nascondere con il dorso della mano, si rigirò fra le lenzuola, immergendo il naso nel cuscino. Schiuse gli occhi lentamente, sentendo le palpebre più pesanti del solito: come se, nonostante si fosse appena svegliato, fosse una settimana che non chiudeva occhio. Le immagini si fecero nitide lentamente, come emergendo da una coltre di nebbia: riconobbe la chioma color del grano di Roger mentre guardava sorridendo un'altra figura al suo fianco, appena appena più minuta, con un viso limpido e felice incorniciato a sua volta da una cascata di capelli biondi.

La fotografia ricambiò il suo sguardo facendogli mettere in moto gli ingranaggi. Le rotelle opposero resistenza, arrugginite dall'alcool della sera prima, ma alla fine cominciarono a girare: sbatté gli occhi ancora una volta e riconobbe Clare che rideva seduta di fianco a suo fratello.

Non era la prima volta che John vedeva quella fotografia. Corrugò la fronte e, contorcendosi nel letto, riuscì a voltarsi a pancia in su. Puntellandosi sui gomiti sollevò il busto e si guardò intorno: sulla scrivania, un libro citologia e istologia aperto insieme ad un blocco per gli appunti fitto di schemi, frecce, riquadri, e una piccola radio portatile; una giacca di jeans – che in quel momento gli pareva così famigliare... - appesa alla spalliera della sedia; due lunghe bacchette di legno appoggiate su un bongo nell'angolo vicino alla porta.
Sì: quella era decisamente la camera di Roger.

John volse lo sguardo verso l'altra metà del letto, ancora sfatto e con un cuscino in bilico sullo spigolo lungo a indicare il confine tra la metà occupata in quel momento dal bassista e l'altra.

Il ragazzo si strinse il setto nasale fra le dita per poi allargarle e stropicciarsi gli occhi.

Quando si mise in piedi barcollò; reggendosi alla testiera del letto aspettò che la stanza smettesse di roteare e infine si diresse verso la porta.

-Ah! Buongiorno!- la voce del batterista, per quanto non particolarmente alta, gli procurò una fitta di mal di testa. -Ecco qui il nostro drogatello di quartiere che esce dal coma etilico in tempi record!-

Strusciando i piedi, John si avvicinò e accasciò su una sedia del tavolo della cucina a vista. Roger, davanti a lui, appoggiato ai fornelli con una tazza fumante in mano lo guardava divertito. Era ancora in pigiama – un paio di vecchi pantaloni di una tuta mai usata per il suo attuale scopo e una maglietta sgualcita e di qualche taglia più grande – ma sembrava sveglio e pimpante come dopo due o tre tazze di caffè.

-Che... che ore sono?-

-Le nove e mezzo. E considerando che ti sei addormentato effettivamente solo verso le cinque del mattino, direi che hai davvero stabilito un nuovo record!-

-Come...?- John si sistemò meglio la maglia: era troppo larga e continuava a scivolargli dalle spalle. Si rese conto in quel momento che i vestiti che stava indossando non erano suoi: anche lui un paio di pantaloni da ginnastica e una maglia bianca con la scritta “Don't forget to Smile”.

-Eri ancora fradicio quando siamo arrivati a casa, così ti ho dato una delle mie maglie. O meglio, una delle maglie di Brian... anche questa è sua.- proseguì Roger stendendo la maglietta che indossava e osservandone la fantasia ormai sbiadita. -Ma tanto a lui non dispiace. Non che glielo abbia mai chiesto.-

-Ma cos'è successo?-

-È successo che o non sei così timido e innocente come vuoi sembrare, oppure che ho una pessima influenza su di te.-

-Che cosa?-

-Ti sto prendendo in giro.- lo tranquillizzò Roger bevendo un sorso di caffè. -Hai semplicemente alzato un po' troppo il gomito.-


 

Roger aveva una voglia matta di strangolarlo, ma si era convinto a tenere a freno la lingua e le mani: dopotutto lui non si era mai comportato in modo molto diverso: dopo le sue sbronze clamorose, lo aveva chiamato più volte pregandolo di venirlo a prendere. Quindi ora come ora non poteva lamentarsi se si trovava a dover cercare John in una casa su due piani straripante di studenti universitari che avevano deciso di festeggiare la fine della sessione d'esame.

Dio, quanto avrebbe voluto essere a sua volta ubriaco fradicio. L'ultima volta che si erano ubriacati insieme avevano finito col chiudersi nello squallido bagno della discoteca per poi svegliarsi il mattino dopo ciascuno a casa propria, senza sapere come ci fossero arrivati, seppur ricordando chiaramente i baci e i morsi furiosi che si erano lasciati a vicenda. L'unica altra cosa che ricordavano era che, circa mezz'ora dopo, erano riusciti per miracolo a ritrovare i loro amici e, per non sapere né leggere né scrivere, avevano ordinato un altro giro.
Freddie gli aveva detto di averlo riportato a casa lui mentre John aveva elemosinato un passaggio a Brian.

Roger era quasi sicuro che Freddie sapesse di loro...

Il bassista non voleva parlarne, non voleva che potesse influire negativamente sul gruppo né farne una questione di stato. Una sera gli aveva timidamente rivelato che le cose stavano andando bene fra di loro e che proprio per questo voleva continuare a tenere il silenzio stampa: voleva che fosse una cosa solo loro, di nessun altro. Nel dirlo era arrossito fino alle orecchie.
E Roger lo aveva accettato, per quanto non gli piacesse dover avere segreti, specialmente con Brian.

Eppure era convinto che Freddie se ne fosse accorto. Non li aveva mai sorpresi o colti in fallo, questo no, ma il maledetto pianista sembrava saper fiutare certe cose...

Sbuffò: era stanco morto – erano quasi ventiquattro ore che non dormiva – e con tutta quella gente ci avrebbe messo una vita a trovare John! O almeno così pensava: lo riconobbe quasi per caso seduto sulle scale che portavano al piano di sopra, appoggiato alla ringhiera con la testa.

-Ah, ma vedo che qui ci si diverte.- nonostante tutto John aveva davvero uno sguardo divertito – anche se chiaramente stanco – stampato in viso e il suo sorriso, non appena lo vide, si allargò immediatamente. Allungò una mano, afferrò il colletto della giacca di jeans di Roger e lo tirò a sé per baciarlo.

Quella serata – quell'intera festa – era rimasta impregnata sulle labbra del bassista: il sapore di Guinnes, poi di gin, e infine di tequila... tanta tequila...

Roger inspirò profondamente e un odore inconfondibile di corda bruciata gli pizzicò le narici. Sorrise e lo spinse leggermente indietro: -Non mi avevi detto che era arrivata anche Maria.-

-Io... io non la conosco! Me la presenti?-

-Oh, io invece direi che tu abbia già fatto la sua conoscenza. Anzi, oserei dire che ormai siete intimi amici. Dai, su.- lo aiutò a rimettersi in piedi e lo trascinò fuori.

Trattenne appena una bestemmia: aveva cominciato a piovere. E ovviamente non due goccioline, ma un diluvio in piena regola. Non erano ancora arrivati alla macchina che erano già fradici dalla testa ai piedi.

John fece un lungo sospiro prima di emettere un lamento e appoggiare la testa al finestrino della macchina che procedeva lungo le silenziose vie londinesi.

-Oh...-

-Che succede?-

-Le strisce. Quelle della strada. Strisciano ad una grande velocità.- la fronte incollata al vetro.

-Oh. Oh! Non farti venire la nausea nella mia macchina!- le ciocche bionde di Roger si incollarono alla guancia quando si volse di scatto verso il compagno.

-Striscia. Striscia. Striscia. Stri...-

-Non ti azzardare a vomitare nella mia macchina! Guarda più lontano! Non guardare le strisce, per l'amor del cielo!-

-Aspetta...- il castano sollevò la testa. Gli occhi ridotti ad una fessura mentre si guardava attorno. -Io conosco questa strada?-

-Beh è sperabile: è la via dove abiti.-

-Mi stai portando a casa?!-

-Eh sì, certo.-

-No, no!- John afferrò Roger per la giacca: -Non posso tornare a casa così! La mamma non mi ha mai visto ubriaco.-

-Io sarei più preoccupato dell'odore di canna che ti è rimasto addosso.-

-No, no, no! Portami a casa tua. Da te e Freddie. Per favore. Per favore!- gli tirò di nuovo la giacca, così violentemente che per poco non urtò la leva del cambio, e a quel punto Roger acconsentì sbuffando.


 

-Per poco non mi hai fatto fare un incidente.-

Mugugnò qualcosa di incomprensibile, reggendosi la testa con entrambe le mani, per poi schiarirsi la gola e proseguire: -Posso un po' di caffè?-

-No, niente caffè.- Roger recuperò un bicchiere e lo riempì di succo. -Fidati dell'esperto: post sbornia e caffè non vanno d'accordo.- e con una mano gli avvicinò il sacchetto del pane e il barattolo della marmellata.

-Sono... sono stato così terribile?-

-Nah,- Roger tornò alla propria tazza, un angolo della bocca sollevato in un ghigno divertito. -Solo un po' molesto.-

-Molesto in... in che senso?- finalmente John sollevò la testa, incontrando lo sguardo celeste del suo interlocutore che prese posto di fronte a lui e si sporse in avanti con fare provocante, piantando gli occhi nei suoi: inclinò la testa di lato, mettendo in bella mostra un evidente livido violaceo tra il collo e la spalla.


 

-John, shhh.- erano da poco scoccate le quattro del mattino quando Roger richiuse la porta del suo appartamento dietro le proprie spalle. Non aveva alcuna intenzione di svegliare Freddie che, nel caso, gli avrebbe sicuramente urlato contro lamentandosi, per cui fece cenno a John di abbassare il volume.

Il bassista si era lasciato cadere sul divano e sorrideva senza motivo osservando Roger che, scuotendo la testa, aveva incrociato le braccia sul petto.

-Davvero tua madre non ti ha mai visto ubriaco?- gli domandò quest'ultimo. -Non c'è mica niente di male: hai vent'anni...- terminò la frase sbadigliando e stropicciandosi gli occhi. Scosse di nuovo la testa e tese una mano a John per aiutarlo a mettersi in piedi.

-Dove andiamo?-

-Dove cazzo vuoi che andiamo, idiota? In camera. A letto. Sto morendo di sonno!-

-No, no!- John si tirò indietro. -Starò qui sul divano.-

-Ma che dici?-

-Non voglio che Freddie... metti che si svegli durante la notte! Non mi vede sul divano ma la mattina dopo mi trova in cucina!-

-Ciao Maria, potresti lasciar stare il mio ragazzo? Sei paranoico!- esclamò Roger rendendosi conto che evidentemente la botta non doveva essergli ancora passata. -E poi il divano è scomodo!-

-No: starò bene qui.-

-Contento tu.-


 

John picchiettò insistentemente sulla spalla di Roger, abbracciato al proprio cuscino. Continuò a punzecchiarlo fino a quando non ottenne un brontolio in risposta.

-Rog... sei sveglio?-

-No!-

-Ah...- si grattò la nuca. -Allora torno più tardi.-

-Cosa c'è John!-

-Il divano è scomodo...-

-Te l'avevo detto!-

-Posso stare qui?-

Roger sbuffò e, senza aprire gli occhi, scivolò nell'altra metà del letto, lasciando spazio al compagno.

Il bassista osservò a lungo il giovane uomo steso al suo fianco, i suoi lineamenti delicati, i fini capelli biondi che cadevano disordinati sul viso e sulle spalle... con un gesto delicato li fece scivolare sulla schiena, lasciando libero il collo niveo che, in quel momento, lo attirava come una zanzara è attratta dalla luce. Un fruscio di lenzuola e le sue labbra assaporarono quel lembo di pelle, prima lentamente, con delicatezza, poi sempre più avidamente fino a quando un mugugno infastidito di Roger, svegliato per la seconda volta nell'arco di mezz'ora, ruppe il silenzio.

-Eh dai!- cercò di scansarlo con una manata, ma senza riuscirci.

Il più giovane, infatti, aumentò l'intensità dei morsi e infilò le mani sotto la maglietta del batterista, accarezzandogli il petto, la schiena e i fianchi. Sorrise quando riuscì a strappargli qualche sospiro e, intendendoli come un via libera, si spostò sedendoglisi a cavalcioni sulle gambe.

-John... no...-

Ma John non lo sentì e si fiondò sulle sue labbra, catturandole in modo così inaspettatamente possessivo che Roger non riuscì a reagire subito e lasciò che la sua lingua gli lambisse golosamente il labbro inferiore e il palato; non riuscì nemmeno ad impedirgli di sollevargli la maglia e dirottare i baci sul suo petto e si trovò a chiudere gli occhi godendosi quelle attenzioni. Fu solo quando i baci e i morsi scesero sui fianchi e sull'addome che si riscosse:

-Deacy! No! Sono...- il bassista lo interruppe intrappolando di nuovo le sue labbra in un altro bacio al sapore di tequila.

Questa volta Roger non si fece sopraffare e ribaltò la situazione sovrastandolo: gli strinse i polsi bloccandoli contro il materasso, ai lati della testa, e si sollevò per osservarlo.

Gli piaceva da matti... con il respiro spezzato, le guance congestionate e quelle labbra tremanti che tentarono due volte di reclamare le sue, senza che Roger glielo permettesse.

-Perché no?-

-Per almeno due buoni motivi.-

-Che motivi...?-

-Primo: sono le quattro e mezza del mattino e sono stanco morto!-

-... e il secondo?- sospirò John abbandonando la testa sul cuscino, senza staccare gli occhi dai suoi.

Dio, se gli piaceva!

-Te lo dirò solo quando sarai sobrio.-

-Ma io voglio saperlo!-

-Allora dormi. E se mi assalterai di nuovo sappi che mi difenderò!-


 

-Fammi capire... io ti salto addosso e tu usi un cuscino per creare una barricata?- John stese un abbondante strato di marmellata sulla fetta di pane che Roger aveva appena tostato.

-Fammi capire: veramente il ragazzo che appena qualche ora fa mi ha chiesto di farlo dormire a casa mia perché sua madre non lo vedesse ubriaco, fatto e allupato mi sta giudicando perché ho usato un cuscino per difendermi?-

Il bassista abbassò lo sguardo, le guance che cominciavano a tingersi di rosso, concentrandosi sulla colazione. Roger non si curò di nascondere un ghigno vittorioso e, vuotata la tazza, la riempì nuovamente di caffè bollente, per poi allungare una mano e pescare nel sacchetto dei biscotti.

-Scusa...-

-Per cosa?-

-Per tutto... speravo almeno di riuscire a preparare la colazione... per sdebitarmi del fatto che fossi venuto a prendermi... e per avermi fatto dormire nel tuo letto.-

Roger sogghignò nuovamente: -Avrei preferito il classico contante sul comodino.-

John scoppiò a ridere. -Posso... posso farti una domanda?- domandò poi, dando un morso alla fetta di pane. -Qual era il secondo motivo?-

-Il cosa?- John si accorse subito che aveva capito di cosa stava parlando ma che voleva far finta di niente.

-Hai detto che me lo avresti detto quando fossi stato sobrio...-

Roger sbuffò, appoggiando la tazza e incrociando le braccia sul tavolo. Il suo sguardo passò dai suoi occhi nocciola ad un angolo della sua bocca e non riuscì a trattenersi dal sorridere. Sotto gli occhi insistenti del bassista sbuffò nuovamente, ma alla fine allungò una mano e lo afferrò per la maglietta, tirandolo verso di sé fino a quando non sfiorò con la punta del naso quello di John.
Il coltello ancora sporco di burro e marmellata cadde per terra con un tintinnio.

-Rog! Freddie... Freddie potrebbe...- la sua voce tremò leggermente.

-Il motivo è che il John timido e impacciato è mille volte meglio di quello fatto e disinibito.- e, senza curarsi delle preoccupazioni del ragazzo, gli baciò quell'angolo della sua bocca, pulendolo della marmellata che era rimasta appiccicata in quel punto, per poi allontanarsi con una piccola smorfia: -Ma come fai a mangiare questa roba? È troppo amara! Ho capito che si chiamano “arance amare”, però...-

John sorrise e abbassò la voce: -È molto dolce da parte tua.-

Roger gli puntò contro il coltello appena raccolto da terra: -Se ti azzardi a dire a qualcuno che ti ho detto una cosa del genere, io ti ammazzo! Ho studiato medicina e biologia quindi posso distruggerti senza lasciare tracce.-

-Tranquillo: non sarò io a rovinare la reputazione di Roger Taylor rivelando che ha un cuore.-

In quel momento la porta della camera di Freddie si aprì e il cantante ne emerse grattandosi la testa scarmigliata.

-'Giorno.- mugugnò in uno sbadiglio. -John? Cosa ci fai qui?-

Roger sollevò la propria tazza, come in un brindisi: -Ha finalmente inaugurato la tessera del “mi sbronzo a oltranza e quando non ricordo più nemmeno il mio nome chiamo un amico che mi venga a raccattare”.-

Freddie allargò le braccia e strinse teatralmente quanto affettuosamente la testa di John al proprio petto: -Fratello! Ti stavamo aspettando! Abbiamo così tanto da insegnarti!-

-Fred! Così non respiro!- il cantante rise e, con un'ultima stretta, lo lasciò andare sedendosi al suo fianco e infilando una mano nel sacchetto di biscotti.

La reazione di Roger fu immediata: strinse il pacchetto prima che la mano del coinquilino arrivasse all'agognata colazione.

-Questi. Sono i miei. Biscotti.- John, cercando di trattenere una risata, osservò lo sguardo omicida del batterista e quello sorpreso del cantante. -Tu hai voluto quelli ricchi di fibre e che cavolo ne so. Ora te li mangi!-

-Ma questi sono di grano saraceno e... con le gocce di cioccolato!- si lamentò Fred ammettendo di preferire lo sfizio del cacao alla rigorosità di una dieta per di più non necessaria.

-Già. E visto che li ho voluti io e li ho pagati io, li mangio io! Lo sai come funziona fra coinquilini: ci sono certe regole che vanno rispettate. E questo vale anche per la marmellata!- aggiunse quando vide la mano di Freddie deviare verso il barattolo.

-Oh! Ma andiamo! Che palle che sei! Non la mangi nemmeno quella marmellata! Lo fai solo per ripicca!-

John non ci aveva nemmeno fatto caso.
Freddie aveva ragione: Roger non la mangiava, non gli piaceva. Eppure ne aveva un barattolo in dispensa. Frastornato dal mal di testa e dal racconto della notte appena passata non si era reso conto che stava facendo colazione con la sua marmellata preferita. Non era tipo da smancerie, Roger, da frasi sdolcinate o nomignoli melensi, ma dietro ai suoi insulti, se si sapeva osservare, si potevano trovare dimostrazioni d'affetto altrettanto valide.
I suoi occhi andarono immediatamente alla ricerca del batterista che si era alzato e, ancora discutendo con Freddie sulla politica di una buona convivenza, stava chiudendo il sacchetto dei suoi biscotti.
Non ci pensò su e non appena Roger gli passò di fianco, per riporre i biscotti sulla credenza, si alzò e gli sbarrò la strada prendendogli il viso fra le mani e premendo con decisione le labbra sulle sue.

Lo sentì incassare la testa nelle spalle, colto di sorpresa, ma rilassarsi poco dopo assecondandolo e, anzi, reagendo con la stessa fermezza.

Quando si tirò indietro, Roger gli lanciò uno sguardo sorpreso a cui John rispose stirando le labbra in un sorriso goffo senza però riuscire a dire una parola:

-FINAL! MENTE!- gridò Freddie alzando le braccia al cielo. -Finalmente ci siete riusciti! Non ce la facevo più! Sono tre mesi che vorrei parlarne con voi e che invece mi tocca di tenere tutto dentro! Mi sembrava di impazzire! Meno male che c'è Brian! Siete stati maledettamente bravi sapete? Non vi ho mai colti sul fatto! Maledetti! E non è che non ci abbia provato! Adesso però voglio sapere tutto! Anche i dettagli sconci!- quando finì di parlare non aveva più voce e John, per quanto fosse stata una sua decisione di uscire finalmente allo scoperto, si sentì bruciare dall'imbarazzo:

-In che senso “meno male che c'è Brian”?-

-Parliamo di voi molto spesso, tesoro.- e così dicendo ammiccò in direzione di Roger, che aveva confermato i suoi sospetti sulle doti percettive dell'amico cantante. -Ora, vi concedo cinque minuti, il tempo di una doccia, per mettere in ordine le idee: quando torno voglio un dettagliato resoconto di questi mesi!-

Il bassista aspettò che la porta del bagno si fosse richiusa per passarsi nervosamente una mano sulla nuca e parlare di nuovo: -Scusami... forse avremmo dovuto parlarne prima... ma...-

Roger, che era rimasto in silenzio fino a quel momento, le labbra ripiegate verso l'interno, alzò le sopracciglia e non riuscì a trattenersi: afferrò il compagno per le spalle e lo spinse brutalmente attraverso il salotto facendolo incespicare fino in camera, premendolo contro la porta per chiuderla, e solo allora lo baciò con entusiasmo.

Quel John gli piaceva da matti.

Per quanto conturbante potesse essere quello ubriaco e disinvolto che senza pensarci gli aveva marchiato il collo e i fianchi con morsi affamati di desiderio, per quanto fosse stato in grado di fargli accelerare furiosamente il battito... non era niente in confronto a quanto lo eccitasse il John contraddittorio, il John inaspettatamente deciso a rivelare la loro relazione ma che arrossiva per un bacio dato in pubblico.

Il bassista non aveva la minima idea di quanto Roger trovasse provocante il suo senso del pudore anche durante le notti passate insieme, i suoi tentativi di trattenersi, facendo risaltare ancora di più i gemiti e i mugolii che il più grande riusciva a strapparli.

John sentì scattare la serratura e prima che potesse dire una parola si ritrovò sul letto, Roger che lo spingeva a sdraiarsi a forza di baci e con fin troppa facilità. Le labbra del batterista si chiusero sul suo collo, golosamente, facendolo boccheggiare.

-As... aspetta...- si morse il labbro inferiore, immergendo però le dita nella chioma bionda di Roger, che alzò inaspettatamente la testa. -Freddie uscirà fra poco dalla doccia...-

-Freddie si consideri già fortunato che ti abbia portato fino in camera e che non ti abbia scaraventato sul divano come volevo fare!-

Il più piccolo ridacchiò e non riuscì a difendersi da un nuovo attacco alle sue labbra. Cercò di rimanere lucido, chiamando il ragazzo per nome tra un bacio vorace e l'altro perché si fermasse, ma quando le dita esperte di quest'ultimo si intrufolarono sotto la maglietta, sentì un po' della sua forza di volontà cedere.

Con un altro bacio nell'incavo della spalla, Roger gli estorse un pigolio che si infranse nel suo orecchio facendolo sorridere compiaciuto ed eccitato.

-Ma... Freddie...-

-Fred voleva i dettagli sconci, no?- lo prese in giro, coinvolgendolo una nuova risata leggermente impacciata:

-Sì, ma non... non è un buon motivo...-

Non ci credeva nemmeno lui mentre lo diceva.

Gli permise sfilargli la maglietta e avvolse le gambe attorno ai suoi fianchi, senza più tirarsi indietro ma anzi stringendo le braccia sulla sua schiena: il mal di testa era ormai solo un lieve ricordo, la mente inebriata dal sapore di caffè, arance e cioccolato che, combinati insieme risultavano irresistibilmente agrodolci.






Angolino autrice:
Eccomi di nuovo con una storia ripescata dall'archivio di storie avviate secoli fa e mai concluse nè tantomeno pubblicate! XD
Di nuovo dal 2013, questa storiella è stata lunga da risistemare perché originariamente era divisa in due capitoli che però ho preferito unire per creare una one shot.
Siete liberi di interpretarla come un seguito della mia altra one shot a tema Dealor, oppure di considerarla a sè stante. ^^
Spero che vi sia piaciuta. Io personalmente ci sono molto affezionata :) mi ricorda la vacanza in camper durante la quale l'ho scritta e mi fa tornare il sorriso ^^
Mando un abbraccio a tutti!
A presto (domani) con Anyway the Windows! :-*
Un bacione!
Carmaux

  
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