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Autore: Black Drop    22/02/2019    3 recensioni
I quotidiani problemi di Maka Albarn includevano mantenere la sua media scolastica perfetta, tenere a bada gli scatti di rabbia dovuti alla vita sregolata di suo padre e ignorare le ridicole capriole del suo stomaco in prossimità ravvicinata del suo migliore amico.
Poi è arrivata quella fatidica sera.
Genere: Commedia, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Spirit Albarn | Coppie: Soul/Maka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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17.I postumi della follia


Maka non somigliava per niente a sua madre. Era una cosa per cui da piccola non si dava pace, il fatto di essere così diversa da lei. Una cosa per cui, quando fu abbastanza grande da comprendere perché mamma e papà litigassero così spesso la notte, convinti che lei non li sentisse, stava davvero male. Si chiedeva se quando mamma la guardasse in faccia riuscisse a vedere soltanto gli occhi di papà sul suo viso. Da più grande, si era chiesta se forse non fosse stato proprio quello a spingerla così lontano da lei.
Ogni volta che la vedeva, Maka non faceva che pensare a quanto fosse bella senza sforzo, anche mentre le parlava di quanto lavoro avesse da fare, di quante commissioni dovesse sbrigare, guardando il suo orologio da polso con la fronte corrugata perché non aveva mai abbastanza tempo.
Maka voleva dirle di fermarsi, di prendersi un momento di pausa, ma allo stesso tempo ammirava quella sua assurda tenacia che la faceva brillare in tutto quello che faceva. E così si ritrovava sempre ad osservarla con un sorriso affascinato. Proprio come in quel momento.
Mamma la guardò inarcando un sopracciglio, le chiese perché stesse sorridendo.
Maka si strinse nelle spalle e fece per rispondere.
Sentì un peso sulla pancia. Si accorse che era un braccio, si accorse di essere coricata, e le parole che stava per pronunciare si persero nella sua mente, mentre il suo cervello tornava lentamente a distinguere sogno e realtà.
All’inizio pensò a Soul, ma non ricordava di essere andata da lui quella notte. Non ricordava neanche di essersi coricata.
Quando aprì gli occhi si ritrovò ad osservare un soffitto bianco, in una stanza che mise un po’ a riconoscere. L’amica di Blair, Lisa, aveva ceduto loro il suo letto, ricordò Maka, facendosi poi ospitare a sua volta in camera di Arisa. E quella che ronfava beatamente sulla sua spalla era proprio Blair, con ancora indosso i vestiti del giorno prima e i capelli spettinati in faccia. Per una volta non aveva il suo aspetto da bambola perfetta.
Maka sbadigliò e si sollevò sui gomiti, spostando il braccio di Blair. Non sapeva che ore fossero, ma a giudicare dalla luce e dal rumore che veniva dalla finestra doveva essere metà mattina. Il che voleva dire che Blair avrebbe dovuto iniziare a prepararsi.
Sospirò. Il giorno del matrimonio era arrivato veramente.
Individuò la sua borsa e la raggiunse, frugandoci dentro in cerca del telefono.
Quando lo afferrò, ebbe una fugace impressione di aver fatto qualcosa di stupido la sera prima. O meglio, qualcosa che riguardava il suo cellulare e che in quel momento le sfuggiva. Perché la verità era che Maka aveva fatto tante cose stupide quella notte, come abbassare la guardia e continuare a bere quel dannatissimo drink.
Guardò il display con una smorfia.
“Blair.” chiamò, tornando a sedersi sul letto. “È ora di alzarsi. Devi prepararti.”
Blair non parve sentirla. Continuava a dormire profondamente e Maka sbuffò seccata.
“Svegliati!” esclamò, scuotendole la spalla.
Blair mugugnò insensatamente e provò a coprirsi il viso con le mani.
“No! È tardi! Sveglia!” continuò Maka, allontanandole le braccia e facendola piagnuccolare.
“Abbassa la voce.” si lamentò lei.
Maka alzò gli occhi al cielo. Ed ecco che la sposa stava facendo i conti con la sbronza della notte precedente.
Al contrario, doveva ammettere che, per quanto si fosse comunque intontita, Maka non stava subendo conseguenze di nessun tipo, se non un profondo rimorso. Ma dopotutto la sua non era neanche stata una vera e propria sbronza, aveva bevuto abbastanza per diventare un po’ euforica e non notare immediatamente di essere stata coinvolta in un furto d’auto.
“Blair, dai.” chiamò di nuovo. “Sono quasi le dieci. Ti devi iniziare a preparare.”
Blair sembrò ascoltarla questa volta. Si sistemò a pancia in su e aprì finalmente gli occhi, lanciando poi un’occhiataccia alla finestra come se l’avesse offesa personalmente.
Spostò lo sguardo su Maka.
“Buongiorno.” la salutò con voce debole.
Maka ricambiò il saluto, con un minuscolo sorriso.
“Possiamo stare così ancora per un po’? Poi giuro che mi alzo.” fece Blair, ancora in un sussurro assonnato.
Maka si sistemò a fianco a lei, poggiandosi alla testiera del letto. “Solo cinque minuti.”
Sentì Blair ridacchiare, per niente turbata, e si ritrovò a pensare a quando quella notte l’aveva abbracciata, mentre lei sputava fuori veleno diluito con le lacrime.
Si mordicchiò il labbro.
“Ho detto delle brutte cose, stanotte.” mormorò Maka, rompendo il silenzio che era calato. “Mi dispiace.”
Blair le afferrò la mano e gliela strinse.
“Non preoccuparti.” le disse, con un minuscolo sorriso. “Lo so che all’inizio mi odiavi.”
Maka si morse l’interno della guancia. Non era esattamente così, ma non poteva negare di aver provato una certa ostilità nei suoi confronti. Sospirò.
“No.” mormorò poi, scuotendo appena il capo. “Ero arrabbiata con papà. Odiavo quella situazione, perché ce l’avevo con lui. Tu eri…” sospirò, corrugando la fronte in cerca delle parole adatte.
“Il tradimento più grande di Spirit.” concluse Blair, ripetendo ciò che Maka stessa aveva ammesso quella notte. “Io non so cosa voglia dire avere i genitori separati, ma lo capisco che questa non è una situazione facile da accettare.”
Maka la guardò, non sapendo bene cosa dire. Quella conversazione avrebbero dovuto averla molto prima forse. Ripensò a quel pomeriggio di tanti mesi prima, quando dopo il suo litigio con Soul era stata proprio Blair a ricordarle l’importanza del riconoscere i propri errori.
“Mi dispiace.” le disse quasi timidamente. “Ero sempre arrabbiata e sono stata cattiva con te.”
Blair ridacchiò, stringendole ancora la mano affettuosamente.
“Non sei stata cattiva, Maka. Non mi aspettavo che mi avresti accettato dall’oggi al domani e di certo non pretendevo di piacerti dal primo giorno. Però mi hai comunque dato una possibilità, mi hai lasciato entrare nella tua vita e guardaci ora.” concluse Blair, sorridendole raggiante. “Insomma, mi sento un schifo, in questo momento, ma ho te vicino.”
Maka si lasciò sfuggire una risata, incrociando le gambe sul materasso. Si era tolta dal petto un peso che non aveva neanche notato di portare.
“Come va la testa?” le chiese dopo una pausa.
Blair emise un lamento abbastanza eloquente in risposta, affondando di nuovo il capo sul cuscino. “Tu?”
Maka fece spallucce. “Io sto bene.”
Blair sospirò. “Forse avremmo dovuto far guidare te ieri.”
Maka stirò le labbra in una smorfia. Era vero che si era rivelata ancora abbastanza padrona di se stessa, al contrario delle altre, ma sicuramente non sarebbe stato il caso di mettersi a guidare.
Alla fine a casa erano tornate a piedi, prevalentemente perché Maka si era rifiutata di salire in macchina con Arisa nuovamente al volante e Blair aveva insistito per far andare tutte con lei.
Scosse il capo, leggermente irritata al ricordo delle disavventure di quella notte.
Blair si mise seduta, provando inutilmente a domare la sua chioma.
“Quando mi sono svegliata ero completamente disorientata, non capivo dove ero.” commentò con uno sbadiglio.
“Anch’io.” rispose Maka ancora sovrappensiero. “All’inizio ho pensato di essere da…”
Si bloccò immediatamente, mordendosi il labbro.
Blair le lanciò un’occhiata penetrante, con un sorrisetto sulle labbra. Improvvisamente aveva l’aria di essere a conoscenza di tutti i suoi segreti più oscuri.
“Sì?” la incalzò, con una risatina.
Maka deglutì, con gli occhi spalancati. Scosse il capo, con un sorriso nervoso.
“Lascia stare.” tentò, pur sapendo che fosse completamente inutile.
Blair schioccò la lingua e sghignazzò un altro po’.
“È da Soul che vai, quando esci la notte, vero?” chiese poi, andando dritta al dunque.
Maka sospirò. Avrebbe dovuto immaginare che Blair l’avrebbe capito. Dopotutto non c’erano molte alternative su dove potesse aggirarsi alle prime ore del mattino in pigiama.
Annuì, evitando lo sguardo sicuramente divertito di Blair.
“E suppongo che la scusa sia per evitare di sentire rumori molesti, se così vogliamo chiamarli, dalla nostra camera?” continuò Blair, con aria complice.
“Non è una scusa! È la ragione, semmai!” ribatté Maka scrollando le spalle e facendola ridacchiare.
“Avresti potuto dirmelo!” disse lei a quel punto.
“Oh, tanto succedeva anche prima.” si lamentò Maka, pentendosene subito dopo. Blair però non sembrava particolarmente disturbata, anzi continuava a ridere. L’idea di Spirit con altre donne non sembrava infastidirla, ma considerando le circostanze in cui si erano conosciuti forse era anche normale.
“Non lo dici a papà, vero?” fece Maka, con tono incerto.
Blair la guardò stupita, prima di scoppiare a ridere sguaiatamente.
“Stai scherzando? Vuoi fargli venire un infarto prematuro?” esclamò, con una vocina stridula.
Maka sentì il volto invaso dal calore. Doveva essere senza dubbio arrossita.
“Ma cosa ti stai immaginando?” accusò, imbarazzata.
Blair scosse il capo.
“Il punto è cosa si immaginerebbe lui!” esalò, prima di sciogliersi in altre risate.
Maka si coprì il volto in imbarazzo, suo malgrado lasciandosi andare anche lei a ridere. Effettivamente papà sarebbe stato in grado di immaginare le peggiori cose in una situazione simile. E probabilmente non si sarebbe più limitato alle occhiatacce nei confronti di Soul.
Blair le sorrise ancora, ammiccando, e si alzò finalmente dal letto.
Si stiracchiò e poi scrollò stancamente le spalle, con un grugnito.
“Tutte queste risate mi stanno facendo male alla testa.” gemette, portandosi una mano al viso. “E mi sento come se dovessi vomitare anche lo stomaco.”
Maka la raggiunse immediatamente. “Allora, magari, è il caso di andare in bagno.”
L’ultima cosa che voleva era ritrovarsi a pulire il contenuto dello stomaco di Blair dal pavimento. Tra l’altro dubitava che le padrone di casa fossero in condizioni migliori.
“Oh, non ancora.” precisò Blair, cercando di tranquillizzarla.
Sembrava stordita, ma non proprio sul punto di rimettere. Comunque Maka si disse che non appena avesse assunto un colorito più verdastro l’avrebbe trascinata di peso fino al water.
Il salotto era in penombra, le tende chiuse sulle finestre che oscuravano l’ambiente. Non ci fu bisogno di chiedersi il motivo, Lisa accasciata sul tavolo con un paio di occhiali da sole sul naso era abbastanza come risposta.
“Hey.” salutò debolmente. “Ho messo a bollire l’acqua per il tè. Volete una pastiglia?”
Sembrava ancora più stordita della notte precedente.
“Arisa dorme ancora?” chiese Blair, prendendo posto vicino a lei.
“No, è andata a riprendere la macchina.” spiegò Lisa, prima di posare delicatamente una mano sul braccio di Maka. “Potresti gentilmente controllare il pentolino?”
La colazione si svolse per lo più in silenzio, con Lisa sempre in modalità da losca spacciatrice di paracetamolo e Blair che mangiò a malapena, nonostante Maka insistesse per farle mettere qualcosa sotto i denti.
Quando Arisa tornò a casa, Blair era già sotto la doccia e Maka stava aiutando Lisa a sgomberare il tavolo e tirare fuori ogni utensile possibile e immaginabile per trucco e parrucco.
“Stiamo già iniziando i preparativi?” fece, gettando con mala grazia la sua borsa su una poltrona. Pareva irritata.
Lisa annuì e poi le lanciò un’occhiata curiosa. “Tutto a posto con la macchina?”
Arisa fece spallucce, affondando sul divanetto.
“Cosa dovrebbe avere?”
“Non saprei, è rimasta tutta la notte lì.” commentò Lisa, finalmente sollevandosi gli occhiali da sole sulla testa. “Non è esattamente il primo posto in cui lascerei un’auto, normalmente.”
Arisa sbuffò, scettica. “Figuriamoci.”
Maka non disse niente, ma era perfettamente d’accordo. Chi mai avrebbe rubato un simile catorcio? Neanche partiva sempre.
“Se qualcuno la prendesse, forse mi farebbe anche un favore.” borbottò secca Arisa. Poi sembrò rimuginare sulla questione. “Dovrei fare un’assicurazione anche per furto. Quanto mi daranno se me la rubano?”
Maka le lanciò un’occhiata sconcertata. Stava pianificando di farsi rubare l’auto apposta?
Lisa ridacchiò scacciando le parole dell’amica con un gesto della mano.
“Non è che sei passata dove abbiamo lasciato l’altra macchina ieri?” chiese poi, con un’altra risatina. “Io ricordo a malapena come ci siamo finite.”
Maka storse le labbra in una smorfia.
Arisa sbuffò, nuovamente irritata.
“Sì, ho dovuto fare quella strada.” sbottò acida. Quando Lisa la guardò curiosa, esortandola a continuare, arricciò il naso. “Ho beccato proprio il momento meno adatto possibile. Ho cercato di passarci più lontana che potevo perché avevo paura che mi avrebbe riconosciuto.”
“C’era il padrone?” chiese Lisa, divertita. “L’aveva già trovata?”
Maka si chiese se avesse passato tutta la notte in cerca dell’auto o se l’avesse trovata prima la polizia.
“Sì.” borbottò Arisa, scivolando sempre di più sui cuscini del divano. “E i pompieri.”
“I pompieri?” ripeté perplessa Lisa. Doveva avere proprio i ricordi confusi.
“La macchina si è chiusa con le chiavi dentro.” le ricordò Maka, con voce cupa.
Arisa la guardò infastidita e Maka ricambiò con altrettanto astio. Se voleva dire qualcosa che lo facesse pure, sarebbe comunque stata in torto marcio.
Lisa sembrò ricordare improvvisamente gli avvenimenti di quella notte.
“Oh cavolo!” esclamò, con una mano davanti alla bocca. “Abbiamo anche bucato una ruota?”
“Sì.” sibilò Maka, sempre pronta ad un eventuale scontro con Arisa, che continuava a lanciarle occhiatacce.
“Merda!” esclamò Lisa, prima di ridacchiare nervosamente. “Praticamente non ricordo quasi nulla di cosa è successo dopo che il cowboy si è tolto i pantaloni.”
Maka sospirò stancamente. Purtroppo lei ce l’aveva tutto marchiato a fuoco nella mente, invece.
“Cacchio, c’era anche la polizia?” fece a quel punto Lisa, il sorriso che si trasformava in una smorfia. “Insomma, ti sembrava che stessero indagando?”
Arisa la scrutò confusa, le sopracciglia corrugate.
“Stavano cercando di aprirla in quel momento.” borbottò secca. “Di che hai paura?”
“Non so, magari rilevano le impronte digitali.” spiegò Lisa turbata.
Maka la fissò poco convinta. Non era un’esperta, ma rilevare le impronte digitali avrebbe richiesto sicuramente un ulteriore lavoro che non le pareva valesse la pena fare per una macchina che, pneumatico a parte, era stata ritrovata intatta.
Blair uscì dal bagno in quel momento, coperta solo da un asciugamano rosa e con i capelli avvolti in un turbante.
“Eccomi qua!” esclamò, decisamente più vitale di quando si era alzata. La doccia e le medicine spacciate da Lisa dovevano averle fatto bene.
Lisa e Arisa non sembravano ancora pronte a condividere il suo entusiasmo, visto che fecero entrambe una smorfia al suo tono di voce, intimandole di non urlare.
“Cosa sono quei musi lunghi?” bofonchiò Blair, incrociando le braccia contrariata. “La pastiglia non ha ancora fatto effetto?”
“No. E Lisa ha paura di venire incastrata dalle impronte digitali sull’auto di ieri notte.” spiegò Arisa storcendo la bocca per l’ennesima volta.
Blair scoppiò a ridere e tirò una pacca a Lisa, chiaramente non prendendo seriamente le sue preoccupazioni. Si accomodò nuovamente al tavolo, liberando i capelli dall’asciugamano e afferrando una spazzola.
“Voglio vedervi sorridere. Questa è la parte divertente.” annunciò, rifilando l’asciugacapelli a Lisa, una piastra e un ferro per capelli a Maka e lanciando un astuccio pieno di bigodini ad Arisa. “È ora di preparare la sposa!”


Il piano di Maka, inizialmente, prevedeva rimanere soltanto per la mattina e poi tornarsene a casa, riposarsi un po’ e prepararsi con calma. Ovviamente Blair l’aveva stravolto.
L’aveva convinta a farsi una doccia lì, rimanere fino all’ora di pranzo e lasciarsi truccare da loro, così una volta tornata avrebbe dovuto soltanto vestirsi.
“Ti sistemiamo anche i capelli!” aveva detto tutta entusiasta.
Quando Maka aveva provato a ribattere, dicendo che non c’era bisogno, Lisa era intervenuta contrariata.
“Sei la damigella, sarai sotto gli occhi di tutti tanto quanto gli sposi.” aveva affermato con gli occhi che le brillavano di una luce quasi inquietante. “Devi essere perfetta.”
Maka aveva pensato che con il vestito da sposa che aveva scelto Blair, nessuno avrebbe guardato come fosse truccata lei, ma non poteva mica dirlo a voce alta.
E così era finita tra le grinfie di due svitate e una sposa esaurita (tra l’altro tutte ancora impegnate a smaltire i vari malesseri post-sbronza) a cui aveva ripetuto fino alla nausea di non fare niente di troppo esagerato. Aveva iniziato ad impanicarsi quando avevano commentato sul fatto di non fare mai trucchi naturali di quel genere, ma alla fine il risultato era stato ottimo. Avevano rispettato la sua richiesta e soffocato le sue paure di finire conciata come una drag queen.
Si era fatta fare giusto un po’ di boccoli morbidi col ferro e le avevano messo qualche fiore della stessa tonalità del suo vestito sull’acconciatura.
Si congedò il pomeriggio, salutando Blair, a cui ormai mancava solo il vestito, e le sue amiche che continuavano a muoversi da una parte all’altra dell’appartamento.
Fuori dalla palazzina, Stein la aspettava seduto in macchina. Non appena Maka salì, la salutò e mise subito in moto.
“Pensavo che dovesse venire Marie a prendermi.” commentò Maka. Erano rimaste d’accordo così dalla sera prima, dopotutto.
“Sì, voleva venire, ma non era il caso.” borbottò Stein stringendo appena le labbra.
“È successo qualcosa?” chiese a quel punto Maka, confusa.
“Prima di tutto si sarebbe persa di nuovo.” rispose lui atono, con gli occhi fissi sulla strada. “Ma più che altro non è in condizione di guidare, ora come ora.”
Di nuovo? Quando si è persa?” fece Maka, preoccupata. “Aspetta, cosa vuol dire che non è in condizione…?”
“Non è niente di grave, non preoccuparti.” la interruppe Stein, placando le sue infinite domande con una mano sollevata. “Diciamo soltanto che attirerà qualche sguardo.”
Maka si chiese che diamine fosse successo. Quell’ultimo giorno si era rivelato proprio lungo per tutti.
Poco più tardi Stein parcheggiò l’auto di fronte a casa e lui e Maka percorsero il vialetto fino alla porta. Non appena entrarono si accorsero di essere finiti nel mezzo di un battibecco tra Marie e Spirit, a giudicare dal vociare che veniva dal piano superiore.
Stein sospirò e si lasciò andare sul divano, poggiando la fronte sui palmi delle mani con aria stanca. Maka si chiese se anche lui e Spirit avessero fatto le ore piccole quella notte, e si rispose immediatamente di sì. Figurarsi se papà si sarebbe lasciato sfuggire un’occasione per potersi ubriacare come se non ci fosse un domani.
Salì le scale in fretta, dando un’occhiata all’orologio. Alla fine non aveva un granché di tempo per riposarsi, sarebbe stato meglio finire di prepararsi in fretta.
Quella situazione aveva un che di surreale. Si sentiva come se dovesse partecipare ad un evento importante, sì, ma uno che non la toccava direttamente. Era come se non avesse ancora realizzato di essere arrivata al fatidico giorno. E poi ogni tanto se ne ricordava, si rendeva conto che quello era proprio il matrimonio di papà e Blair.
Se glielo avessero detto sei mesi prima, avrebbe riso a crepapelle. Anche perché sei mesi prima Blair non la conoscevano nemmeno, e questo sarebbe dovuto essere abbastanza per chiarire quanto tutta quella storia fosse assurda.
Stava per entrare in camera sua quando dalla stanza di suo padre uscì Marie, chiaramente di fretta che sbuffava nervosa. Maka la guardò in faccia e capì immediatamente di che cosa stesse parlando Stein, poco prima.
“Che ti è successo?!” esclamò, indicando la benda nera che le copriva l’occhio sinistro.
Marie la notò e le si avvicinò con un sorriso, abbandonando momentaneamente l’irritazione.
“Oh Maka, sei arrivata!” fece, sfiorandole delicatamente i capelli. “Sei già pronta a metà, vedo. Come sei bella!”
Piuttosto doveva sembrare abbastanza ridicola, con quel trucco e acconciatura eleganti abbinati alla sua semplicissima combo di tshirt, jeans e scarpe da ginnastica. Appunto, si era aspettata di tornare a casa quella mattina, dopotutto.
“Marie…” balbettò ancora Maka, sempre guardando la benda con aria sconcertata.
“Frank non te ne ha parlato?” fece Marie con un risolino nervoso. “Non è niente di grave, solo un graffio sulla cornea. Ma ho l’occhio tutto arrossato ed davvero è brutto da vedere, quindi ho messo la benda.”
“Hai graffiato la cornea?” ripeté Maka basita.
“Sì, l’addio al celibato di Spirit è finito nella sala d’aspetto del pronto soccorso.” continuò Marie, come se niente fosse. “Ma è un’abrasione molto superficiale, fra pochi giorni sarà già guarita. Non preoccuparti.”
Maka la fissava ad occhi spalancati, a corto di parole. Aveva un milione di domande e non sapeva quale fare per prima.
Marie diede un’occhiata al suo orologio da polso e si schiarì la gola.
“Poi ti raccontiamo. Per ora è meglio se finiamo di prepararci.” fece sbrigativa, riprendendo a camminare verso il bagno. “Tuo padre mi sta facendo dannare.”
Maka sospirò rassegnata e si chiuse in camera. Avrebbe fatto chiarezza su quella storia non appena fosse stata pronta.
Tirò fuori la busta trasparente con il suo vestito e la appese all’anta dell’armadio. Era arrivato finalmente il momento di farsi coraggio e indossarlo. La sua unica consolazione era che a fianco a Blair sarebbe sembrata quella più sobria, senza ombra di dubbio.
Dopo aver litigato per un po’ con la lampo, prima per aprirla e poi per richiuderla, Maka si guardò allo specchio con un sospiro. Se fosse stato di un altro colore, meno acceso, meno violento, sarebbe stato carino anche se comunque non la sua prima scelta. Ripensò ai commenti delle sue amiche, soprattutto quelli di Patty, con una smorfia. Si chiese se si stesse facendo influenzare troppo da loro.
Tornò a frugare nell’armadio in cerca delle scarpe nuove, comprate apposta per l’occasione. Non era la prima volta che le metteva, ma sarebbe stata la prima volta che le avrebbe usate per uscire di casa. Blair le aveva detto di provarle ogni tanto, così che prendessero la forma del suo piede e fossero meno dolorose. Sarebbe stato inutile, probabilmente, perché Maka i tacchi non li metteva quasi mai e non era per niente abituata a camminarci. Entro mezz’ora le avrebbero già fatto male i piedi.
Dopo aver aggiunto un paio di orecchini, un bracciale e il bouquet da polso che Blair le aveva raccomandato di mettere, Maka tornò davanti allo specchio a contemplare quella versione tirata a lucido di se stessa. Almeno quel giorno nessuno avrebbe dubitato della sua età o l’avrebbe scambiata per una molto più piccola.
Mentre cercava di infilare lo stretto necessario nella sua minuscola pochette nuova, le venne un’illuminazione improvvisa.
Uscì di corsa dalla sua stanza, cercando disperatamente una persona qualunque.
“Il bouquet!” esclamò, scendendo le scale frettolosamente e rischiando di girare il piede sui trampoli che stava indossando e rotolare giù. “È arrivato? L’hanno consegnato?”
Stein era dove l’aveva lasciato sul divano e sarebbe potuto sembrare che non si fosse mosso per niente, non fosse stato per il completo elegante che indossava ora.
“Sì, l’hanno portato stamattina.” le rispose, senza alzare lo sguardo dal telefono che stava maneggiando. “È in cucina.”
Maka individuò da lontano i fiori sul tavolo e tirò un sospiro di sollievo.
Dal piano di sopra Marie insultò papà, mentre lui si lamentava a gran voce, rompendo quel momento di tranquillità.
“Ma che sta succedendo?” fece Maka, con una smorfia verso il soffitto.
“Se ho capito bene, la cravatta di Spirit è macchiata e ne stanno cercando un’altra che stia bene col vestito.” spiegò Stein con tono vagamente annoiato.
Maka tornò a guardare lui. “E all’occhio di Marie, invece, cosa è successo?”
Stein sospirò e lasciò andare il telefono, sollevando lo sguardo spiritato su di lei. Fece per parlare ma fu interrotto da Marie che lo chiamava dal piano superiore. Alzò gli occhi al cielo, prima di alzarsi e raggiungerla.
Maka scrollò il capo con esasperazione, seguendo poi il suo padrino su per le scale. Incappò in Marie che usciva nuovamente dalla stanza di Spirit e andava in bagno, tra uno sbuffo e l’altro.
“E poi dicono che dovrebbe essere la sposa quella isterica!” stava borbottando stizzita.
Maka entrò nella camera da letto di suo padre con un sospiro. Vide Stein appoggiato svogliatamente al muro senza far niente, mentre Papà stava praticamente svuotando l’intero contenuto di un cassetto sul suo letto, ormai strapieno di cravatte, brontolando a bassa voce. Quando alzò lo sguardo su di lei si fermò, raddrizzandosi a guadarla meglio da testa a piedi.
“Maka.” fece con tono ammirato. “Sei bellissima, tesoro.”
La guardò in faccia ed eccoli, gli occhi verdi che lei aveva ereditato, che adesso le stavano rivolgendo un’occhiata piena di affetto e che brillavano sospettosamente.
“Non ti starai mettendo a piangere!” sbottò Maka bruscamente. “Non sei neanche arrivato all’altare!”
Spirit emise una risatina umida.
“È che sei meravigliosa.” le disse, prendendole le mani nelle sue. “E pensare che io ho creato qualcosa di così meraviglioso è incredibile.”
Maka lo fissò intensamente, sempre più sconcertata e a quel punto anche imbarazzata.
“Ma sei ancora ubriaco?!” accusò, non sapendo cosa pensare.
Stein non riuscì (o non provò) a nascondere il suo divertimento, sciogliendosi in una risata beffarda. Papà sembrò riprendere la calma momentaneamente.
“No, ma che dici?” si difese con un velo di indignazione. “Ma che ti ha detto quel cretino?”
Maka gli lasciò le mani, incrociando le braccia sul petto con un cipiglio nervoso.
“Niente! Nessuno mi ha ancora spiegato perché Marie ha una maledettissima benda da pirata!” sbottò lanciando un’occhiataccia prima a suo padre e poi al suo padrino.
Papà sospirò, piazzandosi al suo fianco a contemplare il disordine sul materasso.
“È stato un incidente. Effettivamente, ieri abbiamo esagerato un po’ con gli alcolici.” ammise quasi in imbarazzo, proprio mentre Marie rientrava in camera con una cravatta in mano.
“Cos’è, stai ancora male?” chiese lei, con cipiglio nervoso.
“Anche tu?” sbottò Maka, voltandosi da suo padre.
Grandioso! Adesso doveva sorbirsi anche lo sposo con i postumi della sbornia.
Maka scosse il capo, voltandosi di nuovo verso Stein, sempre in cerca di una spiegazione. Lui prese fiato e iniziò a raccontare la loro serata con tono piatto.
“Abbiamo bevuto molto ieri, così abbiamo chiamato Marie per farci venire a prendere.” spiegò, infilandosi le mani in tasca. “Ma poi Spirit ha fatto un casino perché era troppo su di giri…”
“Non dare la colpa a me!” sbottò l’interessato, difendendosi con enfasi. “Eri tu col tuo sguardo da Jack lo Squartatore che mi stavi facendo agitare!”
“Come fai a dire che avevo lo sguardo di una persona che non si sa neanche che aspetto avesse?” si informò allora Stein. Sembrava genuinamente curioso.
Spirit roteò gli occhi. “Posso immaginare che avesse un’espressione molto simile alla tua!”
“Possiamo tornare alla questione principale?” intervenne Maka, prima che divagassero ulteriormente. Stein si schiarì la gola e annuì.
“Il punto è che grazie al suo agitarsi, delle birre sono finite addosso a un tipo ed è scaturita una brutta discussione.” continuò con una smorfia.
“Una rissa?” chiese Maka.
“No.” rispose papà con un sospiro.
“Hanno iniziato tutti a lanciare tappi di bottiglie come bambini delle elementari.” si intromise Marie a quel punto con tono secco. “Io ero appena entrata nel bar.”
Maka la fissò a bocca aperta. “Ti hanno colpito nell’occhio?”
Marie si strinse nelle spalle rassegnata, rigirandosi la cravatta tra le mani.
“A quel punto abbiamo preso un taxi per andare al pronto soccorso.” raccontò Stein con un sorrisetto. “E poi un altro per tornare a casa. E all’inizio avevamo chiamato Marie proprio per non pagare una corsa.”
Maka scosse il capo incredula. “Voi siete matti!”
“Comunque se Marie fosse arrivata subito, invece di girare a vuoto chissà dove, non sarebbe successo niente.” bofonchiò Spirit con una smorfia infastidita e la sua solita delicatezza da elefante.
“Quindi adesso è colpa mia?” sbottò Marie, mettendo i pugni sui fianchi.
“È colpa del tuo senso dell’orientamento da scoiattolo!” si giustificò subito lui, sollevando le mani. Stein lo guardò pensieroso, scuotendo appena il capo.
“In realtà gli scoiattoli hanno un senso dell’orientamento abbastanza buono.” constatò con semplicità e Marie sospirò stancamente.
“Beh, allora è colpa del tuo senso dell’orientamento da… un animale con un pessimo senso dell’orientamento, ok?!” esclamò Spirit, chiaramente non sapendo più che pesci pigliare.
Maka gli lanciò un’occhiataccia, ma lui sembrava più preoccupato dello sguardo omicida che gli stava rivolgendo Marie.
“Ma l’importante è che tu stia bene.” mormorò a quel punto, deglutendo, prima di sorriderle nervosamente.
Lei lo fissò con aria truce per qualche altro secondo, prima di agitargli la cravatta davanti al naso con uno sbuffo.
“Torniamo piuttosto al tuo problema. Fra poco dovremmo iniziare ad andare all’hotel.”
Maka li stava ancora fissando tutti con aria sconcertata. Parevano abbastanza tranquilli nonostante quello che le avevano appena raccontato. Dopotutto sia Marie che Stein avevano detto che non si trattava di una ferita grave.
“Ho provato a lavarla e asciugarla in tutta fretta.” stava dicendo Marie, irritata. “Mi sembra che adesso vada bene.”
Spirit l’afferrò e la esaminò, avvicinandosi alla finestra in cerca di qualsiasi tipo di macchia.
“Se hai altro di cui lamentarti, con la cravatta ti strozzo e invece di un matrimonio celebreremo un funerale.” sputò infine Marie, lanciandogli sguardi di fuoco.
Stein le rivolse un sorriso ammirato, quasi fosse orgoglioso delle minacce della moglie.
Dieci minuti più tardi Maka si stava affrettando a portare alcune borse in macchina, così da accelerare i tempi. Si stava facendo tardi e lei sembrava l’unica consapevole. Con la coda dell’occhio vide il signor Evans uscire di casa e dirigersi verso il garage, e Maka si chiese se sarebbe riuscita a salutare Soul prima della cerimonia. Non avevano molto tempo e, in ogni caso, se non si fossero dati una mossa sarebbero arrivati molto in ritardo.
Sentì un fischio alle sue spalle e si voltò, ritrovandosi davanti proprio a Soul con addosso un completo che sembrava fatto apposta per lui.
L’aveva visto vestito elegante qualche altra volta, e come sempre si ritrovò a pensare che stesse dannatamente bene così.
Non appena i suoi occhi finirono sul suo sorrisetto malizioso, Maka ricordò con improvvisa vividezza il disgraziato momento in cui le sue dita, la scorsa notte, avevano digitato la frase “Sei il mio Mr. Darcy.” e avevano poi premuto invio, infilandola irrimediabilmente in una situazione di un imbarazzo agghiacciante.
Per un secondo si appellò alla speranza che Soul non avesse mai letto Orgoglio e Pregiudizio, prima di ricordare che era stato costretto a farlo per letteratura e che lei stessa lo aveva convinto, dicendogli che quello era uno dei suoi libri preferiti in assoluto. Per la miseria, era stata proprio lei a prestargli la sua copia!
La sua seconda speranza fu che Soul non ricordasse niente del libro, o almeno non i nomi dei personaggi.
“Miss Bennet.” la salutò con un cenno del capo e quel dannatissimo ghigno sulle labbra.
Come non detto!
Se già si sentiva in imbarazzo, il fatto che poi lui fece scorrere lo sguardo su di lei fino ai piedi e poi di nuovo al suo viso non aiutò di certo.
“Mi aspettavo qualcosa di molto meno coprente.” commentò infine, piegando appena il capo di lato. Per lo meno, il signor Evans era sparito dentro il garage, lasciandoli soli e risparmiando Maka da ulteriore vergogna.
“Avevo detto che alla fine non era così terribile.” borbottò Maka, quasi indispettita per l’imbarazzo che le stava provocando. “Si è contenuta.”
Soul scosse il capo con finta delusione. “A me era stato promesso un vestito come quelli di Blair. Questo è troppo normale.”
Ormai Maka doveva essere diventata catarifrangente. Si limitò a sbuffare.
Lui ridacchiò, dando un’altra occhiata al vestito.
“Di certo oggi non rischieresti di venire investita.” disse, riportando gli occhi suoi suoi. “Sembri un po’ una caramella.”
Maka stirò le labbra e incrociò le braccia sul petto.
“Oggi ho i tacchi.” sbottò con poca grazia.
“Lo vedo.” Soul fece un vago cenno di assenso con il capo. “Puoi parlare con gli adulti senza aver bisogno di farli abbassare al tuo livello.”
In qualsiasi altra occasione gli avrebbe mollato uno scappellotto bello potente, ma sembrava essersi sforzato di domare la sua chioma per una volta e non voleva rovinare il lavoro.
“Vuol dire che se ti schiaccio un piede ti faccio molto male.” lo minacciò con un ghigno malefico. “E ti sto avvisando!”
Soul rise e Maka si incantò a guardarlo per un momento. Era troppo carino.
Gli occhi le scivolarono sulle sue labbra e l’unico pensiero coerente che il suo cervello riuscì a formulare fu che il giorno prima proprio quelle labbra le aveva baciate e avrebbe voluto farlo di nuovo. Si chiese se valesse la pena rischiare, con Spirit che sarebbe potuto uscire da un momento all’altro.
Manco lo avesse invocato, la porta d’ingresso si aprì in quel momento e Maka si mordicchiò nervosamente l’interno della guancia.
Lei e Soul si scambiarono un’occhiata e si rese conto che probabilmente lui avrebbe voluto fermare il tempo tanto quanto lei. Gli sorrise facendo spallucce, mentre Spirit ancora discuteva di qualcosa con gli amici.
Soul ricambiò il sorriso.
“Avrei un paio di domande, ma dovrò tenerle per dopo.” mormorò divertito, e Maka immaginò si stesse riferendo al messaggio incriminato. “Ci vediamo più tardi.” si congedò a quel punto, facendo qualche passo all’indietro per poi raggiungere suo padre nel garage.
“Hai preso il bouquet?” le chiese Spirit, richiamando la sua attenzione, mentre usciva finalmente di casa.
Stein e Marie comparvero dietro di lui con i fiori in questione in mano.
“Ce l’ho io!” esclamò lei chiudendosi la porta alle spalle. “Su, andiamo.”
Venti minuti più tardi erano all’hotel, con gli invitati che iniziavano a prendere posto nella sala della cerimonia, dopo essersi avvicinati a salutarli.
Stein si sporse verso Spirit, in modo da non farsi sentire da chiunque non fosse vicino.
“Ti chiederei come ti senti nei tuoi ultimi momenti da celibe, ma questo non è il tuo primo matrimonio, quindi non avrebbe senso.” fece con un sorrisetto malefico.
Spirit si voltò a guardarlo con aria assassina.
“Chiudi quella fogna, Stein.” ringhiò contro di lui, facendolo ridere ancora.
Maka alzò gli occhi al cielo, spostando il peso da un piede all’altro. La cerimonia non era neanche iniziata e voleva già lanciare via quelle scarpe. Quanto le mancavano i suoi amati stivali.
“Damigella!” si sentì chiamare.
Fece appena in tempo a voltarsi, che Arisa che le afferrò un braccio.
“La sposa richiede la tua presenza.” esclamò, tirandosela appresso.
Si ritrovò in una delle stanze vicino alla sala, dove Blair stava dando gli ultimi ritocchi davanti allo specchio, mentre Lisa le sistemava il velo.
“Oh eccoti qui!” esclamò Blair, quando la vide dal riflesso. Si voltò a guardarla meglio. “Sei fantastica Maka!”
Maka ringraziò impacciata, prima di mostrarle il mazzo di fiori tra le sue mani.
“Ti ho portato il bouquet.”
“Grazie mille, tesoro.” fece Blair, girandosi di nuovo verso lo specchio.
Era la seconda volta che la vedeva col suo vestito da sposa e, di nuovo, Maka si chiese di che cosa si fosse fatto lo stilista prima di disegnarlo.
La parte superiore era semi trasparente, se non per il pizzo bianco che le copriva il tanto che bastava per non essere considerato topless, e il tutto poi si univa ad una gonna corta e vaporosa che le ricordava vagamente la forma di un fungo.
Maka si sforzò di ricordare come quello fosse stato comunque il più decente, dei tre vestiti che le aveva mostrato quel giorno al centro commerciale.
“Io sono pronta, ormai.” annunciò Blair, dopo essersi sistemata per l’ennesima volta i capelli. “Là fuori a che punto sono?”
“Ci siamo quasi.” rispose Maka, sedendosi e riposando momentaneamente i piedi. Le facevano comunque male.
“Allora noi iniziamo ad andare in sala. Vi chiamiamo quando siamo pronti.” propose Arisa, prima di dileguarsi insieme a Lisa.
Maka guardò Blair perplessa.
“Non dovrei iniziare ad andare anch’io?” chiese.
Blair si voltò verso di lei e le afferrò la mano.
“In realtà devo chiederti un favore.” le disse con un leggero sorriso.
Irrazionalmente, Maka pensò che le avrebbe chiesto di aiutarla a scappare.
“Non ho nessuno che mi accompagni all’altare.” disse invece Blair, e Maka capì immediatamente quale fosse il favore. “All’inizio pensavo di andarci da sola. Ma poi ho pensato di chiederlo a te.”
Quella richiesta le sembrò così dolce, un po’ per il tono quasi timido (per niente da Blair) con cui era stata formulata, un po’ per il valore non indifferente che aveva.
Maka le sorrise, stringendole a sua volta la mano e annuendo. Si ritrovò stretta tra le braccia della sposa, le narici invase dal suo profumo, e ridacchiò.
Dieci minuti più tardi erano in fondo alla sala, la musica che partiva e Blair che stringeva il bouquet, sorridendo raggiante.
Attraversarono il corridoio tra le sedie a braccetto, sotto gli sguardi incantati degli invitati (tra cui quelli sbigottiti degli Evans, chiaramente agghiacciati dal vestito di Blair), fino all’altare.
Papà le guardava sorridente, con gli occhi lucidi, ed era chiaro che stesse trattenendo le lacrime. Maka era abbastanza sicura che non sarebbe durato ancora molto.
Blair le diede un bacio leggero sulla guancia, prima di lasciarla e stringere la mano che le stava offrendo Spirit.
Prendendo il suo posto a lato, Maka li guardò sorridersi mentre la cerimonia iniziava, e si rese conto della realtà di quel momento. Si stavano sposando per davvero, e lei continuava a pensare che fosse un errore. Però notando lo sguardo sognante che avevano negli occhi, mentre si scambiavano le fedi nuziali, Maka si ritrovò a pensare che in fondo, finché erano felici e finché riuscivano a farlo funzionare, non aveva davvero importanza cosa pensasse lei. Poteva non condividere la loro scelta, ma quando l’officiante pronunciò la fatidica formula finale, dichiarando Spirit e Blair marito e moglie, Maka sorrise fiduciosa.











Note:
So che forse vi aspettavate direttamente tutto il matrimonio ma dovevo dare spazio ad alcune cose prima, in primis la conversazione tra Blair e Maka. Il resto del matrimonio (la festa per intenderci) sarà nel prossimo capitolo, dopo di che c'è solo l'epilogo. Insomma, stiamo arrivando alla fine della storia ormai. non ho ancora finito di pubblicare e già mi sto sentendo nostalgica lol
Poi, lo so che Spirit ha gli occhi blu nell'anime, ma nelle copertine dei volumi/capitoli o nelle official art Ohkubo glieli colorava di verde e mi piace l'idea che Maka li abbia presi da lui.
Comunque, spero che tra voi non si nasconda nessun esperto di scoiattoli perché quella roba del senso dell'orientamente l'ho inventata spudoratamente. xD
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Grazie mille per le letture e per il supporto! :D

A presto!
  
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