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Autore: Stria93    23/02/2019    2 recensioni
- Volete... volete che ve la canti? Adesso? -
- Be', ti si legge in faccia che hai voglia di cantarla, è chiaro come il sole; e se questo servirà a farti tornare tranquilla e silenziosa come fino a poco fa, allora è un sacrificio che sarò ben felice di compiere. -
Sapeva che quella spiegazione era un po' debole e la mente di Belle troppo acuta per lasciarsi trarre in inganno così facilmente, ma si augurò comunque di essere risultato abbastanza convincente.
La giovane ci pensò su qualche secondo, poi prese fiato e attaccò con la prima strofa.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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wheel

Le notti al Castello Oscuro erano immerse in un silenzio quasi irreale, rotto di tanto in tanto dal grido lugubre delle civette o dall'ululato acuto dei lupi; suoni che ogni volta provocavano un brivido a Belle e la inducevano a rannicchiarsi ancora di più sotto le coperte del suo pagliericcio e a desiderare con tutta se stessa di svegliarsi di soprassalto ritrovandosi col cuore in gola nel suo letto morbido e caldo, di nuovo al sicuro al palazzo reale di Avonlea, e scoprire con sollievo che tutta quell'avventura contorta non era stata altro che un brutto sogno.
Ma dentro di sé era ben consapevole di quanto quella speranza fosse vana. La cruda realtà era ben altra: aveva seguito il Signore Oscuro e accettato di divenire la sua domestica (la sua prigioniera) per sempre in cambio della salvezza del suo popolo e della sua famiglia e, per quanto non si fosse mai pentita di quella decisione eroica, pagarne le conseguenze non era certo piacevole.
Ultimamente però doveva ammettere che qualcosa era cambiato; le privazioni della sua nuova vita non le parevano più così gravose, il suo lavoro di governante iniziava a non dispiacerle tanto quanto i primi tempi e il suo eccentrico nuovo padrone non la terrorizzava più come accadeva di consueto all'inizio della sua prigionia, semmai era accaduto l'esatto contrario: quando la ragazza si sentiva triste o l'afferrava la nostalgia di casa, si scopriva sempre più spesso a desiderare e ricercare la compagnia del Signore Oscuro. Non che Rumpelstiltskin si potesse definire un tipo rassicurante o socievole, anzi era l'esatto opposto: misantropo, sarcastico fino all'inverosimile, dotato di un assai discutibile senso dell'umorismo e sempre pronto a sfoderare battute taglienti e commenti sgarbati; eppure quando Belle gli era vicina si sentiva subito meglio, un po' di quel peso che le opprimeva il petto sembrava abbandonarla e il suo animo si faceva all'istante più leggero.
Quella notte in particolare, lupi, civette, gufi e chissà quali altre creature selvatiche sembravano aver organizzato un festino e l'aria della foresta intorno al castello era satura di stridii, ululati e altri versi agghiaccianti non ben identificabili, inoltre era ormai metà novembre e la temperatura della sua cella si era drasticamente abbassata nelle ultime settimane, tanto che la coperta logora sotto la quale si coricava ogni sera era diventata ormai del tutto inutile e Belle si ritrovava puntualmente con i piedi gelati ed era costretta a strofinarsi energicamente le spalle e le braccia per scaldarsi almeno un po' ed evitare l'assideramento.
La giovane si girava e rigirava sul rustico strato di paglia che le faceva da letto, ma con la confusione di suoni cupi e selvaggi che proveniva dall'esterno e il gelo che la tormentava all'interno, non sarebbe mai riuscita a chiudere occhio.
Rassegnata, Belle si tirò su a sedere con un sospiro, si avvolse per bene nella coperta e uscì dalla cella, dirigendosi al piano superiore. Se non altro, da qualche tempo Rumpelstiltskin aveva smesso di chiudere a chiave la porta e così Belle poteva lasciare quell'antro inospitale quando voleva, a patto che non tentasse la fuga; condizione che lei, dal canto suo, aveva sempre onorato.
Man mano che la ragazza si avvicinava alla sala dell'arcolaio, la temperatura si faceva decisamente più gradevole e lei riacquistava pian piano la sensibilità nelle dita che stringevano forte la coperta.
Quando imboccò il corridoio sul quale si affacciava la sala dove Rumpelstiltskin passava le sue notti solitarie a filare e udì il suono ormai famigliare della ruota del vecchio arcolaio che cigolava e scricchiolava sotto il tocco esperto delle mani del Signore Oscuro, un sorriso le affiorò spontaneamente alle labbra senza che lei ne capisse il motivo.
Belle giunse sulla soglia della stanza e si affacciò: come si aspettava, trovò Rumpelstiltskin seduto sul solito sgabello di legno, intento a filare la paglia che alla fine di quel processo si tramutava magicamente in lucenti fili dorati come capelli d'angelo.
Il folletto le dava le spalle e la giovane indugiò per qualche momento, osservando i gesti precisi e metodici con cui il Signore Oscuro si dedicava a quell'attività così umile, così povera e che pure non era priva di un certo fascino e riusciva sempre ad incantarla in un modo che non avrebbe saputo spiegare neanche a se stessa.
- Non dovresti essere a letto, dearie? -
Rumpelstiltskin parlò senza nemmeno voltarsi e senza interrompere il proprio lavoro e Belle sussultò. - Oh, ehm... veramente, non riuscivo a prendere sonno. -
- Capisco. E così hai pensato bene di venire quassù a infastidirmi. -
Belle esitò sull'entrata della sala, mordendosi il labbro e dondolandosi sui piedi, indecisa sul da farsi: non era affatto certa di essere la benvenuta e sapeva benissimo che Rumpelstiltskin detestava essere disturbato mentre filava. Forse avrebbe fatto meglio a scendere nelle cucine a prepararsi una camomilla o a rifugiarsi in biblioteca e riprendere la lettura del romanzo che aveva iniziato il giorno prima...
- Per tutti gli dèi, ragazza! Non startene lì impalata sulla soglia, ormai mi hai fatto perdere la concentrazione quindi tanto vale che entri. -
Belle, che segretamente non aspettava altro, si precipitò dentro la stanza e puntò dritta a una poltrona davanti al camino di pietra nel quale ardeva un bel fuoco allegro e invitante. Vi si acciambellò come un gatto e le sfuggì un sospiro di piacere quando venne investita dal calore delle fiamme che spazzò via immediatamente tutto il freddo patito nella cella.
Nel frattempo, Rumpelstiltskin aveva interrotto la filatura e si era voltato quel tanto che bastava per sbirciare di sottecchi la sua domestica; la candida camicia da notte che spuntava da sotto la coperta nella quale Belle si era avvolta le lasciava scoperte le caviglie sottili e i piccoli piedi nudi, i capelli sciolti le ricadevano disordinati sul viso e nei suoi occhi si riflettevano le danzanti lingue di fuoco nel caminetto di fronte a lei. Il Signore Oscuro si sentì vagamente a disagio quando realizzò che sotto quella mantella improvvisata, Belle indossava solo la camicia da notte di cotone: niente corsetti, niente gonne e sottogonne, niente calze, niente scarpe... solo un insignificante velo di tessuto bianco celava il suo corpo nudo. Per la prima volta dopo centinaia di anni, Rumpelstiltskin ebbe l'impressione di arrossire, ma naturalmente questo era impossibile: il Signore Oscuro non arrossiva come un ragazzino, diamine! E poi non si poteva affermare che egli fosse mai stato particolarmente timido con le donne, almeno non da quando aveva acquisito i suoi poteri... Perché con la sua domestica sarebbe dovuto essere diverso? Per quale assurdo motivo quella giovinetta riusciva a destabilizzarlo ogni volta che gli rivolgeva un sorriso o semplicemente gli puntava addosso quegli occhioni dolci di un azzurro sbalorditivo?
- Oh, vi prego, non smettete di filare a causa mia. Me ne starò qui seduta a scaldarmi e non vi disturberò. Fate come se non ci fossi. -
Le fantasie di Rumpelstiltskin a proposito della camicia da notte della ragazza e di ciò che questa nascondeva vennero bruscamente interrotte dalle parole di lei e il folletto si rese conto di essere rimasto imbambolato a fissarla per più tempo di quanto credesse... o di quanto fosse dignitoso. Si schiarì la voce e tornò a dedicare tutta la sua attenzione all'arcolaio.
- Era esattamente quello che avevo intenzione di fare, dearie. Resta pure seduta lì, se vuoi, ma non seccarmi con le tue sciocchezze. -
Nonostante il suo tono brusco, Belle gli sorrise allegramente dopodiché tornò a raggomitolarsi sulla poltrona, godendo del tepore delle docili fiamme nel camino.


Passò quasi un'ora e, come promesso, dalle labbra di Belle non si levò neanche una parola, e Rumpelstiltskin non era certo tipo da iniziare una conversazione se poteva evitarlo, e così gli unici rumori udibili nella sala rimasero quelli scricchiolanti e ritmici della ruota dell'arcolaio, il tintinnio dei fili d'oro che cadevano nella cesta e il crepitio sommesso del fuoco.
Nel complesso, l'atmosfera era serena, distesa e accogliente e sia la giovane che il Signore Oscuro trovavano nascostamente piacevole quella rilassata assenza di dialogo che, tuttavia, non gli faceva dimenticare la reciproca presenza nella stanza.
A un tratto, a quella sinfonia di suoni pacati si unì la voce della ragazza, che non poté più trattenersi dal sussurrare lievemente un commento: - Sapete, adoro stare ad ascoltare mentre filate. Sembra quasi che l'arcolaio canti una canzone, non trovate?. -
La stranezza di quelle frasi spinse istintivamente Rumpelstiltskin a girarsi sullo sgabello per guardare la sua domestica con espressione canzonatoria. - Ti sembra che l'arcolaio canti? Be', è proprio da te uscirtene con romanticherie simili. Te l'ho detto, dearie: tu leggi troppi libri. E comunque non avevi detto che te ne saresti stata buona e in assoluto silenzio? -
Belle alzò le spalle, ignorando deliberatamente l'ultima parte delle parole del folletto. - Non c'è niente di male in un po' di romanticismo. A tal proposito, mi viene in mente un'antica ballata di Avonlea che parla proprio di un arcolaio. La conoscete? -
Rumpelstiltskin fece finta di rifletterci aggrottando la fronte e portandosi una mano al mento per simulare un grande sforzo di concentrazione, poi scosse la testa. - No. Temo di non aver avuto il piacere, dearie. -
Lei sorrise, perdendosi nei ricordi della sua vita da principessa. - Era una delle mie preferite. Mio padre non era d'accordo che la cantassi perché era una canzone povera, che intonavano solo le contadine e la gente del popolo, non era adatta a una ragazza del mio rango. Ma io me la sono fatta insegnare per intero da una delle cameriere e quando mio padre non era a portata d'orecchi amavo cantarla e suonarla. Ha una melodia così dolce! -
- Forse potresti colmare questa mia gravissima lacuna in ambito musicale, dearie. -
Belle tornò al presente e fissò Rumpelstiltskin al limite dell'incredulità, certa di aver frainteso il suo padrone. - Volete... volete che ve la canti? Adesso? -
Per la seconda volta quella notte, il folletto si sentì avvampare e sperò con tutto il cuore che le squame verdastre del suo viso occultassero il rossore. - Be', ti si legge in faccia che hai voglia di cantarla, è chiaro come il sole; e se questo servirà a farti tornare tranquilla e silenziosa come fino a poco fa, allora è un sacrificio che sarò ben felice di compiere. -
Sapeva che quella spiegazione era un po' debole e la mente di Belle troppo acuta per lasciarsi trarre in inganno così facilmente, ma si augurò comunque di essere risultato abbastanza convincente.
La giovane ci pensò su qualche secondo, poi prese fiato e attaccò con la prima strofa:

Mellow the moonlight to shine is beginning

Close by the window young Eileen is spinning
Bent o'er the fire her blind grandmother sitting
Crooning and moaning and drowsily knitting.
Merrily cheerily noiselessly whirring
Spins the wheel, rings the wheel while the foot's stirring
Sprightly and lightly and merrily ringing
Sounds the sweet voice of the young maiden singing.

Rumpelstiltskin ascoltava senza fiatare quel canto di sirena che lo ammaliava e lo trasportava in un mondo dove ogni preoccupazione, ogni pensiero, ogni ossessione che da anni lo tormentava, sembrava smorzarsi e affievolirsi, vinta dall'incanto di quel suono melodioso e celestiale.
Belle cantò e cantò ancora, fino a quando la sua splendida voce si spense sull'ultima parola della ballata e il Signore Oscuro avvertì una punta di delusione. Possibile che fosse già finita? Il suo corpo era percorso da un leggero fremito e... poteva essere che i suoi occhi da rettile fossero leggermente umidi?
Onde evitare che Belle potesse accorgersi del suo stato, Rumpelstiltskin tornò a concentrarsi sulla filatura.
- Allora? - chiese la giovane dalla poltrona dietro di lui. - Che ne pensate? Vi è piaciuta? -
- Oh, niente che non abbia già sentito, dearie. Penso sia la classica manfrina sdolcinata che tanto piace alle donne. Non la trovo diversa da molte altre canzonette del genere, in verità. -
Naturalmente, Belle non si aspettava che il Signore Oscuro dimostrasse entusiasmo per una ballata d'amore, ma era davvero curiosa di sapere se almeno egli avesse apprezzato le sue doti canore.
- Sapete, il mio insegnante di canto a palazzo diceva che non avevo talento e che ero la sua peggior allieva. La verità è che non mi piaceva cantare le canzoni che lui mi imponeva e così non mi applicavo mai molto durante le sue lezioni. Ma la sua opinione è sempre stata che io fossi una pessima cantante. -
Rumpelstiltskin non distolse lo sguardo dalla ruota di legno, ma quando parlò, la sua voce era chiara e decisa. - Il tuo insegnante di canto doveva essere sordo, dearie, o, più probabilmente, non capiva un accidente di musica. -
Belle si sentì colmare di gioia e di una strana ma gradevole commozione. - Vi ringrazio, Rumpelstiltskin. Siete molto gentile. -
Lui fece un gesto secco come per scacciare una mosca fastidiosa. - Bah! Io non sono gentile, dearie. E di certo non ti stavo facendo un complimento; mi sono semplicemente limitato a constatare un dato di fatto. Tutto qui. -
Belle alzò le braccia in segno di scuse ma dal suo tono si capiva perfettamente che stava ridendo sotto i baffi. - Ma certo, certo. Ci mancherebbe! Non avrei mai osato insinuare una tale sciocchezza! -
- Ti stai forse prendendo gioco di me, dearie? - domandò Rumpelstiltskin senza riuscire a suonare minaccioso quanto avrebbe voluto e incapace di trattenere un accenno di sorriso divertito.
La giovane strabuzzò gli occhi e si portò una mano al petto, fintamente scandalizzata. - Non sia mai! Chi sarebbe tanto stupido da provocare l'ira del grande Rumpelstiltskin?! -
- Avrei una vaga idea in proposito, dearie. Ma ora torna a fantasticare in silenzio sui tuoi libri o su quello che ti pare e lasciami filare in pace. -
Belle si mise sull'attenti. - Agli ordini! - dopodiché tornò ad acciambellarsi sulla poltrona con un largo sorriso dipinto in volto.
Rumpelstiltskin ricominciò a far girare la ruota dell'arcolaio mentre le strofe della ballata riecheggiavano nella sua mente.
Aveva osservato intensamente Belle mentre intonava quell'antico canto popolare ed era rimasto impressionato dalla serenità che ella emanava. In un certo senso, ne era stato contagiato anche lui e non poteva dire che la cosa gli fosse dispiaciuta, anche se ora si sentiva vagamente spaesato come gli capitava ogni volta che Belle riusciva a fare breccia come un raggio di sole nel suo cuore avvolto dalle tenebre.
Che bugiardo! In realtà conosceva benissimo quella canzone, ma come poteva farsi sfuggire l'occasione di sentirsela cantare dalla sua domestica?
Stupido vecchio rimbambito! Ridotto a un brodo di giuggiole per una ragazzina! Dove andremo a finire?

  
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