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Autore: Vanya Imyarek    23/02/2019    2 recensioni
Italia, 2016 d.C: in una piccola cittadina di provincia, la sedicenne Corinna Saltieri scompare senza lasciare alcuna traccia di sé. Nello stesso giorno, si ritrova uno strano campo energetico nella città, che causa guasti e disguidi di lieve entità prima di sparire del tutto.
Tahuantinsuyu, 1594 f.A: dopo millenni di accordo e devozione, gli dei negano all'umanità la capacità di usare la loro magia, rifiutando di far sentire di nuovo la propria voce ai loro fedeli e sacerdoti. L'Impero deve riorganizzarsi da capo, imparando a usare il proprio ingegno sulla natura invece di richiedere la facoltà di esserne assecondati. Gli unici a saperne davvero il motivo sono la giovanissima coppia imperiale, un sacerdote straniero, e un albero.
Tahuantinsuyu, 1896 f.A: una giovane nobildonna, dopo aver infranto un'importante tabù in un'impeto di rabbia, scopre casualmente un manoscritto di cui tutti ignoravano l'esistenza, e si troverà alla ricerca di una storia un tempo fatta dimenticare.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Storie di Tahuantinsuyu'
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                              CAPITOLO 31

DOVE TUTTO VA ASSOLUTAMENTE A FAVORE DI DUE NOVIZI

 

 

 

 

 

Dopo quella visita, tornai alla mia routine assolutamente deprimente.

 Giorni e giorni di tentativi di praticare la magia, completamente fallimentari. Ormai entrambe le altre nuove arrivate si erano dimostrate capaci di creare piccoli fulmini: ero ufficialmente quella più indietro di tutti. Quando avevo provato a chiedere alla maestra per eventuali correzioni o aiuti, si era limitata a dirmi che se avessi avuto più fede non avrei avuto alcun problema. Grande aiuto, quanto le ero grata!

 E in tutto questo, le altre ragazze avevano interpretato la mia incapacità e le risposte della maestra come il via libera allo sfottò e all’insulto nei miei riguardi. In realtà, non facevano che darmi occasione per mettere alla prova la mia lingua tagliente, nel caso avesse perso il filo dopo mesi di schiavitù, ma … non è esattamente facile reggere uno scontro sarcastico se le tue avversarie non fanno che ripetere, per controbatterti, la singola frase: “Io però sono capace di magie”

 E almeno a me stessa, potevo ammettere che non sentire altro dalle uniche persone con cui potevo interagire non era esattamente il massimo per il mio morale. Oh, nella danza in realtà stavo facendo progressi, iniziavo anche ad essere un po’ più brava di Atna e Ichene che erano partite al mio livello, ma di quello ovviamente non fregava nulla a nessuno. E di conseguenza, anche per me era difficile trarne soddisfazione.

 Ma che voleva Pachtu? Non facevo che pregarlo tutto il tempo! Avevo anche provato a sembrare effettivamente umile e devota, con pensieri formali e nessun insulto e tutto! Ma niente. Forse percepiva che non ero davvero sincera … avevo anche provato a fargli notare che io e Simay eravamo l’unica linea di difesa contro l’Incendiario, quello che li odiava tutti e se avesse potuto avrebbe distrutto i loro culti … niente. Nemmeno una risposta, esattamente come non ne avevo ricevute i primi tempi, quando l’avevo supplicato di riportarmi a casa.

 E non sapevo dove stessi sbagliando! La mia situazione era talmente unica e irreale, anche per quel mondo, che non potevo chiedere consiglio alle altre Sacerdotesse e capire se ci fosse qualcos’altro che potessi fare, cosa dovessi correggere. La situazione stava diventando persino più intollerabile del mio periodo da schiava, e questo era tutto dire.

 Tanto più che la voce stava iniziando a spargersi anche presso le altre Sacerdotesse che non avevano nulla a che fare coi nostri addestramenti: proprio io, la novizia che tanto chiasso aveva seppur involontariamente prodotto con la manifestazione di Waray, non riuscivo a fare anche mezza magia. La Sacerdotesse anziane bisbigliavano alle mie spalle quando passavo, chiedendosi cosa potesse voler dire, se fosse un segno del dio o semplice mia pigrizia e mancanza di fede. Era palesemente quello cui tutte pensavano quando cercavo di parlare con loro, senza neanche stare a sentire quello che dicevo. Di quel passo, come avrei potuto influenzare chicchessia?

 Almeno Simay si stava dando da fare: solo qualche giorno dopo la nostra decisione iniziai a sentir dire che il Tempio di Achesay stava prendendo ulteriori misure riparatrici per quello che era successo sotto Waray, e questo includeva anche occuparsi delle Datrici di Morte. Ritrattando su quel che era stata la precedente posizione del culto, il nuovo Sommo Sacerdote aveva dichiarato che mercenarie o no, quelle erano pur sempre Sacerdotesse, e quell’assalto era stata una gravissima mancanza di rispetto, tanto più che le aveva rimosse dalla loro posizione.

 Si era dunque accesa una trattativa con la Somma Sacerdotessa di Qisna per reintegrare la setta con nuove leve, e reintrodurre le Datrici cacciate al culto nella posizione eccezionale di Purificatrici. Questo però aveva coinvolto solo il Tempio della Morte, appunto, non altri: potevo immaginarmi Simay, lì tranquillo come primo della classe al suo Tempio, che aspettava che anch’io facessi la mia parte.

 E grazie al cavolo! Potevo provare a chiacchierare dei recenti eventi con le mie compagne novizie, chiedere alla mia maestra se il nostro Tempio della Vita non avrebbe fatto nulla, così, giusto per farsi riconoscere un po’ di autorità da quei fetenti di Achesay – ma niente, a malapena mi davano retta quando parlavo di cosa c’era per cena, figuriamoci di politica tra i Templi!

 In tutto questo io iniziavo davvero a non poterne più. Almeno quando ero schiava potevo dirne peste e corna dell’essere lì, non era certo qualcosa che avessi scelto … ma avevo lottato per entrare in quel Tempio. E i risultati erano … quelli. Mi faceva più che mai venire voglia di ribellarmi, di rompere qualche dannata regola, di dimostrare a me stessa che c’ero ancora, ero sempre la ragazza spigliata e ribelle che era stata spedita in quel mondo sotto la novizia stressata e infiacchita dai fallimenti e dalla derisione altrui.

 E infine, l’occasione arrivò.

 Fu appena un paio di giorni dopo che mi fu arrivata la splendida notizia che il Tempio di Achesay aveva fatto le sue prime mosse verso un accordo con quello di Pachtu, verso un’operazione significativa come il recupero delle Datrici. Evidentemente Simay si era stancato di aspettare che io agissi e aveva proceduto per conto suo, probabilmente chiedendosi che accidenti stessi facendo – ma non mandando neanche una lettera per chiedermi se ci fossero stati problemi.

 La cosa riuscì ad aumentare la mia rabbia, malgrado il piccolo fatto che anch’io avrei potuto scrivergli una lettera per spiegargli i miei problemi –ad oggi sospetto di aver avuto quell’idea, ma di averla respinta per orgoglio. Non mi serviva che un’occasione papabile per sfogarmi. E i piani alti del Tempio furono abbastanza sprovveduti da assegnarmela.

 “Devo visitare un vecchietto moribondo?” ripetei, cercando di capire se la mia maestra mi stesse chiedendo un tentativo di mantenerlo in vita o meno. “E fare che cosa, di preciso?”

 “Offrigli il conforto del dio, aiutalo a congedarsi da questa vita il più serenamente possibile. Rifletti con lui sulla natura dell’esistenza: chissà che non aiuti anche te a trovare la giusta devozione”

 Mi trattenni a stento dal mandarla a quel paese. Era stata come al solito maledettamente poco chiara, e con una sana aggiunta di condiscendenza. Ma seriamente, io che avrei dovuto farci con questo vecchio? Uno che stava per passare a miglior vita, tra l’altro.

 Quando ancora vivevo nel mio mondo avevo visitato qualche prozio all’ospizio, avevo idea di come fosse una persona anziana prossima alla morte: completamente andata, incapace di infilare un pensiero coerente, la cosa più sconfortante che si potesse mai vedere. Perché mai avrei dovuto beccarmelo? Che cosa avrebbe potuto ricavarne lui? Magari era per dare qualche illusione ai parenti?

 Capirete dunque che già in partenza non avevo nessuna voglia di adempiere a quell’incarico; mi stavo praticamente trascinando attraverso la piazza del Tempio, diretta all’indirizzo che mi era stato consegnato e cercando di capire che strada si intendesse esattamente, quando sentii qualcuno appellarmi a gran voce.

 “Qorina! Ehi, Qorina!”

 Guancho: mi aveva chiaramente presa in simpatia, ma non aveva ancora imparato a pronunciare il mio nome giusto. Dato che i mendicanti erano tra i pochi che non mi considerassero come una fallita, era qualcosa su cui potevo sorvolare.

 “Cos’è quell’espressione? Ti è successo qualcosa?”

 “Niente, solo una missione terribilmente noiosa e deprimente per conto del Tempio” sospirai in risposta.

 “Uh. Mi dispiace. Posso fare qualcosa per aiutarti?”

 Quel ragazzetto era qualcosa di fuori dal mondo: con la situazione squallida in cui era costretto a vivere, riteneva di essere lui a far qualcosa per me! Bel confronto con le dame ingioiellate che pretendevano che sgobbassi per loro gratis e senza dire niente.

 “Nah, non darti disturbo. Sono sopravvissuta a Waray, sopravvivrò anche a questo”

 “A proposito di Waray” si ostinava a seguirmi? Almeno fare il tragitto chiacchierando sarebbe stato molto gradito. “Come vi sta trattando adesso il Tempio della Terra? Qualcuno ha detto qualcosa riguardò a risarcimenti milionari e accordi che riguardano enormi favoritismi presso l’Imperatore, ma la mia fonte non ha detto molto di più … a parte i farfuglii ubriachi, intendo”

 “Ehm, immagino” seriamente, non c’era nessuno che tenesse questi ragazzini fuori dalla portata degli ubriaconi? “E infatti ha esagerato di parecchio. Risarcimenti ce ne sono stati, ma non certo milionari … anzi, pare che il loro nuovo Sommo Sacerdote sia una vecchia volpe e sia riuscito a strappare molto meno di quanto pattuito inizialmente”

 “Una vecchia che?!”

 “Voglio dire che è peggio di un usuraio esperto. Gli ‘enormi favoritismi presso l’Imperatore’, poi, non so proprio dove li abbia pescati. Tutto quel che succederà, è un piano per recuperare le Datrici di Morte e ridare loro una posizione dignitosa, a quanto pare coinvolgerà mezza Alcanta …”

 “Ah. L’avevo sentito dire, ma non l’avevo detto perché mi sembrava troppo strano”

 “Andiamo bene”

 “Quindi andrete tutti a cercare le Datrici in giro per l’Impero?”

 “Esattamente”

 “Oh. Dovrete fare dei viaggi lunghi allora. Ci andrai anche tu?”

 “Naturalmente, cosa potrebbero mai fare senza di me?”

 “Tutto!”

 “Huicui, lasciala in pace!”

 “Non preoccuparti, piccoletto, me la sbrigo da me. Cosa vorresti dire con quello, nanerottolo?”

 “Un attimo, perché lui è piccoletto e io sono nanerottolo? Lui è anche più basso di me!”

 “Sì, ma rompe meno”

 Ah, cari vecchi bisticci. Che bello sentirsi più a proprio agio tra due ladruncoli di strada che nel posto in cui vivevi.

 “Ma quindi è vero che vi spediscono in giro per tutto l’Impero a cercare quelle donne infette? E se qualcuno si lascia tentare lo stesso?”

 “E’ per questo che credo spediranno più di una persona. A meno che una non sia una bomba tale da kisnarizzare ogni singolo componente”

 “Aaah, lì sì che ci sarebbe da ridere!”

 “Ed è per quello che manderanno delle Sacerdotesse di Pachtu oltre a quelli di Achesay?” intervenne Guancho, provocando una risatina di Huicui. “Nel senso che li terranno d’occhio, non per altro, idiota! Piuttosto, ci vorrà tanto a trasportare tutti questi novizi in giro per l’Impero: guide, mekilo, provviste … come farete a organizzare tutto?”

 “Questo non lo dicono certo a me, sono solo una novizia”

 “Quindi possono anche spedirvi in culo a un Supay in compagnia dei primi che capitano?”

 Eh … in effetti non mi risultava che il Tempio avesse mezzi di trasporto a dispozione. Contrariamente alla reggia, non aveva scuderie per i mekilo, e non avevo visto altro modo per spostarsi che non fosse andare a piedi, non molto adatto alle lunghe distanze da ricoprire in meno tempo possibile. Non sapevo ancora come avremmo viaggiato. Perciò dovetti assentire a questa illuminante domanda.

 “Che lusso” commentò Huicui.

 Guancho strinse le labbra. “Senti, se può servire a qualcosa, io conosco qualcuno che viaggia spesso. Magari può darti buoni consigli da portare al Tempio. Ma dovremo sbrigarci, o rischiamo di trovarci un sacco di gente davanti …”

 Esitai. Avevo il mio incarico, certo.

 Quello di veder crepare un vecchio.

 Ma era quello che mi avevano detto di fare, e di sicuro le Sacerdotesse più anziane avrebbero trovato un mezzo sicuro e semplice di viaggiare per le novizie, specie se le avessero mandate in compagnia di quelli che in un certo senso erano stati nemici … ma da quando io facevo quello che mi veniva detto di fare? E poi, avere queste informazioni in anticipo mi avrebbe magari aiutata a fare una buona figura davanti alle Sacerdotesse.

 E soprattutto, mi avrebbe dato la possibilità di fare qualcosa. Di dimostrare a Simay che anch’io stavo facendo la mia parte, che non stavo impigrendo a fare chissà che cosa e che non ero per niente inutile. Certo, c’era la possibilità che le Sacerdotesse si infuriassero se non avessi assolto al compito assegnatomi … ma di preciso, quante possibilità c’erano che l’avrebbero saputo? Le persone che avevano richiesto di me le avrebbero contattate per lamentarsi? A giudicare da quanto succubi dell’autorità religiosa sembravano i Soqar, non ci avrei giurato.

 E poi avrei comunque potuto inventare una scusa, ero brava in quello. Magari poi sarei riuscita a fare entrambe le cose – non era detto che il vecchio schiattasse proprio mentre ero a chiedere per quei trasporti, magari sarei comunque arrivata per tempo.

 Decisi.

 “E andiamo da questa persona”

 La persona in questione si rivelò essere un mercante di mezz’età, un individuo basso, tarchiato e con un sorriso tanto largo da essere più disturbante che amichevole.

 “Ehi, Taquis! Ti abbiamo portato qualcu …” fece a malapena in tempo a iniziare Huicui.

 “Servono le mie stoffe per il Tempio? Sarò assolutamente lieto di provvederle, non siete i primi a chiederlo, ve lo garantisco! Abiti, paramenti …?”

 “Niente del genere, ti hanno presentato come qualcuno in grado di dare informazioni su come muoversi per Tahuantinsuyu”

 “Ah. Ah, certo! Le missioni per ritrovare le Datrici di Morte. Perdonatemi, ma credevo che fosse una diceria, o uno di quei bei progetti di cui si parla tanto ma alla fine non si realizzano mai. Recuperare donne come quelle, ma guarda un po’! E ricreare il loro culto … un bel colpo per quelli che con le azioni di Waray credevano di essersi perlomeno messi al sicuro. Ma poi dove le rimetteranno? Ormai sono inutili, le hanno viste in faccia tutti, sapranno evitarle …”

 “Saranno impiegate in via eccezionale come Purificatrici. Il culto sarà ricostruito con nuove leve” spiegai.

 “Purificatrici? E quindi condivideranno gli alloggi dei Purificatori …? Ah, be’, giusto. Si potrebbe pensar male in qualunque altro caso, ma con la rogna che portano quelle donne, direi proprio che nessuno dei loro compagni Sacerdoti sarà indotto in tentazione. Furbi loro!”

 “Spero che siano in tanti a pensarla come te. Perché questo qui è andato a raccontarlo a Quitzè” brontolò Guancho, indicando Huicui.

 Taquis scoppiò in una sonora risata. “Oh, che Qisna li protegga … sono spacciati. Adesso Quitzè si farà venire fantasie strane di quelle sue, e appena alzerà un po’ troppo il gomito ecco che andrà a raccontarle a tutta Alcanta. Poveri Sacerdoti, rischia di crearsi un imbarazzo da tramandare per generazioni …”

 “Almeno ci sarà qualcuno che potrà ridere della faccenda” borbottai. “Ma per quei trasporti?”

 “Ah. Ehm, sì, giusto, sei qui per quelli. Dunque, è abbastanza raro che dei Sacerdoti dai Templi principali si spostino verso quelli più remoti. Di solito è il contrario, e in quel caso, la santa gente si aggrega a carovane mercantili, viaggiando nelle posizioni più comode che riesce a recuperare. Per mandare qualcuno dal Tempio ad Alcanta … no, credo proprio che faranno lo stesso. E’ il motivo per cui di mekilo di proprietà dei Templi non ne hanno … potrebbero comprarne o noleggiarne, certo, ma dubito che con queste premesse la santa gente abbia le capacità di guidarli. No, finiranno per scroccare passaggi a noialtri come al solito … io trasporto stoffe, per la cronaca, con me viaggerete a meraviglia!”

 “Oh dei … è così abituato a vendere cose che adesso cerca di farlo pure con i passaggi” borbottò Huicui.

 “Capisco. E se uno volesse andare a Kino?”

 “Kino?”

 “E’ un villaggio nella provincia di Ichiarya, a quel che mi risulta”

 “Oh, sì, conosco benissimo Kino. E’ più che altro un punto di sosta per me, per riposare decentemente in una locanda invece di mettere campo in mezzo alla strada, ma la gente lì non ha le risorse per stoffe come le mie, se capisci quello che intendo. Un buco abbastanza sperduto … davvero una delle Datrici di Morte di Alcanta è venuta da lì? Pensavo solo ragazze della città, quelle provenienti dai villaggi si fermano nei Templi minori … che mi sorprende Waray non abbia mai preso di mira, quelli sì che somigliano a veri e propri bordelli per deviati che vogliono diventare Kisnar per chissà che loro ragioni malate … ne hai mai sentito parlare? C’è gente che vuole farlo davvero”

 Volevo rispondere, ma temo che la mia espressione schifata l’abbia fatto per me.

 “Ah, non ne avevi mai sentito parlare? Pensavo che, da ex schiava … a quanto pare ho ancora un po’ di innocenza da turbare, benedetta te. Chiedo scusa”

 “Puoi scusarti chiarendo come arrivare a Kino” replicai, cercando di non far trasparire troppo la mia esasperazione. Ma quanto accidenti divagava questo qui?

 “Ah, eh, giusto. Quanto alle distanze … dipende molto da che mekilo usi. In media, direi tre settimane”

 “Tre settimane? Ma so che delle guardie hanno fatto andata e ritorno in una al massimo!”

 “Guardie, la parola chiave è guardie. Il corpo armato ha bestie completamente diverse da quelle di noi poveri mercanti: scelte tra le più scattanti fin da piccoli e addestrati alla velocità e alla prontezza di riflessi. In più sono abituate a mangiare e dormire il minimo indispensabile, e le guardie che ci stanno sopra fanno tutto a bordo, sempre per ridurre il più possibile il tempo di viaggio. Devono raggiungere posti alla svelta e inseguire delinquenti, quelli! I nostri devono trasportare carichi e persone: sono animali scelti per robustezza e resistenza, non per velocità … perché sarebbe inutile, sarebbero comunque appesantiti dalle merci. E oltre a queste, trasportano anche comuni mortali, che hanno bisogno di fermarsi per dormire e mettere sotto i denti qualcosa, preferibilmente a una qualche locanda invece che sotto il cielo. Quindi sì: una settimana andata e ritorno per gli animali delle guardie, tre di sola andata per i viaggiatori regolari”

 Tre maledette settimane in cui lasciare Qillalla nelle mani della sua famiglia, e l’Imperatore sorvegliato solo dall’Incendiario, della cui lealtà non avremmo messo certo la mano sul fuoco … giuro che l’ho scritto senza pensarci. Che battuta orribile.

 Quel che sto cercando di dire, era che non ero affatto contenta della situazione. Ma anche così, che avrei potuto farci? Dubitavo che le guardie avrebbero concesso i loro mekilo per far da scorta a un gruppo di novizi sacerdoti che andava a cercare quelle che comunque la si rigirasse erano donne dalla pessima reputazione. Non quando in città c’erano stati tanti disordini di recente e un’assassina ancora a piede libero. Ci saremmo dovuti beccare mekilo mercantili.

 “E quindi tu saresti disposto a fare questo viaggio?”

 “Naturalmente! Anzi, sono contento di essere stato io a parlartene: tutti vorranno l’onore di accompagnare dei Sacerdoti in missione divinamente ispirata, e io mi sono già messo in mostra con la mia disponibilità. Se le vendite delle mie stoffe non aumenteranno dopo questo!”

 Ah be’, non potevo certo pretendere che tutti al mondo agissero per la bontà dei loro cuori. Tanta grazia che questo aveva voglia di scortarci, semmai.

 “Sei una vera benedizione, allora” cercai davvero di non suonare troppo sarcastica. “Mi ricorderò di riferire al Tempio il tuo tempestivo desiderio di assistere. E nel frattempo, ti ringrazio infinitamente per le informazioni che ci hai offerto”

 Mi congedai dal mercante su queste frasi.

 “Sembravi quasi una Sacerdotessa fatta, quando gli hai parlato a quel modo!” mi gratificò Guancho.

 “Enfasi sul quasi” aggiunse subito Huicui. Elargii al primo un sorriso e al secondo un’occhiataccia.

 “E grazie anche a voi, credo che mi tocchi dirlo. Domani passate per le distribuzioni, cercherò di ripagarvi in qualche modo”

 “Certo che lo farai. Perché altrimenti il nostro Guancho ti avrebbe aiutata?”

 Guancho gli pestò un piede. Io feci del mio meglio per non ridere, mentre cercavo di recuperare la strada, con quei ragazzini che mi litigavano a dietro.

 Dunque, avevo preso strade che non conoscevo, che furba, e anche andando a memoria le sbagliai un paio di volte, e se non persi tempo ulteriore fu solo grazie ai miei accompagnatori. E una volta lì, non dovevo tornare direttamente al Tempio, ma sbrigarmi a tornare da quella famiglia … secondo indicazioni che, con tutto quello che era successo, adesso ricordavo solo parzialmente, e lì Guancho e Huicui non potevano aiutarmi. In parole povere, a quella casa ci arrivai più per caso che per intenzione.

 E quello che trovai ad accogliermi … è difficile anche a distanza di tanto tempo scriverne. Fu una delle primissime volte nella mia vita in cui provai un senso di vergogna e fallimento tanto bruciante.

 Quel che vidi quando fui in prossimità della casa, fu un uomo in piedi a braccia conserte di fronte all’uscio, che guardava in tutte le direzioni come a voler fulminare con lo sguardo qualunque essere vivente passasse di lì. E poi mi individuò. Si staccò immediatamente dal muro e marciò a larghi passi verso di me, con l’espressione più furiosa che avessi mai visto a un essere umano. Feci a malapena in tempo a intuire quel che fosse successo, che la sfuriata dell’uomo mi fu immediata conferma.

 “Dov’eri?!” urlò. “E’ questo il rispetto che il Tempio di Pachtu mostra ai suoi devoti? Perché ci avete messo tanto, si può sapere?!”

 “S-si calmi” riuscii a mettere insieme con la massima faccia tosta che mi riuscì. “Ci sono stati dei disguidi. Mi porti dal …”

 No, speranza vana. La risata amara dell’uomo fu la conferma definitiva. “L’avrei fatto anche prima di parlare con te, ma sbaglio, o voi non avete una magia che permetta di riportare in vita i morti?”

 “E’ arrivata? E’ arrivata?” chiese una donna, praticamente lanciandosi fuori dall’abitazione. Aveva l’aria a dir poco spiritata, e non appena mi vide, cacciò un urlo acutissimo e si lanciò verso di me, trattenuta solo dall’uomo.

 “Non servirà a niente” le disse lui in fretta, parandosi tra me e lei. “Siamo dei poveracci, Conira. Se anche tu spaccassi la faccia a questa novizia, saremmo noi a beccarci il risarcimento, capisci? E tuo padre finirebbe nel dimenticatoio. Manderemo una lamentela al Tempio, ci ignoreranno, ma almeno non ci costringeranno a sborsare niente …”

 “E lasciamela!” urlava la donna. “Non voglio permettere che se ne dimentichino ancora! Non me ne frega niente dei soldi! Se anche la ammazzo, almeno ne parleranno, di mio padre!”

 “Ne parleranno male” replicò l’uomo, ormai impegnato in un vero e proprio corpo a corpo per tenerla ferma. “Si inventeranno che era un miscredente pur di salvarsi il culo, diranno che la sua fede non era sincera e che la tua reazione lo dimostra nel modo in cui ti ha cresciuta. Se anche solo sfiori questa marmocchia, perdiamo ogni speranza di avere giustizia”

 “Ad avercela in primo luogo” ringhiò la donna.

 “Voglio credere che il dio non ci abbia completamente abbandonati, e che i suoi servi sapranno almeno renderci il debito …”

 “Come se questo potesse aiutare mio padre! Adesso è nel regno di Qisna, e prima di morire non ha neanche potuto …!”

 “Lo so, lo so. Adesso ci parlo io. Tu torna in casa a vegliarlo. Avrà bisogno delle tue preghiere, non della tua vendetta”

 La donna mi lanciò un’occhiata che mise bene in chiaro quanto le sarebbe piaciuto ottenere entrambe, ma obbedì all’uomo.

 Ora, io me ne ero rimasta lì impalata per tutto il tempo di questa conversazione, mentre cose che prima non avevo considerato mi crollavano addosso. Tutte riconducibili alla realizzazione che, attaccato al concetto di ‘vecchio moribondo’ che tanto mi aveva repulsa, c’era anche un essere umano vero e proprio.

 Oh, questa volta l’avevo fatta davvero grossa. E non lo pensavo preoccupandomi della punizione che avrei ricevuto.

 Una volta che la donna fu rientrata, l’uomo marciò di nuovo verso di me. Non aveva l’aria di volermi attaccare fisicamente, ma in genere non sembrava molto più rassicurante.

“Ragazzina” esordì. “Prima che tu inizi con le tue scuse e i tuoi dispiaceri, sappi che non me ne frega un accidente. Quel che mi frega, è che mio suocero è sempre stato, fin da giovane, un uomo estremamente devoto a Pachtu. Se il culto fosse stato aperto agli uomini, non ho dubbi che l’avrebbe seguito; non potendo, si limitava a offrire sacrifici e partecipare alle danze e alle celebrazioni ogni volta che poteva. Aveva assoluta venerazione per la vita e l’energia, e il dio l’ha sempre ricompensato: uomini di decenni più giovani di lui rimanevano esterrefatti della sua vitalità e del suo entusiasmo. Ma anche per lui si è avvicinato il momento della morte, e ha deciso di congedarsi dalla vita da lui tanto amata con il conforto di una Sacerdotessa ad essa dedicata. Voi gli avete negato questo diritto. Vi ha aspettati fino alla fine, posso assicurarvelo, io c’ero, lì a fare la spola tra il suo letto e l’uscio a controllare se c’era qualcuno in vista. La sua ansia, il suo terrore di andarsene senza aver per un’ultima volta reso omaggio al dio, erano il suo terrore più grande. E voi l’avete fatto avverare. E’ morto così, in quella spasmodica attesa. Che altro vi posso dire? Se tu fosti un essere umano decente, non proveresti altro che vergogna per te stessa per il resto dei tuoi giorni. Non permetterò che finisca qui, sappilo, andrò a protestare a quel tempio. E ora, devo andare da mia moglie. E’ l’unica che abbia ancora bisogno di conforto, e per cui non ci sia bisogno di scomodare un importantissimo Tempio dai suoi affari”

 Ciò detto, mi voltò le spalle, e sparì in casa sua.

 Merda. Merda, porca di quella merda, perché non ci avevo pensato? Perché tutto quello su cui ero riuscita a concentrarmi era stata la questione di Qillalla? Ero stata anche felice quando i ragazzini mi avevano offerto una scusa per lasciar perdere quell’incarico! Mi ero detta che vedere qualcuno moribondo era disgustoso, che comunque in qualche modo avrei fatto in tempo. E invece no. Quel moribondo, quella persona che era arrivata alla fine della sua vita, di tempo non ne aveva. E io l’avevo lasciato morire ansioso e stupito dall’apparente tradimento di quella fede che aveva sempre portato, quando avrei potuto lasciarlo morire felice, sodfisfatto del compimento della sua esistenza. Quella era, senza esagerazioni, la cosa peggiore che avessi mai fatto fino a quel momento.

 Un dettaglio che se possibile rende ancor più deprimente questa faccenda, è che non ho mai scoperto il nome di quel vecchio. Ho provato a chiederlo, ma la Sacerdotessa a cui mi sono rivolta mi ha guardata con un’aria semplicemente disgustata, e ha rifiutato di rispondermi. Probabilmente pensava di negarmi un modo facile per sentirmi meno in colpa, fatto sta che adesso non posso nemmeno mettere qui un nome vero e proprio, così che tu, lettore, possa dare un’identità ben precisa a una persona morta molto tempo fa, la cui vita è stata forse una serie di annotazioni sui registri ufficiali di censimenti, ma che ha amato ed è stata profondamente amata e rispettata dalla sua famiglia, e che spero abbia, nonostante tutto, un posto nei tuoi pensieri.

 Non avrebbe senso riportare la sfuriata che mi rivolse Dolina: differì da quello che mi aveva già detto la coppia in quella casa solo per l’enfasi che poneva sul fallimento che fino ad allora ero stata come aspirante Sacerdotessa, sia nella pratica della magia sia nei doveri più pietosi che il mio compito implicava. Di sicuro, diceva, non era quello che si sarebbe aspettata da qualcuno che aveva messo tanto impegno nelle sue prove di iniziazione, in barba agli ostacoli posti da Waray.


Non capiva, diceva: il mio superamento delle prove indicava che avevo avuto, almeno per la loro durata, il favore del dio, e avevo anche avuto l’apprezzamento della Soma Sacerdotessa stessa per la mia tenacia e dedizione. Forse era stato quello il motivo dei miei errori? Mi ero insuperbita, e ora credevo di poter avere tutto ciò che desideravo dal lavoro sacerdotale pur venendo meno nella mia fede?

 Bene, si sarebbe accertata di far capire la lezione che così non era. Innanzitutto mi ricordò che in qualità di novizia, non avevo ancora preso i voti veri e propri, e facevano sempre in tempo a cacciarmi se non me ne fossi dimostrata degna; poi mi spedì a fare lavori di assistenza alle attendenti fino a quando lei avesse deciso altrimenti, in aggiunta naturalmente alle mie solite lezioni.

 Pensai che questa fosse una punizione anche troppo leggera, finchè non capii effettivamente cosa comportasse: oltre alle lezioni (da svolgersi in un clima di assoluto sdegno, perché voce della mia mancanza era arrivata anche alle orecchie della maestra e delle compagne) adesso avevo il carico di lavoro di un’attendente del Tempio in un giorno libero da altri impegni: in altre parole, dovevo infilare nei momenti di pausa in cui non mi sfinivo mentalmente cercando di manifestare la magia e fisicamente ballando il lavoro che una donna fa normalmente quando è tutto quello a cui può dedicare la giornata.

 Andò a finire che ero completamente priva di momenti di pausa se non quando trangugiavo il più in fretta possibile i miei pasti (o meglio, a volte li saltavo anche, per poter avere più tempo in cui lavorare) e dovetti andare a dormire più tardi e alzarmi più presto di tutte le altre novizie. E generalmente erano tutti incarichi piuttosto impegnativi: pulizie intensive dell’interno del Tempio o delle aree in cui vivevano le Sacerdotesse, incarichi di lavanderia delle tuniche, quando possibile anche dare una mano in cucina. Dunque, non credo di poter parlare nel dettaglio di quelle giornate: ero semplicemente troppo stravolta anche solo per pensare, di solito.

 L’unica che sembrava avere una qualche pietà di me era Seqa, che sospetto mi ritenesse più che sufficientemente pentita per come stavo prendendo quel carico di lavoro assurdo. E fu tramite lei che, un giorno, ricevetti gli orecchini.

“Ehi, Corinna” mi chiamò, mentre mi stavo impegnando a spazzare il pavimento del Tempio durante la pausa pranzo. “Hai ricevuto un regalo”

 “Eeeh?” gorgogliai, sfinita dal lavoro e dalla fame.

 “Qualche tuo vecchio amico si è preso la briga di mandarti … qualunque cosa ci sia dentro questo sacchetto, non voglio guardare. Animo, c’è qualcuno che ti sostiene lo stesso!”

 Credo che renda molto l’idea delle facoltà mentali in mio possesso in quel momento il fatto che reagii biascicando un grazie e infilando il sacchetto nella cintura che chiudeva la mia tunica, riprendendo poi a lavorare e dimenticandomene completamente. Realizzai il piccolo fatto che ehi, avevo appena ricevuto un regalo da chissà chi e non l’avevo neanche guardato solo quando mi svegliarono il mattino dopo per la lavanderia.

 Improvvisamente molto allarmata, mi affrettai a controllare il contenuto del grazioso sacchetto di stoffa scura, prima che qualcun altro potesse accorgersene. Erano orecchini.

 Circolari, con incisioni sottilissime: a esporli ai primi raggi dell’alba, brillavano come se fossero fatti di saette. Feci appena in tempo a chiedermi chi accidenti li avesse mandati, quando mi ricordai chi tra le mie conoscenze faceva l’orafo, e appena ci pensai, notai anche il biglietto. In omaggio a una leale e devota Sacerdotessa di Energia.

 Ma che …? Come aveva fatto a saperlo? Una spia, certo, ma chi? Dove? Qualche Sacerdotessa del Tempio, uno dei ragazzini di strada (no, a quello non potevo credere!), il mercante, addirittura uno dei membri di quella coppia? E perché gli interessava tanto, al punto da creare gioielli apposta per commemorare l’occasione? Cosa voleva comunicarmi con quello?

 Da fuori, una Sacerdotessa mi chiamò, decisaente irritata. Rimisi gli orecchini del sacchetto, che nascosi nella mia stuoia.

 Non appena quel folle periodo di penitenza fosse finito, avrei avuto tante spiegazioni da chiedere.

 

 

                                                                 Dal Manoscritto di Simay

 

Scoprii che la parte più difficile del mio compito era pensare alle giuste idee da mettere in testa alla gente; mettergliele in testa, di per sé, fu facilissimo.

 Mi bastò farne parola con gli altri novizi alla mia età, in particolare il gruppo di Capac; ricevetti l’amichevole ammonimento di ricordare che ero un novizio, non più il figlio di un governatore, e che avrei dovuto piuttosto concentrarmi sullo studio, ma comunque i ragazzi ne discussero. E così la faccenda arrivò anche alle orecchie del nostro maestro, il quale, sospetto, avesse un disperato desiderio di mostrarsi all’altezza della carica di Sommo Sacerdote dopo esser stato scavalcato per inesperienza. Se sia stato lui stesso a esporre le ‘sue’ idee al Sommo in carica, o se ne abbia parlato a qualcun altro che gli ha rubato il merito, questo non lo so. So soltanto che nel giro di un paio di settimane, le trattative con gli altri Templi per la missione di recupero delle Datrici di Morte erano in pieno fervore.

 Sempre dietro mio suggerimento, per inciso: non avevo idea di cosa stesse combinando Corinna, perché il Tempio di Pachtu non mostrò inizialmente il minimo interesse per le nostre attività, e fu sempre per mio indiretto suggerimento che furono coinvolti da noi di Achesay in segno di rispetto. In tutto questo, non una parola da Corinna, quantomeno per spiegare perché mai non stesse muovendo un dito dopo aver insistito per mettere la salvezza di Qillalla al di sopra di quella dell’Imperatore in persona. Io mi ritenni troppo occupato per contattarla per primo.

 Fu solo quando, con mia somma irritazione, dovetti occuparmi anche di accertarmi che finissimo entrambi per la giusta destinazione, che ricevetti sia delle risposte sia un minimo di aiuto. A quanto pareva, Corinna si era ribellata ai suoi doveri, ed era stata punita di conseguenza; riuscii a convincere i miei superiori che, conoscendo quella ragazza, mi sarei impegnato per riportarla sulla retta via, e data la mia reputazione di studente modello, non fu troppo difficile convincerli. La ragazza stessa poi fece la sua parte, informando di conoscere sia la residenza di una delle Datrici di Morte, sia il modo per arrivarci.

 La prima informazione era abbastanza inutile, visto che era tutto negli archivi del censimento, ma la seconda, date le emicranie che l’organizzazione dei trasporti stava procurando ai piani alti, fu un’informazione molto benvenuta. E poi, noi eravamo vicini per età a quella particolare Datrice di Morte, quindi saremmo probabilmente stati più efficaci nel tenerla a bada.

 E dunque eccoci: appollaiati in mezzo alle stoffe di un mercante incredibilmente chiacchierone, con la prospettiva di tre settimane di viaggio, e la vita dell’Imperatore nelle mani della divinità peggiore a cui arebbe potuta essere affidata.

 Corinna era insolitamente cupa e silenziosa: mi rivolse a malapena un saluto a testa bassa, e poi si rannicchiò tra il carico di mercanzia, le braccia avvolte attorno alle ginocchia. Cos’erano, rimorsi per quella sua disobbedienza? Per non aver saputo aiutare? In tal caso, aveva ciò che si meritava, le avrebbe impartito una buona lezione … certo, magari non mi rendeva esattamente onore, pensarla così dopo tutto quello che lei aveva fatto per me. Almeno la lezione l’avrebbe aiutata a diventare una persona (ancora) migliore?

 E altro che pensare e pensare, io come avrei dovuto comportarmi nei suoi confronti? Voleva che mantenessi le distanze? Avrei dovuto rassicurarla o confortarla? Dannazione, cos’era necessario fare in quei frangenti? Perché non l’avevo mai imparato prima?

 Il mekilo si mise in moto, e i suoi balzi scossero Corinna abbastanza da farla imprecare mentre finiva tra le stoffe. Dal canto mio, cercai di rimettermi in piedi dalla poco dignitosa posizione contro le sbarre in cui ero finito, e feci del mio meglio per arrancare verso di lei. Il nostro viaggio sarebbe stato lungo, e non aveva molto senso trascorrerlo in silenzio.

 

 

 

 

GLOSSARIO (e qualche trivia):

Mekilo: essere simile a uno scoiattolo, solo molto più grande, con zampe molto più lunghe e la coda in fiamme. Essendo un animale legato al fuoco, non è considerato sacro a nessun dio, ma sfruttabile da tutto il genere umano. Viene usato soprattutto per trasportare merci e persone.

Occlo: bovino ricoperto di squame e con protuberanze lunghe e sottili, simili a serpenti che stanno al posto delle corna e da cui esce fuoco. Anch’esso animale legato al fuoco, ma per la sua pericolosità e la capacità di controllare i loro getti di fuoco sono quasi esclusivamente cavalcature da battaglia.

Kutluqun: capre anfibie con alghe al posto della pelliccia. Sono considerate sacre al dio Tumbe, e per questo, per allevarle o catturarne di selvatiche, è necessaria l’autorizzazione di un sacerdote di quel dio.

Lymplis: pesci volanti, con le pinne coperte di piume. Sono sacri alla dea Chicosi, dunque è necessaria l’autorizzazione di un suo sacerdote per possederne uno. Malgrado ciò, sono popolari come animali da compagnia presso la nobiltà.

Kyllu: uccelli simili a cigni, fluorescenti. Sono sacri al dio Achemay, e allevati solo all’interno del palazzo imperiale. Il loro piumaggio è usato per decorare le corone dei sovrani.

Lilque: creature con corpi simili a quelli degli esseri umani, ma con code di serpente al posto delle gambe. Servitori del dio Thumbe, vivono presso il mare, i laghi e in qualche caso i fiumi, quasi mai in corsi d’acqua più piccoli.

Duheviq: piante dalla capacità di mutare il proprio aspetto, assumendo qualsiasi forma desiderino. Originariamente questo veniva usato per catturare prede dei cui fluidi nutrirsi, ma con l’avanzare della società umana, ne hanno approfittato per integrarvisi. Un tempo servitori della dea Achesay, organizzati in tribù-foreste rigidamente isolate dagli esseri umani; solo i sacerdoti della dea potevano avvicinarli senza essere bollati come cibo. Al tempo di Choqo, mentre i più anziani vivono ancora tradizionalmente, i più giovani hanno preso a mescolarsi con le popolazioni umane, finendo spesso vittime di discriminazioni e relegati ai lavori meno nobili o remunerativi. Mantengono comunque un rigido codice di valori, di cui la fedeltà è il più alto.

Shillqui: piante in cui scorre un liquido per aspetto e consistenza simile al miele, che causa a tutto l’albero di agitarsi violentemente. Se bevuto, questo liquido dà gli stessi effetti agi esseri umani, ma è difficilissimo metterci le mani sopra. Pianta sacra a Pachtu, i suoi sacerdoti ne devono bere la linfa durante le cerimonie.

Likri: fiori simili a gigli rossi, dalle temperature bollenti, che esalano un fumo sottile. Se tuffati in acqua gelida e canditi, sono considerati ottimi per la pasticceria, ed essendo legati al fuoco, l’unico limite al coglierli è potersi permettere buoni guanti protettivi.

Sangue della Terra: erba che influenza la circolazione sanguigna, usato per diversi effetti nelle gravidanze.

Zullma: pianta le cui varie componenti hanno diversi usi; le radici sono considerate un potente lassativo.

Kiquicos: erba di colore blu, parassitaria dei Duheviq. Pericolosa per le sue capacità di depistare animali e viandanti, ma molto ricercata per le sue molteplici virtù.

Guyla: praticamente un Moment.

Tably: erba che secondo le credenze popolari risolve l’insonnia e i problemi di incubi frequenti.

Ago di Luce: essere a metà tra lo stato animale e quello vegetale, si nutre di sangue, ma può essere utilizzato per aspirare anche altri fluidi corporei.

AQI: esseri simili a tassi dal pelo violaceo, che emanano ormoni che fanno marcire le sostanze inorganiche attorno a loro. Soggetti a disinfestazioni a tappeto e contenuti in gabbie speciali, sono frequentemente offerti in sacrificio, con la testa dedicata a Chicosi, il cuore ad Achemay, e il resto del corpo, a seconda che l’animale sia maschio o femmina, a Tumbe o Achesay.

Fylles: insetti con ali a forma di fiore e polline al centro del corpo. Poiché si nutrono di altri insetti, sono molto usati dagli agricoltori, anche se prima necessitano di un permesso di un Sacerdote di Chicosi.

 

Qillori: cristalli di colore azzurro chiaro, molto usati in oreficeria.

Achemairi: cristalli di colore dorato, anch’essi comuni per l’oreficeria.

Tablyk: pietra di colore rosato, usata nell’oreficeria.

Kislyk: pietra dall’aspetto simile alla tablyk, ma molto più dannosa.

 

Notte: entità primordiale da cui tutto il mondo ha avuto origine.

Achemay: dio del sole, entità più importante del pantheon Soqar.

Achesay: dea della terra.

Chicosi: dea dell’aria.

Tumbe: dio del mare, dei fiumi e dei laghi.

Sulema: dea del fuoco.

Pachtu: dio dei fulmini e della vita.

Qisna: dea della morte e delle paludi.

Supay: esseri più collegati al folklore che alla religione vera e propria, sono creature della Notte,

incaricati di torturare le anime dei peccatori che lì vengono gettate

 

 

 

Ladies & Gentlemen,

ho una buona notizia e una cattiva. La buona, è che questo sarà uno degli ultimi capitoli ‘piatti’: dal prossimo, le cose dovrebbero riprendere a movimentarsi un po’. Quella cattiva, è che probabilmente si passerà a un solo aggiornamento al mese, perché la tesi e gli ultimi esami si stanno rivelando un carico più difficile da gestire del previsto. Recupererò una volta che avrò la laurea in mano, prometto.

E su questa nota non molto promettente, ringrazio chi vorrà commentare, o mettere in seguite o preferite!


  
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