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Autore: Corvonero_mancata    24/02/2019    2 recensioni
Quella mattina croccante e dorata come una mela del fatidico settembre di diciannove anni dopo la battaglia di Hogwarts vista con gli occhi di tutti coloro che, nel loro piccolo, hanno cambiato la storia del Mondo Magico.
Perché crescere significa salire sull'Espresso, ma anche affrontare paure e pregiudizi.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quella mattina di settembre l’aria era ingombra di aspettative, pesanti come piume e leggere come il vento, e qua e là vorticavano ansie e timori talmente fragili da infrangersi al primo tocco. 

Sulla banchina gremita di studenti si affollavano bauli stracolmi e gabbie contenenti gufi infastiditi, mentre gatti dal pelo stropicciato si facevano strada tra le gambe di genitori impazienti e ragazzi troppo cresciuti nascondevano la nostalgia dietro bugie terrificanti sulla destinazione del viaggio, talvolta uditi da poveri babbani dagli occhi spauriti che volgevano lo sguardo ininterrottamente dall’orologio al treno, come se la loro familiarità dovesse ancorarli a terra e liberarli dal sogno in cui -ancora per poco- credevano di trovarsi. Qua e là scoppiavano piccoli fuochi d’artificio a marchio Weasley innescando una lunga fila di lamentele che s’inabissava sotto le grida entusiaste dei bambini, l’odore dolciastro delle mele caramellate ricopriva appiccicoso ogni sfaccettatura del binario, impercettibili mosse lasciavano scivolare nella manica della divisa rifornimenti di Tiri Vispi e pozioni d’amore comprate in estate, adulti impreparati venivano colti di sorpresa da crisi di pianto e risolini isterici. 
Al centro di questo spettacolo i cui protagonisti sembravano ignari dei loro ruoli perché troppi sopraffatti, il treno si ergeva maestoso nel suo caratteristico colore rossastro e i vagoni pian piano si riempivano di speranze e risate, colmati per poco di vita prima di tornare freddi e vuoti per tutto il resto dell’anno in attesa delle vacanze di Natale e di un nuovo viaggio da compiere. 

La famiglia Malfoy si trovava poco lontano dalle carrozze, immersa in quella scena familiare ai più con una tale maestria che nessuno avrebbe mai immaginato le occhiate che, anni prima, sarebbero state lanciate verso l’uomo biondo dagli occhi lucidi e i capelli pettinati con cura, e tutti i suoi membri si preparavano alla separazione prossima ad avvenire con innaturale calma. 

Astoria, il sorriso sulle labbra come testimone della sua profonda serenità, stringeva con forza la mano di un Draco ormai scalfito dal tempo ma sempre a testa alta, mentre il piccolo Scorpius si guardava intorno con curiosità cercando d’individuare coloro che il destino avrebbe presto posto sul suo cammino, quasi dimentico dell’abbraccio paterno che gli circondava le spalle con fermezza e orgoglio. Erano uno strano trio: indissolubilmente legati alla folla e contemporaneamente sconnessi, come se ne facessero parte ma non si fossero rassegnati a seguire quell’irrazionalità che regnava sovrana su tutti gli altri, genitori e figli, animali compresi. 
Scrutavano apparentemente indifferenti la strana danza che coglieva gli studenti e gli accompagnatori, ne tracciavano i gesti con la coda dell’occhio, li sorvolavano per soffermarsi sul gruppetto più caotico e numeroso tra i presenti -quello composto da un’infinità serie di teste rosse e ramate, intervallato da ciuffi mori scompigliati e lunghe trecce bionde- e poi tornavano a cercarsi l’un l’altra, persi nel medesimo pensiero. 

Se più di vent’anni prima un giovanissimo, viziatissimo, convintissimo Draco Malfoy aveva salutato i suoi genitori promettendo a suo padre ulteriore gloria e baciando sua madre con distacco, vergognoso dei futuri alleati che avrebbe trovato per accrescere il suo valore, quella mattina di settembre suo figlio era propenso a comportarsi in modo diametralmente opposto, e tale atteggiamento era ben accetto. Temeva, come un qualunque altro undicenne in partenza per Hogwarts, che sarebbe rimasto solo e senza amici, era determinato a non deludere le aspettative parentali circa i suoi voti e le sue abilità, si chiedeva dove il Cappello l’avrebbe smistato.. ma nessun peso gli opprimeva il cuore. 
Nessuna minaccia era stata menzionata, né suo padre aveva permesso al nonno d’intervenire sulla questione, preferendo un più politico, umano, rassicurante “è la sua vita, quindi saremo fieri di lui in qualunque caso”, mentre Astoria gli ripeteva da giorni che non c’era motivo per cui gli altri bambini non dovessero includerlo nella loro cerchia, che fosse finito in Serpeverde, in Grifondoro, in Corvonero o in Tassofrasso. Certo, forse qualcuno non l’avrebbe visto di buon occhio a causa dei primi, immediati pregiudizi, ma i suoi genitori lo avevano educato al rispetto e alla gentilezza, due virtù difficili da trovare in coloro che venivano esclusi a causa del loro comportamento, e i tempi erano cambiati e non c’era giorno in cui la preside non si battesse per risollevare dalla cenere la casata verde argento. 

I figli di Potter e Weasley poi, tanti quanti erano, popolavano e avrebbero popolato il castello, influenzando gli animi e conducendo gli altri studenti ad accettare -o quantomeno rispettare- anche il bambino di Draco Malfoy, facendosi portatori degli insegnamenti dei loro genitori sull’uguaglianza e la redenzione, così da rendere orgogliosa Hermione e, seppur all’apparenza infastidito, persino quel cucchiaino di Ron. Non c’erano motivi, dunque, di preoccuparsi troppo per un futuro che grazie agli sforzi dei sopravvissuti alla battaglia di diciannove anni prima era roseo e accogliente per tutti coloro che lo meritavano. 
Per questo il piccolo ragazzino dagli occhi di ghiaccio si sentiva al sicuro in quell’accogliente quadretto, seppur triste all’idea di separarsi dai suoi genitori e allontanarsi dal luogo che aveva imparato a chiamare casa per abitare una scuola lontana, e volgeva di tanto in tanto lo sguardo verso la rumorosa famigliola i cui membri avevano intrecciato il loro destino al suo senza che la sorte li rendesse consapevoli di ciò, animato segretamente dalla speranza di farsi amico il giovane occhialuto che pareva la copia dell’uomo che suo padre aveva poco prima salutato con un cenno. 
Sembrava timido proprio come lui, il volto felice ma al tempo stesso illuminato da una scintilla di preoccupazione, un sorriso accennato sulle labbra alla vista dei capricci che la bambina dai capelli rossi al suo fianco portava avanti senza sosta da quando erano arrivati al binario carichi di bauli e minuti preziosi. 

Lei era, tuttavia, ciò che aveva attirato maggiormente l’attenzione di Scorpius perché, quando Draco l’aveva vista prendere posizione e pestare i piedi rifiutando ogni mediazione, un fischio di approvazione gli era sfuggito. 
L’avevano osservata tutti e tre con curiosità mentre si ribellava agli abbracci e proclamava a gran voce la sua indipendenza, forte della sua decisione e alquanto restia a cedere, e avevano seguito i tentativi di approccio dei vari membri finché, con uno sforzo notevole, la famiglia non era riuscita a placare quella furia rossa e le grida si erano ridotte a sbuffi sonori -che loro non potevano udire ma erano, a giudicare dalla potenza, assai rumorosi. Infine Astoria, scuotendo la testa di fronte a quella scenetta divertente che sembrava aver terrorizzato un Ron Weasley poco distante all’idea che pure Hugo seguisse l’esempio della cugina, aveva rivolto a suo marito uno sguardo che il figlio aveva interpretato come un messaggio piuttosto esplicito, invitandolo a dirigersi in quella direzione con il figlio e fare le presentazioni ora che la “tempesta” si era placata ma, purtroppo, proprio in quel momento il vecchio orologio della stazione aveva rintoccato le undici. 

Così, prima che fossero pronti, gli studenti si erano separati dai loro accompagnatori lasciando a terra la paura per far spazio all’eccitazione e le carrozze si erano chiuse alle loro spalle, mentre il fumo invadeva la banchina e nascondeva lacrime e occhi lucidi proteggendo l’orgoglio di quei padri che vedevano il figlio partire per un viaggio che avrebbe determinato il corso della sua vita, Draco Malfoy tra questi. 
I corridoi del treno erano in fermento, affollati di compagnie in cerca di scompartimenti liberi di cui impossessarsi e ragazzini dall’aria intimidita che speravano in un miracoloso incontro come quello Potter-Weasley, i finestrini appannati riflettevano volti accesi dall’ansia e sorrisi accennati, un rospo si arrampicava sulla parete della carrozza con un costante gracidio, pacchetti di cioccorane venivano scartati sulla banchina dai fratelli troppo piccoli per partire, come premio consolatorio. In mezzo all’Hogwarts Express camminava invece Scorpius a testa alta, facendosi strada tra la folla per raggiungere un posto libero dove sedersi per iniziare il viaggio, quando una forza invisibile lo scaraventò a terra. 

Stordito, si guardò intorno alla ricerca del suo aggressore e vide il ragazzino moro che al binario si era rivolto affettuosamente alla sorella minore mentre nessuno riusciva a calmarla e, con poche parole e un sorriso accennato, l’aveva placata. Aveva l’aria infastidita e per un attimo il giovane Malfoy si preoccupò di averlo in qualche modo urtato e di aver così rovinato ogni sua possibilità di amicizia, ma gli occhi smeraldini brillavano ed erano puntati sulla sua copia -con le iridi castane-, che correva per il corridoio dietro a un ragazzo dai capelli rosso Weasley e la pelle leggermente ambrata, mentre sventolava quella che sembrava a tutti gli effetti una vecchia e logora pergamena bianca. Agli sbuffi rassegnati dello sconosciuto si aggiunse poi un borbottio che somigliava vagamente a “Perché sei mio fratello?”, perciò Scorpius sorrise rincuorato e si diresse verso di lui con una mano tesa, pronto ad intraprendere una conversazione, ma l’altro fu più rapido e con voce allegra interruppe i suoi piani, pronunciando il nervoso fiume di parole che avrebbe segnato l’inizio di una lunga, duratura, non alleanza ma amicizia.

⎯ Devi perdonarlo, quell’idiota di mio fratello non saprebbe essere educato neppure sotto Imperio. Lily glielo rinfaccia sempre, ma di solito sono io a dovermi scusare al suo posto con gli sconosciuti, perché lei è troppo impegnata a combinare guai. Ah, certo, tu non sai chi è Lily. Beh, lei è mia sorella. Quella bambina dai capelli rossi che ha fatto una scenata poco fa perché voleva venire a Hogwarts con me.. hai capito, no? Penso che tu l’abbia vista. O sentita. O che tu l’abbia anche solo sentita menzionare, dato che per il Profeta è  “la figlia prediletta -e anche l’unica- del grande Harry Potter” e la “Cacciatrice più promettente della nuova generazione” per ogni giornale di Quidditch in circolazione. Io non sono d’accordo ma ⎯  s’interruppe di colpo, spalancando gli occhi smeraldo come se avesse appena avuto una rivelazione, per poi riprendere ⎯ Comunque io non ti ho ancora detto come mi chiamo! Sono Albus, Albus Potter. Tu sei? 

⎯ Scorpius Malfoy ⎯ fece una pausa, pensando a qualcosa d’intelligente da dire ⎯ Ti va di cercare uno scompartimento? Così puoi raccontarmi di Lily. 


   
 
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