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Autore: Io_amo_Freezer    24/02/2019    1 recensioni
La sera di San Valentino porta decisioni importanti, ma bisogna avere anche coraggio e mostrarlo al momento giusto. Ce la faranno, i due ragazzi, a esprimere i loro sentimenti, sotto una serata che sembra volergli aiutare?
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Marco, Portuguese D. Ace
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Impegniamoci. Questa volta devo dirglielo.

Non era ancora arrivato, forse era giunto lui in anticipo? In fondo non aveva nemmeno visto l’ora quando era uscito. Ammetteva di aver corso più in fretta di quando potesse e forse aveva anche sbagliato a essere così impaziente, chissà… Era in ansia… Era San Valentino, e appena aveva finito di fare la doccia; con l’asciugamano alla vita, si era detto di chiamare Marco, ma, alla fine, aveva visto un suo messaggio: Lo aveva battuto sul tempo, e nel leggerne la descrizione era subito corso in camera a cambiarsi, affrettandosi e dimenticandosi quindi, oltre al telefono anche di rispondere allo stesso mittente, e di conseguenza… Poteva anche non presentarsi per la mancata risposta… Oh! Si sentiva terribilmente mortificato e demente! La prima cosa che avrebbe dovuto fare sarebbe stata scusarsi, appena fosse arrivato.
Sarebbe arrivato, vero? Ormai ci stava per rinunciare… E il suo cuore palpitava ferreo, urlandogli di correre a casa dell’amico, per urlargli il suo amore, ma non c’è la faceva! No! Ormai aveva deciso: si sarebbe dichiarato e avrebbe resistito a tutti gli attacchi, positivi o negativi che sarebbero giunti dopo quelle parole! Infondo, era proprio per quello che aveva voluto chiamarlo, dopo quella doccia riflessiva e interminabile… Sarebbe stato difficile, e doloroso.
In ogni caso, era consapevole che, di certo, Marco non fosse a casa… Magari lo aveva anche chiamato… Oh, ma perché non arrivava così si sarebbe sentito più leggero?, con una smorfia batté il piede a terra, a tempo, restando seduto su quella panchina con il respiro oppresso dall’agitazione, dall’ansia mentre si strinse entrambe le mani, tenendosele con forza, a pugno. Marco magari stava arrivando, sì, di certo era così… Non c’è la faceva più! Era demoralizzato e abbattuto: forse il biondo amico lo avrebbe abbandonato dopo quel gesto!
Okay! Non cadiamo nel ridicolo, Ace, non esageriamo! Marco è serio, capirà… Se arriverà…, pensò, mordendosi il labbro inferiore con forza prima di scattare e irrigidirsi, in piedi.
-Ace.-
-Ah? Marco! Marco! Mi dispiace se non ti ho risposto ma ho dimenticato il telefono a casa! Scusa.- fece, in fretta, il gesto dell’inchino, tenendo le braccia strette e dritte lungo i fianchi, un po’ timoroso mentre il biondo, più alto e robusto, analizzava la situazione con un sospiro divertito.
-Non c’è n’è bisogno, tranquillo.-
-Ohm… Come mai questo invito?- sorrise, sfregandosi poi il capo appena si fu rialzato con la schiena e sorprendendo per poco l’altro, ma che non si fece problemi a dare una risposta eloquente:
-Volevo parlarti.-
-Sai, comunque io volevo parlarti.- esclamò poi, in contempo con lui, e sgranò un attimo gli occhi, spaesato e scrutando le pupille, tremendamente serie e decise dell’altro, ricoperte di un blu sereno e lucente. -È successo qualcosa?- si affrettò, apprensivo.
-Volevo chiederti di vederci qui nel caso ti andava una cena con me, questa sera. Te lo avevo scritto anche nel messaggio.-
-Oh! M-Ma certo! A-adesso?- balbettò, lievemente rosso in volto: non se lo aspettava, non da lui, e non per quel giorno… E se fosse?, si illuminò un attimo, spalancando nuovamente gli occhi mentre l’idea che stava aleggiando nella sua mente si indirizzò immediatamente a quella del suo cuore.
-Tu, invece? Cosa volevi dirmi?-
-Ah? Oh, nulla! Può aspettare. Adesso mangiamo.- ridacchiò, non volendo davvero infondere troppa fiducia su quel pensiero: forse era solo una casualità, e non un appuntamento. Era meglio non illudersi, per non ferirsi…
Lo sguardo di Marco però non sembrava convinto, e allora, tentennando con il capo, con un sorriso forzato chiese poi dov’è che avrebbero cenato, mentre le stelle in cielo sembrarono vibrare maggiormente assieme alle sue pupille curiose, interrotte successivamente e solo per uno squillo fastidioso, che irruppe nelle sue orecchie con forza, dando così, al biondo, la facoltà di non dargli subito una risposta per accettare quella chiamata, cacciando il telefono dalla tasca dei jeans scuri e lunghi.
Si limitò a guardare altrove, non volendo sembrare inopportuno e curioso, rendendosi così, solo in quel momento, conto però dell’effettiva presenza di un ristorante, proprio dietro la panchina dove aveva aspettato con ansia… Era stato così distratto da non farci caso, e forse era lì che dovevano andare per davvero, dato che era stato anche il loro punto d’incontro.
-Scusa, era Thatch. Bene, allora andiamo.- sorrise, con una scrollata di spalle e posando il cellulare, senza fretta, per poi avviarsi e fare strada al moro, fino alla porta del ristorante che, gentilmente aprì, sotto meraviglia di quest’ultimo ma che si affrettò a ringraziarlo oltrepassando la soglia, accolto subito dalla luce che irradiava tutto l’interno, cospargendolo di calore e accoglienza, con quell’ambiente lussuoso e fragrante d’oro.
-Ma… Perché tutto questo? C’è un motivo speciale? Un avvenimento?- volle informarsi, spinto dai troppi dubbi che iniziavano ad attanagliare la sua mente in un vortice di paura, sentimento che, però continuava a non capire da cosa fosse sorto. Era un motivo che lo riguardava o meno? E se fosse, sarebbe stato un qualcosa di bello?
-Sì, c’è un motivo speciale.- sorrise, trovando perfetta quella risposta, suggerita dal soggetto stesso che ne faceva parte mentre si sedette a tavola, dopo di lui che subito afferrò il menù, celandosi in esso nell’aprirlo, chino con la schiena, quasi imbarazzato per chissà cosa.
Forse voleva annunciare un fidanzamento, o peggio! Magari non voleva più frequentarlo! Beh, ma un appuntamento non sarebbe stato sensato per annunciare una tale catastrofe... Soprattutto, perché a lui? Era agitato! Troppo da cadere vittima di pensieri incoerenti e le peggio ipotesi!, tremò, con le dita, fremendo con le spalle, quasi impaurito prima che il cameriere giunse costringendolo a irrigidirsi per la paura, involontariamente, quando quello desiderava solo ricevere le ordinazioni.
-Tutto bene, signorino? Se mi è consentito chiedere.-
-Oh, sì, sì. G-grazie.- sorrise, con un dolce inchino del capo che fece sorridere il biondo davanti che si era un attimo angosciato, e pensò di averlo fatto inutilmente mentre subito si fece notare dal signore in questione, alzando una mano per poi presentargli i piatti che avrebbe voluto mangiare, e appena finì, con Ace ancora a leggere, nascosto in quel libro leggero e fine, subito fece altrettanto con un balzo; quasi a ricordarsi solo in quel momento di essere lì; anche se chiese davvero molta più roba.
-Okay.- sentenziò quando il cameriere castano si fu defilato, con compostezza e tutte le ordinazioni nel taccuino che teneva in mano. -Ho una fame!- parlò poi, pienamente affamato e a pancia vuota prima di guardare fuori, dall’enorme vetrata che era al suo fianco, scrutando un attimo le stelle nell’avere la sensazione di essere sbagliato in quel posto con Marco, di non meritare i suoi occhi su di sé: i suoi dubbi erano tornati, più forti di prima mentre arrossì nel percepire le dita del biondo sfiorare le proprie sopra al tavolo, e che immediatamente ritrasse, per la sorpresa.
-C-che c’è?- balbettò nonostante non volesse prima di decidersi di darsi un contegno e fare un’enorme respiro con la bocca, inspirando l’attimo dopo per poi tendere il secondo arto, tenuto in grembo fino a quel momento, verso il cielo, a indicare una grande e delicata sfera bianca: -Oggi la luna è più bella, non trovi?-
-Sì.- concordò dopo un lieve momento di silenzio in cui si era perso ad analizzare se fosse stata la mossa giusta quell’incontro, ma ancora era deciso a rendere ufficiale tutto ciò che provava con chi aveva davanti: ne aveva bisogno, e oggi era San Valentino, anche se ancora per qualche ora. Ma, alla fine di quella cena, avrebbe ottenuto un responso da Ace, sia che fosse negativo che positivo. Lo avrebbe accettato in ogni caso, e ci avrebbe convissuto da lì in poi, ma era sempre meglio rispetto al non sapere e al torturarsi ogni notte in preda a dei dubbi più inconsueti che, presto e volentieri, diventavano veri e propri incubi.
-Marco? Ehi, Marco, guarda: sta nevicando!- sorrise euforico nel percepire, al contrasto con la luce del lampione fuori, e ai passanti che aprirono i propri ombrelli, quasi con noia, tale evento; ma lui, alzandosi di scatto balzò in fretta verso la porta, lasciando in subbuglio i clienti e facendo ridere spontaneamente il biondo ragazzo che, volse poi il capo verso l’enorme finestra, ritrovando quasi subito quella sagoma che, con le braccia al cielo, salutava quel dolce e madido cielo di pioggia bianca leggera e gelida, che con quel poco vento infestava ogni parte della città.
-Un regalo inaspettato.- mormorò, osservando il moro bearsi di quel magnifico dono, giocandoci come un bambino nel cercare di afferrarla, quando ancora non era scesa a terra; e lasciò il gomito sul tavolo, a tenersi la guancia prima di scostarsi per raggiungerlo, avvertendo comunque il cameriere che sarebbero tornati subito, anche se non c’era bisogno di motivare nulla: oltre che aveva prenotato, erano comunque molti i clienti, anche in procinto di mangiare, che erano usciti fuori, coinvolti dalla foga del ragazzo che lo aveva fatto per primo.
-Allora? Non ti fa freddo?- sorrise, affiancandolo e scontrandosi con il suo bicipite, sfregandosi con esso lentamente mentre l’altro, ridacchiando e negando con il capo, si affrettò poi a trascinarselo lontano da sotto al tetto dell’ingresso, decorato da due vasi di piante grasse, dove una sagoma alta e a braccia conserte, con un cappotto lungo e scuro sulle spalle, quasi come il suo animo; moro e con una cicatrice laterale sul volto, cercava di ignorare l’amico biondo e dal volto decorato da degli occhiali da sole, fumandosi un sigaro intanto che quest’ultimo continuasse a parlare e gesticolare con un sorriso eloquente e una pelliccia rosa sulle spalle, molto più alto del primo. Mentre, Ace, gioioso, costrinse Marco a coprirsi di lieve e candida neve, che in fretta si sciolse solo per essere surclassata da altri fiocchi.
-Devi godere di più di questo evento!- rise, sforzandosi di non scivolare mentre si chinò in dietro, reggendosi al polso del biondo, rigido e che gli permetteva di giocare nel guardare il mondo sottosopra.
-Immagino.- sorrise, stringendo più forte la mano dell’altro non volendo farlo cadere, coccolando un po’ il suo pollice con il proprio prima di trascinarselo contro il petto di forza nel vederlo spingersi troppo contro il marciapiede. Lo sentì ridere, con il volto contro il proprio petto prima che si distaccasse, lentamente e con il volto rosso.
-Scusa, forse è meglio rientrare.- borbottò, impacciato e con le guance, tremendamente purpuree intanto che tossicchiò nell’essere ancora così vicino, e quindi fare un passo indietro, che non gli fu concesso dato che il biondo lo legò con le sue braccia attorno alla vita, anche se un po’ in difficoltà, ma sempre deciso e con un dolce sorriso.
-No, restiamo pure.-  
 
 
Una cena romantica sotto le stelle innevate, non era stato affatto male. Sbuffò in un ghigno, affondando i piedi nella neve, ormai ben raccolta da essere alta da sprofondarci fino a oltre i talloni; con le mani in tasca e gli occhi diretti al terreno mentre, con l’amaro in bocca, si diede dell’idiota per non essere riuscito a confessare un bel niente nonostante il pretesto e l’obbiettivo che si era prefissato. E c’erano stati vari momenti giusti per farlo, ma mai il coraggio giusto!
-Wow! Sono pienissimo! Però… Ohm, mi spiace, Marco. Hai speso tanto per colpa mia.- si sfregò il capo, con un sorriso tirato: oltre a non avere il telefono, si era dimenticato anche il portafoglio. Certo, Marco voleva offrire di suo già dall’inizio, però… Lui mangiava tanto e, da quando lo conosceva, era sempre stato quest’ultimo a pagare. Un po’ si sentiva in colpa, anche se il biondo non gli è lo aveva mai fatto pesare.
-No, è un qualcosa che non mi disturba. Mi piace la tua compagnia, non è un problema. Tranquillo. Però…- si voltò, notando il sorriso sincero svanire a quell’avverbio, facendolo preoccupare con quella parola.
-Cosa c’è?-
-Ti andrebbe di rimanere ancora un po’ con me?- sorrise, avvicinando le dita alla sua guancia, e sentendo il proprio cuore pulsare tremendamente forte, quasi da spaccarsi contro la cassa toracica, volendo fargli capire che, quello, adesso, era il momento adatto per dirlo.
-Certo! Anche a me piace la tua compagnia!- esordì, gongolando e dondolandosi a destra e sinistra, muovendosi con il busto con un grande sorriso a occhi chiusi per destabilizzare il brutto presentimento sorto poco prima per poi immobilizzarsi di colpo nell’udire il seguito, e portare le spalle a stringersi contro il proprio collo:
-Tu mi piaci.-
-Cosa?- mormorò nel respirare e fermare il proprio corpo, ostentando timore nello sguardo intanto che il più alto, spirando come se stesse per morire, continuò a ripetere la stessa, melodica frase, con fare ripetitivo ma alquanto ferreo:
-Tu mi piaci.-
-Tu… Io…- sgranò gli occhi lentamente intanto che l’ossigeno smise di penetrare nelle narici. All’inizio aveva creduto di aver capito male, ma, Marco aveva ridetto la stessa cosa udita poco prima… Piaceva a Marco! No, impossibile… E se… Voleva che lo ripetesse ancora… Poteva parlare di nuovo e dirlo ancora? Sarebbe stato bellissimo, con quella voce… Eppure sembrava triste… No! Doveva rispondere, ecco! Lo stava lasciando imbambolato! No, era lui quello bloccato come un’idiota! Non riusciva nemmeno a respirare!
-Scusa, ma avevo bisogno di dirtelo.- esalò, come colpito dentro da una scaglia, forse una freccia rossa che aveva tagliato più di quanto avesse voluto.
-No, ehi! Aspetta, aspetta! Anche tu mi piaci!- riuscì a fare la sua parte, finalmente, anche se non seppe come e anche se fu tremendamente accaldato in volto da dirlo in un modo, forse, troppo sbagliato, ma subito si ritrovò più vicino al più grande, tanto che si aggrappò al suo gomito con entrambe le braccia, volendo consolarlo, oltre che fermarlo dall’andarsene, come stava, in effetti per fare. -Scusa tu! È che non potevo credere che l’avessi detto per davvero… Ma ora continuiamo a stare insieme! Cioè… Nel senso di passare il resto della serata… beh, insomma, ecco, anche gli altri giorni, però… Insomma…-
-Grazie Ace. Restiamo assieme.- sospirò, più vivo dentro mentre comprese bene il perché di quello sguardo iniziale che lo aveva demoralizzato e buttato a terra, ma adesso era stato aiutato a rimettersi in piedi, e si portò più vicino il responsabile, accarezzandogli le labbra con il pollice e tornando ad avviarsi lentamente verso una meta non precisa, ma l’adrenalina in corpo gli impediva di restare fermo, e forse lo stesso valeva per Ace dato che lo seguiva, o semplicemente non voleva, molto più probabile, lasciarlo andare. -Sono davvero sollevato.-
-Ehi, aspetta.- brontolò, un po’ rosso e gonfiando una guancia prima di, deciso, puntarsi sulle dita appena l’altro lo accontentò e terminare quel lamento con un inflessibile bacio sulle labbra verso l’altro, che in fretta lo strinse a sé per i fianchi, quasi in un gesto istantaneo, incollando il suo petto al proprio.
-Wow… Lo bramavo da secoli.- ridacchiò, sincero e impacciato prima di sospirare, più soddisfatto mentre Marco tornò a chinarsi, docilmente, verso il suo volto, scontrandosi e strusciandosi contro il suo naso come in cerca di lui e del suo respiro.
-È stato perfetto.-
-Buon San Valentino!- rise, adagiando le mani sulle spalle toniche dell’altro, e sentendo al tatto quel dolce tessuto azzurro, ma irriconoscibile nel buio; ormai distanti dal lampione anche se in prossimità di un altro che gli illuminava parzialmente, senza però riscaldarli come stavano facendo i loro cuori tra le stelle e la neve.
-Buon San Valentino, Ace.-
 
Fine.
  
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