Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: slashsriffs    24/02/2019    2 recensioni
° Seguito di Rocket Queen °
"[...] Qualcosa nel suo di cuore era cambiato: aveva trovato la persona con cui stare veramente insieme fino alla fine. Aveva pronunciato il fatidico sì, e in quel periodo forse avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo. Per evitare il rimorso, mentre sfrecciava a tutta velocità nella sua Cadillac Seville sulla Sunset Boulevard alle quattro del mattino."
Slash è sposato, Lisa non l'ha mai dimenticato. Sono passati cinque anni, sembrava che per entrambi la felicità avesse un prezzo troppo alto. Si rincontrano per puro caso, nessuno dei due è da solo però questa volta. Cosa volete che sia un po' di nostalgia? Cosa volete che sia scoprire che si sono aspettati tanto?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

La felicità era un prezzo troppo caro per lei, per la sua ingenuità. Continuava ad aspettarlo nelle sere, elemosinava il suo amore. Non era nulla di speciale infondo quello che sentiva in quel momento, le bastava che fosse amore. Il suo cuore si ribellava a lui, il suo corpo no. D'improvviso sentì le mani di Saul su di sè, suo strumento e lui esperto maestro. Non era più padrona di se stessa, ma un oggetto, una bambola di porcellana.
Sperava che non la notasse, che non si ricordasse di lei. La solitudine in quegli anni era cresciuta sempre più, nel suo animo aveva lasciato grandi vuoti, immensi.
La folla si era placata, gli amici li accolsero calorosi, invitandoli a prendere posto. Sotto lo sguardo attento di Lisa, Slash di accomodò non accanto alla moglie, ma qualche posto più distante, tra due ragazzi; una sigaretta debolmente accesa pendeva dalle sue labbra, lo sguardo fisso sui bicchieri pieni. Lisa ricordò quando al Roxy era seduto silenzioso al suo fianco, quasi non l'aveva notato quella sera tra le voci assordanti dei ragazzi.
Un brivido le percorse la schiena sudata: era paura o voglia di lui? Il suo viso pallido incontrò lo sguardo rassicurante del ragazzo che le faceva compagnia, seduti a raccontare la propria vita ad un bar pieno di ubriaconi. Ma la sua mente non riusciva a smettere di viaggiare tra i ricordi: ricordava lui il solo rumore delle auto che all'alba sfrecciavano lungo la strada del motel, diverso ogni notte? I chilometri tra auto e aereo? Le canzoni alla radio, ai concerti, ai pub che avevano cantato a squarciagola? I vestiti stretti gettati sul pavimento? C'era sempre un gran sole e la notte la luna sembrava più grande e vicina. Occhi grandi e limpidi, occhi scuri e nascosti tra i troppi capelli.
Scosse la testa debolmente, porgendo senza pensarci la mano nella direzione di Aaron., mentre Amazing degli Aerosmith suonava nella casse alte del locale.
" Vuoi? " col capo indicò la piccola e affollata pista da ballo; a lei non piaceva affatto ballare.
Fu quando strinse quella piccola e fragile mano che Aaron capì che Lisa le piaceva davvero. Scesero al centro della pista, facendosi spazio tra le altre persone. Lisa continuava a guardare un punto fisso dinanzi a lei, lo sguardo perso nel vuoto. Sorrise calorosamente, anche se dentro di lei sembrava che non ce ne fossero più ormai. Cercò di dimenticare che dall'altra parte della sala una coppia si divertiva, felice. Scrollò le spalle, che vuoi che sia un po' di nostalgia? Pensò. Che vuoi che sia se ti ho aspettato tanto? Direte, non finiva mica il cielo se mancava lui. Ma il realtà fremeva dal desiderio di raggiungerlo, guardarlo dritto in quegli occhi che tanto le erano mancati. 
Quell'attesa era pari ad un'agonia, ma il finale di quella serata era ormai un'incognita da quando era entrato Slash. Lo avrebbe invitato a casa sua o sarebbe potuto venire quando voleva; dormire insieme o andare via, era pur sempre sposato. Non riusciva a rinnegare quella passione, ci sarebbe sempre cascata con lui, facendola sentire una piccola donna. Sapeva che male che gli andava, avrebbe avuto sempre lei, tutta lei?
Aaron la colse distratta, sorprendendola e stringendola forte. Lisa sorrise ancora, non sapeva cosa fare, cosa dire. Appoggiò il capo sulla sua spalla, sospirando e serrando gli occhi. Ma fu proprio riaprendoli che incontrò la sua figura slanciata e snella: la moglie di Saul era splendida. Alta, dai capelli tra il castano e il rossiccio, teneva in una mano un bicchiere con dello champagne, mentre l'altra cingeva le spalle di un'altra donna al suo fianco. Cantavano allegramente ogni parola, alzando i calici al soffitto.
“ Questo non penso sia propriamente ballare “ proferì Aaron, suo fratello Tyler pronunciava in continuazione quel “propriamente” e la cosa a volte la urtava.
“ Non sono molto brava “ disse, un po’ si offese ma alla fine la cosa non le pesava.
In quel momento tutto voleva tranne che ballare. O tranne che ballare con lui. Dov’era la Lisa audace? Quella che non si sarebbe lasciata fatta mettere da parte, le cose non se le sarebbe fatte ripetere due volte. Una ragazza libera per non morire mai, fiera del suo passato doloroso, i grandi amori in ostaggio nei suoi pensieri. Perché l’amore l’aveva conosciuto, ne aveva fatto tesoro, aveva amato chi l’aveva amata o l’aveva fatta sentire così.
“ Ti va se torniamo a sederci?” non sapeva neanche perché davvero l’avesse invitato a prendere posto in pista.
“ Va bene, prendo due drink e ci spostiamo?” chiese Aaron, indicando un punto preciso.
Da lontano, socchiudendo gli occhi per guardare meglio, Lisa notò un pianoforte, su un piccolo palco che sembrava fluttuare.
Delle grandi finestre oscurate lasciavano intravedere le stelle che quella sera brillavano fiere nella notte. Annuì, iniziando ad incamminarsi lentamente verso lo strumento, tra urla e corpi che si muovano al ritmo della musica, come lei non sapeva fare. Sbuffò, portando il soffio in alto per scostare una ciocca di capelli che nel piccolo tragitto sembrava volerle insistentemente impedire la vista.
Le sue dita sottili sfioravano i tasti del pianoforte, senza produrre alcun tipo di suono, nonostante nessuno l’avrebbe notato. L’intro di November Rain le occupò la mente, sembrava che qualcuno la stessa suonando lì dinanzi ai suoi occhi. Lo avrebbe fatto lei stessa, ma non era neanche capace di fare quello.
“ Non sapevo sapessi suonare ” una voce, abbastanza vicina, dal sapore di alcol e il suono della notte la fece rabbrividire.
Qualche minuto prima
Mentre Reneè sorrideva e parlava con le sue amiche, lui se ne stava in silenzio, fumando una sigaretta e portando di tanto in tanto il bicchierino stracolmo di rum alle labbra. Slash non era mai a suo agio con quelle persone, sembravano esser sempre pronte a puntare un dito contro o a ridacchiare, uscendosene con qualche battutina sarcastica per evitare lo scontro. Sua moglie sapeva quanto si annoiasse, ma sperava potesse prima o poi abituarsi alla loro compagnia, così come lei aveva apprezzato quella dei Guns e degli amici d’infanzia di Saul. Ma sembrava quasi costretto ad uscire, magari sarebbero potuti restare a casa, una cena informale tra i due, magari una pizza, per poi passare il resto della serata a letto, sotto le coperte. Scosse la testa sorridendo, lasciandosi andare ancora di più su divanetto troppo scomodo. Una musica leggera non riusciva a sovrastare il vociare insistente, quasi gli faceva male la testa al sentirli pronunciare certi discorsi. Quei signorotti di New York o di Chicago non smettevano di parlare di lavoro, affari, soldi, famiglia: tutto quello a cui Slash non era interessato.
Vide Reneè alzarsi per raggiungere con le compagne la pista da ballo: era stupenda e raggiante, contento che lei fosse felice in quel momento. E temendo di dover sostenere una noiosissima discussione con uno degli amici incravattati di sua moglie, si alzò per raggiungere le ampie finestre che davano sulla strada dall’altro lato della sala. Un piccolo corridoio sopraelevato di circa un metro o due dalla pista da ballo lo conducevano titubante verso il pianoforte. Da lontano, notò una ragazza snella, nascosta in una camicia fin troppo larga per essere la sua, che mentre scostava una ciocca di capelli corti e biondi dietro un orecchio, con l’altra sfiorava i tasti dello strumento. Più si avvicinava, più aveva l’impressione di conoscerla. Le sue mani iniziarono a pizzicare, la luce forte gli infastidiva la vista e i capelli schiacciati sulla fronte lo stavano facendo sudare. D’un tratto un brivido gli percorse la schiena, quasi come se stesse cercando di attraversare la strada fredda del dolore, la scelta sbagliata, il replay di tutti i suoi peccati davanti agli occhi, quella bugia che era diventata la sua vita.
Un ragazzo alto, con due drink in mano, raggiunse quella figura quasi angelica, che la vista annebbiata gli impediva di osservare meglio. Lo guardò osservarla per qualche minuto, e lo vide poi avvicinarsi per sussurrarle qualcosa. La ragazza si voltò di scatto e Slash si avvicinò ancor più, quasi come se ipnotizzato non riuscisse a raggiungere quelle dannate finestre. Mancava ormai qualche metro a separarli, ma fu quando un paio di occhi grandi iniziarono a soffermarsi sui suoi movimenti che Saul sbattè le palpebre e vide chiaramente, illuminata da una luce chiara, la donna per la quale aveva sempre provato tanto ma dimostrato poco. 
Lisa era lì, davanti a lui, bella, non ricordava fosse così stupenda. Ricordò di una vecchia fotografia che aveva gelosamente nascosto in uno dei cassetti del suo studio, un piccolo angolo di casa sua dove poteva rilassarsi e comporre. Era cambiata ma al tempo stesso era sempre lei. Era estasiato, il cuore gli batteva a mille, quasi come se fosse quello il momento in cui avrebbe iniziato a stare bene. Allungò una mano, nella sua direzione, ma subito la fece ricadere lungo il fianco quando Lisa spostò lo sguardo sul ragazzo che gli dava le spalle, abbracciandolo.
Saul sorrise, cosa poteva mai aspettarsi dopo cinque anni. Ma lei lo aveva riconosciuto? Era ancora impresso il suo ricordo nella mente che tanto lo aveva affascinato?
Aaron la raggiunse qualche minuto dopo, un bicchiere in ogni mano. Scrollò le spalle, sorridendogli sollevata e accettando il drink che tanto cordialmente aveva accettato di ordinare per lei. D’un tratto notò da lontano la figura di un uomo camminare lungo il palchetto sopraelevato, lentamente, e rabbrividì quando in controluce riconobbe i capelli ricci e scuri come la pece. Slash era lì, fermo, poteva sentire il suo sguardo bruciarle la pelle coperta dai vestiti invernali. I pensieri andavano e venivano veloci, il battito del cuore accelerato, le mani sudate, avrebbe giurato che anche il mal di testa fosse per lui e non per il caos del locale. Lo guardò, sembrava che volesse raggiungerla, sembrava una distanza insormontabile quella tra loro due, e forse l’ostacolo era Aaron. Le parve che avesse allungato verso di lei un braccio, sbattè le palpebre velocemente per accorgersi che in realtà era stato frutto della sua immaginazione.
Fu quando Slash aprì leggermente le labbra, forse per rivolgerle la parola, che si alzò in punta di piedi ed abbracciò Aaron, sussurrandogli un “grazie”, appena perché lo capisse soltanto lui. Non ci sarebbe cascata, nonostante tutto non sarebbe successo di nuovo.
Spazio autrice:
E rieccoci, mi scuso per il ritardo ma causa esame ho dovuto più volte rimandare non solo la pubblicazione ma la stessa fine del capitolo (scrivo i capitoli prima a mano e poi li riporto sul pc). Spero la storia stia continuando a piacervi, anche se siamo solo al quarto capitolo. Ringrazio tutti coloro che hanno votato le parti precedenti e che continuano a lasciare una stellina a Rocket queen. 
Al prossimo aggiornamento.xx

La felicità era un prezzo troppo caro per lei, per la sua ingenuità. Continuava ad aspettarlo nelle sere, elemosinava il suo amore. Non era nulla di speciale infondo quello che sentiva in quel momento, le bastava che fosse amore. Il suo cuore si ribellava a lui, il suo corpo no. D'improvviso sentì le mani di Saul su di sè, suo strumento e lui esperto maestro. Non era più padrona di se stessa, ma un oggetto, una bambola di porcellana.
Sperava che non la notasse, che non si ricordasse di lei. La solitudine in quegli anni era cresciuta sempre più, nel suo animo aveva lasciato grandi vuoti, immensi.
La folla si era placata, gli amici li accolsero calorosi, invitandoli a prendere posto. Sotto lo sguardo attento di Lisa, Slash di accomodò non accanto alla moglie, ma qualche posto più distante, tra due ragazzi; una sigaretta debolmente accesa pendeva dalle sue labbra, lo sguardo fisso sui bicchieri pieni. Lisa ricordò quando al Roxy era seduto silenzioso al suo fianco, quasi non l'aveva notato quella sera tra le voci assordanti dei ragazzi.
Un brivido le percorse la schiena sudata: era paura o voglia di lui? Il suo viso pallido incontrò lo sguardo rassicurante del ragazzo che le faceva compagnia, seduti a raccontare la propria vita ad un bar pieno di ubriaconi. Ma la sua mente non riusciva a smettere di viaggiare tra i ricordi: ricordava lui il solo rumore delle auto che all'alba sfrecciavano lungo la strada del motel, diverso ogni notte? I chilometri tra auto e aereo? Le canzoni alla radio, ai concerti, ai pub che avevano cantato a squarciagola? I vestiti stretti gettati sul pavimento? C'era sempre un gran sole e la notte la luna sembrava più grande e vicina. Occhi grandi e limpidi, occhi scuri e nascosti tra i troppi capelli.
Scosse la testa debolmente, porgendo senza pensarci la mano nella direzione di Aaron., mentre Amazing degli Aerosmith suonava nella casse alte del locale.
" Vuoi? " col capo indicò la piccola e affollata pista da ballo; a lei non piaceva affatto ballare.
Fu quando strinse quella piccola e fragile mano che Aaron capì che Lisa le piaceva davvero. Scesero al centro della pista, facendosi spazio tra le altre persone. Lisa continuava a guardare un punto fisso dinanzi a lei, lo sguardo perso nel vuoto. Sorrise calorosamente, anche se dentro di lei sembrava che non ce ne fossero più ormai. Cercò di dimenticare che dall'altra parte della sala una coppia si divertiva, felice. Scrollò le spalle, che vuoi che sia un po' di nostalgia? Pensò. Che vuoi che sia se ti ho aspettato tanto? Direte, non finiva mica il cielo se mancava lui. Ma il realtà fremeva dal desiderio di raggiungerlo, guardarlo dritto in quegli occhi che tanto le erano mancati. 
Quell'attesa era pari ad un'agonia, ma il finale di quella serata era ormai un'incognita da quando era entrato Slash. Lo avrebbe invitato a casa sua o sarebbe potuto venire quando voleva; dormire insieme o andare via, era pur sempre sposato. Non riusciva a rinnegare quella passione, ci sarebbe sempre cascata con lui, facendola sentire una piccola donna. Sapeva che male che gli andava, avrebbe avuto sempre lei, tutta lei?


Aaron la colse distratta, sorprendendola e stringendola forte. Lisa sorrise ancora, non sapeva cosa fare, cosa dire. Appoggiò il capo sulla sua spalla, sospirando e serrando gli occhi. Ma fu proprio riaprendoli che incontrò la sua figura slanciata e snella: la moglie di Saul era splendida. Alta, dai capelli tra il castano e il rossiccio, teneva in una mano un bicchiere con dello champagne, mentre l'altra cingeva le spalle di un'altra donna al suo fianco. Cantavano allegramente ogni parola, alzando i calici al soffitto.
“ Questo non penso sia propriamente ballare “ proferì Aaron, suo fratello Tyler pronunciava in continuazione quel “propriamente” e la cosa a volte la urtava.
“ Non sono molto brava “ disse, un po’ si offese ma alla fine la cosa non le pesava.
In quel momento tutto voleva tranne che ballare. O tranne che ballare con lui. Dov’era la Lisa audace? Quella che non si sarebbe lasciata fatta mettere da parte, le cose non se le sarebbe fatte ripetere due volte. Una ragazza libera per non morire mai, fiera del suo passato doloroso, i grandi amori in ostaggio nei suoi pensieri. Perché l’amore l’aveva conosciuto, ne aveva fatto tesoro, aveva amato chi l’aveva amata o l’aveva fatta sentire così.
“ Ti va se torniamo a sederci?” non sapeva neanche perché davvero l’avesse invitato a prendere posto in pista.
“ Va bene, prendo due drink e ci spostiamo?” chiese Aaron, indicando un punto preciso.
Da lontano, socchiudendo gli occhi per guardare meglio, Lisa notò un pianoforte, su un piccolo palco che sembrava fluttuare.
Delle grandi finestre oscurate lasciavano intravedere le stelle che quella sera brillavano fiere nella notte. Annuì, iniziando ad incamminarsi lentamente verso lo strumento, tra urla e corpi che si muovano al ritmo della musica, come lei non sapeva fare. Sbuffò, portando il soffio in alto per scostare una ciocca di capelli che nel piccolo tragitto sembrava volerle insistentemente impedire la vista.
Le sue dita sottili sfioravano i tasti del pianoforte, senza produrre alcun tipo di suono, nonostante nessuno l’avrebbe notato. L’intro di November Rain le occupò la mente, sembrava che qualcuno la stessa suonando lì dinanzi ai suoi occhi. Lo avrebbe fatto lei stessa, ma non era neanche capace di fare quello.
“ Non sapevo sapessi suonare ” una voce, abbastanza vicina, dal sapore di alcol e il suono della notte la fece rabbrividire.










Qualche minuto prima






Mentre Reneè sorrideva e parlava con le sue amiche, lui se ne stava in silenzio, fumando una sigaretta e portando di tanto in tanto il bicchierino stracolmo di rum alle labbra. Slash non era mai a suo agio con quelle persone, sembravano esser sempre pronte a puntare un dito contro o a ridacchiare, uscendosene con qualche battutina sarcastica per evitare lo scontro. Sua moglie sapeva quanto si annoiasse, ma sperava potesse prima o poi abituarsi alla loro compagnia, così come lei aveva apprezzato quella dei Guns e degli amici d’infanzia di Saul. Ma sembrava quasi costretto ad uscire, magari sarebbero potuti restare a casa, una cena informale tra i due, magari una pizza, per poi passare il resto della serata a letto, sotto le coperte. Scosse la testa sorridendo, lasciandosi andare ancora di più su divanetto troppo scomodo. Una musica leggera non riusciva a sovrastare il vociare insistente, quasi gli faceva male la testa al sentirli pronunciare certi discorsi. Quei signorotti di New York o di Chicago non smettevano di parlare di lavoro, affari, soldi, famiglia: tutto quello a cui Slash non era interessato.
Vide Reneè alzarsi per raggiungere con le compagne la pista da ballo: era stupenda e raggiante, contento che lei fosse felice in quel momento. E temendo di dover sostenere una noiosissima discussione con uno degli amici incravattati di sua moglie, si alzò per raggiungere le ampie finestre che davano sulla strada dall’altro lato della sala. Un piccolo corridoio sopraelevato di circa un metro o due dalla pista da ballo lo conducevano titubante verso il pianoforte. Da lontano, notò una ragazza snella, nascosta in una camicia fin troppo larga per essere la sua, che mentre scostava una ciocca di capelli corti e biondi dietro un orecchio, con l’altra sfiorava i tasti dello strumento. Più si avvicinava, più aveva l’impressione di conoscerla. Le sue mani iniziarono a pizzicare, la luce forte gli infastidiva la vista e i capelli schiacciati sulla fronte lo stavano facendo sudare. D’un tratto un brivido gli percorse la schiena, quasi come se stesse cercando di attraversare la strada fredda del dolore, la scelta sbagliata, il replay di tutti i suoi peccati davanti agli occhi, quella bugia che era diventata la sua vita.
Un ragazzo alto, con due drink in mano, raggiunse quella figura quasi angelica, che la vista annebbiata gli impediva di osservare meglio. Lo guardò osservarla per qualche minuto, e lo vide poi avvicinarsi per sussurrarle qualcosa. La ragazza si voltò di scatto e Slash si avvicinò ancor più, quasi come se ipnotizzato non riuscisse a raggiungere quelle dannate finestre. Mancava ormai qualche metro a separarli, ma fu quando un paio di occhi grandi iniziarono a soffermarsi sui suoi movimenti che Saul sbattè le palpebre e vide chiaramente, illuminata da una luce chiara, la donna per la quale aveva sempre provato tanto ma dimostrato poco. 
Lisa era lì, davanti a lui, bella, non ricordava fosse così stupenda. Ricordò di una vecchia fotografia che aveva gelosamente nascosto in uno dei cassetti del suo studio, un piccolo angolo di casa sua dove poteva rilassarsi e comporre. Era cambiata ma al tempo stesso era sempre lei. Era estasiato, il cuore gli batteva a mille, quasi come se fosse quello il momento in cui avrebbe iniziato a stare bene. Allungò una mano, nella sua direzione, ma subito la fece ricadere lungo il fianco quando Lisa spostò lo sguardo sul ragazzo che gli dava le spalle, abbracciandolo.
Saul sorrise, cosa poteva mai aspettarsi dopo cinque anni. Ma lei lo aveva riconosciuto? Era ancora impresso il suo ricordo nella mente che tanto lo aveva affascinato?














Aaron la raggiunse qualche minuto dopo, un bicchiere in ogni mano. Scrollò le spalle, sorridendogli sollevata e accettando il drink che tanto cordialmente aveva accettato di ordinare per lei. D’un tratto notò da lontano la figura di un uomo camminare lungo il palchetto sopraelevato, lentamente, e rabbrividì quando in controluce riconobbe i capelli ricci e scuri come la pece. Slash era lì, fermo, poteva sentire il suo sguardo bruciarle la pelle coperta dai vestiti invernali. I pensieri andavano e venivano veloci, il battito del cuore accelerato, le mani sudate, avrebbe giurato che anche il mal di testa fosse per lui e non per il caos del locale. Lo guardò, sembrava che volesse raggiungerla, sembrava una distanza insormontabile quella tra loro due, e forse l’ostacolo era Aaron. Le parve che avesse allungato verso di lei un braccio, sbattè le palpebre velocemente per accorgersi che in realtà era stato frutto della sua immaginazione.
Fu quando Slash aprì leggermente le labbra, forse per rivolgerle la parola, che si alzò in punta di piedi ed abbracciò Aaron, sussurrandogli un “grazie”, appena perché lo capisse soltanto lui. Non ci sarebbe cascata, nonostante tutto non sarebbe successo di nuovo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio autrice:

 E rieccoci, mi scuso per il ritardo ma causa esame ho dovuto più volte rimandare non solo la pubblicazione ma la stessa fine del capitolo (scrivo i capitoli prima a mano e poi li riporto sul pc). Spero la storia stia continuando a piacervi, anche se siamo solo al quarto capitolo. Attendo sempre con piacere un commento o un messaggio, se siete timidi. Ovviamente non siete costretti. 

Al prossimo aggiornamento.xx

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: slashsriffs