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Autore: ELIOTbynight    24/02/2019    0 recensioni
"Non era negli interessi principali di Kim Namjoon essere il più popolare della scuola, ma forse lui lo era proprio per questa ragione.
Magari non era il più dotato nelle relazioni interpersonali, siccome era un ragazzo timido e un po’ impacciato, ma la sua condotta scolastica parlava per lui. Aveva la media più alta, il consenso dei professori, prestanza fisica, gentilezza e intelligenza. Era veramente l’uomo dei sogni della maggior parte delle ragazze, di qualsiasi anno e classe facessero parte.
[...]
Alto, spalle larghe, labbra carnose, tratti angelici. Anche quello avrebbe potuto essere il ritratto di uno studente modello.
Che ironia."
Genere: Commedia, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Iniziativa: questa storia partecipa a "Keep the Secret!" a cura di Fanwriter.it
Numero parole:  4.827
Prompt/traccia: 11. A è stato sospeso/espulso da scuola perché si é rifiutato di confessare il segreto di B.





Boy In Luv


Non era negli interessi principali di Kim Namjoon essere il più popolare della scuola, ma forse lui lo era proprio per questa ragione.
Magari non era il più dotato nelle relazioni interpersonali, siccome era un ragazzo timido e un po’ impacciato, ma la sua condotta scolastica parlava per lui. Aveva la media più alta, il consenso dei professori, prestanza fisica, gentilezza e intelligenza. Era veramente l’uomo dei sogni della maggior parte delle ragazze, di qualsiasi anno e classe facessero parte.
Sembrava surreale, ma in effetti era popolare anche tra i ragazzi. I primini ammiravano i suoi voti e il suo fisico, i più grandi invidiavano quella sua profondità spontanea che lo faceva sembrare già un adulto.
E poi Namjoon era modesto, prudente, educato. Chiunque avrebbe saputo parlare del suo buon senso e dei suoi modi piacevoli, anche dopo averlo incontrato una volta sola. Namjoon aveva talmente tante qualità, che se mai avesse avuto dei difetti glieli avrebbero perdonati tutti.

“Guardate!”
“Cosa, dove?”
“Dai, guarda che roba …”
Queste furono le prime voci a raggiungere le orecchie di Namjoon una mattina, prima dei soliti saluti dei suoi compagni di classe. Stava percorrendo il corridoio esterno che univa un’ala dell’edificio all’altra, quando notò un gruppo di studenti radunati nello stesso punto.
“Ma chi è stato, qualche primino?”
“Non so, può essere.”
“Secondo me è stato Seokjin.”
“Seokjin? E chi è?”
Senza dare molta attenzione a quello che udiva, il ragazzo si avvicinò al muro che dava sulla palestra, di fronte al quale si erano fermate alcune persone, perlopiù ragazze. Restando in silenzio dietro di loro, a Namjoon bastò sollevarsi un poco sulle punte per vedere l’oggetto dei loro commenti così vivaci.
“Ma dove vivi? Non sai chi è Kim Seokjin?”
“Aspetta, non è il figlio di quel CEO famoso di cui parlavano mesi fa alla cerimonia d’accoglienza?”
“Esatto, è proprio lui! Dicono che sia stato lui anche a rompere il vetro della finestra nell’ufficio del preside la scorsa settimana.”
“Ma come, non erano stati Park Jimin e Jeon Jungkook della tua classe?”
“Sì, hanno punito loro, ma sono innocenti. Mi hanno detto che è stato Kim Seokjin, ma è riuscito a far incolpare loro.”
“Non ci credo.”
Invece Namjoon ci credeva eccome. Era troppo semplice.
Ciccio-Bang si crede un deddy ma e un idiota che non si vede i piedi.
Namjoon alzò gli occhi al cielo e sospirò, sia per i piccoli errori ortografici, che per la stupidità del gesto e del contenuto della frase. Non restò a lungo a fissare la vernice color blu elettrico che spiccava sulla parete esterna della palestra e preferì procedere verso la sua classe.

Poco prima di entrarvi, ad accoglierlo sulla soglia gli strinse la mano il suo migliore amico.
“Hai visto l’opera d’arte?” gli domandò Min Yoongi, capelli verde menta e anima nera brillante.
Namjoon entrò e si preoccupò di posare lo zainetto sul proprio banco, mentre il più basso lo seguiva.
“Naturalmente. Ha sbagliato a scrivere anche questa volta.”
Yoongi ridacchiò, anche per come l’espressione dell’altro fosse piena di serietà, come se gli importasse davvero che i graffiti fossero fatti almeno rispettando l’ortografia della lingua in cui si scriveva.
“Ma quanto ha di inglese?” domandò Namjoon perplesso, raggiungendo di nuovo l’amico sulla soglia della porta dell’aula.
“Temo che tu sia l’unico a cui interessi.” rispose l’amico, dondolando sui piedi. “Anche perché c’è già chi celebra l’impresa.”
Fece cenno verso due classi più in fondo al corridoio, dove si trovava quella di Kim Seokjin. Nessuno vi sostava davanti, ma si poteva sentire il casino che il protagonista della giornata stava già facendo con i compagni.
“Ha fatto di peggio.” Namjoon alzò un sopracciglio, sempre più perplesso.
“Vero, ma anche stavolta se la caverà ed è per questo che ci sono alcuni che lo adorano.”
Yoongi avrebbe potuto risparmiarsi quel commento, ma Namjoon non glielo fece notare ad alta voce per non essere rude. Invece staccò la schiena dallo stipite della porta a cui era appoggiato, giusto in tempo perché la prima campana suonasse.
“Non può durare per sempre.” aggiunse. “Prima o poi qualcuno lo sistemerà.”
Dando così la schiena a Yoongi e sedendosi al suo posto, lo studente modello mise personalmente un punto fermo all’argomento, senza intenzione di riprenderlo.
Ma per quanto Kim Namjoon fosse eccezionale, neanche lui aveva alcun controllo sul suo destino.



“Ohi, Kim Namjoon.”
Alto, spalle larghe, labbra carnose, tratti angelici. Anche quello avrebbe potuto essere il ritratto di uno studente modello.
Che ironia.
Questo fu ciò che pensò, quando si voltò per rispondere alla voce che l’aveva chiamato.
“In persona.” confermò Namjoon, fronteggiandolo completamente con le mani in tasca. “Kim Seokjin, immagino.” aggiunse poi, con un cenno del capo.
Mentre intorno a loro gli studenti fuggivano verso la libertà dopo le lezioni, Seokjin sorrise con le labbra unite in un sorriso tirato e gli occhi che formavano delle piccole mezzelune.
“L’unico e il solo.”
Era strano trovarsi faccia a faccia con la persona con la quale condivideva la maggior parte della fama tra gli studenti. In qualche modo non era un gran presagio.
“Posso fare qualcosa per te?” domandò il primo, che in effetti era proprio curioso di sapere che cosa mai volesse Kim Seokjin da lui, dal momento che sembravano appartenere a due specie diverse.
L’altro si avvicinò con un indice alzato in un gesto solenne.
“Innanzitutto …” cominciò, e Namjoon lo guardò perplesso. Quando poco dopo Seokjin fu abbastanza vicino al suo viso, mise l’indice di fronte alla bocca.
“Innanzitutto parla piano.” disse Seokjin a bassa voce, diventando improvvisamente serio. “Non è il caso di farci notare troppo.”
Si guardò intorno con aria circospetta e Namjoon sollevò un sopracciglio con una smorfia.
“Ti vergogni a parlare con me?”
“Come ti permetti?” Seokjin lo fulminò con lo sguardo. “Piuttosto dovresti essere tu a vergognarti di come ti rivolgi al sottoscritto. Ah, ma tanto lo so che è tutta invidia  …”
L’altro non poté evitare di sorridere, spostando il peso da una gamba all’altra.
“L’unica cosa di cui potrei mai essere un po’ invidioso, lo ammetto, sono i tuoi soldi.”
Un breve scambio di battute e Kim Namjoon l’aveva messo con le spalle al muro con una facilità inaudita. Seokjin chiuse gli occhi a fessura e inspirò forte dal naso, per evitare di sbottare con qualche parola non molto leggera, e poi buttò fuori l’aria con altrettanta enfasi, il tutto senza smettere di fissare un Namjoon che ora pareva piuttosto divertito.
“Pallone gonfiato.”
“Senti chi parla.” Namjoon roteò gli occhi. “Senti, che cosa vuoi da me?”
Avere gli occhi di mezza scuola su di sé, per quanto piacevoli e lusinghieri ne fossero i motivi, gli metteva una certa pressione addosso ogni giorno. Faceva sempre i conti con quella fama da bravo ragazzo che si era involontariamente creato e, per quanto di poca importanza per lui, non poteva permettersi di rovinarla con qualche guaio. Perciò Namjoon aveva sempre voluto solo tranquillità e discrezione nella sua vita scolastica, nient’altro. Ora che però c’era lo studente più problematico di tutti a rivolgergli la parola, in qualche modo tutto questo venne come minacciato.
Studiando il suo sguardo, il suo punto di vista era ben chiaro e infatti Seokjin capì che non avrebbe ottenuto quello che voleva girandoci intorno e rischiando di rendere Namjoon un nemico fin da subito. Assunse un’aria sicura, più sincera in qualche modo, e aprendo bene le spalle esordì a gran voce:
“Kim Namjoon, io vorrei che tu mi facessi delle ripetizioni!”
L’altro dovette stringere gli occhi per un attimo, per non farsi investire troppo dal suo volume alto di voce. Ma non era lo stesso tipo che non voleva farsi notare?
“Ripetizioni?” gli fece eco. “Di cosa, di inglese?”
“Yes! Aspetta, come lo sai?” rispose Seokjin stupito.
Namjoon roteò gli occhi di nuovo.
“L’ho visto, il graffito sul muro della palestra, che credi.”
“Ma su quello non …”
Seokjin stava per controbattere come al solito, convinto di non aver fatto errori, ma si fermò un attimo a pensare e corrugò la fronte. Quel gesto non poté che intenerire Namjoon, anche se solo un pochino.
“Di’ un po’, perché vieni a chiedere ripetizioni proprio a me?” domandò, inclinando la testa di lato. “Non puoi permetterti un insegnante privato e sicuramente più qualificato di me, con i soldi che hai?”
Seokjin scosse il capo con aria desolata e sospirò, mettendogli poi una mano sulla spalla come un uomo vissuto.
“Vedi, caro Namjoon, nonostante io abbia grandi disponibilità liquide, il mondo avrà bisogno del mio intervento finanziario per migliorare la società prima o poi, capisci?” spiegò con un’enfasi che per l’altro ragazzo non era necessaria. “Solo che quel momento non è ancora arrivato e quindi, nell’attesa, devo essere lungimirante e risparmiare il mio prezioso denaro, affinché io possa utilizzarlo per il bene di tutti in futuro.”
Mentre gli occhi di Seokjin guardavano in un punto lontano nell’orizzonte, inesistente siccome si trovavano ancora all’interno della scuola, Namjoon percepì chiaramente che quel bel discorso era soltanto un cumulo di balle colossali.
Non ci volle molto a intuire una buona ragione per cui il ricchissimo Kim Seokjin andasse a chiedere ripetizioni a un altro studente e non spendesse per un insegnante privato.
“I tuoi genitori non vogliono darti i soldi, giusto?”
Lo disse come se fosse stato ovvio, il risultato di un’addizione delle elementari. Seokjin lo fissò per un lungo attimo ad occhi sbarrati, prima di scomporsi con rassegnazione.
“Dicono che devo cavarmela da solo e che non possono sempre aiutarmi, quando finisco in qualche guaio con il preside.” spiegò con lo sguardo basso dalla vergogna, e Namjoon capì di aver colto nel segno. “L’ultima volta che ci hanno parlato, oltre al fatto di dover pagare il vetro nuovo dell’ufficio del preside, che secondo me è inutile, visto che da qualche parte le sciocchezze che escono dalla sua bocca dovranno pur uscire-”
Namjoon si sarebbe anche messo a ridere, se questo non avesse significato in qualche modo dargli ragione, e Seokjin non poteva stare dalla parte della ragione nelle sue condizioni.
“E’ emerso che la mia media di inglese è pessima, più delle altre materie. Non che vada così male, sono i professori che non mi comprendono …”
Diamine, il suo egocentrismo si sarebbe potuto affettare e mettere in un panino, da quanto era consistente.
“Ma in ogni caso non me la passerei molto bene, se i miei voti dovessero peggiorare ancora. Quindi, se davvero ho bisogno di ripetizioni, non posso che chiedere aiuto al migliore.” concluse Seokjin con un sorrisetto furbo.
Namjoon lo guardò scettico.
“Se accettassi, cosa ci guadagnerei?”
“Andiamo, non hai detto che sei invidioso dei miei soldi?” ammiccò Seokjin. “Non ti prometto uno stipendio da impiegato, ma ho pur sempre una paghetta settimanale coi fiocchi.”
Curioso.
Kim Seokjin, il riccone sfrontato della scuola, era in grande difficoltà ed era andato a chiedere aiuto allo studente modello, con cui di base non poteva sperare in un rapporto esattamente pacifico, viste le circostanze. Eppure l’aveva fatto a testa alta, con un sorriso sicuro stampato in viso. Namjoon non poté che trovare interessante quel dettaglio.
“Uhm, ci sto. Ma sarò io a decidere luogo e ora.” fu la sua ultima decisione.
Seokjin accettò con una stretta di mano solenne da uomo d’affari, ma Namjoon poté vedere la sincera gratitudine nei suoi occhi e pensò che forse quel tipo fosse più normale di quanto si credesse in giro.



“Come si dice “bellissimo a livello mondiale”, Namjoon?”
Quest’ultimo mollò il quaderno sulle ginocchia per l’ennesima volta, trattenendosi dall’alzare gli occhi al cielo.
“Cerca di concentrarti sull’esercizio che stiamo facendo, poi te lo dico. Non migliorerai i tuoi voti, se continui a distrarti.”
“E dai, cosa ti costa? E’ per staccare un po’! E poi ho bisogno di saperlo, in caso debba informare degli studenti stranieri.” piagnucolò Seokjin ad alta voce, ed era un miracolo che con tutte le volte che l’aveva già fatto la madre di Namjoon non si fosse affacciata in camera in cerca di spiegazioni.
“Abbiamo cominciato un quarto d’ora fa.” ribatté Namjoon. “Ora capisco perché hai bisogno dei soldi per uscire dai guai.”
Solo allora Seokjin si decise a stare zitto per più di due secondi. Mise il broncio, ma non disse nulla e sospirò, riprendendo in mano il libro con gli esercizi.
Namjoon lo lasciò fare e lo osservò a lungo. Quando non si comportava da idiota, quel ragazzo era anche a posto, ma allora perché aveva quella fama a scuola?
“Perché lo fai?”
Seokjin sollevò gli occhi su di lui con aria interrogativa.
“Eh?”
“Perché vai in giro per la scuola a imbrattare muri e spaccare vetri?” domandò Namjoon, che era seriamente incuriosito. “Insomma, ne hai davvero bisogno?”
Seokjin scrollò le spalle.
“Qualcuno dovrà pur farlo. Il nostro preside fa schifo e se nessuno ha il coraggio di farlo notare pubblicamente. Devo intervenire io che posso, giusto?”
“Sbagliato.”
Il modo in cui Seokjin sbarrò gli occhi a quel punto era talmente carino e buffo che Namjoon faticò un po’ per trattenere il sorriso.
“Paghi i primini per prendersi la colpa e subire le umiliazioni che spetterebbero a te ed è veramente di cattivo gusto.” lo riprese, e un po’ si sentì stupido siccome si sentiva come se stesse sgridando un bambino. “Ti farai sempre più nemici per questo.”
“Ma ho anche degli amici nella mia classe e sono grati del fatto che compio queste imprese al loro posto!”
Namjoon sospirò e si passò una mano in volto, tentando di essere paziente.
“Seokjin, probabilmente ti credono un emerito stupido. Se smetti di compiere le tue cosiddette imprese, scommetto che non sarai più popolare per loro e non ti troveranno più divertente.”
“Ma che stai dicendo?” mormorò l’altro, corrugando la fronte.
“Vedrai, sarà così.” Namjoon posò una mano sulla sua spalla, che Seokjin adocchiò dubbioso. “E a quel punto, pur non essendo più granché popolare, potrai camminare in giro senza che parlino di te come il più stronzo della scuola.”
“Il più stronzo della scuola? E’ questo che sono?!”
Il suo strillo quasi lo assordò, ma Namjoon non aveva ancora finito il suo discorso. Forse c’era speranza di compiere una buona azione e riportarlo sulla buona strada.
“Non potrai cavartela per sempre, Seokjin.” disse, massaggiandosi l’orecchio. “Deal with it.”
“Cosa? Che significa?” Seokjin alzò un sopracciglio e la sua espressione si fece ancora più incredula. Era una visione talmente buffa che stavolta Namjoon non riuscì a trattenere una risata.
“Significa che è così e che devi accettarlo.” spiegò poi, senza perdere il sorriso.
“Oh.”
Dopo quel discorso, Seokjin rimase tranquillo e fece i compiti di inglese insieme a Namjoon seguendo i suoi suggerimenti, senza perdersene neanche uno.
Quando i compiti furono finiti e i libri messi da parte, Seokjin era ancora troppo silenzioso per il suo solito modo di essere. Namjoon lo notò, ovviamente.
“Ehi … di’ un po’, per caso ci sei rimasto male per il discorso che ho fatto prima?”
Seokjin lo guardò con espressione combattuta e rassegnata.
“Beh, non ne sono esattamente felice. Forse smetterò con queste bravate, visto che mi hai convinto che è la cosa giusta …”
Namjoon non poté che sfoderare un sorrisetto orgoglioso e soddisfatto.
“Ma in ogni caso perderò la mia popolarità.” concluse Seokjin con una smorfia triste. “E a me piace essere famoso.”
Namjoon lo guardò a lungo, di nuovo, e la consapevolezza che in fondo Seokjin fosse un ragazzo a posto lo colpì come prima. Certo, era strano pensarlo di qualcuno che aveva appena ammesso di apprezzare la popolarità, spesso associata alla superficialità, ma Namjoon era troppo buono per non concedergli una possibilità ed era troppo intelligente per non vedere il sincero dispiacere nei suoi occhi.
“Magari non perderai la tua popolarità.” cominciò, tenendosi volontariamente sul vago. “Sei pur sempre il più ricco della scuola e …”
“E cos’altro?”
“Ecco … sei bello.”
Oh, bene.
Da dove diamine gli era uscita quella frase? Di tutte le cose che poteva dire, proprio quella?
“...bello?” ripeté Seokjin, perplesso.
“Uh … sì. Sei bello.” fece ancora Namjoon, evitando di guardarlo negli occhi e spostandoli continuamente da una parte all’altra della stanza. “Worldwide handsome, per la precisione, visto che lo volevi sapere.”
Passarono uno, forse due secondi, poi Seokjin scoppiò a ridere e l’altro non poté che ripetersi nella testa che sì, Kim Seokjin era bello eccome.
“Lo so che sono bello!” esclamò lui tra le risate, facendo sì che Namjoon gli desse una spallata amichevole e ridesse a sua volta.

Seokjin continuò ad aver bisogno di ripetizioni di inglese per un bel po’. Era un caso disperato, dalla pronuncia alla grammatica, e per forza di cose Namjoon finì per trascorrere molto tempo in sua compagnia.
Quando l’aveva detto a Yoongi, quest’ultimo non era riuscito a credere alle proprie orecchie. Ma quando un giorno li vide in corridoio a chiacchierare, Seokjin impegnato in un racconto e Namjoon a guardarlo con espressione piena di interesse e un leggero sorriso, ebbe la sensazione che il suo migliore amico si fosse cacciato in un guaio più grande del previsto.
Seokjin si allontanò e Namjoon non notò la presenza di Yoongi finché quello non gli fu appiccicato vicino a chiamarlo insistentemente per nome.
“Eh? Oh Yoongi, che cosa c’è?”
Namjoon sbatté gli occhi con innocenza, come se fosse appena tornato alla realtà dopo un sogno lunghissimo, e Yoongi scosse semplicemente il capo.
“Nulla, non fa niente.”
Subito dopo, però, scoppiò a ridere.
“Perché ridi?” domandò l’amico, che però non ottenne alcuna risposta. “Avanti, mi dici perché ridi?”
Per quanto avesse continuato a chiederglielo più volte, Namjoon non seppe mai perché Yoongi stesse ridendo.



La prima impressione è quella che conta e questo Namjoon lo imparò molto presto: se a prima vista Kim Seokjin sembrava sinonimo di guai, ebbene così era.
Col tempo Namjoon se n’era quasi dimenticato, dal momento che aveva finito per trovare divertenti i pomeriggi trascorsi in sua compagnia. Non era stato difficile vedere tutti i difetti e l’onesta insicurezza nascosti sotto la maschera eccentrica che Seokjin portava, ed era stata una scoperta piacevole. Tuttavia, certe abitudini erano dure a morire e Namjoon lo seppe quando si sentì improvvisamente tirare per la manica della divisa in un corridoio interno dell’atrio.
“Namjoon, vieni!”
Ci mise qualche secondo di troppo a capire che a trascinarlo ora verso il piano superiore era proprio Seokjin.
“Ehi, ma … io dovrei andare a casa, dove stiamo andando?” fece Namjoon preoccupato, senza opporre resistenza.
L’altro si voltò a malapena, mentre lo portava su con sé per le scale.
“Devo fare una cosa e mi serve il tuo aiuto!”
Più dettagli sulla questione non erano possibili da ottenere al momento, ma Namjoon seppe che non era nulla di buono quando Seokjin si fermò vittorioso nel corridoio deserto, davanti alla porta dell’ufficio del preside.
“Seokjin, che ci facciamo qui?” chiese scettico.
La sua risposta fu un altro ghigno soddisfatto e un tintinnio di chiavi: Seokjin ne aveva estratto un mazzo e ora le stava provando tutte per entrare.
“Che stai facendo?!” esclamò Namjoon allarmato. “E dove hai preso quelle chiavi?”
“Le ho prese dal gabbiotto del bidello mentre nessuno guardava.” Spiegò l’altro con una semplicità disarmante.
“Che cosa hai fatto?!”
“Sssh, fai silenzio, altrimenti arriva qualcuno.”
In quel momento, la serratura scattò e Seokjin si infilò furtivo nell’ufficio del preside, cominciando subito a guardarsi intorno.
“Tu non preoccuparti di niente, caro Namjoon.” disse, cercando di essere convincente. “Mi ci vorrà solo un minuto. Tu fai la guardia e controlla che non arrivi nessuno.”
Maledizione, avrebbe dovuto percepire il pericolo, avrebbe dovuto allontanarsi da lui quando ne aveva avuto la possibilità. E ora si ritrovava coinvolto in quello che nel peggiore dei casi poteva anche essere un reato!
“Seokjin, che cosa hai intenzione di fare?” chiese ancora Namjoon con agitazione, restando immobile sulla porta e guardandosi intorno per controllare che nessuno comparisse in corridoio.
L’altro stava già mettendo le mani nei cassetti di ferro con vari fascicoli di cartone dentro.
“Non voglio rubare nulla. Ho solo bisogno di una sbirciatina per il compito di domani …”
Mentre Seokjin cercava il fascicolo della materia corrispondente alla sua classe, Namjoon sbarrò gli occhi in preda al panico.
“Sei impazzito?! Se ti scoprono, è la tua fine!”
“La nostra fine, per la precisione.” lo corresse Seokjin con espressione sorniona. “Se va male, ti porterò nel baratro con me.”
“Seokjin-”
“Sai, avevi ragione.”
Finalmente Seokjin trovò il foglio con le soluzioni del compito del giorno dopo e si attrezzò subito per farci delle foto con il cellulare. Intanto Namjoon era sconvolto.
“Che cosa?”
“Avevi ragione sui miei compagni.” proseguì l’altro, continuando a fare foto. “Dopo che ho smesso di fare il cattivo ragazzo, non mi hanno più trovato divertente e ora preferiscono starmi lontano. Li ho anche sentiti dire che non hanno mai dato retta alle mie bravate. Sono proprio degli ipocriti.” Seokjin scosse infine la testa e rimase concentrato sul suo lavoro.
Forse il cuore di Namjoon si era un po’ incrinato a sapere che Seokjin gli stava imponendo un grosso rischio, ma dopo quella notizia seppe anche che lui era l’unica persona rimasta di cui Seokjin potesse fidarsi. E Namjoon era troppo, troppo buono per negargli la sua fiducia e lasciarlo solo.
Sbuffò pesantemente e si appoggiò alla porta, sempre dandosi occhiate furtive intorno.
“Ho capito. Se proprio devi, sbrigati!”
Seokjin alzò il capo dal cellulare e dai documenti con un sorriso, prima di mettere tutto a posto. Ci mise più secondi del dovuto e Namjoon udì dei passi avvicinarsi dal fondo del corridoio.
“Fai presto!” intimò all’altro, che per quanto avesse fatto del suo meglio non riuscì a svignarsela prima che li vedessero. Si trattava di due insegnanti e un bidello.
“Corri, Namjoon, corri!”
Seokjin fu veloce come il vento e Namjoon corse dietro di lui, ma così fecero anche i professori. Quando Seokjin era già scomparso dalla loro visuale, Namjoon sentì gridare il suo nome e si immobilizzò proprio un paio di metri prima delle scale. Seokjin era già sceso giù verso di esse, si era salvato, mentre lui no.
Si immobilizzò sul posto e strizzò gli occhi, imprecando nella sua testa.
Era fottuto.




Aveva perso il conto di quante volte il suo cellulare aveva vibrato, da quando l’aveva acceso. Alla vista delle mille notifiche era tornato a dormire e dopo un’altra ora di sonno non poté più ignorare quel rumore, specie perché ora a telefonargli per l’ennesima volta era il suo migliore amico.
Rispose con la voce ancora un po’ masticata dal sonno:
“Pronto?”
“Dove cazzo sei, Kim Namjoon? Non sei mai stato assente in tutta la tua vita!”
Si strofinò gli occhi e si mise seduto, sospirando.
“Non sono assente … sono stato sospeso.”
“Che cazzo hai detto?!”
Era sicuro di non aver mai sentito Yoongi alzare la voce in quel modo, ma immaginò che fosse semplicemente per via dello stupore.
“Namjoon, stai dicendo sul serio?”
“Sì, sono stato sospeso ieri pomeriggio dopo le lezioni. Tornerò lunedì a scuola, a questo punto.”
Parlando, si affacciò nel corridoio: la casa era deserta, i suoi genitori erano già andati al lavoro. Sospirò di sollievo e si avviò stancamente verso la cucina per mettere velocemente qualcosa sotto i denti.
“Ok, deve essere uno scherzo, ma tu non sei tipo da scherzare, quindi spiegami che cosa è successo, ti prego.”
“Beh, diciamo che è colpa di Seokjin.”
“Seokjin, eh? Quello stronzo ha colpito ancora …”
“Ma è anche colpa mia, Yoongi.”
“In che senso?”
Aprì il frigorifero e si versò un po’ di latte, per poi frugare nella dispensa e prepararsi qualcosa di veloce da mangiare.
“Seokjin ha rubato le chiavi dell’ufficio del preside e mi ha convinto a coprirlo mentre lui entrava e cercava le risposte per un test che doveva fare oggi. Non me la sono sentita di lasciarlo solo, ma il problema è che ci hanno scoperto. Anzi, hanno scoperto me.”
“E lui?”
“Lui è riuscito ad andarsene senza essere visto, ma i professori hanno beccato me e mi hanno subito fermato.”
“Ma scusa, non ti hanno creduto quando hai detto che è stato Seokjin a trascinarti in questa storia?”
Namjoon mandò giù il sorso di latte e poi ridacchiò amaramente tra sé e sé.
“Non gliel’ho detto, Yoongi.”
“Aspetta, cosa?”
“Non ho fatto il nome di Seokjin con i professori. Cioè, per essere precisi, da lontano uno dei due l’aveva anche riconosciuto, ma io ho negato che fosse lui, anche se ne erano sicuri.”
“…”
“Yoongi, sei ancora lì?”
“Namjoon, ti sei bevuto il cervello?”
Scoppiò a ridere più forte e si appoggiò al frigorifero chiuso, gesticolando con le mani anche se non poteva vederlo nessuno.
“Lo so, è strano, ma proprio non me la sono sentita di tradirlo. E così, nel dubbio, hanno sospeso me.”
“Sai vero che ti sei evidentemente preso una cotta disperata per quel tizio?”
“Non-non metterla in quel modo, insomma, più che altro … come dire …”
“Namjoon, non prendermi in giro. E’ il solo motivo per cui l’hai fatto. Lo sanno tutti che puoi anche avere un quoziente intellettivo di trecento, ma se sei innamorato diventi un idiota.”
“Yoongi, smettila!”
Eppure sapeva benissimo che il suo migliore amico aveva ragione. Sollevò una mano e se la portò al viso: aveva le guance calde. Un idiota, per l’appunto.
“Va bene, romanticone, ma sappi che qui non fanno che parlare di te e-”
Namjoon non fece più attenzione a quello che diceva Yoongi, perché sentì il campanello suonare.
“Scusa, devo andare, hanno suonato.” Lo interruppe, andando alla porta.
L’altro sospirò dall’altro capo del telefono.
“Ok, ti scrivo dopo. Ciao.”
Appena chiuse la telefonata, Namjoon aprì la porta e non credette ai suoi occhi per tre lunghi secondi.
“… Seokjin?”
Quest’ultimo era sulla soglia di casa sua con un sorriso modesto e imbarazzato, che non gli aveva visto spesso indossare.
“Ciao, Namjoon. Ti disturbo?”
Altri tre lunghi secondi ci vollero prima di una reazione. Se fosse passato un istante di più, Seokjin si sarebbe messo a ridere.
“Oh! N-No, entra pure!”
Mentre Seokjin muoveva i primi passi dentro casa sua, Namjoon desiderò sprofondare dalla vergogna. Era in tuta, non con la faccia migliore dal momento che era sveglio da poco e probabilmente con i capelli arruffati. Cosa poteva esserci di peggio?
“Che casa carina.”
Perfetto, non riusciva neanche a guardarlo in faccia.
“Sì … ehm, perché sei venuto a trovarmi?” chiese Namjoon, e la sua domanda era più un voler sapere di che morte doveva morire.
Ma Seokjin a quel punto sorrise dolcemente e si strinse nelle spalle, e Namjoon si sentì come rinascere.
“Ho sentito che sei stato sospeso per quello che è successo ieri e volevo chiederti scusa in tutti i modi possibili.”
Ma che diamine, a quel faccino avrebbe perdonato anche un omicidio di massa e al pensiero Namjoon si sentì il più idiota del pianeta.
“Ah … quello …” esordì, gesticolando e tirando un sorriso. “Non ti preoccupare, i miei non l’hanno presa troppo male.”
Seokjin lo osservò e non poté non pensare che Kim Namjoon meritasse il mondo intero e anche di più, per quanto fosse perfetto e quanto fosse stato generoso con lui senza mai chiedere nulla in cambio.
“Sono contento, anche se non è stato per niente giusto.” disse. “Infatti ieri sono rimasto ad ascoltare che cosa ti hanno detto i professori e quando te ne sei andato, ho confessato anch’io.”
“D-Davvero?”
Namjoon non poteva crederci. Non l’avrebbe mai ritenuto capace di confessare spontaneamente una delle sue bravate.
“Sì. È stato difficilissimo!” rise Seokjin imbarazzato. “Hanno sospeso anche me. però ne è valsa la pena, perché ho fatto la cosa giusta. Non potevi certo prenderti tutta la colpa al posto mio.”
Lusingato dal suo gesto, Namjoon arrossì e sorrise, incassando a sua volta la testa nelle spalle.
“Beh, l’avrei fatto, sai …” aggiunse, torturandosi le dita con gli occhi bassi. “Non ci sarebbe stato alcun prob-”
La frase fu interrotta da un paio di labbra carnose che andarono a premersi sulle sue all’improvviso.
Il contatto durò un attimo, durante il quale gli occhi di Namjoon restarono spalancati dalla sorpresa. Restò immobile, anche se pensò di accasciarsi a terra da un momento all’altro da come forte batteva il suo cuore, e vide come Seokjin fosse arrossito a sua volta e sorrideva nel suo stesso modo pieno di imbarazzo e timidezza.
“Grazie.” Mormorò infine, e Namjoon credette di sciogliersi come neve al sole.
Tentò di rispondere, ma il risultato furono una serie di versi e balbettii sconnessi che spinsero Seokjin a scoppiare a ridere. Namjoon in difficoltà gli faceva troppa pena, così optò per un abbraccio, che durò molto più a lungo di quanto pensassero.
“Ti … ti va di restare qui per oggi?” sussurrò Namjoon. “Non sono mai stato assente, quindi non saprei che fare a casa da solo.”
La risata rumorosa di Seokjin echeggiò nell’ingresso come un enorme sì.

Da quel giorno, non passò giorno in cui non si parlasse di Kim Namjoon e di Kim Seokjin, lo studente migliore e lo studente più problematico della scuola, sempre e costantemente insieme come la coppia dell’anno.





*





Amici, attendevo da secoli un'occasione per scrivere sui NamJin ed eccomi qui, finalmente. Ho buttato giù questa storia un po 'di fretta per stare nei tempi della challenge, ma tutto sommato non è male (?)
Posso sperare in qualche recensione? :3
Grazie di aver letto, un bacione a tutti!

by Eliot ;D
   
 
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