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Autore: _Trafalina970_    24/02/2019    1 recensioni
Cerca di far rallentare la mente, mettere in ordine i pensieri, ma la cosa è più facile del previsto: è vero, e lui ha ragione. Chissà come fa a capire sempre tutto. Glielo dice e lui le stringe il ginocchio. Rimangono in silenzio, la sua mente che ora deve fare ordine e ha iniziato a classificare le diverse specie di scarafaggio.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono anch'io (e le blatte)

 

Esserci.

Continuava a rigirarsi quella parola nella mente, cercava di riempire ogni angolo del cervello con quelle sette lettere. La assaporava, la ripeteva, cercava di farla sua.

Esserci.

Le avevano detto che doveva trovare un modo per esserci.

Riviveva la scena, era come essere di nuovo là, nel pullmino, mentre la strada scorreva rapida sotto di loro a 130 km/h, e lei guardava la striscia bianca tratteggiata diventare una linea continua e i fari delle auto davanti a loro brillare nel buio. Le era venuta in mente la bandiera della Polonia, girata di 90 gradi. Bianca e rossa. Come i due nastri colorati formati dalle automobili in movimento. Bianco quello a sinistra, la corsia opposta, e rosso a destra, proprio davanti a loro.

Poi quella parola: esserci. Devi trovare un modo per esserci.

E sentiva ancora la stretta della mano del coach sul ginocchio, come sempre quando le diceva qualcosa di importante e voleva che lo capisse.

Le sue mani invece erano strette l’una nell’altra, ed erano anche un po’ sudate. Sentiva l’importanza di quello che le stava dicendo.

Devi trovare un modo per dire “ci sono anch’io”, “esisto”.

Gli occhi continuavano a rimanere fissi sulla bandiera polacca luminosa davanti a lei, ma la mente correva più rapida del pullmino. Ripensava a tutte le volte in cui aveva rinunciato ad esprimere un parere, quando sceglieva di rimanere in silenzio per non interrompere chi stava parlando e senza riuscire mai a prendere la parola. Tutte le volte in cui aveva rinunciato a dare voce ai suoi pensieri, ma li aveva relegati ad un angolino nella sua mente, stipati uno sull’altro in una montagna di non detto che iniziava ad essere di gran lunga più ingombrante di quello che invece diceva. Tutte le volte che si era lasciata scivolare addosso i torti, le ingiustizie, i commenti spesso distratti ma comunque cattivi di chi parla senza pensare, tutto solo per evitare litigi e mantenere un quieto vivere, ripetendosi che non era importante e che in fondo lei sapeva come stavano veramente le cose. Eppure ogni volta rinunciava a far vedere chi fosse veramente.

Gli occhi del coach la stavano guardando da dietro le lenti spesse degli occhiali, aspettavano una risposta. Le dita tamburellavano distrattamente sul suo ginocchio.

Avrebbe voluto chiedere e dire un sacco di cose, ma c’erano altre sette persone a bordo, e lei non voleva mettersi a nudo davanti ad altre sette persone. Stava già faticando con una sola. La mente correva, componeva frasi, discorsi, poi li scomponeva e ne creava altri, ma la sua bocca era sigillata, bloccata con le labbra che aderivano perfettamente l’una all’altra.

Il coach sorride e i suoi occhi si stringono.

Non farti mettere i piedi in testa. Non devi snaturarti. Sei intelligente, gentile, sei dolce e simpatica, ma non lasciarti sopraffare. Non essere succube degli altri. Sei buona, ma purtroppo in questo mondo le persone buone se la prendono un po’ nel culo. Devi riuscire farti valere, con gentilezza, come sei tu.

Ascolta tutto, cerca di incidersi quelle parole all’interno del cranio. Sa che è importante, non vuole dimenticarle.

Non farti mettere i piedi in testa. D’istinto le vengono in mente gli scarafaggi, forse era una vecchia barzelletta, o forse è solo la sua mente che corre, ma la cosa la fa sorridere.

Tu che dici?

Cerca di far rallentare la mente, mettere in ordine i pensieri, ma la cosa è più facile del previsto: è vero, e lui ha ragione. Chissà come fa a capire sempre tutto. Glielo dice e lui le stringe il ginocchio. Rimangono in silenzio, la sua mente che ora deve fare ordine e ha iniziato a classificare le diverse specie di scarafaggio. Scarafaggio comune, genere Blatta, specie orientalis. Blatta americana, genere Periplaneta, genere americana.

Il silenzio la aiuta, riesce a rilassare i pensieri. La classificazione è solo un modo per riordinare le idee, far riprendere ai pensieri il loro percorso.

A cosa pensi?

Si gira a guardarlo, lui le restituisce lo sguardo. Adesso in questo preciso istante?

Lui annuisce.

Le viene da ridere. Meglio che non te lo dico.

Lui insiste, e lei cede. Alle blatte.

Lui sorride, e gli si stringono gli occhi.

Anche lei sorride, e torna guardare la strada. Il pullmino corre a 130 km/h, e la bandiera della Polonia girata di 90 gradi si srotola davanti a loro.

 

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Dopo tanto tempo, finalmente sono tornata con questo piccolo racconto, avevo bisogno di riprendere a scrivere in qualche modo, e questo è il risultato. Spero vi piaccia!

Buona lettura!

B.

   
 
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