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Autore: killian44peeta    25/02/2019    0 recensioni
Sequel di
-Gli Elementi 1
-Gli Elementi OS- L'esterno (1.1)
-Gli Elementi 2
-Gli Elementi OS- L'interno (2.1)
"La debolezza deve essere eliminata. Devi farla fuori. Se la manterrai viva sarai... umano"
Il battito cardiaco accelerò e rallentò così tante volte che pareva quasi il tempo fosse impazzito, sbattendogli nel petto e nelle tempie come non mai, dapprima velocizzandosi, poi cristallizzandosi, con i secondi che gli scorrevano addosso, pesanti come massi che crollavano sulla sua schiena già piegata, con i respiri che gli uscivano dalle labbra in un totale disordine, il sudore che gli percorreva la fronte e le mani.
Sentiva che l'arma poteva scivolargli dalle dita per quanto i suoi palmi si stavano bagnando, bollenti a dir poco rispetto alla superficie gelida e perfetta di quella sottospecie di spada.
"Uccidila. O ora o mai più"
Vide la ragazza aprire le braccia, mostrando a pieno il petto, pronta a ricevere il colpo, guardandolo, con le lacrime del biondo che le crollavano addosso, ma senza spostarsi affatto, senza cercare di asciugarle con la mano.
Semplicemente lo guardava ed aspettava, silenziosa, con la tranquillità inscritta in ogni movimento e ogni cenno del suo corpo.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Gli Elementi 3- Countdown Prologo, terzo libro della prima trilogia della serie.

Non potete! Lei é mia! Non potete portarmela via!-

-Non lo stiamo facendo, volevamo soltanto...-

L'uomo venne zittito bruscamente dall'urlare, il quale riprese, ancora più infervorato.

-Rapirla? Farle scoprire il mondo esterno e gettarcela a braccia aperte?- strillò la donna

- Non ti sembra di stare esagerando? Le abbiamo soltanto dato un libro! Nient'altro!-

*
La grotta era scura, tenuta dai pilastri bianchi che la dividevano per reggerne il peso, silenziosa come quelle notti buie piene di morte, che non sanno neppure del respirare affannoso di qualche cuore spaventato, o calmo, di quelli tranquilli e coraggiosi.

E gli Elementi si erano rialzati praticamente tutti, vedendo il Buio, nell'altra parte della grotta, che era scomparso dentro al portale neanche pochi istanti prima.

E sarebbero subito accorsi quasi tutti a seguirlo, sapendo benissimo dove era finito e cosa sarebbe potuto accadere una volta vi si fosse trovato, contando soprattutto sul fatto che, nel momento in cui era stato risucchiato, i suoi occhi erano tornati rossi come il sangue, brillanti e rabbiosi, un netto e pessimo segno se dovevano dirla tutta.

Ma vi era un problema, un enorme dilemma che li stava trattenendo lí, incapaci di decidersi su cosa fare così su due piedi.

E quel qualcosa di problematico, quel qualcuno, era il ragazzo biondo, sdraiato a terra, con la retina ancora annerita e le pupille carmine, le schegge ghiacciate che erano diventate parte della sua schiena che erano incastrate nel suolo per lo scontro violento con cui era caduto, spinto dal corvino, durante il loro combattimento acceso, che era stato per un pelo se non era finito con la morte di uno dei due.

I ragazzi non avevano la più pallida idea di cosa farne di lui, non così almeno, non in quello stato, non così pericoloso.

Per quanto lo avrebbero legato per impedirgli di fare qualsiasi cosa in futuro, in chissà quanti modi, non sarebbero riusciti a tenerlo fermo, non una volta dopo essersi ripreso seriamente da quella sorta di stordimento che lo portava quasi a chiudere le palpebre.

In parte quello stato era dovuto per la botta presa, dall'altra era semplicemente il fatto che era stato soffocato.

Insomma, non era decisamente nel suo stato migliore, cosa che giocava a favore per il momento, ma loro lo sapevano, presto la cosa si sarebbe rigirata, facendolo tornare come in precedenza e... il termine pericoloso non riusciva decisamente a descriverlo a pieno.

Era qualcosa di peggio, un arma, per non dire un armata, un po' come tutti loro, ma con rabbia e odio a spronarlo, con un aggiunta di disprezzo spietato e follia vendicativa.

Anche da normale sembrava avere simili atteggiamenti, ma non lo conoscevano abbastanza per definirlo.

A lasciarlo lí non avrebbero avuto la minima occasione di farci una seria chiacchierata, ne erano più che certi, perché sí, Diana e lui dovevano farne una, piuttosto lunga poi.

Per non aggiungere che la situazione sarebbe potuta decisamente peggiorare, contando che avrebbe potuto cercare di mettersi in mezzo nel caso, una volta libero e con tutti i sensi al posto giusto, li avrebbe seguiti nel portale, portandoli a ricominciare praticamente daccapo.

Diana lo osservó rapidamente con un che di pieno rimprovero, avvicinandosi al Fuoco, il quale, ormai, aveva già distolto lo sguardo, ritirandolo con fretta.

Nemes pareva starlo giudicando con tutta se stessa, anche se forse era proprio il suo intento darlo a vedere.

Lo fulminó con lo sguardo, per poi lasciarsi andare ad un sospiro.

L'Aria pareva l'unico ad osservarlo con maggiore calma, come se lo stesse studiando attentamente per predire la sua prossima mossa, per poi osservare gli altri.

-Silver... potresti fargli perdere nuovamente i sensi?- chiese all'improvviso Will, alzando le sopracciglia, guardando il nuovo Elemento di sottecchi .

Era praticamente ovvio perché lui si fosse rivolto a lei in questa maniera, si vedeva al solo guardarla la motivazione.

Sembrava un covo di nervoso e non pareva aver bisogno d'altro se non di sfogarsi, ma discutere non era qualcosa di utile in questo momento, anzi, avrebbe fatto perdere solo tempo prezioso che per loro era più che necessario.

Erano quasi certi di dove Guy, una volta dopo aver raggiunto la Montagna sul Lago tramite portale, si sarebbe diretto.

O più che altro, Diana ne era certa, così tanto che con un breve discorso li aveva convinti tutti.

Probabilmente, seguendo il desiderio originale del ragazzo, prima che rivelasse l'identità del biondo, era in direzione della vecchia che esaudiva i desideri, solo che il Buio stesso avrebbe piegato il suo desiderio trasformandolo a suo piacimento in qualcosa che lo avrebbe portato a troneggiare su tutto e tutti, portandoli alla morte.

Avrebbero dovuto fermarlo... o raggiungere magari la vecchia prima di lui.

In quel caso avrebbero potuto esaudire un desiderio al posto suo e magari forse avrebbero finito con quel loro compito, con quella missione del salvare la terra di Athlas.

In effetti l'idea ci stava, ma era tutto basato solo e soltanto su tempistiche.

L'Acqua aggrottó la fronte, guardandolo con espressione seria e concentrata -Credi che basti?-

-Sí, per un po'...a dopo ci penseremo... magari lo sorveglieremo a turni... sempre se ci sarà un dopo- commentó tormentandosi le mani tra di loro, lanciando uno sguardo agli altri che annuirono subito di tutta risposta, quasi all'unisono.

Forse era questione di pressione tutto quel silenzio folle, forse di paura... o forse ancora di delusione, oppure tutte e tre insieme, ipotesi che sinceramente era più che confermabile dai loro sguardi.

E Irhina sembrava a metà tra il voler strozzare il biondo e a metà tra l'esser tentennante, ed il motivo c'era.

C'era eccome, contando che lui aveva tentato di uccidere Guy, ma, dal secondo lato, sentiva di non poterlo fare.

Quel ragazzo lo aveva già visto ed era più che sicura di sapere dove e quando.

Era stato parecchi anni prima, quando era piccola, un periodo in cui, nell'orfanotrofio dove era vissuta, non era stata più capace di rimanervi senza sentirsi soffocare, finendo con l'uscire di soppiatto e andare al parco, non troppo lontano da lí, ma neppure così vicina per farsi tradire con così tanta facilità.

Il giorno in cui lo aveva visto, era stata felice di dondolarsi su quella altalena, liberandosi dai cattivi pensieri.

Lo aveva visto seduto su una panchina con la coda dell'occhio.

Avrebbe voluto provare ad avvicinarsi, ma poi erano arrivati altri ragazzi, quelli del suo stesso orfanotrofio, probabilmente usciti anche loro di nascosto, infrangendo le regole.

Ma dopotutto, da ragazzi simili se lo sarebbe aspettata... il fatto principale era che quelli non erano mai stati fatti per le buone maniere, anzi!

Erano quel tipo di persone che si comportavano minacciando chiunque, imponendosi.

E lo circondavano, lo avevano raggiunto e, mentre lui la aveva guardata per chiederle aiuto, lei era scappata vigliaccamente.

Questo gesto l'aveva fatta vergognare di sé stessa per tutti gli anni a seguire, prima di incontrare il Buio.

Pensando questo, si avvicinó a lui lentamente, con espressione calma e tranquilla, oseervandolo con un che di arrabbiato misto al rimorso, l'argento che tremava parecchio.

Aveva 'incontrato' in un certo senso Guy seriamente grazie a lui.

Se non avesse vissuto quella scena, non si sarebbe mai sognata di seguire il corvino seriamente.

Eppure, aveva cercato di portarglielo via come persona e c'era riuscito.

Ora il Buio non era più sé stesso.

Era pazzo, terribile, disumano e desiderava morte e distruzione prima di tutto.

Appena che lo fece, appena gli fu davanti, vide l'espressione ancora sogghignante del ragazzo, accompagnata da un ennesima risata che lei definí come cretina nella sua mente, e questo la stimoló semmai più di prima a colpirlo dritto in faccia, con più grinta di come si sarebbero immaginati gli altri.

All'inizio non lo stese, non con un colpo soltanto, ma con il secondo decisamente ebbe più risultati, facendogli perdere i sensi.

E lo staccó faticosamente dal suolo con più pressione che poteva, utilizzando tutta quella di cui poteva disporre, ovvero parecchia contando tutte le tracce di nervoso accumulato silenziosamente, circondandolo subito da una bolla d'acqua che faceva volteggiare a destra e manca.

-Andiamo- disse con convinzione, stringendo il pugno, portandoli tutti a saltare nel portale in cui il Buio era sparito.

*

Sistemó meglio l'erba curativa nella borsa, prendendo un grosso respiro, accarezzando il Dratini dolcemente tra le orecchie da cavallo, guardandolo muovere la coda squamata, con la stella che accennava luccichii accesi.

Si erano dovuti fermare per la tempesta fortissima che, tra vento indomito e pioggia che scendeva senza tregua inzuppando i suoi vestiti, non c'era stato più nulla di fare.

Andando avanti così, avrebbe perso ogni singola foglia curativa dallo zaino.

E sapeva che non poteva perdere tempo, ma se avesse seriamente continuato a viaggiare, tutto il suo cercare sarebbe stato inutile.

Udiva il rumore assordante della pioggia, sentendosi in dovere di controllare con lo sguardo che il focolare che avrebbe presto acceso fosse privo di umidità, sedendosi per sfregare i due sassi e farli scintillare ad ogni movimento con accenni di probabili fiamme che avrebbe voluto accendere al più presto.

Ci mise un po', siccome i rami non mostravano accenni a braci e decisamente non pareva nemmeno provare, quel legno, ad attizzarsi.

Sicuramente, se avesse avuto Task lí, glielo avrebbe acceso immediatamente.

Sorrise al pensiero della testa rossa che accendeva il fuoco sotto il cibo che avevano mangiato con Diana, prima di trovare Guy e Silver, a cui erano seguiti Will e Nemes.

"Chissà come saranno diventati bravi" pensó, vedendo finalmente tracce di calore che si sprigionavano dalla legna, provocando schiocchi a ripetizione, chiedendosi poi quanto tempo sarebbe poi mancato per concludere il ritorno una volta dopo che la tempesta fosse finita.

Magari avrebbe avuto un ritardo di due giorni... tre... sulla tabella di marcia, a meno che non volasse lui stesso... ma così avrebbe rischiato di non vedere a destinazione il Dratini.

All' animale sarebbe potuto accadere di tutto e lui non lo avrebbe saputo.

Certo, preferiva l'idea di tornare alla Montagna il prima possibile ma... il Dratini era un suo compagno fedele, lo aveva accompagnato per mari e per monti in qualunque tempo di vita, anche quando aveva incontrato Lyfia.

Già, lei.

Un sospiro gli sfuggí di bocca, amaro, portando lo sguardo alle nubi scure che scaricavano pioggia senza tregua ed avvicinando le mani al calore delle fiamme ormai guizzanti che lo scaldavano a necessità.

Una nuova idea salí nella mente dell' uomo, ma la ricacció subito, trovandola non utile, siccome si basava sempre sul concetto di lasciare l'animale, stavolta lí, chiedendole di raggiungere il cielo più alto, la dimora degli angeli.

L'immagine di quel posto si accese nella sua memoria, lasciandolo nel silenzio più totale.

Ancora si ricordava gli odori paradisiaci, i sapori speziati, ma diversi da quelli terreni, come se tutti i cibi esistenti fossero in un piatto e tu potessi sentire solo i preferiti o in generale, quelli che ti recavano benessere.

Ma questo ricordo sembró come rompersi nella sua mente, dapprima soltanto scheggiandosi un minimo, poi distruggendosi sotto il peso di qualcos'altro.

Mosse leggermente le sue ali per via di un fremito che gli attraversó la schiena, mentre uno strano presentimento cominció a stuzzicare la sua mente con improvvisa ansia.

Ansia nei confronti della sua famiglia, ansia nei confronti di molti fattori indistinti che si accalcavano, ansia per la missione.

Non sapeva a cosa fosse dovuta esattamente, non poteva sapere cosa stesse accadendo, ma qualcosa gli diceva che non era un fatto positivo, per nulla.

Un secondo brivido attraccó alla parte inferiore delle piume, scatenandogli sempre più tensioni addosso, irrigidendogli i muscoli e quasi incidendogli sul volto una smorfia.

Doveva seriamente sbrigarsi, meno ci impiegava e meglio era... sapendo peró che sarebbe arrivato a destinazione privo di forze.

Guardó l' animale e questo ricambió il suo sguardo, agitando la coda da drago, sbattendola al suolo, una, due, tre volte.

E si alzó, già stanco di aspettare che la tempesta concludesse, afferrando la borsa e strappandosi dolcemente una piuma dalle ali,sentendo un giramento di testa che quasi lo fece cadere a terra, per poi appoggiarla ad essa e notare come si allungava fino a diventare un serpente argentino che si stringeva attorno ad essa, chiudendo la borsa.

Non avrebbe mai voluto farlo, contando che le creature che nascevano dalle piume diventavano ossessionate dal contenuto di ció per cui erano state richiamate e che l' unico modo per impedire che proteggessero questo anche dallo stesso possessore, costringeva il guardiano a strapparsi altre piume come pegno.

E ogni piuma strappata era un dolore che aumentava le sofferenze in presenza della missione.

Avrebbe avuto dei giramenti dieci volte più forti dei precedenti.

Mise la borsa a tracolla sulla sua stessa spalla, guardando ancora l'animale, il quale sbatté nuovamente la coda contro il suolo.

-Quando la tempesta finirà, tu sai dove andare, d'accordo? Ma sbrigati, i divoratori potrebbero starti alle calcagna così da solo-

Il Dratini aprí la bocca, mostrando la mascella da drago, con, dentro di essa, un diamante bianco ed un rubino, tutti e due circondati da uno strato di resina marrone che sembrava solida, ma che al primo contatto con l'acqua, sarebbe sparita in inmediato.

Il guardiano le guardó, sorpreso, per poi annuire e veder la lingua della bestiola che si srotolava come una pergamena, porgendo lui le due pietre, le quali erano scivolate fuori slittando lentamente.

La resina non era appiccicosa, era fredda, al tatto simile ad un guscio di uova, colle pietre che accennavano luci particolarmente vivaci al di sotto dello strato che, a vista, appariva impenetrabile.

Mise una pietra in una mano e la restante nella seconda, guardando la pioggia scendere ancora, per poi spalancare i mezzi piumati sulle proprie spalle e, dopo aver spento le braci che aveva acceso così a fatica, spiccare il volo, sentendo subito l'aria fredda infiltrarsi nei suoi vestiti e la pioggia battente che lo bagnava.

Non potendo ammalarsi e sapendo che, alla propria velocità, di acqua ne avrebbe presa ben poca, acceleró il ritmo del movimento delle proprie ali, per poi quasi sparire tra le nuvole, volando.

*

La ragazza dai capelli rossi scosse appena il capo, ripensando ancora una volta alle immagini bellissime che avevano fatto capolino nella sua mente, quelle immagini che all'inizio aveva solo creduto come parte di un sogno bellissimo, rendendosi poi conto che era la realtà.

Era libera! Finalmente lo era! Libera da quei barbari, quei mercanti illegali di schiavi che tempo prima la avevano catturata, volendo poi farla combattere contro un ragazzo alto due, per non dire tre, volte lei.

Era priva di catene ora, e non poteva fare altro che ringraziare mentalmente quei ragazzi, quei giovani che si erano rivelati gli Elementi.

Aveva visto ognuno di loro... Luce, Fuoco, Acqua,Terra, Buio e Aria.

Li aveva visti ed era stata sopraffatta dalla sorpresa, dalla richiesta mentale che fosse tutto reale e non solo una fantasia.

Si lisció i capelli con le mani, guardando anche gli altri ex schiavi, tra cui vi era proprio il ragazzo alto e quasi mostruoso, il quale se ne stava di parte, con sempre la solita espressione pericolosa.

Le avevano detto che avrebbe dovuto cambiare almeno un minimo il suo aspetto e che avrebbero pensato loro a trovarle una sistemazione ed un lavoro e subito aveva pensato che ovunque sarebbe finita ad abitare, le sarebbe andato bene, bastava che fosse una casa e non un ambiente di scarico.

Avrebbe voluto dormire tra coperte, mangiare in una cucina qualsiasi, su un tavolo qualsiasi.

Avrebbe voluto gustarsi la libertà appena ottenuta.

E fu per questo che rimase così scioccata, qualche giorno seguente, una volta dopo essersi tinta i capelli di castano ramato con un infusione, a trovarsi davanti la città nuova di Elder, ancora in mezzo alle costruzioni.

Ma soprattutto fu sorpresa ad essere una delle poche a trovarsi davanti ad il palazzo più bello che avesse mai visto.

-Qui ci lavorerai e ci abiterai. Potrai uscire da esso i giorni in cui ti verrà permesso- fece un uomo sulla trentina, un agente dall'aria affabile, sorridendo, così da provocarsi delle rughette attorno agli occhi -I tuoi padroni saranno i figli del signor Whitesword, anche se ovviamente dovrai servire anche lui se ti verrà richiesto...-

Si sforzó ad annuire, ancora troppo presa ad ammirare la bellezza del palazzo.

Era enorme! Dovevano esservi almeno duecento stanze!

La costruzione era gotica, ma leggera, non in maniera tale da apparire troppo dettagliata.

-Consiglio lo studio della piantina. I cinquemila operai hanno studiato l'estetica delle stanze, ma la facilità con cui ci si puó perdere sorprende ancora perfino il signorino e la signorina Whitesword. E siccome lei é nuova, le richiedo uguale trattamento-

Detto questo, l'uomo la accompagnó davanti al gigantesco portone che permetteva il passaggio nella dimora, il quale si aprí dopo tre battute sul suo stipite con quella sorta di enorme maniglia.

Ad aprire fu una maid dai capelli celesti e dagli occhi gialli, tendenti all' ocra, la quale fece subito cenno alla giovane di entrare, mentre l' uomo spariva, cedendo alla serva il foglio di dati della ragazza, il cui nome era scritto in maiuscolo a caratteri digitali.

Eve Aika Primarycolor

-Un secondo nome?- chiese subito la maid, aggrottando la fronte.

-Sí, é il nome di mia nonna... tu... cioè, lei é...- fece cadere lo sguardo sulla targhetta argento appesa al vestito da donna delle pulizie -Leah?-

La ragazza dai capelli azzurri si limitó ad annuire -Ah... i signorini la aspettano nella stanza centrale, lei continui ad andare dritto fino a che non raggiungerà un lungo salone... io non posso accompagnarla, mi spiace-

-Grazie, va benissimo così-

Ed avanzando, guardando come il corridoio si aprisse in multeplici stanze, studiando i ritratti, le pareti in loro ed i tappeti che sorgevano praticamente ovunque, non lasciando neppure un lato del pavimento scoperto.

Era quasi ossessivo quel rosso carminio che sorgeva ovunque il suo sguardo potesse andare a posarsi.

E, guardandosi ancora attorno, camminó fino a raggiungere il salone che la maid le aveva detto, rimanendo ancora più sorpresa che in precedenza.

Non aveva mai visto nulla del genere... era un posto così pulito, spazioso e pieno di oggetti con fascino che non riusciva a dire nulla.

Una serie di lampadari di cristallo pendevano dal soffitto, stemmi sorgevano sulle pareti, con pietre incastonate, al centro vi era un caminetto con poco lontano dei divani di lusso su cui si vedevano due figure inizialmente sedute.

Al lato vi erano diversi strumenti musicali, tra cui un violino ed un pianoforte a coda.

I suoi 'padroni' dovevano avere circa la sua età.

Il signorino aveva dei capelli neri, lisci e ben pettinati, gli occhi grigi con sfumature viola che erano principalmente posate sulla seconda figura, le labbra socchiuse, perfettamente lisce.

Indossava una camicia bianca e dei pantaloni neri.

La ragazza che il giovane fissava era invece castana, gli occhi di un verde persiano, con qualche lentiggine sul viso che lo sembrava costellare.

Indossava un vestito magenta, semplice, che le rendeva il fisico non troppo risaltato, ma che lasciava alle sue labbra il primo piano, dello stesso colore.

Come ragazza sembrava splendere, appariva quasi una principessa.

Il ragazzo invece aveva comunque delle fattezze tali che il suo essere un nobile si leggeva dai suoi movimenti e dal suo sguardo.

-Tu sei la nuova, giusto?- chiese subito la ragazza, porgendo la mano per stringere quella di Eve, che rispose subito alla domanda, confermandola.

-Io sono Beeper, lui è Clowell, senza la servitù attorno, chiamaci pure così- sorrise -Spero che ti troverai bene... ah! Ti portiamo alla tua stanza, seguici-

  
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