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Autore: theloosecannon13    25/02/2019    3 recensioni
Con un sinuoso movimento della lunga coda di pesce, il tritone (poiché sebbene fosse nato maschio aveva una voce decisamente molto più bella e incantatrice di quella delle sue sorelle sirene) si avvicinò per poter ammirare meglio il vascello in arrivo.
Pirati!
Ah, lui adorava i pirati..erano decisamente appetitosi!
[ Deacury ]
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Freddie Mercury, John Deacon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La tempesta si era placata da poco e finalmente sulla nave dei pirati c’era calma: forse fin troppa.
John, il povero mozzo di appena diciott’anni, era stremato e per non essere ancora messo a sgobbare decise di nascondersi dentro un barile ormai vuoto
dato che il rum era stato bellamente scolato da tutta la ciurma.
Fece il più velocemente possibile e si premurò anche di sistemare il coperchio a dovere; non ne poteva più di correre a destra e a sinistra ad asciugare il vomito del quartiermastro
– maledetto codardo – o di prendersi incarichi dai pirati più anziani perché questi si seccavano di svolgerli loro.
Se poi John osava ribellarsi..guai a lui! Veniva malmenato o minacciato di morte.
Solo tramite intervento diretto del capitano il povero mozzo non era stato sgozzato da quei maledetti porci: motivo? Il giovane Deacon era a conoscenza di una leggenda di mare,
che aveva messo paura ad ogni uomo presente su quella maledetta nave.

Si diceva che fra due grossi scogli presso uno stretto dove sarebbero dovuti passare con la nave, si poteva udire un canto ammaliante, meraviglioso..irresistibile.
Inizialmente..gli uomini avevano sghignazzato quando John aveva parlato loro delle sirene, ma il capitano li aveva zittiti sparando ad uno di loro
che stava facendo decisamente troppo baccano ed aveva invitato il mozzo a proseguire.
Così, questi aveva spiegato che quel canto era fatale, poiché chiunque lo avesse ascoltato si sarebbe spinto a gettarsi in mare e qui sarebbe stato divorato dalle stesse sirene.
Essendo i pirati una marmaglia di superstiziosi, o almeno la maggior parte di loro, rimasero in silenzio a prestare orecchio al giovane mozzo, adesso:
rimasero impressionati anche dal fatto che la nave sarebbe poi continuata a vagare da sola..fino a schiantarsi sugli scogli appuntiti fra il passaggio.
«E se qualcuno riuscisse a sopravvivere restando sulla nave?»
Domandò uno di loro, di nome Jack, reprimendo un brivido.
John scosse il capo, piantando gli occhi chiari sull’uomo.
«Bisogna attraversare il passaggio fra gli scogli in non meno della metà dell’equipaggio. Altrimenti la nave si smarrirebbe nelle nebbie e i sopravvissuti verrebbero dannati per l’eternità.»
«Allora cambiamo rotta!»
Sbottò Charles, il vice comandante.
Il capitano lo fissò gelido.
«Non si cambierà rotta. Dobbiamo superare quel cazzo di passaggio se vogliamo arrivare all’isola del Teschio. Vi siete dimenticati il tesoro, razza d’imbecilli?»
 
Quando avevano iniziato a blaterare di tesori e ricchezze, John si era defilato immediatamente. Lui non era interessato a quelle stronzate,
voleva solo trovare un modo per scappare da quella nave sebbene il capitano avesse sempre “aiutato” il ragazzo, così che lui quasi mai aveva riscontrato problemi..
Escluse le percosse e le punizioni senza senso.
Chiuso dentro alla botte, John ascoltò i pirati cimentarsi nel risolvere il problema su come non ascoltare il canto del mare:
nessuno era a conoscenza del fatto che lui sapesse come fare..ma il mozzo era stufo di quella vita essendo stato rapito dai pirati quando era ancora bambino.
 Voleva scappare.
 
***

Le sirene iniziarono ad intravedere le luci di una nave, nonostante si trovassero fra le nebbie degli scogli, e sorrisero con malizia.
La più audace, o meglio: il più audace stava sistemandosi i capelli neri e mossi con vanità, osservando con i suoi scuri occhi felini la sagoma imponente della nave avanzare verso di loro.
Con un sinuoso movimento della lunga coda di pesce, il tritone (poiché sebbene fosse nato maschio aveva una voce decisamente molto più bella e incantatrice di quella delle sue sorelle sirene)
si avvicinò per poter ammirare meglio il vascello in arrivo.
Pirati!
Ah, lui adorava i pirati..erano decisamente appetitosi!
Si inumidì le labbra, richiamando le sorelle nell’antica lingua del mare ed esse accorsero sistemandosi sugli scogli a loro volta.
Era così divertente vedere quegli uomini perdere la testa, lanciarsi fra i flutti..per poi finire divorati proprio dalle creature che desideravano accalappiare e con le quali giacere.
Sciocchi esseri umani.
 
Nel momento in cui notò la nave farsi a portata d’udito, il giovane tritone dalla voce ammaliatrice intonò un canto meraviglioso ed irresistibile.
Mosse il suo corpo, apprezzando il rumore delle onde che s’infrangevano sui terribili scogli sui quali era sistemato assieme alle altre sirene.
Poi li vide..eccoli lì, i primi pirati che iniziavano ad affacciarsi dal pontile per cercare di osservare oltre la fitta nebbia che proteggeva le antiche creature del mare;
il tritone dai capelli neri come la notte ridacchiò e il suo canto si fece più accattivante.
Vide un paio di loro gettarsi in mare e lasciò che due delle sue sorelle si concedessero per prime il pasto bramato: a lui piaceva giocare a lungo.
Voleva vederne morire abbastanza prima di attaccare a sua volta.
Andava in visibilio nel vedere le sue vittime annaspare fra i flutti, disperarsi, cercare aria, finché lentamente non soffocavano a causa della troppa acqua ingerita.
Quelli che resistevano a lungo – invece – erano coloro che urlavano maggiormente quando le sirene incominciavano a divorarli vivi,
dopo averli raggiunti con velocità maggiore di quella di una nave stessa.
 
***
 
John si era irrigidito nel momento in cui aveva udito il canto delle sirene, ma maggiormente si era bloccato quando alle sue orecchie erano giunte le urla.
Quelle erano a dir poco raggelanti, al punto tale che riuscirono a tenerlo lucido..finché una voce fra le creature ammaliatrici non sovrastò tutte le altre.
Sembrava chiamarlo con un canto.
Il mozzo deglutì ed un sospiro gli sfuggì dalle labbra: incominciò a sentire caldo e senza pensare spostò il coperchio della botte, per poter uscire allo scoperto
e dirigersi verso il parapetto della nave.
Il giovane non vide la ciurma gettarsi in mare, non vide il massacro sottostante, tantomeno si accorse del sangue che tingeva di scarlatto le acque sottostanti.
Non vide niente di tutto ciò.
Si affacciò dal parapetto, puntando lo sguardo fra le nebbie fitte come un velo e di nuovo udì quel canto..quel richiamo irresistibile.
John fremeva, non si rese conto di quello che fece.
Si lanciò dalla nave e finì nelle tenebre del mare.
L’impatto con il gelo dell’acqua lo fece trasalire e quasi rischiò di avere un colpo..
Non si era tolto i vestiti.
Ingoiò troppa acqua, incominciò a tossire freneticamente e ansimare in agitazione, mentre il suo viso cambiava colore così come le labbra. Il peso dei vestiti fradici lo stava trascinando in basso..
nelle scure tenebre degli abissi.
Stava annegando.
 
Vide la luce farsi sempre più fioca, sopra la sua testa, ormai aveva smesso persino di dibattersi.
Forse morire era stata la sola via d’uscita da quella vita tanto ingrata che gli era toccata.
John si lasciò andare, non lottava più..non sentiva più niente.
Silenzio.
Pace.
Persino le urla erano finite.
Anche il canto non era più udibile da laggiù.
E poi...e poi qualcosa lo riportò in superficie.
 
Il tritone dai capelli neri lo aveva visto, lo aveva ammaliato e poi si era lanciato per poterlo divorare.
Ma quando aveva scoperto che si trattava di un giovane mozzo si frenò..sì, non lo uccise.
Gli salvò la vita.
E ora lo stava aiutando per riportarlo nel mondo dei vivi.
Le labbra del giovane erano calde, morbide e dannatamente piacevoli.
Il tritone raccolse nella propria bocca tutta l’acqua che aveva bevuto quel poveretto, avvertendo strani brividi farlo tremare come una foglia, mentre lo scrutava..disteso lì
sull’isolotto al di là degli scogli della morte.
Osservò il ragazzo umano aprire gli occhi chiari, mentre gli scostava qualche ciocca di lunghi capelli castani dal viso molto pallido e il tritone gli rivolse un sorriso.
John era parecchio stordito e si sentiva la testa pesante..quando di colpo si ritrovò un giovane uomo vicinissimo al suo viso...che gli sorrideva in maniera alquanto accattivante.
Il mozzo arrossì con furore e cercò di muoversi, ma si sentiva molto debole e si sentì afferrare prontamente dallo strano uomo dallo sguardo felino.
«Sei quasi affogato, bellissimo umano.»
Gli fece notare con voce suadente, suscitando lo stupore del ragazzo ora fra le proprie braccia.
«U-umano..? Tu c-cosa...»
John trasalì nel notare solo a quel punto un’enorme coda di pesce come prolungamento del corpo di quello che aveva creduto un giovane uomo.
«Sono un tritone, dolcezza. Qual è il tuo nome?»
«J-J-John..» rispose l’altro, tremando a causa del vento freddo che soffiava da nord.
Avvertì la stretta di quel..tritone farsi più decisa per poterlo riscaldare.
«John. Sei salvo, qui. Il tuo equipaggio è deceduto. Io e le mie sorelle avevamo un po’ fame.»
Il tritone rise maliziosamente, accarezzando i capelli e il viso del giovane che sentì rabbrividire fra le proprie braccia.
 
In un attimo il mozzo comprese: era stato lui ad ammaliarlo. Era una delle sirene, sebbene non fosse una donna come le altre di cui l’altro gli aveva appena parlato.
Eppure..nonostante tutto..gli aveva anche salvato la vita.
«Portami con te..»
Una frase. Una sola frase a cui non aveva affatto pensato, ma che gli era sfuggita dalle labbra con spontaneità senza indugio.
Vide il tritone piantargli in viso quegli occhi neri come una notte senza stelle.
«Negli abissi del mare? Potrei farlo, ma..sei sicuro di ciò che mi stai chiedendo?»
Gli domandò la creatura, con voce musicale, mentre lo stuzzicava di proposito.
John non era mai stato così convinto come lo era in quel momento.
«Non..non ho nulla da perdere sulla Terra.»
Scrollò le spalle, fremendo a causa delle gelide dita del tritone lungo la propria schiena..sotto la maglietta.
Lo vide sogghignare e nemmeno due secondi dopo l’ex mozzo si ritrovò coinvolto in un bacio decisamente passionale..bollente..che gli fece girare la testa.
 
«Seguimi, allora. Potrai respirare senza soffocare.»
Lo chiamò il tritone ridacchiando, appena si separò dalle belle labbra calde del giovane umano il quale non se lo fece ripetere e si privò dei vestiti,
prima di entrare in acqua ancora una volta..ma definitivamente.
A quel contatto...le sue gambe si trasformarono in una lunga coda di pesce e finalmente John poté abbandonare la Terra e la sua triste vita una volta per tutte.
Ma stavolta..non sarebbe stato più solo.


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[ Angolo autrice: Lo so che sono le sirene a cantare, ma come avrete capito il nostro sirenetto è Freddie e non esistendo sirene maschio l'ho inserito come tritone, ma naturalmente canta e ammalia come una sirena.
Mi sembrava il contesto più adatto dove inserire la nostra Deacury. ]
   
 
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