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Autore: saitou catcher    26/02/2019    1 recensioni
"Se glielo avessero chiesto, Thorin avrebbe detto che era iniziato tutto con la Carroccia."
[Bagginshield-Movieverse-Thorin!centric]
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Thorin Scudodiquercia
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Se glielo avessero chiesto, Thorin avrebbe detto che era iniziato tutto con la Carroccia.

Era iniziato con l'aria che entrava nei polmoni con troppa violenza, i muscoli che stridevano di dolore per i colpi ricevuti, il viso delle Stregone che galleggiava sopra di lui come una maschera intagliata in un albero, era iniziato con la paura che gli era risalita su fino in gola come un bolo di vomito, e faceva battere il cuore, rapprendere il sangue, serrare i polmoni, era iniziato con un'unica domanda, e il terrore della risposta: il Mezzuomo...?

Era iniziato tutto con la Carroccia, con gli occhi di Bilbo, verdi e pieni di sollievo nella luce dell'alba, con il modo in cui il cuore di Thorin aveva accelerato i battiti nel sentirsi avvolto da quelle minuscole braccia.

 

Bilbo aveva gli occhi verdi, aveva notato Thorin la prima volta che l'aveva visto, verdi e pieni di fiori come le colline ondulate della terra che aveva lasciato- e Thorin si era detto con disprezzo che anche i suoi sogni dovevano essere così, verdi e molli e umidi come la terra appena bagnata dalla pioggia, pieni di fiori, di cose che crescono e si disfano con l'arrivo del fuoco e dell'inverno. Bilbo non era un nano, non era fatto di roccia, le fiamme non potevano passargli sopra e lasciarlo immutato; erano bastati appena un paio di giorni, qualche tramonto fuori dalla sua porta, qualche notte trascorsa sul terreno gelato invece che su un morbido materasso, e Bilbo si era riempito delle macchie che la stanchezza e la faticano lasciano sempre sulle creature umide e molli, che sanno germogliare solo nel tepore della primavera.

Lo hobbit era stato un'idea di Gandalf, e sulle prime Thorin ne aveva riso- perché le cose stavano ancora peggio di quanto si fosse aspettato, perché come ci si poteva aspettare che un esserino del genere potesse attraversare le fiamme del Drago e uscirne indenne- e poi la risata gli si era strozzata in gola ed era diventata un ringhio astioso, quando aveva visto Bilbo la prima volta, avvolto nelle pareti chiare del suo smial come in una coperta, e quell'insulsa creatura ce l'aveva una casa, ce l'aveva un posto in cui dormire e non sognare una pietra diversa, un cielo diverso, una vita diversa- Thorin neanche ricordava più come fosse addormentarsi senza precipitare nell'oro e nel fuoco e nel calore della terra umida di sangue e di visceri.

Bilbo aveva gli occhi umidi e verdi e molli, Bilbo aveva le mani morbide di pergamena e terra- aveva una casa e un posto a cui tornare ed era bastato quello a scavare nel petto di Thorin un abisso sfrangiato e rovente che aveva il colore verde e il sapore acre dell'invidia.

 

Thorin pensava che fosse iniziato tutto con la Carroccia, perché quello era stato il primo momento, il primo istante, in cui aveva guardato Bilbo negli occhi e si era chiesto come fosse essere così, avere sogni pieni di fiori e di pioggia e di stelle che punteggiano il cielo come schizzi di panna su una torta, si era chiesto cosa vedesse Bilbo quando fissava lo sguardo su Montagne troppo lontane da raggiungere, che cosa gli riempisse il cuore quando si sedeva accanto al fuoco per incidere frammenti di pergamena con caratteri minuscoli e fitti.

Era iniziato tutto con la Carroccia, pensava Thorin, perché era allora che avevano iniziato a parlare, e non avevano più smesso; e Bilbo usava le parole come nessun altro che Thorin avesse mai conosciuto, come tasselli di un mosaico e gocce di colore su una tela ancora bianca, e quando le pronunciava lui, le parole avevano sempre un colore e un odore e un sapore ed erano così intense che a Thorin sembrava di vedere il buio accendersi di mille fuochi . Bilbo usava le parole come Thorin usava una spada e un martello, per dare una forma e un senso a un mondo che era tutto spigoli taglienti e storie senza speranza. Thorin lo guardava in quei momenti, e si ritrovava a pensare, sempre più spesso, alla forza che devono avere i fiori e gli uccelli e tutto ciò che era verde e umido e vivo per esistere in un mondo fatto di metallo e di fuoco- aveva pensato alla forza che richiede piantare un seme e aspettare di vederlo germogliare, mettere radici e aspettare di crescere rami che sfiorino il cielo, e si era sentito di colpo vecchio e stanco, sepolto nel sangue e nella cenere.

Bilbo parlava e Thorin ascoltava- doveva essere iniziato tutto con la Carroccia, pensava in quegli istanti, perché era stato quello il primo momento in cui il verde negli occhi di Bilbo Baggins gli aveva fatto battere il cuore.

 

Era iniziato tutto con la Carroccia, ed era finito tutto nelle viscere di una montagna, nel soffio rovente e nelle promesse avvelenate di un drago; era finito tutto nel bagliore di un mare d'oro e nella bellezza insidiosa di una gemma dai mille colori- se solo ripensa a quei momenti, Thorin si sente riempire di crepe come se il suo stesso Creatore l'avesse percosso con un martello, e la vergogna in cui affoga il suo cuore ha il sapore ferroso dell'oro e del sangue.

Era iniziato tutto con la Carroccia, ed era finito nelle viscere della Montagna, perché Thorin aveva avuto troppa fiducia in sé stesso, e aveva costeggiato l'orlo dell'abisso pensando di non poter mai cadere. Ma è caduto: una caduta lunga e scura in un abisso lungo e scuro, una caduta senza suono e senza fondo.

Nelle viscere della montagna, tutto era sembrato tornare a posto, tutti i morti e le sofferenze e gli anni di umiliazioni inghiottite e peregrinazioni senza fine- e perché non avrebbe dovuto, si era detto Thorin, ferocemente, perché non avrebbe dovuto godersi ciò che aveva conquistato, quando per anni aveva strangolato i suoi sogni pur di dare sicurezza al suo popolo?

Era sembrato tornare tutto a posto, nel cuore della Montagna, tutta la morte e gli anni di sogni sepolti nella cenere e nelle fiamme- ma da allora non c'era stato più un sorriso nello sguardo di Bilbo.

 

La pianterò nel mio giardino, a casa Baggins, dice Bilbo. E ogni volta che la guarderò, ricorderò.

E' iniziato tutto con la Carroccia e finirà nelle viscere della Montagna- ma il momento che Thorin ricorda è questo, la ghianda stretta nella mano di Bilbo, e i suoi occhi verdi che tremavano e brillavano, e avevano il colore delle colline ondulate della Contea, il colore della primavera e degli alberi, e delle cose che tornano a fiorire a dispetto dell'inverno e del fuoco. Thorin ricorderà sempre questo, il modo in cui la nebbia incrostata di gemme della sua mente si era dissipata, lasciando passare il sole, e per la prima volta, l'unica volta, Thorin aveva sognato un sogno che non aveva il colore dell'oro e il sapore del fuoco, che non era oscuro e irraggiungibile, pieno di cose morte e abbandonate come una montagna rubata da un drago. Aveva sognato un sogno di cose verdi e umide e leggere, aveva sognato di chiedere a Bilbo quali fiori potessero crescere dentro a una Montagna, aveva sognato di chiedergli di restare, di stringerlo in un abbraccio che sarebbe durato fino a quando non fossero diventati entrambi vecchi e rugosi e intrecciati come due alberi radicati nello stesso terreno. Aveva sognato un futuro fatto delle parole dorate di Bilbo, e il verde dei suoi occhi che gli scorreva dentro fino a lavare via la cenere e il sangue dai suoi occhi, dalle sue mani, dal suo cuore.

 

(Aveva sognato per appena un istante, e quel sogno non era mai diventato realtà- ci avevano pensato Bard e Thranduil e Azog a rispedirlo nell'ombra del Drago- il verde degli occhi di Bilbo è l'ultima cosa che Thorin vede, prima di addormentarsi per sempre su una lastra di ghiaccio.)


Buon salve a tutti!
Niente da fare, scrivere Bagginshield ogni volta è un parto, perché ogni volta voglio strafare e ogni volta mi ritrovo a tirare fuori sproloqui maliconici  a metà fra un tentativo di psicanalisi e una sorta di bizzarro pippone metafisico. 
Questa storia si può considerare collegata all'altra Bagginshield che ho pubblicato, Parole di un tempo perduto, perché ho sempre avuto l'intenzione di esplorare il rapporto fra Thorin e Bilbo anche dal punto di vista del nostro Re dei Nani preferito. Quello che ho cercato di esprimere (non so con quanto successo) è il cuore di quello che, secondo me, è il rapporto fra Thorin e Bilbo nei film, aldilà di un'eventuale interpretazione romantica: penso che il fulcro della loro storia sia nel fatto che sono persone diverse, che però si ritrovano a completarsi a vicenda, a dare e ricevere l'uno dall'altro ciò di cui hanno bisogno. La comparsa di Thorin nella sua vita fa sì che Bilbo riscopra il suo desiderio di avventura, il suo coraggio, la sua intelligenza, la sua capacità di essere leale fino in fondo anche nelle avversità; la presenza di Bilbo fa sì che Thorin si riavvicini a un altro modo di vedere la vita, un modo che è fatto di cose piccole, semplici, autentiche, che non per questo hanno meno valore e non per questo richiedono meno coraggio. 
E niente, io invidio profondamente chiunque possieda l'arte di attribuire i titoli, perché è veramente un qualcosa aldilà delle mie capacità.
E sì, lo so che Martin Freeman ha gli occhi blu, non verdi- ma io Bilbo me lo immagino con gli occhi verdi, quindi fatevelo andar bene:)

Catcher

 

 

  
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