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Autore: The_Storyteller    28/02/2019    0 recensioni
Luna nuova, un nuovo ciclo che inizia.
In questo nuovo capitolo sulla vita di Saoirse Trevelyan scopriamo come è avvenuto l'arrivo della sua primogenita, e una vecchia conoscenza sarà un padrino d'eccezione...
Genere: Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cullen, Dorian Pavus, Inquisitore, Sorpresa, Varric Tethras
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole sorse lentamente, illuminando di una luce tetra il cielo invernale. Una fitta nebbia avvolgeva le mura di Skyhold, rendendo difficile scorgere i suoi contorni.
Un corno risuonò nell’aria, richiamando l’attenzione dei presenti: le truppe erano di ritorno.
Saoirse udì il segnale e si precipitò fuori dal salone principale, percorrendo di corsa il piazzale che portava allo spiazzo più in basso. Si guardò intorno e vide soltanto volti tristi. “Perché questa cupezza? Cosa succede?” pensò la giovane. I soldati avanzavano lentamente verso di lei, il capo leggermente chinato. Nessuno la guardò in volto.
Dalle nebbie vide apparire un carro, sopra il quale giaceva qualcosa avvolto da una coperta. Il carro si avvicinò sempre di più e la donna notò uno scudo sopra le coperte, a fianco un elmo a forma di testa di leone imbrattato di sangue.
“No...ti prego, Creatore, no...”
Saoirse scostò il telo e vide il volto di Cullen, pallido e freddo. Morto.
Un grido di dolore scosse tutto il castello, mentre la maga stringeva a sé il suo amato. “NO! Cullen, non mi lasciare, ti prego...”
 
Saoirse si svegliò di soprassalto. Aveva il respiro pesante e la fronte imperlata di sudore. Si guardò intorno disorientata, poi riconobbe la sua stanza e fece alcuni respiri profondi. Un maledetto incubo.
Afferrò uno scialle vicino e guardò il posto vuoto accanto a sé. Ormai era quasi un mese che Cullen era a Emprise du Lion, e le lettere che si scambiavano non bastavano a farle sopportare la lontananza.
- Siamo solo io e te- mormorò dolcemente, accarezzandosi il pancione. Avvertì un sussulto, come se la piccola creatura dentro di lei avesse voluto risponderle. Quanto mancava ormai? Una settimana? Due? Eppure Saoirse si sentiva triste. Osservò le montagne ricoperte di neve. Quando sarebbe tornato Cullen? E cosa stavano facendo in quel momento i suoi amici, sparsi per il Thedas? Era quasi passato un anno dal Sacro Concilio, e nonostante servissero ancora l’Inquisizione, ognuno di loro aveva cose da fare: Cassandra e i Cercatori, il Toro con le Furie, Josephine e la sua famiglia...
Una lacrima solcò il suo viso, poi un’altra e un’altra ancora: Saoirse pianse silenziosamente. Si sentiva sola, tremendamente sola. L’unica altra volta in cui si era sentita così disperata era stata la prima volta che era stata rinchiusa nel Circolo. Ma adesso si sentiva indifesa, lontana da tutti. Avrebbe tanto voluto vedere qualcuno della vecchia compagnia, persino sentire i battibecchi tra Sera e Vivienne sarebbe stata un’alternativa migliore a quel dolore che sentiva nel petto.
 
Un lieve bagliore la distolse dai suoi pensieri grigi: un medaglione lampeggiava di una tenue luce dorata. Saoirse lo prese e aprì il coperchio che racchiudeva il regalo di Dorian.
- Carissima, come vanno le cose al sud?- chiese allegramente il mago del Tevinter.
- Ciao Dorian, o devo dire Magister Pavus?- scherzò Saoirse. La maga sentì uno sbuffo teatrale, e si immaginò Dorian che camminava gesticolando mentre parlava.
- Per l’amor del cielo, mi bastano quei pomposi del Magisterium! Fammi essere solo Dorian ogni tanto. Dunque ci siamo quasi ormai, eh?- disse cambiando velocemente discorso.
- Alla fine vi siete decisi sui nomi? Per una femminuccia suggerirei Hortensia, oppure Forsythia. Qualcosa di floreale, comunque. Mentre per un maschietto, oltre a Dorian junior, pensavo a...- Dorian si interruppe, rimanendo sorpreso dal non udire risposte.
- C’è qualcosa che non va?- chiese preoccupato. Saoirse si sfregò un occhio, trattenendo un singulto.
- Ho solo avuto un brutto sogno, tranquillo- rispose lei.
- Se vuoi parlarne, ti ascolto- le propose il mago. Se c’era una cosa che la giovane adorava di Dorian era la sua indole a voler aiutare gli amici, anche solo con una semplice battuta o un abbraccio. Saoirse gli raccontò il suo incubo e di come ne fosse rimasta turbata.
- Caspita, questa è roba pesante... Lo so che potrebbe sembrare una cavolata da dire, ma non ci devi pensare. L’Orlais non è più in guerra, quindi non c’è nessun pericolo che Cullen e i soldati vengano attaccati. Forse qualche bandito idiota potrebbe provarci, ma finirebbe ammazzato prima ancora di dire una parola!- la consolò l’uomo.
- Sta tranquilla, amica mia. Sono sicuro che Cullen tornerà presto, così potrà dedicarsi a fare il papà. Non vedo l’ora di poter vedere il piccolo! O la piccola, ovviamente- ridacchiò Dorian. Saoirse sorrise e accarezzò il cristallo con affetto: - Grazie Dorian. Avevo bisogno di sentire una voce amica- disse.
Dorian stava per rispondere quando sentì un breve grido provenire dal cristallo: - Che succede? Saoirse stai bene?- chiese allarmato.
La maga aveva sentito una fitta al ventre e gemeva per il dolore. Osservò la pancia e notò una piccola chiazza sul lenzuolo. Si fece prendere dall’agitazione: non poteva essere... così presto?
- Dorian... il bambino!- riuscì a dire agitata. Il mago rimase impietrito: il bambino? In arrivo? Ora? Afferrò in fretta il suo bastone, una cappa e una borsa con alcune pozioni curative. - Sto arrivando, Saoirse. Resisti.-
 
Dorian uscì dal suo studio come una furia, quasi sbattendo la porta in faccia a Maevaris.
- Che ti prende?- chiese lei risentita.
Dorian non si girò nemmeno, ma se la portò dietro per darle alcune istruzioni: - Vado nella stanza X. Non ci sono per nessuno e non dire a nessuno che sono via. Tornerò tra un giorno, massimo due. Questioni della massima importanza.- disse telegrafico.
Maevaris rimase confusa: la stanza X non era forse...?
- Ma dove devi andare? Tra un paio d’ore c’è la riunione dei Lucerni e...-
Dorian la interruppe con uno sguardo risoluto, ma che in fondo nascondeva apprensione. - L’Inquisitore...la mia amica... Ha bisogno di me. Insomma Mae, sto per diventare zio acquisito, per la barba dell’Arconte!- tagliò corto.
Maevaris fece un cenno di assenso: - Ho capito. In bocca al lupo, e porta i miei saluti all’Inquisitore!-
Dorian camminò velocemente, oltrepassò un paio di corridoi e si diresse verso la biblioteca. Chiuse la porta dietro di sé e con uno schiocco di dita tirò le tende alle finestre. Scorse con lo sguardo i vari scaffali finché non trovò un libro dalla copertina verde brillante, lo tirò verso l’alto mentre premeva un punto preciso della mensola, e il meccanismo fece aprire una finta parete. L’uomo imboccò il passaggio segreto e salì i gradini che portavano all’Eluvian. La prima volta che l’aveva visto ne era rimasto felicissimo, un pezzo di storia degli antichi elfi sopravvissuta nel Tevinter! Era riuscito a farlo funzionare e un paio di volte era andato a Skyhold grazie a quello specchio magico. Certo, se la prima volta non si fosse messo d’accordo con Saoirse, a quell’ora starebbe ancora vagando disperato nel Crocevia alla ricerca dell’Eluvian giusto...
Dorian attivò lo specchio e oltrepassò la superficie azzurrognola. Si ritrovò nel Crocevia e, con un gesto della mano, rivelò la corda rossa che lui e la sua amica avevano legato ai rispettivi Eluvian, così da segnare il percorso giusto. Il mago trovò finalmente l’altro specchio e lo attraversò velocemente, ritrovandosi nella stanzetta del cortile di Skyhold. Spense lo specchio e aprì di slancio la porta, facendo prendere un colpo ai giardinieri del castello. Dorian non si curò di loro e corse.
- VISHANTE KAFFAS!- imprecò quando sentì la neve congelargli le gambe fino a metà polpaccio. Come aveva potuto dimenticare che era inverno? Senza curarsi degli sguardi perlessi dei giardinieri, che gli suggerirono di fare il percorso lungo il portico, Dorian attraversò in diagonale lo spiazzo del giardino, rabbrividendo e imprecando in tevene, poi raggiunse una porta e si ritrovò nel salone del castello. Non si curò di nessuno, corse e corse fino all’ultima porta a sinistra: doveva aiutare Saoirse.
 
- Eccoci arrivati! Benvenuto a Skyhold, amico mio.-
Varric arrancò nella neve, osservando il prato ricoperto di una bianca coltre. Scorse con lo sguardo quel posto famigliare, dove aveva passato giorni incredibili con l’Inquisitore e i suoi amici.
- Kirkwall e l’Impiccato saranno sempre i miei luoghi del cuore, ma questo non ha nulla da invidiare, eh?- chiese al suo accompagnatore, mentre proseguivano verso le scale.
L’uomo era avvolto da un ampio mantello scuro, dall’aspetto semplice ma caldo. Il cappuccio calcato sulla testa e una sciarpa vermiglia gli coprivano interamente il volto ad eccezione degli occhi, che guardavano intorno circospetti. L’unico indizio su chi poteva essere era il bastone che portava dietro la schiena, ma oltre a questo nulla più.
Varric lo guardò con una punta di malinconia: - Puoi stare tranquillo. I templari qui sono brave persone e non ti faranno niente.-
Il mago si girò verso di lui: - Non avrebbero tutti i torti a farmi fuori, se sapessero chi sono...- replicò sospirando. I due stavano ormai per oltrepassare la porta del castello, mentre Varric tentava di tirare su il morale al suo amico: - E l’Inquisitore non glielo permetterebbe, non senza un processo, almeno. Ed è capace di perdonare, sai? Ti ho già raccontato del caro “Blackwall” e...- Varric lasciò la frase a metà quando vide spalancarsi la porta che collegava al giardino e Dorian entrare come una furia.
- Elegantone?- esclamò sorpreso Varric, ma il mago del Tevinter non lo degnò di uno sguardo.
- Amico tuo?- chiese l’uomo al suo fianco, sorpreso quanto il nano.
- Sì, il tevinter. Te ne ho parlato qualche volta. Ma cosa ci fa qui? E che gli prende, soprattutto?- si chiese sempre più perplesso Varric.
Lo vide dirigersi verso la porta degli alloggi dell’Inquisitore. Qualunque motivo avesse portato Dorian a Skyhold, c’entrava la sua amica Saoirse. Accelerando il passo, Varric portò contemporaneamente le mani ai lati della bocca e la sua voce risuonò in tutto il salone.
- DORIAN! Per le chiappe di Andraste, fermati!- gridò il nano. Dorian si bloccò bruscamente poco prima di aprire la porta e si guardò indietro sorpreso.
-Varric? Che ci fai qui?- gli chiese.
Il nano fece gli ultimi metri di corsa, raggiungendo il mago e tirando un lungo sospiro esasperato: - Cerco di non morire prima del previsto, dannazione! Tu piuttosto, si può sapere perché corri come se avessi cento demoni alle calcagna?-
- Il bambino, Varric! Saoirse sta... devo aiutarla, capisci?- esclamò Dorian.
Varric rimase sorpreso: - Adesso? Merda, è in anticipo... E da quando te ne intendi di parti?- gli chiese serio.
Per un lungo istante, Dorian rimase impietrito: non aveva conoscenze mediche se non quelle basilari, non era un guaritore, non aveva mai assistito partorienti. Che cosa avrebbe potuto fare? Nell’impeto del suo altruismo, non si era reso conto che avrebbe potuto fare ben poco. Rimase in silenzio, turbato dall’appunto di Varric, portandosi una mano ai capelli e cominciando ad agitarsi: - Ma dobbiamo fare qualcosa, Varric! Non possiamo stare qui a fare niente! Non so nemmeno se qualcuno là fuori conosce le basi dell’ostetricia!- esclamò preoccupato.
- Io sì- disse una voce.
Dorian e Varric si girarono verso l’accompagnatore di quest’ultimo, mentre si toglieva la sciarpa. - Io so cosa fare. Posso aiutare la vostra amica- disse Anders, scoprendo il capo.
 
Saoirse era disperata. Tratteneva a stento gemiti di dolore, mentre l’agitazione rischiava di impadronirsi di lei. Come avrebbe potuto chiamare aiuto, se quasi non riusciva a muoversi? Avrebbe dovuto fare da sola, come le donne Chasind di cui aveva sentito raccontare da bambina?
Le lacrime le offuscarono la vista, mentre il travaglio si faceva più intenso.
Passi frettolosi la colsero di sorpresa, e voci amiche le riscaldarono il cuore.
- Dorian!- esclamò quando vide il mago. L’uomo le si avvicinò e l’abbracciò d’impeto, mormorandole parole affettuose.
- Tranquilla Ametista, ho portato soccorsi!- disse Varric, usando il soprannome che aveva coniato anni prima, ispirato dal colore dei suoi occhi.
Solo in quel momento la maga notò un terzo uomo con loro, che la guardava con benevolenza: - Sono un amico di Varric, eminenza. E sono qui per aiutarvi- disse rassicurandola. Chiese al nano di andare a cercare altro aiuto e di portare quanti più teli puliti possibili, poi Anders si rivolse a Dorian: - Nel frattempo voi dovrete farmi da assistente, ve la sentite?- chiese determinato.
L’uomo annuì deciso, quindi Anders lo istruì su cosa fare: - Voi sostenetela, mentre io mi occuperò del bambino- spiegò, mentre dalle sue mani partivano scintille azzurrognole. Saoirse guardò confusa quel mago sconosciuto, ma si sentì immediatamente meglio quando l’uomo passò le mani lungo la zona lombare e la pancia, azzerando quasi del tutto gli spasmi di dolore.
- Ok Anders, stanno per arrivare alcune serve!- interruppe bruscamente Varric. Anders rimase impietrito e guardò furente il nano, mentre la paura gli fece aumentare i battiti del cuore: come avrebbe reagito l’Inquisitore, ora che sapeva che l’eretico responsabile del massacro alla chiesa di Kirkwall era lì davanti a lei? Lentamente, si girò verso la donna; sia lei che Dorian lo guardavano con gli occhi spalancati.
- Anders? Quell’Anders?- chiese incuriosito il tevinter.
Saoirse rimase in silenzio, poi scrollò la testa e strinse la presa sulla spalla del mago: - Ne parliamo dopo, d’accordo? Qui siamo leggermente impegnati- disse sforzandosi di sorridere.
 
I minuti passavano con estrema lentezza, diventando ore e ore di attesa fremente. Varric aspettava nel salone del castello insieme ad altri abitanti di Skyhold. Dorian aveva preferito lasciar fare ad Anders e a un'assistente del chirurgo, e continuava a camminare avanti e indietro.
- Finirai per consumare il pavimento, Elegantone.- scherzò Varric. Dorian lo ignorò e guardò con apprensione la porta degli alloggi della sua amica. Dalle vetrate della sala entravano lunghe ombre aranciate, e in cielo si intravedeva la bianca presenza della luna piena.
- Quanto tempo ci vorrà ancora, secondo te? Pensi che dovremmo andare a controllare? Così, anche solo per tirarle su il morale- disse il mago preoccupato.
Varric gli mise una mano sulla spalla e gliela scrollò amichevolmente: - Lo so che sei agitato, Dorian, lo siamo tutti. Ma - e abbassò la voce fino a un sussurro - io mi fido di Anders. Avrà fatto un bel casino a Kirkwall, indubbiamente, ma è un brav’uomo. Sa quello che fa- disse sorridendo.
Minuti e altri minuti, il cielo ora era tinto dal viola del crepuscolo. I mormorii delle persone lì riunite somigliavano a un brusio di api, impaziente e allo stesso tempo in attesa.
La porta si spalancò e una giovane serva uscì di corsa. Il suo volto era provato dalla fatica ma raggiante di felicità: - È nata, è nata! Una splendida bambina!-
Urla di gioia riempirono il salone, qualcuno accennò un balletto e si videro abbracci a profusione. Dorian e Varric sgattaiolarono per il corridoio che portava alla torre dell’Inquisitore e raggiunsero la stanza di Saoirse. Si avvicinarono al letto quasi con timore, ma in realtà erano entrambi emozionati: la maga era stanca e aveva il viso rigato di lacrime, stavolta però di gioia. In braccio teneva un fagottino avvolto da un telo bianco, dal quale spuntava una manina. Saoirse sorrise ai suoi amici e li invitò ad avvicinarsi, cosa che i due fecero volentieri.
Due occhi di un azzurro intenso si aprirono e si chiusero un paio di volte, poi la bambina li osservò curiosa, portandosi una mano alla bocca. Anders stava sistemando alcuni teli, ma intanto osservava la scena sorridendo.
- Ma guardati Saoirse, siete entrambe stupende! E guarda che occhioni!- disse Dorian commosso. - Non vedo l’ora di viziarla!-
Saoirse rise allegramente, mentre Varric giocava con la manina della piccola: - Benvenuta nel tuo castello, Principessa.- la salutò.
- Vedrai come sarà contento Cullen, quando tornerà.-
Mentre Varric prendeva in giro Dorian, Saoirse notò il nervosismo di Anders da come aveva irrigidito le spalle.
- Posso parlarvi da sola, Anders?- chiese gentilmente. Il mago rimase sorpreso da quella richiesta, ma vide il cenno di assenso di Varric, e questo voleva dire solo una cosa: “fidati”. Il nano si portò dietro Dorian, che iniziò a descrivere il primo di tanti vestitini che avrebbe mandato dal Tevinter alla sua nuova nipotina, quindi Saoirse e Anders rimasero da soli.
 
Anders si torceva le mani, tentando di placare il suo nervosismo. Non sapeva cosa dire, cosa fare, o anche solo cosa aspettarsi da quel colloquio.
- Varric mi ha parlato molto di voi...- buttò lì per riempire il silenzio.
- E lui mi ha detto di voi, Anders- replicò lei.
Il mago scosse la testa, deglutendo a fatica per l’agitazione: - Posso immaginare cosa vi abbia raccontato di me: un abominio responsabile della morte di centinaia di persone, un eretico che ha contribuito a far scoppiare la guerra tra maghi e templari... un mostro- mormorò mestamente.
Anders alzò lo sguardo, aspettandosi uno sguardo severo e pieno di rabbia; ma non vide nulla di ciò negli occhi di Saoirse. C’era compassione, quasi dispiacere in quegli occhi lilla.
- Ciò che avete fatto è stato causato dalla disperazione, dall’ingiustizia che subivano i maghi di Kirkwall. Ciò che avete fatto è terribile. E allo stesso tempo è stato l’inizio di un nuovo cammino- disse la donna mentre cullava la sua bambina.
Il mago rimase a bocca aperta dall’incredulità: forse per la prima volta dai fatti della Forca, era la prima persona in tutto il Thedas a non giudicarlo per le sue azioni, a non avergli lanciato sguardi d’odio o sibilato parole velenose. Varric gli aveva detto che l’Inquisitore era una persona speciale, ma mai si sarebbe aspettato una reazione simile.
- Senza parole, vedo- scherzò Saoirse. Poi i suoi occhi si posarono su sua figlia, e per un attimo divennero malinconici: - Senza i fatti di Kirkwall, i maghi non avrebbero votato per la propria indipendenza dalla Chiesa. Senza il Conclave, io non sarei mai uscita dal Circolo di Ostwick, non sarei qui, non avrei mai conosciuto tante splendide persone... E non avrei mai avuto lei- sospirò.
Anders si avvicinò a lei, ancora timoroso ma allo stesso tempo più rassicurato.
- Quando Varric mi ha parlato di voi e Cullen, all’inizio non volevo crederci. Insomma, quello stesso Alto-capitano che non poteva vedere i maghi, sposato con una di loro... Non credo che tutto questo possa fungere da giustificazione, eppure penso che in fondo era necessario fare qualcosa per cambiare tutto. Sono felice che almeno qualcuno lo abbia capito...-
La piccola fece un lungo sbadiglio. Saoirse le diede un bacio in fronte e la posò in una culla messa vicino al suo letto.
- Grazie Anders.- disse la donna, facendo un lieve cenno col capo.

I primi raggi del sole illuminarono le mura di Skyhold, accogliendo con una luce insolitamente calda il battaglione di ritorno da Emprise du Lion. Gli abitanti del castello erano ancora addormentati, e i pochi mattinieri preferivano restarsene al riparo nella taverna, scambiando chiacchiere davanti a un caldo bicchiere di sidro.
Cullen si stiracchiò la schiena e imprecò sotto voce per la troppa neve che aveva rallentato la marcia; se non fosse stato per un passaggio ostruito, i soldati sarebbero tornati almeno una settimana prima. Congedò i suoi uomini e si diresse verso le scalinate del castello. Sorrise tra sé e sé, pensando a sua moglie e al bambino che aspettava in grembo. Chissà quando sarebbe nato...
Alcune voci provenienti dalla rotonda attirarono la sua attenzione: chi poteva esserci a quell’ora? Si avvicinò alla porta, origliando la conversazione in corso.
-...e quindi immagina la sorpresa quando si viene a scoprire che il nostro caro elfo vagabondo è niente di meno che un dio, pronto a distruggere il Velo per riportare in auge il mondo degli antichi elfi! Ciò che hai fatto tu, in confronto, è in scala uno a mille.-
“Dorian? Cosa diavolo ci fa qui?” pensò Cullen.
- Visto Biondino? A quanto pare non sei più il mago più ricercato in tutto il Thedas.-
“Varric?! Ma non dovrebbe essere a Kirkwall?”. Cullen era sempre più confuso.
- Ehm... Non credo ci sia molto da rallegrarsi...-
“Un momento... Questa voce... Non può essere!”. Era da anni che non udiva quella voce. Cullen spalancò la porta e rimase impietrito: davanti a lui Varric e Dorian si bloccarono dalla sorpresa, mentre un mago gli dava le spalle.
- Anders...-
Fu l’unica parola che riuscì a dire nello sgomento, mentre un Anders altrettanto sorpreso si girava a guardarlo.
- Alto-capitano...- rispose lui.
Nessuno dei due uomini proferì un’altra parola, mentre i minuti trascorrevano in un silenzio carico di tensione, poi Cullen fece qualche passo verso il mago: - Quello non è più il mio titolo. Ora è Comandante- disse con voce ferma.
L’uomo si avvicinò ancora di qualche passo. - Perché sei qui, Anders?-
Non c’era rabbia nella sua voce, c’erano fermezza e una punta di curiosità.
- È insieme a me- si intromise Varric. - Avevo nostalgia di questo posto, così ho pensato di fare una visita. Ho... “incrociato” Anders durante il viaggio e abbiamo continuato insieme- spiegò il nano.
Cullen lo squadrò scetticamente, immaginando che Varric stesse nascondendo contatti più frequenti tra loro due così come aveva fatto con Hawke.
- E mai visita di cortesia fu più fortuita di questa!- aggiunse Dorian con un sorriso. Il comandante lo guardò confuso.
- Che intendete dire?- chiese. Invece di rispondere, Dorian si avvicinò ad Anders e gli diede un buffetto sulla spalla, spronandolo a parlare.
Il mago lo ringraziò in silenzio con un cenno di assenso, poi si rivolse a Cullen accennando un sorriso: - Congratulazioni, Comandante. Siete diventato padre.-
 
Tre parole, solo tre semplici parole, e l’ultima la più importante di tutte. Padre. Cullen scosse la testa, incredulo, e corse verso la porta. Non gli interessava sapere perché Dorian era arrivato fin lì dal Tevinter, non gli importava conoscere ciò che aveva fatto Anders in quegli anni; voleva soltanto vedere la sua Saoirse e il loro bambino.
“Il nostro bambino... Per il Creatore” Cullen sentiva un groppo in gola, tanta era l’emozione di quel momento. Fece la scalinata di corsa, raggiungendo la porta della torre. Poi si bloccò, titubante e col respiro leggermente accelerato. Respirò profondamente un paio di volte, mentre con la mano tremante aprì lentamente la porta.
Salì i gradini con calma, soppesando ogni passo, e vide che Saoirse dormiva ancora. Si avvicinò a lei, quando un versetto lo fece arrestare. Si girò verso la sua sinistra, e vide due occhi azzurri guardarlo incuriositi.
Cullen si mise al fianco della culla, osservando la bambina. Lentamente, allungò una mano e accarezzò alcuni riccioli biondi che spuntavano sulla nuca della piccola.
- Ciao...- sussurrò l’uomo, scivolando con le dita sulla guancia della bambina. La prese dolcemente in braccio e la portò all’altezza degli occhi, sostenendole la testa da dietro.
La bambina emise un altro versetto, poi allungò le mani verso di lui, come se avesse voluto abbracciarlo. Cullen sentiva il cuore battergli forte per la gioia, e mentre cercava di trattenere lacrime di commozione si portò sua figlia al petto, baciandole la fronte.
- Ciao piccola, io sono papà...- sussurrò ancora. Un rumore dietro di lui interruppe quel momento di tenerezza, e sorridendo si girò verso sua moglie.
- ...Cullen?- lo chiamò Saoirse sorpresa. L’uomo si sedette al suo fianco e le diede un bacio.
- Mi sei mancata tanto. Mi dispiace...- disse lui abbracciandola. Saoirse chiuse gli occhi, godendosi l’affetto di suo marito, poi prese la bambina e se la portò al grembo.
- Avrei tanto voluto esserci- si scusò Cullen. Saoirse gli passò la mano fra i capelli, sorridendo.
- L’importante è che tu sia qui ora- disse dolcemente.
Cullen ricambiò il sorriso e prese una delle manine della bambina.
- Hai già scelto il nome?- chiese. Saoirse accarezzò la testa della piccola, che rispose con un versetto gioioso.
- Avevo pensato a Luna. Ti piace?-
Cullen le diede un bacio in fronte. - È un nome stupendo. Lei è stupenda- rispose.
Per qualche minuto rimasero in silenzio, giocando con la piccola che Saoirse teneva tra le braccia.
- Ha i tuoi stessi ricci- commentò la maga. Cullen passò la mano sulla testa della bambina, provocandole dei versetti che sembravano risate.
- Però sono più simili ai tuoi per colore. Ma gli occhi...- mormorò incuriosito.
Saoirse ridacchiò: - Quelli sono dei Trevelyan. Sono uguali a quelli dei miei fratelli- disse con una punta di malinconia.
L’uomo colse quella punta di tristezza nella voce di sua moglie: - Un giorno andremo a trovare Marcus a Ostwick, quando sarà più grande- le sussurrò.
Rimasero di nuovo in silenzio, godendosi quegli attimi così preziosi, poi Dorian entrò per congedarsi.
- Vorrei tanto restare, ma temo che se non tornerò immediatamente a Minrathous Maevaris verrebbe a prendermi qui di persona. E inoltre - aggiunse sorridendo a Luna - ho dei regalini da prendere per la mia nuova nipotina.-
Cullen notò Varric e Anders dietro di lui: - State partendo anche voi?- chiese.
Varric sorrise allegramente: - Con tutto il tempo che ci abbiamo messo per arrivare qui, Ricciolino, vuoi farci già andare via?- rispose dandogli una pacca sulla spalla.
- Se a voi fa piacere, io e Biondino resteremmo qui ancora qualche giorno, giusto per controllare la nostra Principessa- aggiunse, facendo un cenno ad Anders.
- Siete più che benvenuti- rispose Saoirse, ringraziando silenziosamente il Creatore per averle donato degli amici così preziosi.
   
 
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