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Autore: Shizue Asahi    28/02/2019    0 recensioni
{Mako/Korra}
Mako la osserva di nascosto, fingendo di star togliendo un pelucchio dalla sciarpa, mentre Korra rimanda indietro un disco di roccia, mancando la testa di Bolin per un pelo.
Alla perfida KumaCla
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Korra, Mako
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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  • La storia partecipa alla terza settimana del COW-T9;
  • 888 parole;
  • Zombie!AU | A kurenai88 che mi ha aiutata a promptare;
  • prompt: L’unico modo per non temere la morte è non pensarla e non crederle. (Stefano Benni, La traccia dell’angelo);
 
 
 
 
Quando il mondo è finito, quando è arrivata l’Apocalisse, nessuno se lo aspettava. È iniziata come una normale influenza e si è conclusa con gli esiti più disastrosi. La gente ha iniziato a morire come mosche – e non era la parte peggiore – e poi a rialzarsi e a mordere, masticare, lacerare e infettare in un circolo infinito a instancabile. Le città sono cadute, i contatti si sono interrotti e tutto è diventato preda del caos più totale.
Ora è solo un correre, scappare, sopravvivere; non c’è tempo per guardarsi indietro e per rimpiangere quello che è stato. Molti di loro non ricordano neanche quel prima di cui alcuni parlano.
Affonda la lama del coltello fino a che non avverte la resistenza dell’elsa e poi lo estrae con uno strattone. Il corpo si affloscia per terra privo di volontà, ma Mako neanche ci fa caso, avendo già spostato la propria attenzione su un’altra minaccia. Uno, due, tre. Li abbatte uno dopo l’altro, sbatte contro i mobili e si augura di sopravvivere per veder formarsi i lividi sotto la sua pelle.
- Vieni – gli grida, strattonandolo per un braccio.
 
*
 
Il terrore di morire è stato affiancato da quello di veder morire chi amava ed era una paura e un’angoscia così grande da scavargli dentro, strisciargli sotto la pelle e far divenire ogni cosa un pericolo costante, ogni persona sul suo tragitto un nemico da abbattere o sfruttare a proprio vantaggio. Lui doveva sopravvivere, Bolin doveva sopravvivere, non c’era spazio per altri. Lentamente ha perso se stesso, con la paura della morte sempre a raschiargli la gola e i morti alle calcagna.
Korra è stata una novità inaspettata, una sorpresa, una boccata d’aria. La prima volta che l’hanno incontrata, la ragazza li ha salvati entrambi e Mako ha avuto un po’ più difficoltà che con gli altri a lasciarla indietro; Bolin le si è subito affezionato, incapace di nascondere il bisogno di avere qualcun altro con cui parlare, da toccare, con cui vivere.
Mako alla fine ha dovuto cedere e Korra è rimasta; ha insegnato loro come cacciare, come evitare i morti e come eliminarli nel modo più rapido e sicuro.
- Mio padre era un cacciatore – gli ha raccontato una volta, mentre gli mostrava come fare per costruire una trappola.
Li ha aiutati e si è guadagnata la loro fiducia – con Bolin non è stato certo difficile – e poi li ha convinti a seguirla.
- Lo chiamiamo il Tempio, vi piacerà – gli ha detto, con la voce sicura e il sorriso sulle labbra. Mako non le ha creduto.
 
*
 
La vita al Tempio è frenetica, faticosa ed è un continuo di compiti e missioni da portare avanti, cibo da razionare e gente da medicare. Mako e Bolin non vedevano tante persone vive tutte insieme dai tempi del Prima, e impiegano un bel po’ ad abituarsi alla cosa, ad associare volti a nomi e a fidarsi di quei nuovi compagni che non hanno chiesto, ma che si sono resi conto desiderare più di ogni altra cosa.
Mako, non sa perché, smette di accumulare provviste per la loro partenza e di progettare piani per sparire senza che nessuno li veda; Bolin non ha mai cominciato a farlo.
Riscoprono insieme il piacere di aiutare gli altri, di rendersi utili e Korra è sempre lì per guidarli, per spiegargli qualcosa, per allenarli o per bere insieme uno degli intrugli alcolici e orrendi di Bumi. Talvolta Bolin si sente di troppo e si volatilizza nel nulla, lasciandoli soli.
 
*
 
Ha immaginato tante volte come sarebbe accaduto, ma quello è del tutto inaspettato. Bolin non è con lui – e ne è maledettamente felice – e non c’è nessuno a distrarlo con qualche battuta idiota. La spalla gli pulsa, nel punto in cui i denti del morto sono affondati, e la testa gli gira in una replica poco divertente di un ottovolante.
Le cose iniziano a diventare un po’ confuse e gli viene quasi da ridere. Si chiede se davvero gli passerà tutta la vita davanti agli occhi o se è una stronzata che si raccontano per sentirsi un po’ meglio.
Korra è accucciata vicino a lui, la testa appoggiata alla sua spalla, i capelli disordinati e castani che gli carezzano appena la pelle. Se chiudesse gli occhi Mako potrebbe anche fingere che vada tutto bene, ma fuori i morti sibilano e grattano contro la porta e sa che a breve la barriera cadrà.
- Vorrei un po’ di quella roba che ha distillato Bumi l’ultima volta, non era male – le dice a un tratto.
- Era uno schifo – si sente rispondere e la rivede, qualche giorno prima, a tapparsi il naso per mandare già la nuova ricetta dell’ultimo intruglio di Bumi e poi fare la faccia di chi è lì lì per rivoltare lo stomaco.
- A me piaceva – continua, con gli angoli delle labbra che si sollevano impercettibilmente contro l’alto.
- Quando torniamo a casa ti faccio dare un occhio in infermeria – lo prende in giro e poi ride, anche se le budella di entrambi si contraggono per la consapevolezza che nessuno di loro tornerà più al Tempio.
A Mako tremano appena le mani e Korra gliele stringe.
- Non crederle -  gli dice – la Morte è solo una stronza -



 
   
 
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