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Autore: inchiostro e piume    01/03/2019    0 recensioni
Il mondo di IRIS è destinato a cambiare in una sera, quando per uno strano motivo riesce ad entrare in contatto con la sua anima. Ciò la porterà ad affrontare un viaggio complicato, che l'aiuterà a conoscere se stessa.
Un Capitano con un sorriso sghembo affiancherà il suo cammino, e una strana profezia faranno ribaltare il suo mondo.
Cosa siamo disposti a fare per salvare noi stessi, da una rovinosa caduta? Siamo disposti a lasciarci andare, senza domandarci cosa è reale e cosa no?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi siedo e leggo. O come dico io mi drogo. Leggo, leggo. La gente non sa che quando leggo mi libero di tutte le maschere che utilizzo durante la giornata. Inizio a conoscermi più a fondo, non devo seguire nessuna regola… posso essere me stessa senza essere giudicata.

Ero seduta a gambe incrociate sul letto leggendo "L’eleganza del Riccio" quando sento di non essere sola, sento due occhi puntati su di me. Mi guardo intorno e non vedo nessuno, così riappoggio gli occhi sul libro che mi affascinava molto. Ma le parole mi scorrevano davanti senza che riuscissi a coglierne il senso; la mia attenzione era catturata da questa presenza delle quale non riuscivo a coglierne l’origine. Iniziai a sentire un dolore allo stomaco. Percepivo l’anima che stava aprendo le ferite che le avevo inferto lasciando uscire ciò che le avevano provocate. Il respiro iniziò a diventare pesante, mi accasciai sul letto senza forze. Gli occhi si chiusero velati da uno strato di lacrime che rigavano il volto. Quando sentì la morsa allo stomaco diminuire gli aprì, davanti a me vidi un fantasma almeno così credevo. Sembrava proiettata non vera… potevo vedere attraverso di lei l’armadio che le stava dietro. Aveva un aspetto stanco e sofferente. Mi guardava dritta negli occhi e quello sguardo stava ispezionando la mia anima, senza il minimo scrupolo. Ero impotente davanti a lei. 

Dopo un tempo che mi sembrò eterno mi parlò: “vedo che non riesci a capire chi io sia”. Aveva una voce calma ma allo stesso tempo piena di forza. Sentì un brivido che mi percorreva lo stomaco. 

Non riesco a capire chi tu sia hai ragione. Vorrei capire perché la tua presenza mi suscita dolore.” Le dissi. Il suo sguardo impassibile da bambina si trasformò in un sorriso che divenne una risata fredda senza calore. Rimasi perplessa difronte a quella dimostrazione di ilarità spenta, non ne coglievo il motivo; con un fil di voce mi disse: “sono te, la te che non appare alla gente”. Aprì la bocca ma non sapevo cosa dire, ero troppo scioccata per parlare. Veramente ero così! Non volevo crederci o per lo meno non potevo. Ciò che avevo davanti ai miei occhi era una ragazza con i capelli legati male, le occhiaie fino a terra, triste, con un sorriso finto sulla faccia, l’espressione dura… la voce trasmetteva la sua consapevolezza di inadeguatezza nel mondo e di paura. Era la tristezza in persona. Non ero quella io, non poteva essere vero. La osservai attentamente prima di parlare:” non sei me…menti”. ”Non avrei motivo di farlo… sono ciò che la gente non vede di te. E ti suscito dolore perché e quello che la gente fa a te e ciò che hai permesso che facessero alla tua anima” disse. La gente si mi faceva del male … ma come potevo io impedirlo… non controllavo le loro menti. E la mia anima ormai se ne era fatta una ragione, almeno era quello che credevo. Pensai che l’anima avrebbe sofferto sempre e se non c’era forse era meglio. Avevo imparato che la vita non da gioie e felicità anzi si diverte a strappartele via. Nessuno ha il potere di evitare di soffrire tocca a tutti prima o poi. E se la mia anima non era contenta poteva sempre traslocare in un altro corpo inducendomi a morire, per poi essere libera. 

“Io ti posso aiutare se lo vuoi” mi disse con dolcezza. Alzai la testa, mi asciugai le lacrime e capì che dovevo accettare il suo aiuto, mettendo da parte l’orgoglio. 

Mi alzai dal letto, e mi sedetti sulla sedia vicino alla scrivania. Guardai i suoi occhi che erano diventati lucidi ed era come vedersi allo specchio. Lo stomaco mi faceva malissimo, l’anima chiedeva pietà… voleva smettere di soffrire. Volevo alzarmi e correre, scappare dalla verità. Ma non potevo, dovevo prendermi le mie responsabilità e provare a cambiare ciò che non andava. Così le dissi: “tu puoi aiutarmi, vero? Per questo sei qui?”. Lei mi guardò come si guarda un cucciolo smarrito, non capivo perché la gente mi guardava con compassione, mi faceva diventar matta questa cosa. Perché non ero un cucciolo smarrito, ero solo sola. Il mio riflesso notò la mia espressione disgustata e arrabbiata. Aprì la bocca ma non uscì nessun suono, la stanza iniziò a diventare fredda… gli occhi iniziarono a chiudersi. Caddi a terra senza poter contrastare quella forza interna che mi controllava. Il corpo era paralizzato, la testa mi scoppiava… mi sentivo terrorizzata e guardai il fantasma che aveva uno sguardo smarrito. Non sapeva neanche lei cosa mi stesse succedendo.

 
   
 
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