Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Lucylla_writer    01/03/2019    0 recensioni
“Occhi vacui ti scrutano attraverso le placide acque.
Non voltarti, non farti incantare dalla mezza strega.
Con la sua voce t'incanta, con la sua bocca ti azzanna.
Serra gli occhi, copri le orecchie, vieni via dall'acqua altrimenti ti prende.”
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Occhi vacui ti scrutano attraverso le placide acque.
Non voltarti, non farti incantare dalla mezza strega.
Con la sua voce t'incanta, con la sua bocca ti azzanna.
Serra gli occhi, copri le orecchie, vieni via dall'acqua altrimenti ti prende.”


«Ho sempre trovato questa filastrocca terribilmente inquietante.»
«Juanita, simili creature non esistono, parola di marinaio.»
Ramon conosceva bene il mare, per lui quell'infinita distesa d'acqua non celava segreti mostruosi di nessun tipo.
Passarono mesi prima che Ramon decidesse di salpare per mare con la sua fedele compagnia in cerca di fortuna.
«Juanita, se questo viaggio dovesse prosperare come io credo, d'ora in poi non dovremmo più preoccuparci della fame. Aspettami. Tornerò prima che tu possa accorgertene.»
Un bacio affettuoso sulla fronte dell'amata prima che Ramon potesse intraprendere quello che sperava essere l'ultimo viaggio della sua vita.
«Capitano, il mare sembra esserci amico quest'oggi.»
Effettivamente godevano di un sole caldo, una leggera brezza smuoveva delicatamente le vele e le acque limpide sembravano assopite sotto i loro piedi.
«Il sole sta calando, la notte incombe.»
Ramon non sentì il tipico torpore che precedeva il sonno, perciò decise di vegliare il viaggio notturno fumando sigari e sorseggiando del Rum.
Le ore trascorsero lentamente, nella notte si alzò un vento freddo che agitò tutto d'un tratto l'acqua impenetrabile.
Folate di vento ruggivano tutto intorno, le onde aumentarono di intensità quando una leggera pioggia iniziò a picchiettare sulla fronte di Ramon.
Fu quando alzò uno sguardo corrucciato verso un cielo burrascoso, pregno di elettricità, che udì un soave suono provenire da un punto imprecisato.
Ramon scattò in piedi quasi spaventato, concentrando la sua attenzione verso quella direzione.
Più si facevano vicini, più quel suono diventava più alto, insistente.
Ora quella melodia si era tramutata in qualcosa di molto più simile ad un canto malinconico e seducente.
Le intemperie andavano peggiorando, ora la volta era talmente carica di elettricità che non sarebbe passato molto tempo prima che iniziasse ad infuriare un terribile temporale.
Trovò la risposta ai suoi interrogativi in mare: lì tra le alte onde una strana creatura lo fissava. Due occhi porcini incastonati in un viso affilato e viscido ricambiavano il suo sguardo incredulo e terrorizzato.
Prima che un fulmine colpisse esattamente il punto in cui lui si trovava, la strana creatura esibì un largo sorriso che lasciò intravedere una lunga serie di zanne affilate.
Fu il fuoco che imperversò insidiante in lungo e in largo a distogliere l'attenzione di Ramon da quell'essere diabolico.
Urla strazianti e preghiere di ogni tipo venivano innalzate al cielo, chiedendo la misericordia di un qualsiasi Dio, mentre lingue di fuoco guizzavano ovunque bruciando qualsiasi cosa trovassero sulla loro strada.
Quando Ramon aprì gli occhi, un bagliore splendente lo accecò momentaneamente.
Fu quando si abituò alla luce del sole che si guardò intorno spaesato.
Era salvo, la tempesta lo aveva risparmiato e le onde lo avevano trascinato fino a quello che doveva essere un isolotto privo di vita.
A pieni polmoni urlo i nomi dei suoi uomini, ma nessuno sembrava rispondere al suo disperato richiamo.
«Il mare li ha presi con se. Non faranno mai più ritorno.»
Una voce delicata raggiunse le orecchie di Ramon che sorpreso scattò il volto verso quel suono.
Quella che gli si parò davanti era forse la creatura più bella che avesse mai incontrato in tutta la sua vita, perfino più bella di Juanita stessa.
Ramon era talmente affascinato da quella bellezza da non rendersi conto di quanto le sue fattezze fossero grottesche. «E tu chi sei?»
Le labbra carnose della donna di distesero in un sorriso. «Colei a cui devi la vita.»
Ramon si alzò faticosamente in piedi, anche se aveva le gambe pesanti come macigni.
«Ma come...?»
«Uomo curioso. Non ti basta sapere di aver salva la vita?»
Ramon fu investito da una violenta ondata di nausea mentre la testa continuava a girargli senza sosta, perciò ricadde di peso sulla sabbia morbida e dorata.
«Sì e di questo te ne sarò immensamente grato. Come posso sdebitarmi?»
La ragazza avanzò verso l'uomo con un movimento ondulatorio che ricordò a Ramon l'ondeggiare del mare, possedendo la stessa grazia che lo caratterizzava.
Quando gli fu vicina fu invaso da un odore di alghe e acqua marina, non seppe spiegarsi il motivo ma qualcosa gli diceva che quell'essere non faceva parte del suo mondo.
«Vieni via con me. Sii mio.»
Ramon, scioccato in un primo istante, scoppiò in una fragorosa risata dopo aver realizzato l'assurda richiesta della donna.
«Perdonami, ma ho una donna che aspetta il mio ritorno.»
La creatura rimase impassibile dinanzi al rifiuto di Ramon, che timoroso aspettò una reazione da parte di lei che però non arrivò mai.
«Stai...Stai bene?»
Quando la donna gli rispose, inalterata sia nel tono della voce che nell'atteggiamento, propose all'uomo una seconda possibilità di sdebitarsi.
Raccolse tra la tiepida sabbia tre piccole conchiglie che porse all'uomo.
«Ora ascolta bene le mie parole, la tua libertà ha un prezzo: Tieni queste, una di loro possiede il potere di esaudire ogni tuo più smodato desiderio, eccetto l'ultima: Usala per desiderare di tornare da me e diverrai proprietario di splendori inimmaginabili, rifiutami e vedrai realizzate le tue peggiori paure.»
Ramon raccolse dalla mano palmata della donna tre normalissime conchiglie, fissandole con preoccupazione.
La parte razionale di Ramon gli suggerì che tutto quello che aveva udito era il delirio di una pazza costretta all'isolamento su quel pezzo di terra dimenticato da Dio, la parte irrazionale però causava nell'uomo un senso di disagio che gli attorcigliò dolorosamente le viscere.
«Mi stai prendendo in giro...?»
Quando alzò gli occhi si sorprese ad osservare il nulla. Quella strana ragazza si era smaterializzata nel nulla, neanche l'ombra di quello che poteva somigliare ad un corpo femminile si scorgeva in lontananza. «L'acqua marina deve avermi fatto male se posso minimamente pensare di usare un stupidissimo involucro per desiderare una nave che mi metta in salvo.»
Ridendo di se stesso per aver dato retta ai deliri di una selvaggia, Ramon non notò che in lontananza si stagliò ciò che lo avrebbe ricondotto dalla sua Juanita, nel frattempo una piccola conchiglia aveva fatto il suo ritorno in mare.
Quando Ramon tornò a casa fu contento di poter riabbracciare la sua Juanita, che contenta volle sapere i dettagli del viaggio appena concluso.
La mattina dopo Ramon si destò all'alba: i deboli raggi di un sole nascente colpì i visi assonnati dei due coniugi.
Quella che si prevedeva una meravigliosa giornata convinse Ramon ad andare a pesca, sperando in una raccolta prosperosa da poter vendere al mercato più vicino.
Il sole, oramai alto nel cielo, brillava sulle acque cristalline creando striature dorate sulle onde che si infrangevano sulla riva.
Ramon, accovacciato comodamente sul punto più alto, lì dove il mare sotto di lui era abbastanza profondo da consentire più possibilità di cattura, attendeva paziente un minimo movimento dal filo teso immerso in acqua per metà.
Trascorsero due lunghissime ore prima che una piccola vibrazione attraversò la canna da pesca che l'uomo eccitato prese a tirare con tutte le sue forze.
Entusiasta, speranzoso di aver tirato fuori qualcosa di grosso, quando realizzò di aver pescato esclusivamente della fetida immondizia, maledì la propria povertà e la propria malasorte.
In un momento di profondo sconforto prese ad esaminare le due conchiglie rimaste che, estraneo da qualsiasi pensiero razionale, si portava sempre dietro.
Ne prese una bianca e scheggiata, la guardo e bisbigliò: «Non voglio più patire fame e povertà.»
Da quel giorno, Ramon e Juanita ebbero cibo in quantità per sfamarsi e sfamare coloro che compravano la loro mercanzia. Gli affari procedevano bene, il futuro era radioso per quella giovane coppia e la felicità sorrideva loro, almeno prima del giorno in cui Juanita s'ammalò gravemente.
Quell'improvvisa sciagura fu talmente dolorosa per Ramon che non esitò nell'estrarre l'ultima conchiglia dalla tasca per poter poter esprimere il desiderio di curare la sua amata.
Non ebbe il tempo di terminare la frase quando sentì le palpebre pesanti e le gambe non avere più la forza di reggere il peso del corpo
Quando riaprì gli occhi e spalancò la bocca per respirare, la gola gli fu improvvisamente riempita d' acqua. Preso dal panico la richiuse, ma i suoi polmoni erano talmente privi di ossigeno che Ramon agognava una boccata d'aria.
Si guardò intorno: si trovava sotto metri e metri d'acqua, stava lentamente affondando quando una mano scheletrica, con lunghi artigli, lo ghermì al collo, stringendo convulsamente. Ramon prese a dimenarsi, sbattendo i piedi nel tentativo di liberarsi.
«Risparmiati la fatica.» L'acqua gli offuscava la vista e questo fu un bene, poiché la creatura che lo fronteggiava non possedeva le caratteristiche di quelle bellissime sirene dell'immaginario collettivo: Attorno ad un volto affilato e viscido ondeggiavano lunghissime alghe verdi che avevano preso il posto dei capelli, due occhi porcini fissavano affamati quell'ultima preda, un corpo umanoide privo di forme femminili terminava in una lunga coda. «Ma... tu... cosa sei?» Ramon tentò di parlare, ma ad ogni parola che pronunciava ingoiava sempre più acqua.
Quella creatura spalancò la bocca in sorriso costeggiato da lunghissime zanne, una lingua serpentina fuoriuscì dalle fauci andando a pregustare quell'essere umano che ora aveva un sapore squisito.
«Il mio nome è Undina, la fata. Sciocco umano sconsiderato, io ti avevo dato una possibilità e tu, nel tuo egoismo, l'hai sprecata. Hai preferito donare la tua vita in cambio di quella della tua amata. Avevi la possibilità di scegliere. Se avessi fatto la scelta giusta avresti avuto un potere inclassificabile tra le mani, la tua amata sarebbe morta e non avrebbe patito la tua mancanza, invece hai voluto sprecare quell'opportunità, preferendo morire tra le sofferenze più atroci e sapere della tua cara Juanita viva e disperata per la tua assenza. Voi esseri umani siete tutti uguali, chi più e chi meno e ora addio, mio affezionato Ramon.»
Un dolore straziante colpì l'uomo al fianco, due file di zanne spietate avevano morso via una buona razione di carne e il sangue prese a fluire copiosamente disperdendo il suo metallico odore in mare.
«ACCORETE SORELLE MIE!»
Ramon aveva i sensi offuscati dal dolore ma poté sentire in lontananza il suono di un'orda di code dirette verso di loro.
Gli occhi di Ramon si riempirono di lacrime che andarono a confondersi con i litri d'acqua che li circondavano.
Il suo dolore la sua sofferenza e la sua paura non poteva essere udita da nessuno lì sotto.
Era solo, abbandonato al suo destino, nelle grinfie di creature appartenenti ai libri di favole.
Il mare, l'unica cosa che lo faceva sentire al riparo dai pericoli del mondo, era diventato il suo più spietato carnefice.
Ora, da qui posso vedere l'orizzonte, ma i miei occhi non avrebbero mai più guardato un orizzonte che portava l'immagine di un sole morente in un'immensa vastità d'acqua o un cielo costellato da tante piccole stelle o un tramonto fiammeggiante... no, dinanzi i miei occhi ora si stagliava la paura dell'ignoto, di ciò che mi attendeva alla mia morte.
Ora da qui posso vedere l'orizzonte, ma l'avrei visto per l'ultima volta.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Lucylla_writer