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Autore: Knuckster    01/03/2019    4 recensioni
Evento Argus. Il fenomeno che ha sradicato dal suolo di Mobius un'intera civilizzazione, che ha intrappolato il Clan di Nocturnus nei meandri di Twilight Cage, che ha sconvolto il mondo come lo si conosceva in maniera del tutto imprevista. Ma è davvero solo questo? Sonic the Hedgehog e i suoi compagni, per la prima volta, si ritrovano ad affrontare forze universali ed eterne molto più grandi di loro. Un gruppo di membri eletti di un pericoloso Cenacolo sta preparando il terreno per l'arrivo della misteriosa entità Argus... ed una cosa è sicura: dopo il suo avvento, nulla sarà più come prima.
Sonic e il suo gruppo hanno davvero quello che ci vuole per fermare questa nuova immortale minaccia?
01/03/2019 - STORIA COMPLETATA. A partire da adesso, ci sarà una revisione completa, capitolo per capitolo, con correzioni al contenuto e al layout, riassunte volta per volta in note a piè pagina. Grazie di cuore a tutti coloro che hanno seguito questa storia gigantesca per tutti questi cinque anni!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sonic the Hedgehog: A Blue Bolt Saga'
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SONIC ORIGINS

Attraverso il tempo e lo spazio

    La nostra creazione è stata un atto di assoluta volontà. Siamo nati solo e soltanto per colmare il vuoto nell’esistenza dell’entità che ci ha generato. Il Macroverso, le stelle, i pianeti… tutto quello che ha riempito il vuoto è stato opera dell’essere più antico che sia mai esistito, il nostro unico genitore, quello che sarebbe passato alla storia con il nome di Argus.

    Siamo frammenti di luce, depositati da Argus nel creato, fatti crescere e maturare, come una madre premurosa farebbe con i propri figli. E stiamo parlando di una miriade di figli. Abbiamo tanti fratelli, più di quanti noi stessi possiamo immaginare. Alcuni abbiamo avuto modo di incontrarli, altri invece no.

    Come avremmo potuto fare del resto? Siamo cresciuti nel ventre del pianeta noto come Terra, nutriti dal suo calore, incubati come embrioni, tagliati fuori da tutto il resto del Macroverso. Eravamo un essere magnifico, fatto di pura energia che bruciava ancora e ancora senza fermarsi neanche per un istante. Un incredibile, sconvolgente tutt’uno.

    Allora perché, mentre rifletto sul mio passato, navigando in un limbo senza confini, sto parlando al plurale? Cosa è successo perché la nostra meravigliosa unità venisse infranta? Perché mi ritrovo a rimpiangere, mestamente, il periodo della mia esistenza in cui potevo definirmi completo?

    Ecco perché: non sono più completo da quando delle forze esterne, dei miseri vermi striscianti che giocavano a fare le divinità, sono intervenuti a spezzare il nostro equilibrio. La nostra incredibile forza poteva essere percepita persino nel nome che ci avevano affidato: Solaris.

    La potenza di un sole, la magnificenza dell’energia perpetua e inestinguibile, infranta da moscerini insignificanti… finché Solaris finì con il non esistere più. La nostra essenza fu separata: il puro potere era Iblis, mentre la coscienza, la mente, il cuore e il bruciante desiderio di vendetta diventarono


MEPHILES


    Prima dell’intervento degli esseri umani, ero Solaris. Esistevo. Semplicemente esistevo. Bruciavo nelle viscere del pianeta Terra, generando energia perpetua. Non avevo consapevolezza di quasi nulla, la mia vita era molto semplice. Sapevo da chi fossi stato creato, sapevo qual era il mio scopo e nient’altro.

    La mia energia era direttamente collegata a quella del mio unico genitore tramite le sette mistiche gemme che lui stesso aveva depositato sul pianeta Terra, come aveva fatto con tutte le altre case degli altri miei fratelli. Ero in perenne contatto con Argus tramite quelle gemme, come tramite una finestra nel tempo e nello spazio, una specie di cordone ombelicale che mi teneva stretto a tutto ciò che mi aveva dato i natali.

    Poi qualcuno tagliò quel cordone, quel legame che era sempre esistito e che avvertivo come la più grande, salda certezza della mia esistenza. Fui risucchiato, assorbito, inscatolato a forza in un campo di contenimento. Mi ritrovai in una specie di prigione, scrutato da individui mai visti prima.

    Questi esseri cominciarono a fare esperimenti su di me, nel tentativo di carpire i miei poteri, di sottrarmi il collegamento che avevo con Argus e di appropriarsi dei segreti del tempo e dello spazio. Mi ritrovai ad essere violato, in ogni fibra del mio essere, in modi che non avrei neanche saputo immaginare.

    E così facendo accadde l’inevitabile. Quegli omuncoli giocavano con forze che non riuscivano neanche a concepire. Scavarono così a fondo, così avidamente, da infrangere l’equilibrio stesso della mia essenza. Fui spezzato in due, separato, scisso nell’intimo più profondo.

    Quel che è peggio è che prima del loro intervento, non avevo una coscienza, non avevo pensieri né sentimenti oltre alla semplice consapevolezza di me. Ma dopo il loro intervento… nel sentirmi separato da ogni scintilla di potere che possedevo, una parte di me che non credevo esistesse venne a galla. Una parte cupa, crudele, vendicativa, che aveva radici avviluppate nell’oscurità.

    Sono stati loro a crearmi, tramite quello che definivano il Progetto Solaris. Hanno creato loro Mephiles… lo strumento stesso della loro sconfitta.


    Mephiles. Una parola troppo breve perché possa racchiudere tutta la rabbia e la furia che alimentava il mio essere, al momento della mia creazione. Avrei potuto, e voluto, disintegrare uno per uno i responsabili di quanto mi era accaduto, punirli facendogli assaggiare solo un grammo della mia collera. Prima che potessi personalmente scagliare il primo colpo, però, furono tutti spazzati via dall’enorme rilascio di energia causato dalla mia separazione da Iblis. Morirono tutti, finendo così col pagare a caro prezzo il loro tremendo crimine. Eppure, c’era ancora qualcuno intorno a me.


    Shadow the Hedgehog, un viaggiatore del tempo, un’entità dall’animo scuro, esattamente come lo ero io, si intromise all’ultimo minuto. Utilizzò un’antica reliquia appartenuta al Duca di Soleanna per imprigionarmi nuovamente. Ero ancora una volta in catene, rinchiuso in uno Scettro, questa volta, però, in compagnia di una mente che potesse rendersi conto del male che veniva perpetrato su di me.


    Ero stato estirpato a forza dalla mia casa, ero stato spezzato e separato dal mio potere e, come se non fosse stato sufficiente, ero stato imprigionato nuovamente. Questa volta, però, conoscevo l’identità precisa del mio carceriere e non avrei avuto pace fin quando non fossi riuscito a liberarmi e a vendicarmi.


    In tutti gli anni in cui rimasi imprigionato in quello Scettro, non potevo fare altro che rimuginare su quanto mi era accaduto, sulla crudeltà di cui ero stato vittima. Avevo avuto modo di scrutare brevemente nell’anima di Shadow the Hedgehog, prima che mi sigillasse. Era un’anima nera, segnata da profondi dolori, macchiata di crimini indicibili. In un certo senso, lo ammiravo e lo rispettavo.

    Non avevo forma fisica dopo la separazione da Iblis, ma sapevo perfettamente come volevo essere, non appena fossi stato liberato. E, quale suprema ironia, fu proprio grazie a Shadow, la stessa persona che mi aveva intrappolato, che potei rivedere la luce del giorno.


    Assorbii l’ombra di Shadow e, tramite essa, anche il suo aspetto e parte dei suoi poteri. Ero vivo e al pieno della mia forza, alimentata da anni ed anni di rabbia repressa. Avevo un unico obiettivo in mente: ricongiungermi ad Iblis, riacquistare le “Fiamme del Disastro” e ricomporre il mio essere unico… tornare ad essere Solaris.


    Non fu difficile per me scrutare e manipolare il tempo e lo spazio per capire il modo migliore per ritrovare Iblis. La mia metà era stata sigillata nell’anima di una principessa, dallo stesso uomo responsabile del Progetto Solaris. Manipolai Silver the Hedgehog, combattei Shadow the Hedgehog e riuscii ad uccidere con le mie stesse mani Sonic the Hedgehog.


    Ricongiungersi ad Iblis e tornare ad essere Solaris è stato il mio più grande trionfo. Ero un tutt’uno, ancora una volta e, a differenza di quanto accaduto in passato, avevo consapevolezza di quanto mi era accaduto, o meglio, di quanto mi era stato fatto. La mente di Mephiles era ancora nel corpo di Solaris e sapeva alla perfezione come avrebbe impiegato il suo immenso potere.

    Per colpa loro la mia connessione con Argus era sparita da lungo tempo. Per colpa loro ero stato sradicato dalla mia casa, dalla mia piccola nicchia felice. Grazie a loro, avevo sofferto e patito la separazione del mio stesso essere, un atto di tortura indescrivibile. E, a quel punto, era giusto che anche tutti loro provassero cosa significava il dolore… solo amplificato di cento e più volte!


    Il mio piano, la mia vendetta sembravano perfetti. Eppure, qualcuno riuscì a fermarmi. Sonic, Shadow e Silver mi affrontarono in battaglia, proprio quand’ero all’apice della mia potenza, e incredibilmente riuscirono a sconfiggermi. Riuscirono ad annientarmi, a disintegrare la mia coscienza e i miei poteri in ogni linea temporale. Riuscirono ad estinguere la mia fiamma quando ancora era ai primi albori, pensando di cancellarmi definitivamente dall’esistenza.


    Credevano di essersi sbarazzati completamente di me. Eppure, com’è possibile che io sia ancora qui, a galleggiare nel buio e a rimuginare sulla mia storia?


    Una scintilla. Un piccolo frammento della mia coscienza, della coscienza di Mephiles riuscì a sfuggire all’annientamento. Come il pezzo più piccolo di un puzzle, un unico filamento di DNA ancora intatto. Troppo poco per potermi definire vivo, ma non abbastanza per potermi definire morto.

    Questa infinitesimale parte di me scappò nel limbo senza tempo, conservando tutti i miei ricordi e lasciando intatta la mia sete di vendetta. Credevo che sarei rimasto per l’eternità a vagare nel nulla, almeno fin quando non vidi in lontananza la salvezza.

    Dapprincipio sembrava quasi come una cometa, una meteora, una luce di speranza in fondo ad un tunnel buio. Era una specie di saetta rossa che sfrecciava nel limbo, fendendo il tempo e lo spazio. Era un segno di potenza, una forza così incontenibile da sfondare qualunque tipo di confine, fisico o meno che fosse.

    Mi ancorai saldamente a quel faro di speranza, a quel rubino scarlatto e fiammeggiante che fluttuava. Impiegai le ultime forze che mi erano rimaste, ma mi ci aggrappai come se ne andasse della mia vita… ed in fondo era così. Stretto a quel frammento di roccia, attraversai molte epoche e molti luoghi, anche molto distanti tra loro. Quando si viaggia nel limbo, il tempo e lo spazio non hanno significato alcuno. Potevano essere passati mille anni, come un solo secondo.

    Non sapevo dove stavo andando, né quale sarebbe stata la mia fine. Eppure, man mano che mi reggevo, con quell’unica e ultima scintilla di coscienza che mi era rimasta, al rubino che mi stava facendo scorrazzare nell’infinito, avvertivo qualcosa di singolare.

    C’era una forza misteriosa al suo interno, immensa come poche, costretta ad essere imprigionata, come era successo a me, nei confini della materia… e anche incredibilmente familiare. C’era qualcosa in quella forza che sentivo affine a me, come una specie di legame, di connessione.

    Quello di cui non mi rendevo conto, sulle prime, era che quella forza mi stava rinvigorendo. Me ne stavo inconsciamente nutrendo. Sentivo di non essere più solo un semplice filamento di materia, ma stavo crescendo… grazie all’energia di quel rubino.

    Continuando a vagare nel limbo, arrivò un momento in cui diventai abbastanza forte per sopravvivere senza dover rimanere ancorato a quello che era il mio unico mezzo di salvezza. Lasciai andare la presa e mi abbandonai ai flutti del limbo, lasciando che il fato decidesse cosa ne sarebbe stato di me.

    Ad un certo punto, un varco si aprì nello spazio-tempo e mi sentii piombare nuovamente nella realtà, o meglio, in una realtà. Una delle tante. Non sapevo in quale. E non ne aveva importanza alcuna.



    Un proiettile scuro fendette il cielo sgombro di nubi di quella notte stellata. Era come una specie di stella cadente, ma priva della stessa luce. Era un’ombra sferzante, indistinguibile ad occhio nudo, perché si mescolava con il blu scuro della notte.

    La massa informe, nera come la pece, cadde violentemente al suolo, formando un piccolo cratere nella terra battuta. I contorni indistinti si fecero più lineari e regolari. Una mano prese forma, poi subito un’altra.

    Convogliando ogni grammo di energia sottratto al Rubino Fantasma, quella specie di autostoppista spazio-temporale riuscì a ricomporre il suo corpo, riportandolo all’ultima forma che aveva avuto: quella di un riccio nero dai diabolici occhi verdi.

    Mephiles the Dark si arrampicò fuori dal cratere e riuscì ad assaporare nuovamente la fresca aria della notte. Le sue dita affusolate avvertivano il contatto con l’umida terra e i suoi occhi poterono tornare a vedere, con toni chiari e distinti, i colori della realtà.

    Una fredda, strascicata e trionfante risata echeggiò nell’aria. Non aveva idea di dove si trovasse, in quale tempo e in quale luogo, ma quello era un dettaglio di minore importanza. Tutto ciò che contava era che era di nuovo vivo. Vivo e vegeto. In grado di scagliare finalmente la sua vendetta più crudele su tutti coloro che avevano tentato e ritentato di distruggerlo.

    Non importava quanto ci sarebbe voluto, il tempo non era rilevante. Non importava dove si sarebbero nascosti, lo spazio non contava. Sonic, Silver e, soprattutto, Shadow the Hedgehog avrebbero di nuovo assaggiato il potere di Mephiles… per l’ultima e decisiva volta.



    Ho inflitto dolore e sofferenza a tanta gente, senza provare un briciolo di rimorso o di compassione. Sono un essere alimentato dall’odio e dalla crudeltà, come un veleno che scorre in ogni fibra del mio essere. Sono semplicemente il frutto di ciò che mi è stato fatto e non ho mai avuto intenzione di essere niente di diverso da questo. Ogni essere vive secondo la sua natura, e la mia natura è l’oscurità, pura e semplice.

    Ora che sono di nuovo tra le schiere dei viventi, ho finalmente la possibilità di infliggere dolore a tutti i miei nemici… e me ne godrò ogni singolo momento!


E con quest'ultimo "Sonic Origins" si conclude definitivamente questa storia.
Avevo promesso un capitolo dedicato a Mephiles e ne ho approfittato per trasformarlo anche in una specie di incipit delle mie future storie.
Tornerò sicuramente a scrivere di Sonic e, come avrete potuto intuire, nei miei prossimi lavori Mephiles sarà l'antagonista principale!
Come ho già detto nei ringraziamenti del precedente capitolo, non so quando tornerò a pubblicare.
Probabilmente mi prenderò un periodo di pausa, nel quale organizzerò le idee e comincerò a comporre un nuovo racconto, piano piano, cercando di pubblicarlo solo quando avrò sufficiente materiale già pronto.
Spero che questo piccolo scorcio nella psiche di Mephiles vi sia piaciuto. Consideratelo come un breve assaggio di quanto vi aspetta in futuro.

Ora, come già anticipato, mi dedicherò ad una revisione ed espansione completa di tutto Legacy of Argus, in cui annoterò, al termine di ogni capitolo, la data della revisione, le principali modifiche e, magari, anche qualche piccola curiosità sulla stesura e sull'elaborazione dei vari capitoli.
Vi ringrazio nuovamente di vero cuore per l'affetto e la pazienza avuta da tutti voi che mi hanno seguito fin qui.
Vi saluto con un grande abbraccio e vi do appuntamento alla prossima!

   
 
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