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Autore: Shizue Asahi    01/03/2019    2 recensioni
Storia scritta per il COW-T9.
Ade/Persefone | reincarnation!au
Perfino in una sala addobbata a festa e piena di Maschere ad Ade sarebbe bastato un solo sguardo per riconoscerla
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ade, Persefone
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  • Partecipa alla terza settimana del COW-T9 col prompt  È un fatto importante che le apparenze molto spesso ingannano. (Douglas Adams, Guida galattica per autostoppisti);
  • prompt: Mitologia: AdePersefone: MODERNAU (in realtà puoi scegliere il periodo storico, basta che ci sia Venezia): perfino in una sala addobbata a festa e piena di Maschere ad Ade sarebbe bastato un solo sguardo per riconoscerla;
  • 720 parole;
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Il loro è un gioco, un rincorrersi da un’epoca all’altra, passando tra una moltitudine di vite diverse e nomi e volti e luoghi. Si cercano e si trovano in una sfida continua a chi riconoscerà l’altro per primo.
Alle volte è Ade il primo a ricordare e a cercarla, altre è Persefone. Le fattezze sono diverse, lui non è più il Dio degli Inferi dal portamento altero e il viso smunto; lei non è più la fanciulla che coglieva fiori di Nysa insieme alle figlie di Oceano. L’aspetto è diverso, ma si chiamano l’un l’altra e il riconoscersi è un attimo.
È una ricerca continua, alle volte possono trascorrere anche vite intere prima che finalmente si incontrino ancora, ma il tempo è solo un’illusione creata dai mortali e per loro è sempre come se non si fossero mai lasciati, un istante lunghissimo prima di potersi toccare di nuovo. Indossano maschere fatte di carne, con nasi, bocche e orecchie diversi, con i capelli che variano di volta in volta e i corpi che non sono mai come gli originali; capita anche che il sesso sia differente, che Persefone si presenti con le fattezze di un giovinetto o Ade con quelle di una donna in là con gli anni, ma l’involucro è solo un mezzo e l’ostacolo viene aggirato senza problemi. I loro occhi si incontrano e si vedono.
All’inizio è stato seccante, una maledizione da subire e detestare, intollerabile per il Dio degli Inferi, la cui pazienza, paradossalmente, non è mai stata salda o lungimirante, ma poi, dopo che le vite hanno iniziato ad accumularsi e con loro il dolore immancabile della separazione, della morte, Persefone ha trovato la soluzione, con quel suo modo genuino e ingenuo di vedere il bene in ogni cosa, anche in Ade.
- È un gioco – gli ha detto, con quella voce melodiosa e inconfondibile – È un gioco, una prova, può essere divertente, se lo permetti –
Ade ha impiegato ancora tempo prima di capire il gioco, di apprezzare la sfida e di riscoprire la gioia per quel desiderio primordiale di trovarla, catturarla, averla per sé che ha dato inizio al loro legame in un tempo che gli uomini ormai non ricordano neanche più.
 
Venezia è un dedalo di stradine, case colorate e turisti che si accalcano gli uni sugli altri. I canali sono maleodoranti e Ade detesta il modo grottesco in cui le gondole gli ricordino la zattera di Caronte e un nodo di nostalgia per la sua casa gli si forma alla bocca dello stomaco. Ade detesta Venezia, così come ogni città sorta in quel mondo nuovo che non sente proprio e che si rifiuta di accettare, con l’ostinazione che dovrebbe caratterizzare solo gli infanti. Già la immagina, Persefone, che lo prende in giro per quel cipiglio più accentuato del solito e il bisogno di sentirla ridere è quasi doloroso.
Si chiede che aspetto avrà, osservando la sala piena di gente in maschera, una moltitudine di abiti colorati e ridicoli, di acconciature complicate e merletti e nastrini e carni che non gli smuovono niente, se non il disgusto per quei mortali ignari di essere al cospetto di un dio.
Ade non la vede, ma la sente, percepisce la sua presenza, mentre Persefone gioca ancora a farsi rincorrere, a sfuggirgli e a nascondersi in quel turbinio di colori. È quasi infantile, ma la ama anche per quello e il fastidio è appena una puntina in mezzo al petto. Quando poi la vede, il tempo smette di nuovo di scorrere. È diversa, con la pelle bruna e i capelli nerissimi e intrecciati sulla testa, il collo sottile, i fianchi larghi e una veste impalpabile, quasi oscena. È bella, con quegli occhi verdi e immutabili nel corso delle loro esistenze che si intravedono attraverso le maschere – quella di carta colorata e quella di carne del nuovo volto che indossa.
Le si avvicina con il passo marziale che non è ancora riuscito a perdere e le allunga un narciso, senza dire una parola. Persefone guarda lui e poi il fiore e Ade riconosce nel lampo dei suoi occhi i ricordi delle sue vite che tornano insieme alla consapevolezza delle loro identità.
- Ci hai messo più tempo del solito – lo sgrida alla fine e per un secondo Ade è sconcertato dall’incredibile somiglianza con Demetra.
 
 
 
*
 
 
 
 
Nota:
Ade le presenta un narciso perché il fiore con cui è riuscito a trarla in inganno e a farla precipitare negli inferi.
 
 
 
 
 
 
   
 
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