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Autore: Waanzin    02/03/2019    0 recensioni
Dove le luci al neon e la spensieratezza si fanno testimoni dei tuoi ricordi.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La fiera
 

La prima sera fa freddo, hai messo la giacca di licra e ti guardi intorno spaesato. Non c'è nessuno che conosci, mentre ti districhi tra i banchi di mercanti improvvisati e il fiato gelido degli astanti crea labirinti di brina intorno ai tuoi pensieri. Per una sera sei fuori dal labirinto infinito della tua vita e magari hai un piano ma oggi ti concedi di pensare che sia troppo grande per poterlo capire. Prendi un gettone e ti metti in fila, mentre le scritte al neon luminose illuminano di colori freddi le spalle che dai allo straniero dietro di te. 

Il tuo compagno per stasera ha qualche anno meno di te ed è diverso: non ha pensieri. Ti ricorda il tuo passato, ma quello distante. Imbracciate fucili di plastica e sterminate led luminosi come tecnovori in preda ad un brio saccarino. Hai fatto un grande punteggio. La tua malinconia ti ha reso più abile a districarti nel ginepraio della vita e il tuo improvvisato compagno di avventure ti guarda ammaliato, con gli occhi grandi che un tempo avevi. Lo ricambi dalle tue fessure e svanisci nella notte. Per stasera è finita, torni a casa.

La seconda sera la folla ti attanaglia ma non ti soffoca. Non qui, non alla fiera. T'infili in un garage e già vedi volti familiari dell'epoca in cui le foreste dei discorsi non celavano soltanto rovi. Mentre scavi negli zigomi e nei connotati di chi ti circonda come un archeologo, alla ricerca di risposte sui perché delle antiche culture che governavano sui tuoi neuroni senza tempo, scorgi un volto abbastanza innocuo da attirare la tua attenzione. Ma nessuno è innocuo quando si avvicina ai trent'anni. Parli col sito archeologico vivente e lui ti apre la sua vita, ti mostra le usanze dei tempi che furono e come si siano evolute nel mondo che conosci. Ti rendi conto, com'è giusto, com'è ovvio, che sei rimasto indietro e i tempi ti hanno superato. Una stretta ti attanaglia lo stomaco. Ti allontani.

Ti rendi conto che non è ancora il momento di tornare a casa, non con quel bagaglio di antichi souvernir che hai appena riempito. Così prendi un altro gettone e attendi in fila alla giostra dei neon, di nuovo. Stavolta il fratello più grande di una ragazza te la concede come partner per la serata. Lui ha da fare e lei ha tratti esotici. La pelle è scura e il volto strano, difficile da comprendere come il futuro ancora da venire. Ha gli occhi grandi però. Troppo grandi. Maledizione.

Siete un portento insieme, i punti si sbriciolano e i record s'infrangono. L'inebriante profumo della vittoria. Vi promettete di rivedervi ancora, poi torni a casa in fretta. Di corsa. Sudato e nervoso come chi aspetta il risultato delle analisi. 

La sera dopo marci verso la fiera col passo incerto del bestiame nel giorno della macellazione. Non sai ancora che il tuo ruolo è quello del carnefice. Lei è lì e suo fratello no, stasera ci sei solo tu. Ma hai parcheggiato lontano, troppo lontano dalla fiera e dalla salvezza, con l'abitudine del cinismo che l'età adulta ti ha portato non ti aspettavi certo che un posto comodo si rivelasse a quell'insignificante creatura che rappresenti. Così suo padre vi dà uno strappo. In macchina c'è anche lo zio. Sono diversi da lei. Uno scorcio di un'altra vita. Te ne nutri, ma sai che non è il tuo. 

L'euforia torna a farsi sentire mentre attendete in fila. Parlare con lei è facile, incredibilmente facile. Troppo facile. Gli occhi grandi riflettono le luci al neon e tu non sei altro che una falena troppo vecchia per portare alla memoria il pericoloso calore del fuoco. Le labbra s'incontrano ed è una sensazione antica, di quando la carne non corrispondeva ad un dettame. Di quando la tua vita non aveva una forma e il dolore era il tuo scultore. Scolpite un diorama nella sostanza effimera di una serata in fiera. Non è destinato a durare ma t'inganni. Come avevi giurato di non fare mai. A pagarne il prezzo non sarai tu.

Avvolti dai colori della giostra colpite i led. I punti salgono, l'euforia anche. Lei ti guarda e sai che è giunto il momento, mentre i suoi occhi ti chiedono di fare un salto che hai già fatto. Le prendi le braccia, ne senti il calore, poi le neghi il tuo. Glielo neghi ancora e ancora, brandendo l'abnegazione come un maglio. Le spieghi di essere impegnato, di avere già una vita, di aver fatto la tua scelta molto tempo fa. La tua ragazza spunta tra le nebbie della giostra come uno spettro di mercurio che si fa solido man mano che le distanze si accorciano. Vi vede, ma aspetta ad una certa distanza. Si fida di te. Si fida dell'uomo che sei diventato. Sà che gli adulti impugnano il martello del giudice con la fermezza di chi non ha più tempo. Sei fidanzato. Hai una vita. Glielo sputi in faccia.

«Io no». Ti risponde in lacrime, spiazzandoti. 

«Io no». Ripete ancora, scossa dal pianto mentre già si allontana. Stacchi le mani dalle sue braccia ma il calore del suo corpo era un ricordo lontano già prima di quel momento. Si allontana nelle nebbie lucenti che circondano il divertimento di poche sere. I fucili di plastica tacciono. Torni dalla tua ragazza, tutto sommato soddisfatto di non aver scosso troppo lo status quo. Lei è tranquilla. Forse non sa. Forse non vuole sapere. «Io no», ti riecheggia nella testa.

La tua vita ritorna prepotente e spazza via tutto il resto. La notte rovente cede il posto al debole sole freddo dell'alba. Tempo di regolamenti, tempo di determinazione, tempo di sculture più caute e quindi più adatte a sostenere come colonne la soffitta in cui nascondi i tuoi rimorsi e le tue inadeguatezze. Sei sopravvissuto, ma non potrai dimenticarti di chi forse non ce l'ha fatta. Non è difficile essere vittime, assai più dura rendersi conto di essere carnefici. Ma non c'è più tempo per riflettere.

La fiera è finita.
  
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