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Autore: Manto    02/03/2019    2 recensioni
"L'amore non è cosa che nasce con l'età: diventi grande e così ti innamori, inizi a comprendere e allora puoi sentire anche ciò che il tuo cuore vuole... no, non è proprio questo il suo modo di funzionare.
Non potrei mai dirti quando è iniziato il mio: forse, dentro me, già sapevo ciò da cui mi volevi proteggere, oppure forse in qualche modo ti avevo già conosciuto, e a priori avevo deciso di restare al tuo fianco.
Io l’ho chiamato l’amore dei ragazzini, sprovveduto, incosciente e intenso quanto loro; ma, ora lo so, in verità è molto più di questo."
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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{ IV ♦ L’Universo è Nato Per I Tuoi Occhi }




8 Marzo 2011, mattino.



Cleo apre gli occhi piano, senza fretta.
Nella spaziosa camera matrimoniale, i mappamondi e i telescopi sono immersi nell’oscurità, il momento di affrontare il mattino ancora lontano: ma fin da quando è piccola, in quanto a interesse il buio ha sempre avuto la meglio sulla luce, quindi la ragazza si solleva sui gomiti e si mette a sedere. Come ogni volta, il respiro di chi condivide con lei il calore di quelle mura è il buongiorno che attende davvero; un respiro non sempre regolare, ma presente — un vero e proprio dono.
A questo quieto segno si aggiunge anche un mormorio appena percepibile quando la mora si allunga verso l’altro lato del letto e i riccioli sfiorano il volto del compagno; invece, le dita sanno bene dove fermarsi e sembrano voler abbracciare il cuore, là dove il battito risponde subito al tocco.
Il corpo nudo non esita a reagire appena incontra quello di Socrate, la pelle va in fiamme mentre Cleo appoggia il capo sul petto amato; e una scia di baci delicati prelude a quello che il giovane riceverà appena il sonno abbandonerà anche lui — cosa che accade da lì a qualche istante dopo, come comprende la ragazza
quando sente le braccia del marito stringerla.
«Dormi ancora un po’, Cleo, non tutti sono allodole mattiniere come te», borbotta questi girandosi e portandola sotto di sé, affondandola tra i cuscini e il tepore della vita, rendendo più profondo il suo sorriso. «Allora io sto sopra», replica quindi lei, appena prima di rovesciare le posizioni e soffiare piano. Inspirare, respirare; cercarsi, trovarsi, appartenere.
Nell’ombra che inizia appena a languire davanti al sole e il silenzio, le mani si sfiorano e poi s’intrecciano, la carne di entrambi non resiste oltre e finisce per unirsi, senza tuttavia tralasciare una pacata dolcezza: la chiave della loro profondità. Le parole e i giudizi degli altri si mutano in vano interesse, ora; i problemi non sono dimenticati, ma divengono una realtà che solamente loro due riescono a comprendere appieno, sia in fragilità e sacrifici che in quel legame che il dolore ha reso teneramente inscindibile.
Cosa c’è di più prezioso di una bellezza così delicata da essere irripetibile in ogni suo istante? Cosa più intenso di uno sguardo che potrebbe essere spezzato nel tempo di un battito, e quindi si rivela degno di essere vissuto fino in fondo?
Così si amano fino a quando non è più lecito rimanere sotto le coperte; e le dita si tengono vicine in ogni azione che accompagna la giornata.
Il mare brilla mentre Cleo appoggia la testa sul tavolo della cucina e vorrebbe dormire ancora, ride insieme a Socrate quando questi solletica dispettosamente la moglie; e potrebbe starli a guardare per ore mentre si danno battaglia con quei poveri cuscini dalla vita precaria, vorrebbe donare tutto il suo grande respiro al giovane e permettergli la certezza anche di un solo, altro giorno
con chi lo ama senza condizioni.
Non in un angolo bensì in bella vista, vicino ai testi universitari e ben ripulito da polvere e oblio, il telescopio difettoso apre il suo nero occhio e permette di vedere ogni scena che accade in quella casa, dai sorrisi che comunque resistono
fino alle fugaci lacrime che la notte copre; perché niente è facile, lì, anche se la forza è tanta e la speranza sempre presente.
Quanta energia e
fedeltà, tanto facile da trovare in entrambi.
«Oggi a cosa ci dedichiamo, quindi? Moto apparente dei corpi celesti o classificazione spettrale? Popolazioni stellari? Supernove?»
«Ohi, ohi, si calmi, professore: io sarò un’allodola mattiniera — più o meno —, ma neanche lei scherza in quanto a iperattività, sa?»
«Ma come? Proprio tu, che un giorno diverrai la nostra ambasciatrice extragalattica, mi rispondi così… mi sa che tra noi due il vero astronauta sono io, diciamola tutta.»
«Beh, non per riportarti sul suolo terrestre, ma almeno io sono vestita.»
Mai la fragilità ha avuto volto più bello;
mai come in questi momenti.




Cleo apre gli occhi piano, senza fretta.
Nella spaziosa camera matrimoniale, i mappamondi e i telescopi sono immersi nell’oscurità, il momento di affrontare il mattino ancora lontano: ma fin da quando è piccola, in quanto a interesse il buio ha sempre avuto la meglio sulla luce, quindi la ragazza si solleva sui gomiti e si mette a sedere.
«Mamma, sei già sveglia?»
Dalla parte di Chiara le lenzuola sono fredde: come ogni notte, le si è addormentata tra le braccia dopo la lunga lettura
serale, riempiendole la mente di un altro sogno e del profumo di Luca. Pur nell’assenza di chiarore, riconosce che la bambina ancora stringe tra le mani il suo diario, e sorride mentre le accarezza i capelli. «Tu invece non hai nemmeno dormito, vero, piccolo terremoto?»
Lo sbadiglio della piccola rivela una diversa realtà, e anche il suo morbido abbraccio. «Sì, invece, anche più di te.»

Madre e figlia sono due luci che pulsano nel buio del silenzio, l’anima di chi se n’è andato ma non è mai lontano da loro; e ogni mattina, tra l’alba e il tempo che lenisce,
la prima risente la voce della seconda chiederle: «Mamma, si può amare per sempre?»
Forse le stelle osservano insieme a lei il sorriso che le increspa le labbra e le dita che scorrono sulla copertina verde di quel diario
solo all’apparenza comune; e come la prima volta, quando gli occhi della bambina hanno implorato una risposta sincera alla domanda più difficile papà non tornerà mai più, vero? —, lei lo apre e glielo posa tra le mani, per mostrarle come le anime si possano comunque sentire e incontrare l’un l’altra. «Sì, si può amare per sempre», risponde, «così come tutti possono diventare immortali, se lo si vuole.»
«E come?»
«La parola magica, ciò che spiega tutto, è il ricordo: se tu non dimenticherai mai come qualcuno ti ha amato, il modo in cui ti ha sorriso, quanto ti ha dato e tutto ciò che di te ha protetto, allora quel qualcuno non lascerà mai questo mondo. Vivrà in te, dovunque andrai sarà lì al tuo fianco; e combatterete, piangerete e crescerete insieme, vi veglierete a vicenda, sempre vicini e presenti.»
Proprio tu me lo insegni ogni giorno.
Gli occhi dolci di Chiara, immediatamente riconoscibili e amabili
nel loro essere la perfetta eredità di Luca, si spalancano insieme alla bocca e chiedono di più; ma nessuna parola l’abbandona, perché non c’è alcun bisogno di parlare. «Una pagina ancora», sussurra infine, prendendo il diario di Cleo e sfogliando tutte le parole che hanno costituito la sua vita.
A volte la donna lo ritrova intriso di qualche lacrima, sottolineato con colori accesi, decorato con disegni: un cuore che ne insegue un altro
e impara da questo, mentre gli anni passano e diventano tre, quattro, cinque da quando sei diventato l’unica stella che non tramonta.
«Si può amare per sempre?»
Non ha mai avuto esitazioni davanti a quella domanda; e sa che Luca può sempre sentirla, tra il mare che non dimentica nulla e l’intensa luce che conduce fino al cielo.
«Si può vivere per sempre?»
«Tu stessa sei la risposta perfetta.» Il suo riflesso, e molto di più.
Un sorriso sereno, una nuova luce in fondo allo sguardo che già riflette la corsa degli astri. «Perché ognuno di noi è nato per mostrare e donare qualcosa, come papà sempre diceva.»
Per non aver paura di essere quelli che siamo; per non essere soli.
Ti sento sorridere, amore mio: non c’è oblio che possa allontanarci
dalla bellezza che ci hai mostrato, né dall’ombra della tua anima.
E così come tu non smetterai mai di vivere, te lo prometto, non lo faremo nemmeno noi.









NOTE


I titoli delle sezioni sono tutti richiami musicali; se volete, potete ascoltarli come sottofondo mentre leggete, perché si legano perfettamente al capitolo:
● “
Dipingi il Cielo, e una Stella” è un omaggio a Paint a Sky with Stars, album di Enya;
● “Di Noi Due…” si rifà a Two, brano dei Sleeping At Last;
● “…
E dell’Ombra del Cuore” riprende il ritornello di Cosmic Love, dei Florence + The Machine;
● “L’Universo è Nato Per I Tuoi Occhi” si rifà a Saturn, sempre dei Sleeping At Last.






ANGOLO AUTRICE


Salve a tutti **
Allora, l’idea per questa storia è nata grazie al contest
Equilibrio, ideato da Little_Rock_Angel e fonte d’ispirazione per più di una trama.
I punti di partenza erano un telescopio difettoso e la morte di un personaggio, e da ciò è stato creato il mondo, letteralmente; tuttavia, alla fine sono giunta a scegliere questa traccia: rappresentare la tenerezza dell’amore più giovane, quando nessuno pensa alle tristezze e ai problemi della vita, e il successivo momento in cui un grande dolore/ostacolo giunge a scombinare i piani.
A questo punto, come si reagisce? Ci si lascia davanti al problema,
consci del fatto che sia difficile relazionarsi con esso, o lo si affronta insieme e più forti di prima?
La mia risposta l’ho data, optando sempre
e comunque per una delicatezza di fondo e sfumando il finale, utilizzando anche l’espediente di un diario e di scene introdotte da date come istantanee di vita e memorie sempre presenti che noi, come fa Chiara, possiamo leggere e tenerci strette.
Un ringraziamento a chiunque sia giunto fino a qui, ma anche a chi si è fermato prima e ha comunque speso parte del suo tempo sulle mie parole; un abbraccio sentito, inoltre, a
Ori_Hime per la costante presenza e a mystery_koopa per la dolcezza.
Quest’ultimo capitolo in particolare è dedicato a te.


Un caro saluto,
Manto.

   
 
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