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Autore: ChewCekka    03/03/2019    1 recensioni
[One-shot / 1.363 parole / Iwaoi]
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Quando tutti gli altri ti giudicheranno io non lo farò. Quando ti abbandoneranno tutti io sarò qui per te. Sarò la tua unica certezza. Il tuo porto, il tuo pasto caldo, la tua sicurezza. Ma sarò sempre secondo a tutto il resto. Sarò sempre un ombra, non potrò mai avvicinarmi a te.
Tu non sei mio.
Non lo sarai mai
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Piccola One-Shot che scrissi tempo fa in un periodo di delusione amorosa.. che ricordo ancora oggi con molta amarezza. Spero che vi piaccia, con affetto ChewCekka
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando aprì la porta del suo bilocale, comprato ad un prezzo stracciato visto il suo aspetto malmesso e diroccato, ma che riusciva nonostante ciò a mantere in ordine con non poca fatica (le pulizie gli occupavano tre quarti della serata dopo l’Università e il lavoro, facendolo crollare a letto stremato), non si stupì di trovarsi davanti il suo migliore amico completamente fradicio per via della pioggia, e in lacrime.
Ancora un volta era successo. E ancora una volta, Iwaizumi si spostò dall’uscio, per far entrare, in quella che lui definiva “la sua prigione temporanea dall’aspetto suggestivo”, un Oikawa inzuppato di acqua piovana e di lacrime, pregno del forte odore acre e amaro dell’asfalto riscaldato dai temporali pomeridiani in autunno inoltrato.
Le prime volte gli era quasi venuto da ridere: quando avevano ancora diciasette anni, il suo migliore amico saliva in fretta e furia le scale per non far notare le guance bagnate alla signora Iwaizumi, si accoccolava sempre sulla poltrona vicino alla libreria, parvendogli un cane bastonato bisognoso di attenzioni.
Hajime aveva sempre pensato che Tooru fosse fin troppo emotivo: prendeva costantemente tutto sul personale, ogni cosa lo toccava nel profondo scuotendolo pericolosamente, soprattutto quando era a che fare con le sue innumerevoli ragazze.
Non poteva definirlo un Playboy, semmai un inguaribile romantico. Oikawa era realmente innamorato della sfilza di donne con cui si fidanzava; a quanto pare non si poteva dire il contrario,visto la durata delle loro relazioni.
Dopo anni che il ciclo si ripeteva però, guardando il susseguirsi di espressioni sulla sua faccia, si poteva assumere che ad Iwaizumi era quasi venuta a noia; o meglio, era di quello che lui stesso voleva convincersi. Voleva capacitarsi che i crampi allo stomaco e il forte senso di inadeguatezza che lo assalivano tutte le volte che Oikawa, con quella sua faccia dannata e dai lineamenti perfetti, entrava  nell’anticamera, fossero solo sintomi della fatica e dell’irritazione di fronte alle impronte di fango che lasciava sul pavimento.
Ma dentro sentiva che c’era qualcosa di sbagliato. Qualcosa che si incrinava tutte le volte che si fermava a guardarlo, quando con la sua voce lamentosa gli raccontava dell’ennesima donna ammaliata non dal suo carattere ma dal suo aspetto.
Quando gli preparava la cena con i pochi ingredienti che aveva in frigo (i quali sarebbero dovuti bastare per l’intera settimana visto la carenza di denaro nel suo portafogli), percepiva quanto era maledettamente distorta quella situazione.
Lui era lì. Per lui. C’era sempre stato, da quando cadeva per terra mentre giocavano a pallone fino a quel momento. La sua spalla era sempre stata l’unica sulla quale Oikawa poteva appoggiarsi, piangere e ridere. Ma allora perché sembrava non accorgersene? Perché, dopo tutto questo tempo, il suo amico sembrava non riconoscere tutta la fatica che lui ci aveva messo, per sostenerlo?
Si fermava spesso a pensare a quanto Tooru fosse stupido. Tutto ciò che decantava come elementi perfetti per una ragazza, Hajime li possedeva già ed era convinto di potergli dare anche di più.
Loro due insieme avrebbero potuto avere una stabilità, un legame talmente forte da non poter essere spezzato.
Iwaizumi avrebbe dato tutto ciò che aveva, pur di rendere Tooru felice. E lo stava già facendo, spendendo più soldi di quanto il suo stipendio potesse permettergli, ascoltandolo, supportandolo, mentre le parole che uscivano dalla bocca del suo amico lo trafiggevano al cuore, al petto, allo stomaco, alla testa.
Si fermava a guardare le sue labbra, bagnate dal pianto, quel pianto che solo lui aveva avuto l’onore di assistervi, che si increspavano tutte le volte che il suo discorso veniva interrotto da un singhiozzo. Pensava a come sarebbe stato bello fermare quel suo piagnucolio con un bacio improvviso. Niente di troppo spinto, solo un semplice bacio casto e puro, lungo il necessario per permettere ad Iwaizumi di percepire il sapore delle labbra di Tooru. Quelle labbra baciate da fin troppe persone.
In molte occasioni era arrivato al punto di protendersi verso l’amico e baciarlo; ma aveva una paura mortale delle conseguenze. La loro amicizia, l’unica cosa stabile che probabilmente Tooru  avesse mai avuto in tutta la sua esistenza, poteva crollare a pezzi con una cosa tanto semplice e tanto letale quanto un bacio.
Quanto ne desiderava uno.
Uno soltanto.
Quanto bastasse a far aprire gli occhi al suo migliore amico.
Ma non poteva, non poteva assolutamente. Era quello il fardello che costringeva Iwaizumi a tenere i piedi per terra e la testa china, mentre subiva tutte le pugnalate e le ferite che le parole di Oikawa gli infliggevano sulla pelle e sul cuore.
Quella sera, Iwaizumi aveva spedito Oikawa di corsa in bagno per farsi una doccia ed evitare che appestasse il divano-letto dove dormiva ogni sera. La bolletta era rincarata, e mentre i minuti passavano insieme ai litri d’acqua consumati dell’amico, Iwaizumi già pensava a come sarebbe potuto arrivare a fine mese.
Tirò fuori dal frigo la pasta di miso, il wakame e il necessario per preparare solo a Tooru, vista la scarsità degli alimenti, una zuppa di miso per riscaldarlo e farlo rilassare. Lui avrebbe mangiato il mattino seguente qualcosa.
Apparecchiò in modo semplice la tavola, con la sua scodella migliore, quella senza sbecchettature o crepe.
Quando Oikawa uscì dalla doccia aveva i capelli bagnati e gocciolanti, con indosso una tuta di Hajime, lasciatagli in bagno dallo stesso in modo da cambiarsi e non riutilizzare i suoi vestiti zuppi e maleodoranti.
Sedendosi sull’unica sedia nella cucina, attaccò: come solo lui sapeva fare, come le sue battute portentose, la sua voce arrivò spedita nelle orecchie di Hajime.
-Miyoshi mi ha lasciato oggi pomeriggio-
-Chissà come l’avevo intuito-
-Iwa-chan non interrompermi col tuo sarcasmo, non vedi che sto malissimo? Non sei per nulla carino nei miei confronti-
E lui? Di lui a chi interessava? A volte si chiedeva se nella vita prima o poi avrebbe mai trovato qualcuno che si comportasse come lui faceva con Oikawa.
-Pensavo che Miyoshi fosse quella giusta. Te l’ho detto per telefono, no? Aveva tutto quello che cercavo in una persona, era perfetta. Mi faceva sentire speciale, era diversa. Ci pensi che per primo appuntamento mi ha portato una scatola di cioccolatini? Al primo, nessuno lo aveva mai fatto. Era così gentile..-

Stupido.

-Sai cosa mi ha detto quando mi ha lasciato? Ha detto che penso solo a me stesso, che sono cieco e non vedo gli altri. Ma io dico, per tre mesi ho messo lei prima di tutto!-

Beh, almeno su una cosa aveva ragione. Sei uno stupido egoista strafottente. Ma sono anni che l’ho accettato, accetterei qualsiasi cosa pur di stare al tuo fianco.

-Iwa-chan, troverò mai qualcuno che mi ami senza problemi?-

Stupido. Stupido stupido stupido.

-Iwa-chan, sono così solo. Ho così voglia che qualcuno mi prenda e mi dica che andrà tutto bene-

Ti prego voltati e guardami. Guardami per una maledetta volta nella tua vita. Guardami. Accorgiti che esisto. Accorgiti di quello che faccio per te.Ti prego.

-Iwa-chan, questa zuppa di miso è la migliore. Sai però Miyoshi cosa ci metteva? Il sedano. Dovresti provare anche tu, a lei veniva così bene…-
Ti prego, Tooru, ti prego. Smettila.

-Oh, Iwa-chan, come farò senza la mia Miyoshi! Era così bella, così intelligente.. come quella volta che abbiamo fatto l’amore nella sua macchina sulla collina di fronte al parco…-

Perché deve fare così male. Perché devi farmi così male, Tooru.

-Ti ricordi andavamo a giocare là quando eravamo alle medie? Non ho mai chiesto a Miyoshi se le andava di giocare di con me.. magari le interessava. Poi magari saremo finiti a fare altro, ma avrei potuto conoscerla meglio..-

Non cambierà mai niente. Rimarrà per sempre così. Per quanto sanguinerò, per quanto sudore e lacrime verserò per te, non mi guarderai mai in faccia. Sarò sempre un passo dietro di te; ti guarderò sempre le spalle, mentre cascherai e ti ricoprirai di errori. Quando tutti gli altri ti giudicheranno io non lo farò. Quando ti abbandoneranno tutti io sarò qui per te. Sarò la tua unica certezza. Il tuo porto, il tuo pasto caldo, la tua sicurezza. Ma sarò sempre secondo a tutto il resto. Sarò sempre un ombra, non potrò mai avvicinarmi a te.
Tu non sei mio.
Non lo sarai mai.
 


**Angolo autrice**
Salve a tutti. Dopo tipo tre secoli, eccomi tornata sulla mia amatissima piattaforma di Efp. Vi sono mancata vero?
No.
Mi fa molto piacere, so di essere amata da un vasto pubblico.
Ma chi la conosce questa.
Scrissi questa One-shot molto tempo fa, quando ero in un periodo di tensione e dolore amoroso per via del mio innamoramento verso il mio migliore amico.
Friendzone!
L’ho ritrovata nei meandri del mio computer, corretta tutta da capo (visto che l’aveva scritta una Cekka 14enne con le competenze lessicali di un criceto) e messa qua. Ma le mie emozioni erano autentiche. Stavo vermanete male in quel periodo, e spero di avervi trasmesso qualcosina anche a voi.
Dopotutto, chi non si è mai ritrovato nella friendzone?
   
 
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