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Autore: _BlueLady_    03/03/2019    2 recensioni
Fine e Rein: due ragazze come tante, un pò maldestre, esuberanti, con un pizzico di vitalità in più.
Due ragazze come tante, solo gemelle. Una fortuna per molti, una sfortuna per loro.
Soprattutto quando i ragazzi da loro amati dimostrano ogni volta di avere una preferenza per la gemella opposta, anche in estate, in occasione di una vacanza col loro gruppo di amiche.
La domanda sorge spontanea: "Perchè preferiscono sempre lei a me? Cos'ho io di sbagliato?"
Sorgono così gelosia, invidia, frustrazione, rammarico.
"Sarebbe bello, almeno per una volta, essere come lei"
Il desiderio nasce spontaneo, quando prima era soltanto semplice curiosità.
Grazie ad una singolare successione di eventi, che comporterà la realizzazione di un episodio a dir poco straordinario, Fine e Rein capiranno che non è sempre la bellezza fisica la carta vincente che ci rende amabili agli occhi di una persona, e che essere se stessi nell'anima e nel corpo, conservando la propria integrità, è il principio più importante.
Perchè essere amati per ciò che si è, è la cosa più bella che ci possa mai capitare.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bright, Fine, Rein, Shade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ CAPITOLO 22: NIENTE E NESSUNO ~
 
- Dimmi la verità, Shade: tu non vuoi aiutarmi. Tu in realtà stai pianificando di uccidermi -
Quelle furono le prime parole che si sentì rivolgere il moro quella mattina, giusto per cominciare bene la giornata.
La cosa, tuttavia, non lo turbò affatto.
- Qual è il problema? Abbiamo constatato che a galla ci sai stare, e quando vuoi riesci anche a nuotare da sola. Hai fatto perfino il bagno di notte. Non mi verrai a dire che questo lo trovi difficile – asserì il ragazzo saccente, quasi in tono provocatorio.
Rein arricciò il naso in un’espressione permalosa, squadrandolo di sottecchi quasi a voler capire se la sua fosse una presa in giro, o soltanto un altro tentativo di far scoppiare una lite.
Quella mattina, Shade aveva optato per un fuori programma, come se avesse improvvisamente deciso di promuoverla dallo stato principiante a quello intermedio.
Era passato a prenderla come tutti i giorni – Rein era anche migliorata in fatto di puntualità, sebbene ogni tanto si concedesse ancora il lusso di un lieve ritardo, soltanto per il puro piacere di dargli fastidio - e si erano avviati assieme verso la spiaggia.
Quando però era stato il momento di dirigersi verso la spiaggia libera come loro solito, Rein, ormai addestrata al percorso da seguire, si bloccò di colpo nel vedere Shade deviare verso sinistra, anziché verso destra.
Il moro si era voltato verso di lei impassibile, come se tutto rasentasse la più completa normalità.
- Beh, che fai? Non vieni?- le aveva detto incitandola, quasi sorridendo del suo iniziale sgomento.
Rein l’aveva osservato di sbieco, già odorando il sentore di un imbroglio.
- N-non andiamo in spiaggia?- gli aveva domandato titubante, quasi impaurita di ciò che poteva essergli passato per la testa.
Shade aveva distolto lo sguardo, superiore.
- Oggi cambiamo posto. Voglio farti provare qualcosa di nuovo –
Neanche a dirlo, Rein sapeva di doversi sempre fidare del suo sesto senso, e invece ogni volta metteva a tacere la sua vocina interiore soffocandola sotto una montagna di “che sarà mai”, per poi maledirsi interiormente per il resto della vita per non averle dato retta neanche in quell’occasione.
L’immagine imponente e maestosa e allo stesso tempo terrificante della Torre Est si stagliava prepotente dinnanzi a loro. Tirava un forte vento quella mattina, che agitava il mare più del solito.
Rein poteva vedere le onde abbattersi violentemente sugli scogli, disintegrandosi in nuvole di vapore salmastro.
Deglutì.
- Dimmi che è uno scherzo – sussurrò già in preda al panico, immaginandosi stecchita e rinsecchita su uno degli scogli, circondata da stormi di gabbiani venuti ad ammirare ciò che sarebbe rimasto di lei.
Shade, per tutta risposta, si avviò giù dalla scogliera, imboccando un sentiero scosceso, con un’agilità impressionante.
- Che cosa ti passa per la testa?- gli strillò dietro Rein, con tono allarmato.
- È tempo di alzare un po’ il livello di difficoltà! – le disse lui di rimando, sorridendole sicuro di sé – Coraggio, vieni giù! – la chiamò poi, facendole cenno di seguirlo.
- Sei pazzo se pensi che io sia disposta a seguirti!- gli rispose lei di rimando, con le gambe che già si irrigidivano.
Shade sospirò alzando gli occhi al cielo – Non mi dirai che hai paura!- esclamò fintamente incredulo, solamente per il puro piacere di provocarla.
- A te cosa sembra?- asserì Rein accigliata, aggrappandosi con forza ad una delle rocce vicine per non rischiare di rotolare giù per la scogliera ed ammazzarsi per davvero.
- L’apparenza spesso inganna. Fidati di me – tentò di rassicurarla Shade con fare incoraggiante – O preferisci restare tutto il giorno appiccicata a quello scoglio come farebbe una vera stella marina?- la provocò poi, sapendo di pungerla là dove le avrebbe dato più fastidio.
Rein gonfiò le guance di indignazione, desiderando di buttarlo giù dallo strapiombo per vedere quanto avrebbe riso ancora.
- Sei fortunato che sono impossibilitata a muovermi, altrimenti ti avrei già fatto passare la voglia di scherzare!- gli rispose piccata, accennando qualche piccolo passo con cautela nel tentativo di non scivolare.
Shade le sorrise beffardo, osservandola divertito scendere a piccoli passi impacciati la scogliera.
- Ci hai messo un po’, stellina – la canzonò provocatorio, non appena se la vide arrivare accanto.
- Shade, ti ho detto mille volte di smetterla di chiamarmi con quel ridicolo appellativo. Mi dà sui nervi – lo avvertì lei – Si può sapere dove diavolo mi stai portando?- chiese poi, constatando che là dov’erano, erano ben lungi dal raggiungere qualcosa che si potesse definire spiaggia o terraferma.
- Te l’ho detto, no? Oggi alziamo il livello di difficoltà – le rispose lui, quasi annoiato del doversi ripetere.
- E si può sapere in cosa consiste questo upgrade? Se pensi che sia disposta a tuffarmi da così in alto, hai capito proprio male –
- Non era nel programma, ma se vuoi provare…-
- Scordatelo. Non ho intenzione di morire per oggi -
- Fine, ti ho mai dato motivo di dubitare di me?-
La sincerità con cui glielo chiese quasi le fece spavento. Lo guardò negli occhi, senza sapere cosa rispondere – Su, andiamo – la incitò lui nuovamente, riprendendo a percorrere il sentiero scosceso che li avrebbe condotti ad una meta per lei ancora sconosciuta.
Rein l’osservò, agile ed atletico procedere sui suoi passi, e con un sospiro di rassegnazione prese a seguirlo, non meno impacciatamente di quanto aveva fatto fino ad allora.
- Attenta, si scivola – la avvisò lui.
- Se avessi saputo che oggi avremmo fatto del trekking, mi sarei attrezzata con un paio di scarpe più comode – mugugnò lei tra sé e sé, e non fece nemmeno in tempo a concludere la frase che subito l’infradito perse attrito con la ghiaia sottostante, facendola ruzzolare giù per la scarpinata senza alcun freno.
Nemmeno ebbe il tempo di gridare, tanta fu la sorpresa dell’imprevisto.
Senza nemmeno accorgersene, Rein precipitava senza un appiglio a cui aggrapparsi, il respiro mozzato ed il cuore in gola.
Shade con la coda dell’occhio la vide quando ormai era a un passo dallo strapiombo.
- Attenta!- le gridò, prima di tuffarsi ad afferrarla con decisione per la vita, bloccandola ormai sul ciglio del burrone.
Rein inspirò profondamente, trattenendo il fiato e gli occhi chiusi, finché non fu certa di non stare precipitando nel vuoto, il respiro di Shade a pochi centimetri di distanza dalla sua bocca.
Sussultò quando realizzò di trovarsi così vicina al suo viso, il petto premuto contro il suo, ed una voragine a squarciarle lo stomaco.
Aveva il fiatone anche lui.
Si osservarono negli occhi un istante, quasi intrappolati nella magia di un mondo ovattato, i cuori che scalpitavano in petto feroci, non sapeva dire se per lo spavento, o per qualcos’altro.
Poi Shade sorrise malizioso, il battito del suo cuore che si faceva via via più regolare sotto il peso della gabbia toracica.
- Non so se tu sia peggio come scalatrice, o come ballerina – le sussurrò impercettibilmente, ancora stringendola a sé.
Rein per la sorpresa di quell’osservazione pungente, per imbarazzo o forse per rabbia, arrossì violentemente.
- Colpa delle scarpe. Non sono adatte – si giustificò, sciogliendosi da quell’abbraccio improvvisato.
- Lo dicevi anche l’altra sera del tuo paio di tacchi. Comincio a pensare, però, che non sia un problema di calzature, ma più che altro della modella – la pizzicò lui nella coscienza, e di nuovo Rein avvampò, distogliendo lo sguardo stizzita.
Nemmeno sembrava turbato del fatto che, se fosse morta per davvero, sarebbe stata colpa sua.
Shade rise tra sé e sé, mentre in cuor suo pensò che quella ragazza aveva davvero fegato da vendere. Non aveva mostrato alcun cenno di cedimento di fronte allo spavento di un tuffo nel vuoto.
Rein, si disse, aveva il coraggio di un leone. Non la spaventava niente, eccetto l’acqua. Inspiegabilmente.
O forse, più che l’acqua, temeva di più qualcos’altro. E lui si era intestardito nel volerla aiutare a superarla.
- Ancora qualche metro, e ci siamo – le annunciò, soffermandosi di fianco ad un’alta parete rocciosa che celava il paesaggio sottostante.
Rein, d’altra parte, dopo un primo momento di stizza, scosse la testa rassegnata sorridendo, in petto ancora un tepore che non accennava ad affievolirsi.
Nonostante lo spavento, in cuor suo sapeva che Shade non avrebbe mai permesso le capitasse qualcosa di male. Aveva imparato a conoscerlo, ormai. Ed inspiegabilmente accanto a lui si sentiva al sicuro.
Impiegò qualche istante a raggiungerlo, cogliendo nel suo sguardo una scintilla di eccitazione, come se al di là di quel promontorio si celasse un piccolo tesoro nascosto.
Il vento soffiava forte nelle orecchie, pizzicando fastidiosamente gli occhi.
- Siamo arrivati – le annunciò lui in un soffio aiutandola a scendere l’ultimo tratto, e Rein non poté fare a meno di spalancare gli occhi meravigliata di fronte a quello che si trovò davanti.
Al di là di quella terrificante scogliera, custodita gelosamente da quel tratto di natura selvaggia come una perla nel guscio di un’ostrica, stava una piccola caletta nascosta, un inesplorato paradiso terreste in miniatura.
Il mare si insinuava dolcemente in quell’insenatura, andando ad accarezzare languidamente la sabbia sottostante.
Le alte scogliere rocciose erigevano come un’enorme barriera attorno a quel piccolo gioiello, quasi creando una bolla all’interno della quale il vento non osava spingersi. L’acqua era tersa, limpida. Rein poteva quasi specchiarcisi dentro.
Poco più in là, dove terminava la parete rocciosa, il vento agitava il mare più che mai.
Chi l’avrebbe mai immaginato che la Torre Est nascondesse quel piccolo paradiso tra le rocce.
Nel vederla attonita ed allo stesso tempo meravigliata dinnanzi a quello spettacolo, Shade si sciolse in un sorriso intenerito – il primo di quella giornata soleggiata e all’apparenza tempestosa.
- Piaciuta la sorpresa? – le sussurrò, sicuro di avere la vittoria in tasca.
- Shade è…- si fermò un istante a riflettere Rein, senta trovare le parole adatte a descrivere tanta meraviglia – stupendo. Dico davvero. E io che già tremavo all’idea di vedermi costretta a cavalcare terrificanti onde anomale, o cercare di uscire viva da un mulinello d’acqua. Qui un tuffo potrei farlo per davvero -
Il moro ridacchiò.
- Ti avevo avvisato che l’apparenza spesso inganna – le sussurrò di rimando, sfiorandole l’orecchio con le labbra, e facendola rabbrividire.
Rein avvertì il cuore vibrarle in petto.
- Sorpresa a parte, qual è il programma di oggi? – domandò impacciata, tentando di scrollarsi di dosso quella sensazione annebbiante.
Lui sorrise beffardo.
- Comincia a scaldarti – le rispose.
 
¤¤¤¤¤¤
 
Era da più di mezz’ora che osservava il campanello senza osare avvicinare il dito per premerlo.
Fine restava lì, immobile, di fronte al citofono, con il cuore in gola e l’inquietudine addosso, senza sapere minimamente cosa fare. Aveva deciso di recarsi a trovare Bright così d’impulso, di getto, d’istinto.
Si era svegliata trovando l’altra metà del letto vuota come quasi tutte le mattine, e la sua decisione era stata immediata. Nemmeno sapeva se Bright fosse in casa o no.
Una volta arrivata lì, però, una strana agitazione aveva cominciato ad impossessarsi di lei, e tutta la determinazione che l’aveva animata fino ad un secondo prima era scemata improvvisamente.
Di cosa aveva paura?
Certo, sarebbe stato difficile trovare le parole adatte con cui spiegarsi, e ora che ci pensava nemmeno aveva pensato con che scusa giustificarsi per ciò che lui le aveva visto fare due giorni prima. Bright era Bright, dopotutto, e sebbene non potesse dire di conoscerlo da una vita intera, sicuramente lo conosceva abbastanza per poter dire di lui che era un ragazzo dolce e sensibile, buono, privo di qualsiasi pregiudizio.
E comunque, anche se l’avesse “smascherata”, il problema quale sarebbe stato? Anzi, le avrebbe risparmiato la fatica di doversi spiegare ulteriormente. A quel punto si sarebbe finalmente tolta di dosso il peso di dovergli mentire, e non sarebbe più stata costretta a fingere di essere Rein.
Un improvviso tuffo al cuore le tolse il respiro per un istante.
Già, Rein…
E se, una volta scoperto chi fosse in realtà, lui avesse completamente cambiato il punto di vista nei suoi confronti?
Se una volta scoperto che non era Rein, si fosse improvvisamente disinteressato a lei?
Quella paura prepotente che andò a bruciarle la punta della lingua la spiazzò più di tutto il resto. Pareva suggerirle una verità che lei ancora si ostinava a negare con tutte le forze a se stessa, e cioè che teneva a Bright e al suo affetto più di quanto si sarebbe mai potuta immaginare.
Scosse la testa risoluta, come a tentare di scacciare via quegli inutili fantasmi che le annebbiavano la mente di paura.
Se a Bright non fosse piaciuto ciò che realmente lei era in realtà, si disse, allora non meritava neanche un briciolo della sua considerazione.
Eppure quel timore non la abbandonò nemmeno quando si decise a premere quel dannato campanello, aspettando col cuore in gola che qualcuno dall’altro capo rispondesse.
Le parve infinito l’istante che susseguì il trillo del citofono, per un attimo attese trepidante, col fiato sospeso, decidendosi infine ad andarsene quando constatò che, dall’appartamento, nessuno osava rispondere, non senza una punta di amarezza e delusione a pizzicarle la coscienza.
Forse Bright era uscito, o più semplicemente, non aveva voglia di vederla. Era comprensibile, dopotutto.
Stava ormai per tornare indietro sui suoi passi, affranta, quando una voce gracchiante e familiare, resa quasi metallica dal microfono del citofono, rispose.
- Sì, chi è?-
Fine si voltò di scatto, di nuovo col cuore in gola, e si avvicinò con impeto all’apparecchio.
- Aehm, sono io, Fi… volevo dire, Rein. Bright, sei tu?- domandò titubante, il cuore che dalla gola era passato a tuonarle nelle orecchie.
Quello che pareva proprio essere Bright dall’altro capo, rispose piuttosto perplesso – Rein? Che ci fai qui? -
Fine deglutì, la gola secca.
- E-ero v-venuta per fare quattro chiacchiere, e magari per una colazione assieme…- asserì titubante, non sapendo nemmeno lei come togliersi da quell’impiccio in cui ci si era cacciata di sua spontanea volontà.
Passò qualche secondo prima di avvertire lo scrocco del cancellino, accompagnato dal portone che già si stava aprendo in fessura per farla entrare.
- Sali – la invitò Bright ancora dal citofono, e lei ormai seppe che il danno era fatto, e che non aveva più vie di fuga.
Mentre percorreva le scale per salire, avvertiva il cuore in petto farsi via via più pesante ad ogni passo.
Quando fu sulla porta dell’appartamento, bussò timidamente prima di decidersi ad entrare.
- È… è permesso?- balbettò, ritrovandosi il volto sorridente e ancora mezzo assonnato di Bright ad attenderla.
- Buongiorno – la salutò raggiante, e per un attimo ogni cattivo pensiero svanì – perdona le condizioni in cui ti accolgo, ma non aspettavo visite stamattina – le sorrise – Vado due secondi a cambiarmi e sono da te –
Fine annuì quasi in trance mentre Bright spariva dietro la porta del bagno, e non poté fare a meno di arrossire imbarazzata nel rendersi conto di quello che aveva appena fatto, e di quanto fosse stato sconsiderato il suo gesto avventato.
Se avesse potuto tornare indietro e cancellare tutto, probabilmente avrebbe scelto un modo ed un momento diverso per presentarsi a lui e dargli delle spiegazioni, o forse, sapendo ciò che era successo, avrebbe perfino evitato di alzarsi presto quella famosa mattina alla Torre Est, evitando qualsiasi contatto con l’acqua come avrebbe fatto un gatto.
Tuttavia, il danno ormai era fatto. Non c’era possibilità di tornare indietro. Se solo avesse potuto, nemmeno si sarebbe lasciata sfuggire il desiderio di sapere cosa mai volesse significare essere sua sorella Rein.
Bright uscì poco dopo dal bagno, con aria rigenerata ed uno dei suoi sorrisi più belli ad augurarle il buongiorno.
- Allora, vogliamo andare?- le disse, invitandola ufficialmente ad uscire – Non ho molto in casa, e conoscendo il tuo amore spassionato per le brioches al cioccolato di prima mattina, suppongo che tu non sia venuta fin qui con l’intenzione di fare colazione con una semplice tazza di latte e biscotti – si giustificò, sorridendole affettuoso.
Fine arrossì di imbarazzo, quasi fosse stata colta in flagrante. A dire la verità, le sarebbe andato bene qualsiasi cosa visto e considerato che l’agitazione le aveva chiuso completamente la bocca dello stomaco quella mattina, ma l’idea di gustare una brioches al cioccolato in sua compagnia, e vederlo così di buonumore, le fecero improvvisamente tornare voglia di sfruttare al massimo il tempo da sola con lui.
- C-certo, a-andiamo – asserì titubante, e subito lui le fece strada, chiudendosi la porta alle spalle non appena Fine l’ebbe seguito sul pianerottolo per uscire.
 
 
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- Attenta a non sottovalutare questo posto, Fine. Nonostante sia riparato, quando tira un vento così forte le correnti in questo tratto di mare si fanno più forti che mai, e rischi di venire trascinata via senza neanche accorgertene –
- Avvisami quando ormai mi sono già schiantata contro uno scoglio. Grazie del tempismo –
Si erano ormai spinti al limite del confine segnato dalle rocce che circondavano la caletta, a un passo di distanza dal mare aperto, con l’acqua che sfiorava loro le spalle.
Oltre quel limite, il vento soffiava impetuoso agitando le onde più che mai.
- Se ti avessi avvisata prima di entrare in acqua, dubito avresti osato anche solo avvicinarti a riva – le rispose Shade di rimando, con un sorriso birichino ad accendergli lo sguardo.
Rein l’osservò piccata senza osare controbattere, troppo concentrata a restare a galla per azzardare qualsiasi contro risposta.
- Sei un traditore – gli sibilò solo, e quello per tutta risposta le disse con un ghigno beffardo – So giocare bene le mie carte –
Ci aveva impiegato un po’, ma finalmente Shade le aveva svelato in cosa avrebbe consistito la lezione di quella mattina. Visto il forte vento che agitava il mare quel giorno, buttarsi in acqua in una qualsiasi spiaggia in mare aperto era decisamente rischioso: le correnti erano talmente forti da trascinare chiunque via in un istante, e le onde erano imponenti, si abbattevano con un’incredibile forza sulla spiaggia, e per una persona inesperta come Rein venire trascinati sott’acqua dalla forza del mare, rischiando anche di annegare, era assai plausibile e pericoloso.
Così Shade si era arrovellato quella mattina, dopo essersi svegliato e presa coscienza del tempo, in cerca di una soluzione perché la loro lezione non saltasse.
Rein dopotutto sapeva nuotare, doveva soltanto prenderne coscienza, e comunque non avrebbero sempre potuto sperare nel bel tempo e nel mare calmo. Era necessario che lei imparasse a nuotare anche in situazioni sfavorevoli, gestendo al meglio la paura che sicuramente l’avrebbe colta una volta entrata in acqua.
Così a Shade era apparsa un’illuminazione, e aveva deciso di condurla in quella piccola caletta nascosta, raggiungibile soltanto dalla scogliera o dal mare, per insegnarle a nuotare anche in mezzo alle correnti forti.
Quel luogo era abbastanza protetto e sicuro, non c’era rischio che Rein venisse trascinata in mare aperto senza che lui potesse fare niente per soccorrerla. Anche se il vento soffiava forte, la scogliera limitava la forza con cui esso s’abbatteva su quel tratto di mare, rendendo anche le onde, seppur agitate, più docili e mansuete.
Shade sapeva di dover ancora procedere a piccoli passi, e sapeva benissimo che era ancora troppo presto per chiederle più di quello che già stava facendo: riprendere a nuotare in mare aperto, anche di notte, senza mostrare il minimo segno di cedimento era già un grande passo avanti, e Shade era convinto che con qualche sforzo un più Rein sarebbe presto riuscita a liberarsi dei fantasmi che la tenevano ancorata al suo passato. Prima o poi anche il suo aiuto non sarebbe stato più necessario.
Era un lavoro di pazienza e di costanza. Bisognava essere cauti, inocularle minime dosi di fiducia a poco a poco, un passo alla volta.
Già era consapevole di averle chiesto tanto, quella mattina. Ma voleva spingersi ancora un po’ oltre il limite. Voleva osare, testare le sue capacità. Perché Shade era profondamente convinto che prima o poi Rein ce l’avrebbe fatta. La parte più difficile, era farlo capire anche a lei.
Passarono più di un’ora ad esercitarsi nel nuoto controcorrente, sempre in un punto dove Rein, qualora venisse presa da un improvviso attacco di panico, potesse rassicurarsi nell’avvertire, se solo avesse voluto farlo, il tocco del fondale ruvido e sabbioso sotto ai suoi piedi.
Shade le aveva perfino mostrato come si facesse a cavalcare qualche onda, lasciandosi trascinare a riva dalla forza del mare o, quando l’onda era più alta e terrificante del previsto, a buttarcisi dentro, o a bypassarla sott’acqua, per evitare di essere trascinati giù.
Rein, con un po’ di paura nelle ossa che la impacciava ancora nei movimenti, sembrava rispondere bene all’allenamento. La difficoltà pareva stimolarla a voler sempre dimostrare qualcosa in più, a superare i propri limiti.
Dal sorriso che le velava ogni tanto le labbra, Shade osò pensare che si stesse addirittura divertendo, e ciò lo portò istintivamente a sorridere a sua volta.
Vederla felice lo rasserenava. Come se, eradicando con cautela la paura di Rein dalla sua coscienza, anche la propria perdesse a poco a poco presa su di lui.
- Stai andando bene – si complimentò ad un tratto, vedendola serena e a proprio agio per la prima volta da quando avevano cominciato quella bizzarra avventura.
- Non ci crederai, ma mi sto perfino divertendo – lo prese in giro lei, quasi dimentica del suo terrore per l’acqua che fino ad allora le aveva paralizzato la vita.
Shade sorrise – Questo è perché hai un valido istruttore di nuoto – le disse malizioso – anche se il tuo stile a balenottera ha ancora parecchie lacune -
- Forse non sei in grado di trasmettere tutta la tua sapienza, saggio istruttore. Spesso da insegnanti mediocri nascono allievi mediocri – incalzò lei con un colpo da maestro.
- Alquanto mediocre, allora, la tua scelta di affidarti a me per imparare –
- Avevo alternative?-
Il moro schioccò la lingua divertito, indeciso sul contrattacco.
- Accade però che ogni tanto l’allievo superi il maestro, specie se mediocre. Tu come mai ancora non ci sei riuscita? – asserì.
Rein sorrise birichina.
- È solo questione di tempo – gli rispose di rimando, più agguerrita che mai.
Shade ridacchiò soddisfatto dal loro scambio di battute. Leggerle in viso così tanta determinazione gli dava la netta sensazione di stare percorrendo la strada giusta.
- D’accordo, allora. Proviamo. Alziamo ancora un po’ l’asticella – la sfidò.
Rein alzò un sopracciglio, perplessa.
- Cioè?-
Shade sorrise.
- Vediamo se un’allieva prodigio come te riesce a tenere il passo di un insegnante mediocre come me – la sfidò, e non le diede nemmeno il tempo di controbattere, che già si era fiondato a capofitto tra le onde, nuotando controcorrente con una resistenza degna di un campione olimpionico.
- E-ehi! Non vale!- gli strillò dietro Rein senza neanche avere il tempo di pensare, e subito gli si fiondò dietro, desiderosa di non essere da meno.
Shade nuotava qualche bracciata più avanti, buttando di tanto in tanto l’occhio dietro per vedere se Rein riuscisse a tenergli testa. Se soltanto avesse voluto, l’avrebbe seminata in un battito di ciglia senza il minimo sforzo. Il suo obiettivo quel giorno, tuttavia, non era vincere, ma testare il limite di Rein e, se davvero ci fosse riuscito, superarlo. La vedeva piuttosto recettiva, quel giorno. Non sapeva se dare il merito alla follia di quel bagno notturno, o alle mezze confessioni che si erano confidati l’un l’altra, e che aveva avvicinato i loro cuori impercettibilmente.
Rein, poco distante, ansimava in preda alla fatica, decisa a non mollare. Sebbene la paura fosse sempre pronta a sorprenderla dietro l’angolo, sapeva che nella sfida di Shade si nascondeva una prova, ed era un esame che lei era decisa a superare.
Soltanto dopo aver percorso una decina di metri a nuoto, Shade decise di fermarsi e di aspettarla vicino agli scogli, là dove si apriva l’insenatura nella roccia sul promontorio su cui si ergeva la Torre Est da cui si intravedeva il resto della spiaggia dove erano soliti trascorrere le loro giornate col loro gruppo di amici, e dove solo due mattine prima Fine aveva azzardato il suo tuffo in mare.
L’osservò venirgli incontro a grandi bracciate, non senza la punta di un sorriso a velargli le labbra, ormai a pochi metri da traguardo, quand’ecco che un’improvvisa folata di vento, più decisa delle altre, agitò il mare più del dovuto, destabilizzando ancora di più le correnti che correvano veloci sotto quel manto liquido.
Fu la sensazione di un attimo, ma a Shade bastò per volgere uno sguardo poco oltre la scogliera, quasi gli si fosse acceso un campanello d’allarme in testa, giusto in tempo per notare un’onda più alta delle altre dirigersi minacciosa contro di Rein.
Improvvisamente, la bocca gli si seccò.
Merda.
Nonostante i progressi fatti quel giorno, Rein non sarebbe mai stata in grado di superarla. L’onda si sarebbe abbattuta con violenza su di lei, trascinandola sott’acqua senza che neanche riuscisse ad opporre resistenza. Il rischio peggiore era che, sebbene in quel punto ancora si toccasse, davvero una delle correnti la potesse trascinare via, e a quel punto gli sarebbe stato impossibile recuperarla, oppure che la forza del mare la facesse schiantare contro uno degli scogli poco distanti.
Una rabbia cieca contro se stesso gli annebbiò i pensieri per un istante, realizzando solo in quell’istante quanto fosse stato incosciente trascinarla in quella follia, soltanto per uno sciocco capriccio di voler bruciare le tappe prima del tempo. Aveva sottovalutato anche lui ciò da cui l’aveva appena messa in guardia.
Provò ad intimarle di fermarsi, ma Rein era troppo concentrata sul suo percorso, il rombo del mare nelle orecchie, perché potesse anche solo minimamente accorgersi del pericolo.
- Fine, attenta!- le gridò lui tuffandosi per recuperarla, ma non fece nemmeno in tempo a dirlo che l’onda travolse Rein come una furia, trascinandola con sé nella ferocia del suo tragitto.
A Shade quasi mancò il respiro quando non la vide riemergere in superficie, e cominciò ad osservarsi intorno spaesato, cercando disperatamente una traccia di lei tra gli schizzi di acqua salmastra che esplodevano tutt’intorno.
Merda, merda, merda, merda – pensò in preda al panico, un nodo alla gola.
Poi d’improvviso con la coda dell’occhio, notò una chiazza rosso fiamma riemergere poco distante da lui.
- Fine! – gridò, raggiungendola in due bracciate, il cuore che riprendeva a battere in petto.
Rein tossì violentemente, segno che stava bene e che era cosciente.
- Shade…- riuscì a dire in un attimo di lucidità, tra le lacrime, stremata dalla fatica e disorientata da quel cambiamento improvviso – Torniamo indietro, ti prego –
- È quello che sto cercando di fare, Fine, ma ho bisogno che tu collabori. Da solo con questa corrente non ce la faccio. Ci sei?- le disse lui, stringendosela al petto. Anche se in quel punto riusciva ancora a sentire la sabbia sotto i piedi, la sua presa sul fondale era instabile. La risacca cominciava a farsi sentire, e scavava nella sabbia buche simili a sabbie mobili dalle quali era difficile liberarsi. Per un tratto almeno era necessario procedere a nuoto.
Rein l’osservò, gli occhi tersi di terrore.
- Shade, riportami a riva, ti scongiuro. Non ce la faccio – singhiozzò ancora lei, la mente completamente annebbiata dal panico, rigida, cieca, completamente incapace di reagire.
La corrente si era fatta improvvisamente più forte. Shade strinse i denti. Tornare a riva sarebbe stato più complicato del previsto.
Intimamente si maledisse ancora per il suo gesto sconsiderato. Fino a poco tempo prima era sicuro di avere la situazione sotto controllo, e un istante successivo tutto gli era scivolato dalle mani per colpa della sua stupida presunzione.
- Ce la fai, Fine, devi solo mettere in pratica quello che hai imparato fino ad adesso senza lasciarti vincere dalla paura – le disse in tono fermo, cercando di mantenersi lucido di fronte al pericolo.
Rein, stremata, angosciata, le forze che ormai le venivano meno, si agitava inutilmente sentendosi mancare il respiro, le gambe irrigidirsi, il cuore fermarsi, e a poco a poco nella mente cominciò a prendere di nuovo forma l’immagine di Eliza che incombeva su di lei, spingendola a forza sott’acqua fino a farle scoppiare i polmoni. Percepire la sabbia molle che le si sgretolava sotto ai piedi le annebbiò completamente i pensieri.
- Non ce la faccio – continuava a dire, quasi in trance.
- Sì che ce la fai, devi solo fidarti di me – le rispose Shade, stringendosela al petto e cercando un contatto visivo con lei.
- Non ci riesco! – ripeté lei, con occhi vitrei.
- Fine, guardami – le intimò lui, cercando di calmarla.
- Ho troppa, paura! Non ce la faccio! – strillò lei tra i singhiozzi.
- Guardami! – le intimò ancora lui, riuscendo finalmente ad incrociare i suoi occhi - Immagina che io sia Fango – le disse, e Rein in un istante si paralizzò.
- C-come? – balbettò, il volto che pian piano riacquistava colore.
- Immagina che io sia lui. Come vorresti che ti vedesse adesso, qui, in questo istante? Cosa vorresti che lui capisse di te? – le domandò lui, sperando di vedere accendersi una scintilla nei suoi occhi.
Rein in un primo momento boccheggiò, senza sapere cosa rispondere, il cuore che le si incrinò sotto il peso della gabbia toracica. Sentiva ancora il fiato pesante di Eliza pronta a soffocarla sul collo.
Provò a trattenersi finché l’orgoglio glielo impose, ma una volta riagganciato lo sguardo a quello di Shade, le fu impossibile resistere ancora.
- Vorrei fargli vedere come il suo tradimento non mi abbia abbattuta. Vorrei sentirmi forte. Vorrei poterlo guardare negli occhi, e potergli dire: adesso sono finalmente felice. Ti perdono per avermi tradito, per avermi fatto del male. Non ho più bisogno di vivere nel fantasma del tuo ricordo. Grazie, mi hai dato un’importante lezione. Ora esci per sempre dalla mia vita, con la consapevolezza che mi hai resa più forte!- singhiozzò a pieni polmoni, stringendosi al petto di Shade, il corpo percosso da violenti spasmi che celavano tutto il suo dolore e la sua fiducia tradita.
Shade la lasciò sfogare, mentre riacquistava man mano il controllo della situazione, il cuore in petto che gli si incrinò nel vederla dare sfogo a tutta la sua tristezza. Per un attimo il panico aveva accecato anche lui.
Una volta calmatasi, e riacquistata la lucidità necessaria per pensare al da farsi, non ebbe più alcun dubbio.
- Allora fallo. Dimostramelo – le sussurrò.
Rein sgranò gli occhi ancora lucidi di lacrime, senza capire.
- Cosa? –domandò confusa.
Lui affondò le iridi nelle sue serio, deciso, determinato.
- Dimostrami che non hai più paura di niente, che sei diventata forte nell’anima e nel corpo. Dimostrami che niente e nessuno ti può più abbattere -



Angolo Autrice:

Ok, questo giro non perderò tempo a scusarmi dell'immenso ritardo, la storia la sapete già.
Sappiate però che sono molto contenta di aggiornare questa fiction, ogni tanto mi deprimo perchè sommersa di impegni come sono non riesco a portare avanti una storia a cui tengo molto regalare un finale, ma "chi va piano va sano e va lontano", e difatti a poco a poco, moooolto lentamente, ci sto riuscendo. Il segreto è non mollare!
Che dire di questo capitolo? Ve lo aspettavate? Ci speravate?
Io sì, perchè segnerà dei cambiamenti profondi nelle gemelle e sui loro sentimenti, e spero proprio che questa cosa vi entusiasmi quanto me.
Nel prossimo soprattutto assisteremo ad cambiamento anche nei due ragazzi, e non vedo l'ora di farvi leggere!
Intanto grazie a chi mi segue ancora. Siete preziosi come sempre.

Baci sparsi

_BlueLady_

 
  
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