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Autore: Ladyhawke83    03/03/2019    1 recensioni
[seguito di -la promessa del mago-]
Non era stato materialmente l’esecutore di quella violenza, ma sicuramente il suo degno complice, come lo stregone aveva scoperto, esiliando di fatto lui e ammazzando l’altro, quello che era stato uno dei suoi uomini più fidati: Dodigain.
“Volete che mandi un messaggero ai non-morti e al loro incantatore, per rivendicare questa morte?” Chiese il soldato, vedendo che il Re si attardava più del dovuto esaminando il corpo innaturalmente pallido, grigio persino, e lievemente insanguinato di Valdher.
“Non ce ne sarà bisogno. Ci ha già pensato lui” disse Callisto, srotolando il piccolo pezzo di carta lasciato accanto alla mano del morto...
Genere: Angst, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Na. Air. Vi.
 

La voce dei druidi 
 

Era morto, ma la mano che aveva posto fine alla sua vita era chiaramente riconoscibile.

Non era il primo cadavere che il Re Drago aveva avuto lo spiacevole compito di identificare, ma l’unico per il quale non provasse troppo dispiacere.

“È Valdher... Gli avevo proibito di tornare. Comunque i metodi di quei non morti, cominciano a darmi sui nervi”

“Credete sia stato il mago, loro capo?” Chiese una delle guardie in livrea d’argento e carminio.

“Ne sono certo, Aidrean, ne sono certo... Quei due avevano un conto in sospeso...” disse Callisto piano, ripensando a cosa aveva fatto Valdher al mago, mesi addietro. 

Non era stato materialmente l’esecutore di quella violenza, ma sicuramente il suo degno complice, come lo stregone aveva scoperto, esiliando di fatto lui e ammazzando l’altro, quello che era stato uno dei suoi uomini più fidati: Dodigain.

“Volete che mandi un messaggero ai non-morti e al loro incantatore, per rivendicare questa morte?” Chiese il soldato, vedendo che il Re si attardava più del dovuto esaminando il corpo innaturalmente pallido, grigio persino, e lievemente insanguinato di Valdher.

“Non ce ne sarà bisogno. Ci ha già pensato lui” disse Callisto, srotolando il piccolo pezzo di carta lasciato accanto alla mano del morto.

Il messaggio recitava queste parole, la calligrafia elegante e sinuosa:

 

La sua morte non è sopraggiunta per mia mano, anche se pensi il contrario. Raggiungimi al Piccoscuro. Dobbiamo parlare...”

S.V.

 

“Devo recarmi al Piccoscuro, e subito” dichiarò serissimo l’elfo, quasi impaziente. rivolgendosi ai tre soldati che lo avevano accompagnato in quella abituale ricognizione.

Callisto non sapeva che cosa si sarebbe trovato davanti una volta giunto in quelle terre ormai dimenticate, sapeva solo che lui lo attendeva, e tanto bastava, per far superare al Re Drago ogni remora riguardo la sicurezza e la buona fede dietro quella richiesta. 

Avrebbero anche potuto imprigionarlo, prosciugarlo di energie, ricattarlo, ma niente lo avrebbe fermato dal rivedere quel mago.

Simenon Vargas si meritava un bel cazzotto in faccia e lo stregone non vedeva l’ora di avercelo davanti per darglielo.

“Vi scorteremo Signore, dateci solo il tempo di pregare i draghi per il viaggio”.

“Andrò avanti da solo, voi mi raggiungere dopo. Non voglio dare l’impressione di aver paura, sono pur sempre il Re, e conosco quel mago, lo conosco bene” sottolineò lo stregone, mettendosi nella scarsella il messaggio di Vargas “se mi ha scritto, significa che davvero ha qualcosa da dirmi, altrimenti non si sarebbe disturbato, avrebbe attaccato me, il Castello, e basta” spiegò il Re alla proprie guardie ancora un po’ dubbiose.

“Ma non possiamo permettere che vi facciano qualcosa, vostra figlia ne morirebbe...” insistette Aidrean, con fare apprensivo,

“Airis è una donna forte, sa badare a se stessa...” 

Callisto sorrise lievemente ripensando alla testardaggine con la quale sua figlia si era rifiutata di cedere alle minacce e a tutti i tentativi fatti dai non morti per dissuaderla a esercitare il proprio potere di guarigione dovunque, anche nelle loro terre aride, desolate e avvelenate dalla morte.

“Parto immediatamente. Voi aspettate il calar del sole, dopodiché raggiungetemi...” ordinò il Re ai suoi. 

Questi annuirono e si congedarono da lui in gran fretta.

Lo stregone avvertì un lieve rimescolamento nello stomaco, dovette ammettere che era un po’ teso all’idea di ritrovarsi faccia a faccia con il mago dopo tutto quel tempo. 

Si chiese come avrebbe reagito Vargas se Callisto gli avesse confidato quanto, in quei mesi, lui gli fosse mancato.

Non dovette arrovelarcisi su poi molto, in effetti, quando giunse in volo al Piccoscuro, fu accolto da cinque guerrieri, non morti, che lo scortano dal loro mago mezzelfo.

Quando Vargas lo vide, trascinato in malo modo dai suoi sgherri, dilatò le pupille, il proprio battito cardiaco accellerò e deglutì aria e saliva. Tuttavia, fu rapidissimo a mascherare il proprio turbamento interiore e a ricomporsi, parlando con voce calma.

“Callisto, infine ci degni della tua presenza, quale onore...”

“Vargas.... vedo che hai trovato come occupare degnamente il tempo... ammazzando gente a casaccio...” gli rispose a tono il Re, pur essendo tenuto ai lati da due forti guerrieri che lo spingevano a mantenere una posizione prostrata davanti al loro Signore.

“Fatelo alzare. Un Re non si dovrebbe mai inginocchiare davanti ad un altro, solo davanti a Dio” disse Vargas con voce solenne, anche se a Callisto non sfuggì il lampo di sfida negli occhi bruni dell’altro, mentre lo apostrofava come Re.

“Quindi ora ti sei autoproclamato Re? Interessante... Un mago, Re dei rinnegati...” soppesò Callisto, elargendogli un sorriso beffardo.

Una tensione fortissima e tangibile correva tra i due, rimbalzando ora nelle parole, ora nelle pause e negli sguardi infuocati e ribelli che si scambiavano l’un l’altro.

A dividere mago e stregone, solo qualche decisa di passi e un’insormontabile montagna di orgoglio a stento celato. 

“Portatelo via. Non intendo tollerare oltre la sua insolenza, non mi importa se è Re o no...” ordinò Vargas ai suoi, ma a Callisto non sfuggì il lieve tremolio nella vice, mentre impartiva l’ordine.

Come previsto, lo stregone fu portato in una stanza, che presumibilmente doveva fungere da cella, anche se non ne aveva l’aria. Appariva come una stanza spoglia. Un giaciglio, una sedia sbilenca, un piccolo lume r un tavolo per poter scrivere o mangiare.

“Perfetto... ora non mi resta che aspettare...” pensò Callisto, mentre la sua testa indugiava su pensieri e posizioni poco consone che coinvolgevano il mago e se stesso.

“Aspetta... che vuoi fare?” Si bloccò ad un tratto uno dei due non morti, mentre l’altro estraeva una piccola lama da un fodero.

“Il mago non ci ha ordinato di ferirlo, o ucciderlo” disse l’altro rifacendosi alle parole di Vargas a proposito del suo “ospite”.

“Ma non ci ha neanche vietato di prendere un po’ della sua preziosissima energia vitale... guarda come pulsa, come riluce, chissà come dev’essere assaggiarne un po’’” il più esile dette queste parole si leccò le labbra, in un gesto che fece rabbrividire Callisto, si sentiva paragonato ad una vacca da macello, quei due stavano soppesando i suoi poteri e la sua energia, come fosse un quarto di carne.

I polsi dello stregone furono lievemente incisi con quella lama bizzarra, che pareva proprio un coltello rituale e poi il sangue fu tamponato dalle mani dei non morti, che attraverso quella ferita risucchiavano l’energia del Re, proprio come vampiri, ma senza usare il morso e i canini.

Callisto si sentì la testa vuota, tutto intorno a lui pareva capovolgersi e sentiva un senso di vuoto e di avvelenamento sempre più pressante.

“Ora basta, basta. Stai esagerando. Se continui così lo uccidi” percepì lo stregone a sprazzi, mentre uno dei due, quello di guardia alla stanza parlava. L’altro quello che aveva attinto alla sua energia, aveva gli occhi spiritati, sembrava non essere mai sazio.

Callisto chiuse gli occhi e si lasciò cadere, non tentò nemmeno più di resistere, o di liberarsi dalle catene, che i due guerrieri gli avevano serrato ai polsi.

“Così che non ti venga in mente di fuggire, aveva detto uno dei due, senza sapere che Callisto non sarebbe mai fuggito, non senza portare il mago via con sé (1).

Quando si risvegliò non era più incatenato, ma era steso nel letto, mezzo svestito, con la testa che gli pulsava da morire , come se avesse preso la più grande sbronza della storia.

Questo era l’effetto del l’incantesimo della dimenticanza, solo che lo stregone non poteva saperlo dato che era stato Vargas ad evocarlo su di lui.

“Che cazzo ci faccio in un letto pieno di pidocchi e di chissà cos’altro, mezzo nudo e con questo terribile mal di testa?”

Il mezzelfo poco lontano da lui rispose con voce monocorde

“Io ti ho liberato e ti ho dato le bacche curative, sei tu che ti sei voluto spogliare...” Gli rispose Vargas, tentando di non vacillare.

Il mago aveva deliberatamente cancellato dalla mente di Callisto tutti i ricordi relativi a loro due, aveva frantumato in minuscoli pezzettini ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero che minimamente richiamasse il fatto, non trascurabile, che loro due si erano amato, che tra loro c’era stato il sesso, ma anche qualcos’altro.

Callisto pareva non ricordarsene più, il sigillo dell’incantesimo sembrava funzionare alla perfezione.

“E perché ho il tuo odore addosso?” Domandò ilRe Drago al mago e lui per attimo vacillò, per poi trovare la risposta più ovvia.

“Hai dormito in quello che, nelle ultime settimane, è stato il mio letto...” 

“Giusto. Dovrei forse ringraziarti, ma mi preme davvero sapere perché diavolo mi hai fatto venire fino a qui, in mezzo alle carogne dei non morti e all’oscurità di questo maledetto posto”.

Vargas sospirò e poi lo disse, per la seconda volta.

“Isabeau... Isabeau è viva. L’hanno riportata indietro” e mentre ripeteva la rivelazione che a Callisto suonò come nuova, gli venne in mente una delle ultime frasi dette dallo stregone, prima che la sua memoria fosse obliata.

Vargas... credo d’essermi innamorato di te...

Faceva male, faceva un male cane, ma Vargas sapeva che quella era stata la scelta giusta. Solo se avesse cancellato ogni ricordo amoroso di sé, nella testa di Callisto, allora lui avrebbe potuto essere finalmente felice con Isabeau. Era la sua occasione. 

Vargas aveva già avuto anche fin troppo amore da Isabeau, ora era giusto che anche lo stregone fosse felice, e certo con lui non poteva esserlo. Nessuno avrebbe capito e comunque il mago non era neanche sicuro di amarlo, anche se ora che il Re Drago non lo guardava più con malizia, lui si sentiva escluso e divorato da un enorme senso di vuoto e di abbandono.

Come previsto dal mezzelfo dai capelli corvini, alla notizia di Isabeau, Callisto si agitò, non stava più nella pelle e iniziò a tempestarlo di domande.

“È viva? Sta bene? Chi l’ha fatta resuscitare? Dove è ora? Voglio vederla...” 

“Calmati, Callisto, calmati” lo riprese Vargas, facendolo sedere accanto al tavolo, dove prima, lo stregone, era stato incatenato 

“l’ho saputo da alcuni negromanti, seguaci di Rymsis, o forse dovrei dire che erano rinnegati come lui... Hanno riportato in vita Isabeau, nella speranza di poterlo fare anche con il loro fedele ex druido” 

Il mago fece una pausa, cupo in volto e serissimo aggiunse “il problema è che dobbiamo trovarla e io non ho la più pallida idea di dove sia Isabeau. Ho tentato di rintracciare, ma non riesco e ho paura che si spazientiscano e che sE la prendano con lei”.

“Quindi, in parole povere, vuoi che ti aiuti a trovarla giusto? E poi ve ne andrete felici, voi due insieme, per la vostra strada?” Disse Callisto disilluso.

“Questo dipenderà da lei, non da me. Io vorrei ritrovare i miei figli, Nak’ell e Viktor. Non pensò più a Isabeau da molto tempo...” fu l’ammissione del mezzelfo che Callisto non colse.

“Airis non la prenderà bene...” aggiunse lo stregone, pensando a sua figlia è alla  considerazione che aveva per la sua , non più defunta, madre.

“A proposito di tua figlia, devo parlare con lei, quindi tornerò al Castello insieme a te, ma solo temporaneamente. Non posso permettermi di compromettere la mia copertura con i negromanti e i non morti...”

“Capisco sí... loro pensano tu voglia passare dalla loro parte. Invece tu sei qui solo per scoprire dove si trova ora Isabeau....” disse Callisto.

“Vedo che nonostante il fatto che tu sia uno stregone, sei perspicace quando vuoi...” lo prese in giro Vargas.

“Fanculo Vargas, e comunque mai quanto te, mai quanto te che non ti sei accorto che la ragazza dai capelli rossi, che ti volevi portare a letto, era in realtà il peggiore Dio degli inganni e ti sei fatto portare via ogni scintilla magica che possedevi”

“Se ti riferisci a Karima, sei sleale, è successo una vita fa, ed è una cosa che poi ho pagato cara” gli rispose a tono Vargas, tenendosi a distanza perché avvertiva il forte desiderio di mettere a tacere quella sua insolenza che un pugno, dato che non poteva fare altro.

“Le tue guardie sono qui fuori, dirò loro che puoi andare e che io verrò con te per controllare le tue mosse. Così nessuno sospetterà che io stia facendo il doppio gioco” Vargas parlò camminando avanti e indietro, era nervoso.

“Ci sto. A quanto pare ci tocca di nuovo collaborare... e io che pensavo di non dover sopportare più il tuo brutto carattere...” lo prese in giro Callisto, ma Vargas fu abile a dissimulare la delusione per quelle parole, che non voleva ascoltare in quel momento e rispose a tono.

“Lo stesso vale per me, Callisto”

Entrambi poi si teletrasportarono al Castello del Re Drago e apparvero sotto gli occhi sgranati e il cipiglio infastidito di Airis, che non salutò nemmeno suo padre, ma si rivolse direttamente al mago.

“E tu? Cosa ci fai ancora qui?” Il tono astioso non lasciò spazio a dubbio alcuno. La giovane druida mezzelfa odiava Vargas, con tutta sé stessa.

“Piacere di rivederti, principessa” rispose Vargas elargendole un cordiale sorriso, che cadde nel vuoto e venne riflesso da uno sguardo diffidente da parte di lei, non appena il mago le disse che voleva parlarle.

“Non ho niente da durti” tagliò corto Airis.

“Ti chiedo solo di ascoltarmi” insistette Vargas sotto lo sguardo dubbioso di Callisto e delle guardie.

“E sia, mago, seguimi” Airis si incamminò a passo svelto e Vargas la seguì.

“Tutta sua madre...” mormorò Io mago prima di congedarsi dagli altri.

“A chi lo dici...” rispose Callisto, roteando gli occhi al cielo, ed entrambi risero, come non succedeva da un po’.

 

 

____

 

 

 

Note al testo:

  1. Qui c’è uno stacco tra il comportamento di Callisto prima e dopo. Il motivo è che ho scritto di loro come coppia in altre OS, come ad esempio “il Re e il mago”, oppure “cado in te” a cui si fa riferimento all’inizio. Diciamo che ciò che succede tra l’incatenamento di Callisto e il suo trovarsi nel letto di Vargas lo potete leggere nella storia “bacche sulle labbra”, che qui ho preferito non riportare per non appesantire la long. Callisto ha dimenticato di aver avuto una storia con Vargas grazie ad un incantesimo che quest’ultimo gli ha lanciato.

 

 

 

Note dell’autrice: questa sarà una nuova long, seguito ideale de “la promessa del mago” che ahimè ancora non ho concluso, ma si sa, quando la musa chiama, occorre assecondarla.

Spero di poter essere celere negli aggiornamenti anche se nemmeno io ho ancora chiaro che direzione prenderà la storia.

 

   
 
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