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Autore: ManuEL73    04/03/2019    0 recensioni
Francesco ha avuto un terribile incidente, da quest'ultimo è nata una grave patologia di cui non se ne conosce l'origine, soprattutto perché lui stesso ha perso la memoria di tutto ciò che ha passato fino al suo risveglio. "Entrò un altra persona, un uomo sulla cinquantina, col camice bianco e una maglietta verde sotto quest'ultimo. “Eccomi!” Mi tenne fermo, la sua presa era molto più salda, non riuscii a muovermi del tutto. L'infermiera iniettò qualcosa nella flebo con una siringa. Sulle prime non sentii nulla, ma dopo cinque minuti smisi di muovermi con la frenesia di prima, mi calmai. Avevo sonno."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un soffitto bianco... una finestra leggermente aperta faceva entrare uno splendido raggio di sole e la brezza primaverile. Il cinguettio degli uccelli era dolce e mi rilassava, ma l'ansia non tardò a farsi sentire. Mi guardai il corpo e le gambe, ero costretto al letto di un ospedale. Io, risposte non ne ho, ma di domande ne ho quante ne vuoi. Ad esempio, perché sono dentro la camera di un ospedale attaccato ad una flebo? Perché non ne conosco il motivo? “Piantala di farti domande, tanto sarai morto prima o poi.” Mi guardai intorno ma non vidi nessuno eppure avrei giurato di aver sentito una voce. “Non disturbarlo, non vedi che si sta godendo l'aria tiepida delle dieci di mattina?” Questa era un'altra voce. Cominciai a pensare di esser diventato pazzo, dissi qualcosa parlando da solo: “Dove siete? Non parlatemi alle spalle!” Sentii i due ridere, poi uno ritornò a parlare: “Ma guardatelo è convinto che siamo fuori! Svegliati Francesco, siamo dentro la tua testa!” L'ansia si trasformò in terrore, sentivo questi due parlare dentro la mia testa, come se fossero due persone contraddistinte, davanti a me, ma in quella stanza ero solo io ed il lettino. Urlai e mi agitai, poi improvvisamente un'infermiera entrò visibilmente scossa, disse qualcosa: “Ehi, ehi, va tutto bene, calmati!” Scossi il letto, tentai di alzarmi, ma lei cercava di tenermici ben saldo mentre chiamava qualcuno. “Paolo! E' sveglio, aiutami a sedarlo si agita troppo!” Entrò un altra persona, un uomo sulla cinquantina, col camice bianco e una maglietta verde sotto quest'ultimo. “Eccomi!” Mi tenne fermo, la sua presa era molto più salda, non riuscii a muovermi del tutto. L'infermiera iniettò qualcosa nella flebo con una siringa. Sulle prime non sentii nulla, ma dopo cinque minuti smisi di muovermi con la frenesia di prima, mi calmai. Avevo sonno.

 

Quando ripresi coscienza, alla mia destra era seduta una persona, un'altra infermiera, ma non era la stessa di prima. “Ciao! Come ti senti?” Mi sentii stordito, confuso. “Cosa mi è successo?” Le chiesi. “Non ho letto la tua cartella clinica, ma ho sentito dire che soffri d'amnesia. Come ti chiami?” Domandò gentilmente. Aveva una capigliatura dorata, una coda di cavallo che le arrivava almeno a metà schiena, la primavera doveva essere la sua stagione, poiché i suoi occhi sfoggiavano un verde sgargiante. “Francesco...? Soffro d'amnesia? Come fate a saperlo? Mi sono svegliato solo adesso...”

“Non importa, comunque, come ti senti?”

“Bene, credo...” Si alzò dalla sedia, indicando la porta d'uscita della stanza.

“Okay, adesso chiamo il medico a capo della clinica, così ti spiegherà meglio come è la situazione.” Se ne andò. Avevo la vista leggermente annebbiata, come se fossi assonnato, ma mi sentivo come se avessi dormito un'intera notte. Fuori dalla finestra il vento soffiava dolcemente, qualche foglia verde volava leggiadra sullo sfondo di una strada ed un albero la cui chioma si muoveva appena. La porta della stanza venne aperta ancora, stavolta era lo stesso uomo che mi aveva tenuto fermo durante la “crisi”. “Allora, Francesco. La situazione è questa... fisicamente stai bene. E' sul tuo cervello che dobbiamo parlare...” Appoggiò il dorso delle braccia al telaio del lettino, me lo ritrovai esattamente di fronte a me. “Oltre all'amnesia che, seppure poco frequente è normale, pensiamo tu possa aver sviluppato una doppia personalità. Infatti, come mi ha detto la signorina che poco fa hai trovato al tuo “primo” risveglio, mi ha detto che senti di esserti svegliato per la prima volta.” Ci fu una breve pausa, forse il dottore non sapeva cosa dire o come dirmelo. “Senti, senza troppi giri di parole... non è la prima volta che ti svegli questa. Credi di sì, cioè per te potrebbe anche esserlo eh, anzi, a conti fatti, la parte di personalità tua, di adesso, si è svegliata per la prima volta ora. Ma un'altra... chiamiamola sfaccettatura della tua personalità, si è svegliata prima di te.” Mi tremavano la mani, ero in preda al panico. La macchinetta che mi segnava i battiti cardiaci aveva cominciato a dare segni di allarme. “Francesco, non ti devi preoccupare, sei al sicuro qui. Ti seguiremo e ti aiuteremo a sistemare questa cosa.” Mi disse col tono rassicurante tipico del medico. “Ha ragione, ci aiuterà, ci sistemerà...!” Ricominciai a sentire le voci in testa. E' una cosa che reputai fastidiosa oltre ogni cosa immaginabile. “Ehm... giusto per cominciare, è normale che senta delle voci nella testa?”

“Non parlare di noi a lui!”

Il medico mi rispose: “In questi casi è abbastanza comune, ma ripeto, non devi preoccuparti, la soluzione c'è e guarirai.” Detto questo, il dottore se ne andò, lasciandomi da “solo”.

“Ragazzi cerchiamo di andare d'amore e d'accordo però... siete dei veri stronzi, lo sapete?” Disse un'altra voce nella testa. Non seppi cosa pensare. Quella voce quasi sicuramente era l'unica con cui avrei potuto ragionare, ma è pure vero che se mi sarei abituato ad una cosa del genere sarei arrivato a reputarla normale e questa cosa non sarebbe assolutamente stata normale. Decisi quindi per il momento di ignorarle. “Franci cosa ti piace fare nel tempo libero?” Sentii che questa domanda era rivolta al me stesso 'vero', quello sveglio attualmente. Per il momento contai circa tre voci nella mia testa: una era minacciosa e provocatoria, dal tono stridulo e poco raccomandabile, un'altra era quasi gentile e calma, la terza pareva neutrale. “Va be' rispondo io per lui, a me piace fare cattiverie. Ho un passato da criminale, sono stato in prigione diversi anni. All'inizio ho cercato di seguire una vita dalle buone abitudini ma la mia indole non cambierà mai, semplicemente adoro far del male agli altri.” Disse la voce maligna e stridula. “Ma dici sul serio? Uuh spero di non incontrarti mai di persona!” Disse la voce neutrale. “Mi piace stare per i fatti miei, lavoravo in borsa prima di svegliarmi qui dentro.” Continuò. “la borsa di Milano, vivevo là, avevo una vita adagiata e abbastanza benestante devo dire.”

“Ma dov'è Gabriele?” Disse il maligno. “Starà dormendo.” rispose quell'altro. Sebbene queste tre personalità facessero parte di me, era come se fossero tre persone contraddistinte, come se tre persone che non ho mai conosciuto e che avevano una vita propria si fossero accasate nella mia testa. Eppure... erano tutte frutto del mio cervello. Perché era accaduta questa cosa? Me ne restai disteso, ad osservare il soffitto, con un fiume di domande che non trovavano risposta, con l'unica cosa che so su me stesso... il mio nome.

   
 
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