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Autore: saitou catcher    05/03/2019    2 recensioni
"La prima cosa che ricorda è l'odore del mare, la seconda sono gli occhi di Liam , la terza è la risata di Milah e la quarta è il pianto di Emma."
[Killian!centric; CaptainSwan, accenni Milah/Uncino]
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Killian Jones/Capitan Uncino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prima cosa che ricorda è l’odore del mare.
Può sembrare una banalità, ma non lo è, perché prima di ogni altra cosa, lui è un marinaio e queste storie iniziano sempre sul mare. Ricorda l’odore del mare, quindi, e il tocco del sale appeso alle ciglia, il beccheggiare del legno sotto i piedi, lo scorrere ruvido della canapa sotto le dita e gocce di sole a scoccare lungo la linea viola dell’orizzonte. La sua storia è iniziata sul mare, e in cuor suo, ancora si augura che finisca lì.
 
La prima cosa che ricorda è l’odore del mare. Ha sette anni, quando mette piede a terra per la prima volta, e ancora rammenta quella- quella sensazione di vuoto, quel sentirsi afferrare alla bocca dello stomaco, quell’immobilità sotto i piedi che sa di morte, quell’inghiottire un’aria che sa di cemento invece che di sale. Col tempo, si è abituato, ma mai del tutto. Ogni volta che può, torna là dove dev’essere, sull’azzurro e sull’arricciarsi della spuma contro i fianchi della nave, il guizzare argenteo di pesci, sotto la lastra verde acqua. Là, è completo. Là, è felice.
 
La prima cosa che ricorda, ancora oggi, è l’odore del mare.
 
 
La seconda cosa che ricorda sono gli occhi di Liam.
Li ricorda, perché lui non se n’è mai andato. Sua madre è morta nell’oscurità di una cabina, lasciandosi dietro solo il sapore asfittico di morte sulla lingua. Suo padre se n’è andato nell’oscurità di una cabina, lasciandosi dietro le rughe attorno agli occhi di Liam e lo spettro rancido dell’alcool nella bocca di Killian. Sua padre se n’è andato, e sua madre è morta, e Liam è rimasto.
Non preoccuparti, fratellino. Mi prenderò cura io di te.
Ha mantenuto la promessa, Liam. Si è preso cura di lui e Killian rimpiange quei giorni più di qualunque altra cosa, i giorni in cui poteva essere solo un ragazzo, solo Killian, in cui poteva permettersi di essere semplice e ingenuo e puro, pulito perché c’era qualcun altro che pensava a lui, i giorni in cui poteva permettersi un sorriso che non fosse una minaccia e una mano che non fosse un uncino, i giorni in cui poteva-
 
(sognare una vita buona, pulita, il barbagliare del sole sul mare, il sapore del sale nelle vene, una vita alla luce. Poteva, allora.)
 
Ricorda gli occhi di Liam, gli occhi di un brav’uomo che manteneva le sue promesse, occhi azzurri come il mare di cui non scorda l’odore. Li ricorda rovesciarsi, spegnersi, svuotarsi, mentre il veleno gli seccava le vene e gli mangiava il cuore, mentre un demone ride, in un’isola con un sole che splende troppo forte e un mare che non sa di sale. Ricorda di aver riportato a bordo il corpo di Liam, e di essere rimasto a guardarlo bruciare. Bruciavano i vestiti, e bruciava la pelle, ha visto la stoffa arricciarsi agli angoli, gli occhi seccarsi, la bocca annerirsi, le dita consumarsi, e ha sentito anche il suo cuore, nel petto, consumarsi e annerirsi e seccarsi, ma i suoi occhi sono rimasti senza lacrime, la sua voce senza un tremito. L’Isola che non c’è gliel’ha insegnato nel modo più duro: chi è solo non può permettersi il lusso di non essere crudele.
 
(Forse è per quello, mille vite più tardi, che salva la vita al Principe. Perché lui ha gli occhi come gli occhi di Liam, gli occhi di un uomo buono che mantiene le sue promesse-mi prenderò cura io di te- e di uomini del genere, ne ha visti morire già troppi, già uno di troppo, su quest’isola maledetta.)
 
Cominciano allora i giorni del sorriso che minaccia, dello sguardo che scava, del kohl scuro come sangue rappreso, della lama che guizza e dei tacchi che battono sul ponte come rintocchi di morte. Cominciano allora. Chi è solo non può permettersi il lusso di non essere crudele.
 
La seconda cosa che ricorda sono gli occhi di Liam, e darebbe qualsiasi cosa, per poterli rivedere ancora.
 
 
La terza cosa che ricorda è la risata di Milah.
La ricorda perché udirla è stato come riprendere a respirare dopo un’apnea, sentire di nuovo l’odore del mare- come tirare un filo e riaccendere la luce. Milah ha gli occhi spenti e velati di chi sta per affogare, le mani ruvide di legno e terra, sorride poco e ride ancor meno, ma quando lo fa, allora il suo viso si accende dall’interno, ed è una risata leggera e stupita, una risata da bambina che scopre il mondo e Killian non la ama mai tanto come in quei momenti. Ricorda la risata di Milah, e udirla era come tornare a essere Killian, solo per un po’, lo spazio di un singulto (non del tutto, no, troppi pezzi di lui sono stati mangiati via, in questi anni da pirata), solo Killian.
Ricorda la risata di Milah, anche quando tutto il resto è svanito come fumo nel vento, anche quando i suoi sogni dipingono solo mani da lucertola che stritolano cuori e occhi che si rovesciano, si svuotano, si spengono, anche quando il sapore dei suoi baci muta in brulicare di vermi tra le labbra. Vomita ricordi ogni notte, insieme col rum, e ogni notte va via un frammento di Milah, il sorriso un po’ storto, e gli occhi da annegata, e la mania di mordersi le labbra durante un litigio, il gioco del sole fra i riccioli scuri, finché non restano solo frammenti di sangue tra dita da lucertola e parole strangolate da artigli di coccodrillo.
La terza cosa che ricorda, alla fine, è la risata di Milah, e Killian ne ode lo spettro ogni notte, quando a tenergli compagnia c’è solo il calore fatiscente del rum e il dolore pulsante di una mano che non c’è più.
 
 
La quarta cosa che ricorda è il pianto di Emma.
Non è la sola ovviamente. Ha mille ricordi, di Emma: ricordi di lei arrabbiata, e di lei triste, e di lei felice, e di lei guardinga, la maniera un po’ selvaggia-un po’ diffidente-un po’ brusca, con cui l’ha baciato la prima volta, e quell’altro bacio, più dolce, quando gli ha chiesto se avesse davvero ceduto la sua nave per lei, la maniera in cui gli fa scorrere le dita tra i capelli, quand’è distratta, la forma esatta della ruga che le si forma tra le sopracciglia quando riflette, l’odore di calore e sapone dei suoi capelli, la scintilla rutilante negli occhi, che è riservata ad Henry, e il sorriso che appartiene soltanto a lui. Ha dieci, cento, mille ricordi di Emma-nessuno dei quali ha ancora saputo spiegargli la sua fortuna, e dopo un po’, ha semplicemente smesso di interrogarsi.
 
Ha dieci, cento, mille ricordi di Emma, ma la quarta cosa che ricorda, quando chiude gli occhi la sera e sgrana le memorie come perle accanto al fuoco, sono le lacrime nei suoi occhi, il suo primo ti amo. Perché prima d’allora c’erano stati baci e promesse, e strette di mano, e sguardi che andavano troppo a fondo, parole che dicevano troppo o dicevano troppo poco, e il primo ad ammetterlo, ti amo, ti voglio, sposto qualcosa nella mia vita, butto qualcosa per far spazio anche a te, il primo a dirle, tutte queste cose era stato lui. Prima di allora, c’erano stati baci e strette di mano e promesse, e Emma l’aveva guardato  in quel modo, un po’ diffidente-un po’ brusco-tanto tremante, come se lui fosse una corda sospesa su un abisso e lei stesse decidendo se buttarsi o no. L’aveva guardato in quel modo, e sorriso appena, ma mai come se l’amasse, mai come se-
 
(mai come chi sogna una vita buona, pulita, il barbagliare del sole sul mare, il sapore del sale nelle vene, una vita alla luce, e ci immagina te. Non poteva, allora.)
 
Ma c’erano lacrime nei suoi occhi, mentre l’oscurità l’avvolgeva, mentre l’oscurità calava e soffiava e sibilava, e la portava via. C’erano state lacrime nei suoi occhi, e la sua mano era stata calda, la sua stretta solida, le loro dita intrecciate sul cuore di lei, su un rombare impazzito, e lei gli aveva detto ti amo, ed era stato un ti amo strozzato, un ti amo strappato all’ultimo, in mezzo a fruste di buio, un ti amo che significava non posso farti spazio nella mia vita, ma se dovesse esserci qualcuno, vorrei fossi tu. Un ti amo, ad ogni modo. Uno scorcio di lieto fine.
Era stato per quello che Killian aveva lottato tanto, a Camelot e a Storybrooke. Era per questo che era stato tanto doloroso fallire.
 
La quarta cosa che ricorda sono le lacrime di Emma, perché è stato allora che ha compreso che il lieto fine, forse, esisteva.
 
La prima cosa che ricorda è l’odore del mare, la seconda sono gli occhi di Liam, la terza è la risata di Milah e la quarta è il pianto di Emma.
La sua storia è iniziata sul mare, e sul mare, forse, finirà anche. La sua oscurità è arrivata con occhi spenti e una risata strozzata, e la sua luce ha ripreso vita grazia a una lacrima. Cosa sarà alla fine, spetta a lui deciderlo.
La prima cosa è l’odore del mare, la seconda sono gli occhi di Liam, la terza è la risata di Milah e la quarta è il pianto di Emma, e la quinta-
La quinta è una storia ancora aperta. Killian pensa che un giorno sarà sua figlia a raccontargliela. 

Buon salve a tutti, sihore e sihori!
Non ho molto da dire su questa storia. E' più che altro un tentativo di studiare e comprendere il personaggio di Killian Jones attraverso il legame con le persone più importanti della sua vita (quindi suo fratello e i suoi due grandi amori). Potrei stare ore a sproloquiare sul fatto che Killian era un personaggio promettente, che però è stato esaurito nella storyline romantica, e sul fatto che non trovo giusto che abbiano speso praticamente tutta la quinta stagione a tentare di riportarlo in vita quand'avrebbe dovuto restare morto e che avrebbero almeno dovuto concedergli di rivedere un'ultima volta Milah, ma non è questo il luogo per farlo. Ciò detto, spero abbiate apprezzato questo sproloquio abbastanza da lasciare una parola o due di commento.
I remain, gentlemen, your obedient servant
Catcher

 
  
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