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Autore: Cara93    05/03/2019    3 recensioni
Will Graham e Hannibal Lecter sono legati a doppio filo. Perché, in fondo, si completano.
{Terza classificata e vincitrice del premio "Miglior introspezione" ne "Il contest dell'Antieroe!" indetto da MaryLondon sul forum di EFP}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hannibal Lecter, Will Graham
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Acqua profonda e scura che si insinua in ogni dove. Liquido denso e limaccioso, che invece di purificare, sporca. Soffocante. Subdolo e meschino. Lacrime nere alle finestre. Una figura cornuta che si fonde con un lago ghiacciato. Una fitta foresta, ombrosa e rassicurante, dall'odore muschiato e selvaggio, diventa via via più opprimente, schiacciante. Gli alberi, granitiche querce frondose e sagge, si sciolgono in una pozza nera, da cui, ancora una volta riemerge l'uomo cornuto.
Will Graham si sveglia, il respiro corto. Gli incubi stanno peggiorando, diventando sempre più vividi e reali, tanto che non ha neppure sentito l'ululato angoscioso dei suoi cani.

Ho accettato di occuparmi di Will Graham perché sarebbe sembrato sospetto non farlo, non dopo che Alana, la cara, dolce Alana, mi aveva pregato così intensamente. Come avrei potuto dire di no a quegli occhi acquosi, sbarrati e imploranti quanto quelli di un cucciolo? Per un attimo, un attimo soltanto, ho immaginato quegli stessi occhi implorarmi di lasciarla vivere, di concederle un ultimo respiro. L'avrei soffocata, lentamente, prendendo tutto il tempo necessario. Deve morire tra le mie braccia, ma niente della sua bellezza a tratti così ordinaria deve morire con lei. Sarebbe diventata un'Ofelia emersa dalle acque in tutto il suo tragico splendore. Oppure una Santa Lucia, i suoi begli occhi su di un vassoio, poi offerti in dono a quel Dio che ha tanto amato, ma che ha deciso di sacrificarla sull'altare della sua presunzione.

Già nell'ufficio di Jack Crawford avevo capito che non sarebbe stata una consulenza come le altre. Will Graham era, o meglio, è speciale.
Giudicato troppo prezioso e fragile per questo mondo. Dentro di me, ridevo dell'ingenuità di questi poveri mortali: nessuno è prezioso a questo mondo, nessuno è speciale, a meno che lo diventi per se stesso. Pensavo che esagerassero, che tutto l'interesse nei confronti di Will Graham fosse non solo totalmente ingiustificato, ma che mi avrebbe portato una delusione crescente. Quanto mi sbagliavo.

Alana non aveva affatto esagerato: la capacità di Will di immedesimarsi in un'altra persona è reale, la sua immaginazione è vivace e continuamente stimolata e, se lasciata libera dal guinzaglio stretto della coscienza dello stesso Will, potrebbe compiere grandi cose. Ho avuto paura, in quel momento. Da una parte, timore di essere scoperto, anche se questo non sarebbe mai stato un problema insormontabile. No, la mia paura più grande, insinuante ed angosciosa era che Will potesse diventare più grande di me. No. Non mi sarei accontentato di plasmarlo, accompagnarlo nella trasformazione che un'immaginazione come la sua merita e brama. No. Lui mi avrebbe dovuto temere per tutta la vita.

Will non sa più dove si trova. Ricorda solo che cinque minuti prima si trovava nello studio del dottor Lecter, il minuto dopo camminava in mezzo al verde. Sicuramente si trovava in un parco o in un giardino, perché la vegetazione era troppo curata per essere quella di un luogo in cui l'uomo non aveva ancora messo mano. Tremiti incontrollati scuotono il suo corpo; dalle ginocchia rese molli dal terrore, che a malapena riuscivano a reggere il suo peso, fino alle guance, passando per la bocca, nella quale i denti sbattevano gli uni contro gli altri in un ritmo incalzante e spaventoso. Lentamente, quasi trascinandosi, si siede alla prima panchina che incontra, cerca di regolare il respiro, di radunare i suoi ultimi ricordi. Casa. Lui che dava da mangiare ai cani. Una chiamata di Jack. Scena del crimine, di cui non ricorda assolutamente nulla. Alana. O forse aveva incontrato Alana dopo essersi fiondato allo studio del dottor Lecter? Non lo sa, non è più sicuro di nulla. Si infila le mani tra i capelli, gli occhi spiritati, il respiro ansante. Non presta alcuna attenzione a ciò che gli sta attorno. Se l'avesse fatto, probabilmente si sarebbe accorto che, nascosta dietro una siepe piuttosto folta, incurante dei radi passanti che a quell'ora portavano a spasso il cane o dei ancora più radi corridori che falciavano i sentieri sassosi di quell'ameno luogo cittadino, Freddie Lounds lo seguiva e  scattava fotografie.

Aveva perso due ore. Due ore di cui non sapeva assolutamente nulla.

Avevo già deciso cosa fare. Incastrare Will è la mossa più logica e sensata da mettere in atto. Anche se sarebbe stata dolorosa, lo sapevo. Non solo perché avrebbe implicato la morte di Abigail, a cui mi ero, in un certo senso, affezionato. Rinchiudere una mente affascinante come la sua, violarla, lo consideravo e lo considero tutt'ora un sacrilegio. Perché sarei stato costretto a renderlo innocuo, in un modo o nell'altro.
Dopo averlo visto su una scena del crimine, dopo aver percepito l'immensità di ciò di cui era capace, ho subito capito che Will Graham sarebbe stato la mia rovina. Solo lui avrebbe potuto capire e, di conseguenza, scoprirmi.

Le pareti della camera da letto erano tinte di rosso vermiglio, una commistione di odori acri e ferrigni, zolfo e sangue appestavano la stanza.
-Cosa ne pensa, dottore?-  Riflettei attentamente, mentre ogni particolare di quel macabro affresco, piuttosto grezzo per la verità, si componeva nella mia mente. C'erano schizzi di sangue ovunque, su tutte e quattro le pareti. I resti di un grande letto matrimoniale, probabilmente a baldacchino, si appoggiavano, carbonizzati, alla parete di fondo, quella più rossa e vivida di tutte. Davanti ad esso, seduto su l'unica poltrona intonsa, probabilmente spostata in quella posizione dallo stesso killer, giaceva un cadavere mummificato. Dei due tappeti ai lati del letto, uno era nero di fuliggine, dal disegno irrecuperabile, bruciato. L'altro era lordo di sangue rappreso. Non c'era stato nessun incendio, l'unico mobile segnato dal fuoco era il letto. Le pesanti tende verdi coprivano la finestra semi-panoramica sulla sinistra rispetto alla porta, mentre il guardaroba dall'altro lato era solo vecchio e roso dall'umidità, a giudicare dal gonfiore delle ante che quasi non si chiudevano e dalla ruggine sui cardini e la serratura. Il cadavere sembrava troppo vecchio per essere stato dissanguato in quella stanza. Anche il sangue presentava un'incognita: grumoso e secco su di un tappeto, fresco sulle pareti. Se in quella stanza c'era stato altro, il killer l'aveva rimosso.
-Probabilmente, il killer ha voluto riappropriarsi del proprio essere, mostrando al mondo cosa ha fatto. Si tratta di una persona frustrata, vendicativa. Il letto indica un inizio, molte cose iniziano da un letto, almeno dal punto di vista della società occidentale. Potrebbe trattarsi di una sorta di vendetta primordiale-
-C'è un altro cadavere- il balbettio sconvolto di Beverly Katz attirò la nostra attenzione verso il letto, a cui nessuno aveva prestato una particolare attenzione, almeno all'inizio. L'osservazione della donna era vera, almeno in parte. C'erano della cenere e alcune ossa.
-Abbiamo bisogno di Will. Siamo alla presenza di un altro pazzo. Senza offesa, dottor Lecter-Stirai le labbra. Nonostante la velata insinuazione che non sapessi svolgere il mio lavoro, vedevo in quella scena del crimine un'occasione unica: vedere Will all'opera. 

-Entro in casa senza alcun problema, mi stanno aspettando. Quello che non sanno è che sono armato. La mia supplica e la mia potenza giungeranno alte come fiamme. Prima, lego lei e la trascino verso il letto. Deve guardarmi, mentre taglio la gola a lui e lo dissanguo. Lo appoggio dolcemente su uno dei tappeti, mentre preparo il mio tempio per il sacrificio supremo. Le urla e i pianti di lei, mi distraggono mentre lavoro, quindi la tramortisco con il calcio della pistola. Sono contrariato, non è quello che desidero, ma mi devo accontentare. Impregno il letto, con lei sdraiata, di benzina. Posiziono la poltrona davanti ad esso e con attenzione, sposto il cadavere di lui. Come lei ha dovuto vedere, anche lui ha una posizione privilegiata, in questa offerta. Accendo un fiammifero e lo butto tra le contri, sul seno di lei. Guardo le fiamme salire alte, ma faccio attenzione a che non si spargano più del necessario. Aspetto finché il fuoco non si dirada, ci butto sopra anche dell'acqua, ormai questo falò privato ha raggiunto il proprio scopo. Prima di andarmene, spargo il sangue di per tutta la camera da letto e raccolgo ciò che rimane di lei, almeno ciò che riesco a vedere. Il suo sacrificio merita una degna sepoltura. Questo è il mio disegno-
Non ricordava di aver pronunciato quelle parole. Non ricordava quella scena del crimine. Cosa c'era di sbagliato, in lui?

Trovo affascinante il modo in cui Will riesce a entrare dentro una scena del crimine, quasi come un pittore riesce ad entrare nella propria opera. Potremmo fare grandi cose, se Will capisse. Se Will comprendesse fino in fondo cosa si nasconde nella parte più nascosta della sua mente, quella che ha bandito perché troppo pericolosa per la società. Will Graham ha enorme potenziale, solo che non vuole esplorarlo perché è fermamente convinto, come tutti, che quel lato oscuro, quell'abisso, debba rimanere nascosto. Inesplorato.

Niente di più falso.

Poteva davvero essere stato in grado di farlo? Aveva davvero ucciso Abigail? Ne sarebbe stato in grado? Tutto, in lui, urlava: "Sì e ne sei consapevole. Sì, avresti potuto ucciderla, perché sei pericoloso, esattamente come i killer che ti impegni a catturare". Il sapore della carne di Abigail è ancora nella sua bocca, lo sente, come se la carne tenera dell'orecchio non se ne fosse mai andata, come se fosse parte di lui. E, forse, intimamente lo desiderava. Avere parte di lei nel suo stomaco, glial'avrebbe resa ancora più vicina.

Ho solo fatto ciò che era necessario. Per me e per Will. Se ne sono pentito? Certo. Will avrebbe potuto dare molto. Avrebbe potuto essere molto diverso. Ma è cocciuto, temprato da una morale che non gli appartiene. So che non gli appartiene. Non può appartenere ad uno come lui, con la sua immaginazione.

Sono stato attento, ma un uccellino fastidioso, desideroso non di rovinare la mia opera, ma di esaltare la propria mediocrità, ha disfatto tutto. Will sa, ora. Mi aveva già trovato, anche se non aveva avuto il coraggio di confessarlo a se stesso. Ero sempre lì, nei suoi sogni, incarnazione dei suoi terrori più cupi e delle sue fantasie più bieche. Aspetto. Ora che ne è consapevole, forse, Will riuscirà a sviluppare appieno ciò che è: un Superuomo in fieri.

Hannibal Lecter. L'uomo di cui si fidava, l'uomo a cui aveva affidato la propria salute mentale, lo aveva incastrato. E l'aveva fatto in modo magistrale. Non sarebbe mai riuscito a dimostrare la sua colpevolezza. Non con Chilton, troppo spaventato per partecipare allo scontro. Non con Alana, che lo riteneva pazzo e inaffidabile. Non con Jack, che lo credeva colpevole.

Poteva contare solo su Abigail. Lei non l'aveva ancora deluso. Lei sapeva.

Ancora non sono sicuro di come Will sia riuscito a convincere la signorina Katz ad indagare più a fondo e successivamente giungere alle sue stesse conclusioni. So solo che me la sono ritrovata in cantina, esattamente dove non doveva essere. Beverly Katz doveva sparire.

Non credevo di scatenare una simile reazione, non attraverso la morte di Beverly Katz. Anonima. Insipida. Trasparente. Eppure. Progettavo di realizzare uno degli scenari che avevo ipotizzato per Alana, ma Will non me ne ha dato l'occasione. Che sia stato questo, il suo scopo ultimo?

Hannibal Lecter doveva morire. Era l'unica soluzione possibile. Era l'unica cosa che potesse fare. Doveva esorcizzare, mondare l'umanità intera da quel demonio. Abel Gideon era riuscito a definirlo nel modo corretto: non "Squartatore di Chesapeake", ma Lucifero. Era furbo, prudente, subdolo, scaltro. Attraente. Insospettabile. Non poteva batterlo attraverso canali normali, specie perché gli aveva fatto terra bruciata intorno. Per uccidere un diavolo, ne occore un altro. Una sorta di contrappasso ed equilibrio primordiale assieme. E Lucifero gli aveva fornito tutti gli strumenti necessari.

Guardare Alana con gli occhi di Will, del Will che ancora non accetta se stesso, che rinnega la sua immaginazione, non è difficile. Il suo amore per Alana è ingenuo, fatuo. Platonico, in un certo senso. Alana è la sua Beatrice. Irraggiungibile.

Per continuare il suo addestramento, o il nostro gioco, che dir si voglia, è necessario che Will potesse muoversi in assoluta libertà. Lo "Squartatore di Chesapeake" doveva uscire allo scoperto e urlare al mondo l'innocenza del suo Agnello.

Represse un moto di disgusto. Lo sorprendeva riuscire a provare una simile sensazione e che questa fosse rivolta verso di lei. L'aveva contaminata, corrotta. Se il suo intento era stato quello, c'era riuscito. Hannibal Lecter aveva distrutto la sua illusione, il suo sogno d'amore. Ora, Alana Bloom era esattamente come le altre. Anonima. Insipida. Trasparente.

Mi ritengono folle. Ma cosa sanno loro della follia? Nulla, solo ciò che credono di sapere. La normalità è così autoreferenziale, così narcisista ed egocentrica. La normalità è una dittatura. Io e Will abbiamo ripreso le nostre sedute. La terapia ha inizio e sono fiducioso. Will deve ripagarmi dei sacrifici che ho fatto per lui. Lo so io, lo sa lui.

-Cosa ti blocca, Will? Quali sono i freni che la tua fantasia vorrebbe superare, ma che non può?- Gliel'aveva chiesto davvero. Studiarlo, manipolarlo, plasmarlo, era davvero ciò che desiderava di più. Ora ne era più che certo. Lui, Will Graham, era l'esca giusta. Perché in lui, Hannibal Lecter vedeva qualcosa, un riconoscimento, forse il riflesso di se stesso.
-Ho paura della paura. Paura degli spasmi del mio spirito che delira, paura di questa orribile sensazione di incomprensibile terrore. Ho paura delle pareti, dei mobili, degli oggetti familiari che si animano di una specie di vita animale. Ho paura soprattutto del disordine del mio pensiero, della ragione che mi sfugge annebbiata, dispersa da un'angoscia misteriosa*. Ma forse "misteriosa" non è la definizione esatta, giusto Dottor Lecter? Lei sa di cosa ho paura. Sa cosa mi ha fatto-

Sì, lui era l'esca giusta. Perché, in fondo, nella parte più nascosta della sua anima, poteva vedere l'abisso e abbracciarlo. E l'abisso aveva il volto, la forma e la voce di Hannibal Lecter. 
       


Nota dell'Autrice: il contest prevedeva di raccontare di un antieroe. Per quanto riguarda Hannibal, sia Will Graham che Hannibal Lecter possono essere considerati tali, perciò ho preferito inserire entrambi. Il titolo, "Contrappasso", rimanda concettualmente proprio a questo aspetto; cioè che entrambi, da diversi punti di vista, possono essere considerati eroi e cattivi allo stesso tempo. Elementi utilizzati: parco comunale, letto a baldacchino e citazione* di Guy De Maupassant. Contesto: prima stagione e prima parte della seconda. Il rating è tra il giallo e l'arancione, per la presenza della scena del crimine un po' disturbante, a seconda della sensibilià di chi legge, per questo, per sicurezza, ho preferito inserire quello più alto. 
   
 
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