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Autore: funny1723    06/03/2019    1 recensioni
Dal testo:
"Dicono che alla solitudine ci si abitui, eppure Thomas, che solo lo era stato tutta la vita, non era mai stato in grado di accettarla."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edith Cushing, Lucille Sharpe, Thomas Sharpe
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL PARADIGMA DELLA SOLITUDINE





Essere adulti è essere soli.








Dicono che alla solitudine ci si abitui, eppure Thomas, che solo lo era stato tutta la vita, non era mai stato in grado di accettarla. Forse era questo il motivo che lo aveva reso così dipendente da Lucille, forse era questo che li aveva resi simili. Codipendenti. E poi, qualcosa di più.
Thomas sapeva che quello che c’era tra lui e Lucille era sbagliato, immorale, deplorevole. Disgustoso. Sapeva che sarebbe dovuto rimanere un segreto, per sempre. Sapeva che la società non avrebbe approvato, non avrebbe capito. Ma che importanza aveva? Cosa ne potevano sapere un branco di damerini impomatati di ciò che condividevano lui e Lucille?
Cos’altro avrebbe potuto fare, in fondo?
Crimson Peak era una prigione di argilla e sangue. Costruita attorno ai peccati della loro famiglia, come una gabbia o un recinto messo a protezione degli spettatori.
“Guardatevi da Crimson Peak”, questo la gente mormorava ai propri figli per intimorirli. Ma chi si era preoccupato dei bambini che a Crimson Peak erano nati?
 La loro madre era stata una donna difficile. Lucille diceva che era “impossibile da amare” e pertanto Thomas non ci aveva neanche provato. Perché avrebbe dovuto? In fondo non era sua madre a stringerlo a sé durante le notti di tempesta, quando urlava, solo, nel suo letto, terrorizzato dal mondo e da se stesso. Non era stata sua madre a fargli capire che la fame che lo consumava non lo rendeva un mostro.
Era stata Lucille. Sempre Lucille.
Finchè…
Edith si presentò a Thomas come un’opportunità. Con lei – grazie a lei – avrebbe potuto finalmente ricavare da Crimson Peak qualcosa di buono.
Un’altra moglie, un altro patrimonio, un altro cadavere.
Niente di nuovo, niente di terribile. Niente che Lucille non sarebbe stata in grado di fargli dimenticare.
Eppure, conoscendola, Edith si dimostrò essere qualcosa di più di un semplice conto in banca. Thomas vide in lei qualcosa di se stesso. Edith era un’insolita costellazione di solitudine e rabbia. Come lui.
Forse fu per questo motivo che innamorarsi di lei fu così naturale per Thomas. Se non era in grado di amare se stesso, avrebbe almeno potuto amare il proprio riflesso negli occhi di Edith.
E Thomas lo seppe fin da subito che Lucille non avrebbe approvato, ma cos’altro avrebbe potuto fare? Era stanco di essere solo, stanco di avere fame, stanco di Crimson Peak. Era stanco di vivere nella vergogna.
Stanco di amare per necessità e non per volere.
Quindi sì, Edith si dimostrò essere qualcosa di più di un semplice conto in banca. Grazie a lei, Thomas scoprì cos’era la felicità. Ogni suo istinto, ogni suoi impulso più nascosto, con lei diveniva incontrollabile. Edith sembrava amplificare ogni sua emozione, se era infelice lo era con ogni fibra del suo essere, se era contento allora il petto sembrava volesse esplodergli per mostrare al mondo la velocità con cui batteva il suo cuore.
Amare Edith fu la cosa più bella della vita di Thomas. Ma, purtroppo, come tutte le cose meravigliose, anche quella finì.
Ingoiata da Crimson Peak. Da Lucille.
Sepolta fra argilla e sangue.
E Thomas si ritrovò nuovamente solo, spaventato, in trappola.
Per sempre.  
 
   
 
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