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Autore: StormyPhoenix    06/03/2019    3 recensioni
Un musicista emergente e carismatico ha al suo fianco una fidanzata storica ufficiale, ma nasconde un lato da "amante part-time".
Song-fic pesantemente ispirata alla canzone "Part-time lover" di Stevie Wonder e infarcita di alcuni elementi autobiografici.
[...] ciò che ci lega è nascosto al sole, esce allo scoperto di notte, è sbagliato anche se ci fa sentire incredibilmente bene.
Genere: Angst, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Ciao!
In attesa di una collaborazione da parte dell'ispirazione per riprendere seriamente con la mia long, pubblico questa song-fic (la prima che riesco a scrivere dopo secoli, EVVIVAAAA), la cui ispirazione è 70% canzone (e annesso video musicale) 30% elementi autobiografici, sperando che possa piacere. La canzone potete ascoltarla qui.
Buona lettura!




 

È così caldo, qui nel letto... 
Questo è il primo pensiero, dopo il risveglio. 
Diversi minuti trascorrono prima che riprenda coscienza di chi sono e dove mi trovo. Apro gli occhi con fatica e, nella penombra, distinguo il mobilio della camera... che non è la mia. E a conferma di ciò, dietro di me, ronfa beato il vero proprietario.  
Regna una calma quasi amniotica, conciliata dallo scroscio regolare e continuo della pioggia. 
Flash della serata precedente tornano in mente: una sala gremita, un concerto rock, aria elettrica e quasi infiammata. Il cuore a mille, le braccia spesso alzate, le mie grida di incoraggiamento. Dopo l’esibizione, appuntamento sotto casa sua di lì a non molto, infine la corsa su per le scale, l’urgenza di svestirsi, un tonfo all’unisono sul letto, sospiri, respiri, mani, estasi... poi l’oblio di Morfeo.  
Un colpetto di tosse per schiarire la voce mi fa trasalire.  
«Buongiorno.» 
«A te» rispondo, sottovoce, voltandomi in modo da avere di fronte a me il musicista. 
Keir, viso peculiare, fronte alta, naso importante, occhi scuri non molto grandi, attaccatura dei capelli irregolare così come la barba, non molto alto, magro ma non atletico. Un carattere buono e solare, a cui si aggiungono talento e carisma a bizzeffe, una combo letale per una come me. 
Sento lo sguardo di lui sulla mia schiena quando mi metto a sedere e comincio a rivestirmi, senza particolare fretta. In testa torna un mucchio di pensieri, nel petto si fa strada una sensazione di pesantezza: fuori da lì, io e il cantante torneremo alle nostre vite, almeno in apparenza, mantenendo un contatto non particolarmente stretto tramite cellulare, fino al prossimo concerto o incontro, fingendo davanti al mondo esterno di essere due persone estranee, lui un musicista emergente con tanto di fidanzata ufficiale storica, io una ragazza qualunque che, per caso, è fan della band di lui e va ai suoi concerti. Tutti ci vedono come due perfetti sconosciuti, ed è ciò che fingiamo di essere anche quando ci incrociamo casualmente per strada, degnandoci appena di uno sguardo a vicenda. 
«Grazie per essere venuta ieri sera.» La voce del ragazzo rompe il silenzio e, pochi secondi dopo, le sue braccia mi cingono in un abbraccio da dietro; la sua barba punge appena contro la mia spalla, ma il contatto sortisce comunque un certo effetto calmante su di me. 
«Non c’è di che» rispondo semplicemente, con un sospiro, tendendo verso dietro un braccio per lasciargli una carezza su una guancia. 
Giunto il momento di salutarsi, Keir mi accompagna fino alla porta, vestito soltanto dei suoi boxer, e si congeda da me con qualche parola sottovoce, un bacio e un sorriso lieve, vagamente triste, uguale a quello che gli dedico io prima di scendere per le scale, con passo cauto e leggero. 

Arrivata a casa, opto per un bagno caldo per coccolarmi un po’, anche se, come ogni volta, finisce che la schiuma profumata e l’acqua fanno da cornice ai miei soliloqui e pianti.  
Una parte di me mi rimprovera ogni singolo giorno per essere caduta vittima del fascino di quel dannato cantante, per aver accettato persino di iniziare una relazione clandestina con lui, con tutti i compromessi, le sofferenze e le scorrettezze che questo comporta... agli inizi ho provato a resistere, ma è stata una tortura e a un certo punto non ho più retto. Quando si tratta di Keir, cuore e corpo si coalizzano contro il cervello ed è chiaro chi vince la guerra, visto che continuo a coltivare questo legame segreto.  
E anche così fa male, dolore frammisto a piacere, perché non credo che alla fine lui sceglierà di stare davvero con me, scaricando la sua fidanzata; lui mi sceglie di tanto in tanto, ma forse non sarò mai la sua scelta effettiva, unica. 
Annabel, sei un’idiota” dice una voce nella mia testa.  

If I’m with friends and we should meet 
Just pass me by, don’t even speak 
Know the word’s discreet when part-time lovers 

Un trillo di citofono a mezzanotte passata risuona nella casa ormai silenziosa, cogliendomi sveglio ma sovrappensiero e facendomi dunque trasalire leggermente. Vicino a me, nell’altra metà del letto, la sagoma immobile della mia ragazza prende di nuovo vita dopo un paio di secondi. 
«Vai a controllare tu?» 
«Sì, Rae, tranquilla.» 
Mi alzo più velocemente possibile e, arrivato a destinazione, alzo la cornetta. 
«Sì?» 
«Rachel 
«Rachel è in casa. Chi sei?» 
Alcuni suoni indistinguibili dall’altra parte giungono al mio orecchio. «Nessuno, non fa niente. Arrivederci.» 
Per qualche secondo resto ad ascoltare il rumore bianco del citofono oramai inutile, basito dopo la brevissima comunicazione appena avvenuta. Qualcuno cercava la mia fidanzata, e il fatto che non abbia voluto lasciare informazioni su di sé o un messaggio da recapitare mi suona incredibilmente sospetto. 
«Chi era?» mi chiede Rachel, sentendomi tornare ma non prendendosi il disturbo di girarsi nel letto. 
«Non ha detto il suo nome» rispondo, pensieroso, infilandomi di nuovo sotto le coperte «ma cercava te.» 
Avverto il respiro di lei come trattenuto per un attimo prima di tornare regolare. «Non so proprio chi diamine potesse essere. Chiunque fosse, doveva avere un motivo urgente per venire fin sotto casa a quest’ora, quando avrebbe potuto scrivere un messaggio o telefonare... ma ormai è andato via. Ci penserò domani.» 
Per qualche tempo rimugino ancora sull’accaduto, poi sospiro, sprimaccio il cuscino e mi rimetto comodo. 
Credo che, a tempo debito, saprò tutto. 

«Mi sei mancata.» 
Appena chiusa dietro di noi la porta del mio monolocale, Keir ha uno slancio in avanti e mi abbraccia con forza, come per sottolineare le parole poc’anzi proferite, e ovviamente ricambio la stretta con lo stesso affetto. 
«Anche tu mi sei mancato» rispondo, lasciando una carezza fra i suoi capelli. «Tutto bene?» gli chiedo, tornando a guardarlo in viso. 
«Sì, ora sì. E tu?» 
«Pure.» 
Ci fissiamo reciprocamente per qualche momento, prima di avvinghiarci l'uno all’altra, persi in un bacio che non nasconde l’impellente desiderio provato da entrambi. In pochi passi raggiungiamo il letto e i vestiti vengono via rapidamente. Nella penombra creata da una piccola abat-jour lì vicino, lo osservo mentre si china su di me, notando qualche guizzo dei muscoli appena accennati sotto la sua pelle. «Ann...» Keir sospira sottovoce mentre bacio un lato del suo collo, le clavicole e poi il petto scosso da un lieve ansito. 
A un certo punto mi ferma quasi bruscamente e decide di ricambiare, le sue labbra compiono un percorso affannato dal seno al ventre, finendo tra le mie cosce a prendersi cura del mio piacere... ma poco dopo è chiaro che nessuno dei due vuole che passi ancora in secondo piano l’agognata unione. L’amplesso, febbrile e rumoroso, lascia entrambi coperti di sudore, sfatti e in estasi, ma entrambi sappiamo che presto, quando la razionalità riprenderà le redini, quell’estasi si macchierà irrimediabilmente.  
Perché ciò che ci lega è nascosto al sole, esce allo scoperto di notte, è sbagliato anche se ci fa sentire incredibilmente bene. 

We are undercover passion on the run 
Chasing love up against the sun 
We are strangers by day, lovers by night 
Knowing it’s so wrong but feeling so right 

«Che te ne pare, Annabel?» 
Rachel ha annunciato che starà via per lavoro per una settimana, in un posto decisamente lontano da qui, e mi sono concesso di uscire per una volta in pubblico con Annabel, in una città diversa dalla nostra, in un locale in cui sono sicuro di non beccare gente che mi conosce come musicista. La musica che viene mixata e remixata dal dj di turno, amplificata entro la gigantesca stanza, sulle nostre teste e quelle di almeno altre cinquecento persone, mi fa pensare molto agli anni ‘80; forse si tratta di una serata “a tema” e non lo so, ma certo non mi dispiace. 
«Keir, è fantastico! Mi piace molto anche la musica» Annabel risponde con un enorme sorriso stampato sul viso, azzardando qualche piroetta che gonfia la sua gonna skater e tornando poi a prendermi per mano. 
«Anche a me piace tanto» commento, ricambiando il sorriso di lei mentre mi muovo in maniera analoga alla sua. 
Nonostante le luci instabili e colorate, qualcosa nella folla attira inspiegabilmente la mia attenzione in una maniera che non ammette alcuna distrazione e indifferenza e, per miracolo, riesco a tenere traccia dei suoi spostamenti, finché non si manifesta apertamente davanti al mio sguardo in una zona della sala meno popolata di quella in cui mi trovo: noto dei capelli lunghi e scuri con la frangetta tagliata pari a me familiari, su una ragazza minuta e ben fatta, ben vestita, che ondeggia sul posto mentre tiene per mano un ragazzo sconosciuto...  
La mia fidanzata Rachel, che io sapevo lontana da casa per impegni seri, è lì, in compagnia di uno sconosciuto col quale pare avere confidenza e persino intimità... li vedo scambiarsi un rapido bacio a stampo prima di ricominciare a danzare al ritmo della canzone successiva. 
Ed è lì che mi pietrifico per qualche istante. 
«Keir? Tutto bene?» 
Torno bruscamente alla realtà grazie ad Annabel, che mi scuote tirandomi per una manica della maglia. 
«Oh... sì, Ann, scusami» mi ricompongo, poi abbraccio la ragazza e le stampo un bacio sulla fronte.  
La coppia “incriminata” è ancora davanti ai miei occhi, là dove ora si spiega tutto un grande disegno in cui si collegano tra loro come puntini tante circostanze strane ritenute finora casuali e ora prove di un’effettiva infedeltà. 
Ma, a parte le reazioni fatte d’istintive emozioni, posso soltanto restare in silenzio: intrecciando una relazione clandestina con Annabel, mi sono messo al pari di lei e siamo entrambi passibili di biasimo. 
Ora quel che serve è il coraggio per slegarmi da Rachel, e slegare a sua volta lei da me... se siamo diventati “amanti part-time”, una ragione c’è.

You and me, part-time lovers 
But she and he, part-time lovers 

  
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