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Autore: sofismi    06/03/2019    0 recensioni
A volte mi siedo e mi racconto un pezzo di storia.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Con la testa sotto la sabbia;

In treno scatto fotografie alle mani di sconosciuti. Qualcuno scappa. Io, invece, ogni giorno salgo e scelgo un posto, conoscendo già la destinazione che mi attende. Viaggiando sul binario di questa vita sembra che niente abbia senso e senza il biglietto tutto è più spaventoso. Il treno viaggia veloce nella galleria, è tutto così buio e tetro. Se durante il tragitto guardo il muro nero scorrermi sotto agli occhi senza farmi distrarre da altri dettagli, mi angoscio. Quando finirà? Finirà mai? All’improvviso c’è di nuovo luce, e ci sono i ciottoli, e l’erba. Ma il treno di nuovo rallenta e so che tra poco saremo di nuovo al buio. Quando arrivo siamo all’aria aperta, nessun buco trattiene il mio treno né le mie paure, e tu sei esattamente dove sapevo di trovarti.  Sempre, però, torno indietro. Risalgo sul treno e torno indietro. Indietro dove? Sento che devo, che è giusto, ma non ne ho bisogno. Spesso non ne ho voglia, mi sembra non abbia nessuno scopo, però ho sempre quel bisbiglìo nella testa che mi ricorda quanto sia sbagliato. Se rimanessi, però, starei altrettanto male, sarei comunque di troppo. Ma allora a che scopo?  Di notte è tutto così diverso: tu sei così lontano, mentre io lo sono ancora di più. Vorrei annientare questa sensazione, fargli il solletico fino a farla smettere di respirare. Eppure non riesco nemmeno a toccarla.  Sulla scrivania ci sono tutte le forcine che avevo tra i capelli quel giorno; ricordo ancora bene la nostra conversazione in macchina, come potrei dimenticarla. Non dimentico nemmeno l’emozione che provavo se per un momento mi soffermavo a pensare a quanto era bello averti lì al mio fianco, e quanto pacifica e serena e tranquilla è ancora quell’emozione. Se solo tu sapessi.  Sotto le coperte ho ancora le cuffie, ma non producono nemmeno un suono. Ascolto il suono del silenzio con in sottofondo la mia voce che dice che mi fa male l’orecchio appoggiato al cuscino per colpa dell’auricolare. Tolgo le cuffie e mi riappoggio al cuscino. Ora il suono del silenzio è più pieno, più reale. Lo sento occupare tutto lo spazio intorno a me, e quello fuori tra le strade, e nelle case. Tutto tace eppure mi appare così incasinato; non riesco più ad ascoltarlo questo silenzio, dove sei?  Adesso sono tanto stanca: a volte mentre cammino mi rendo conto di non ricordarmi di aver fatti i passi necessari per arrivare in quel punto e più mi sforzo di ricordare più mi rendo conto di quanto il ricordo di quella strada percorsa solo pochi secondi prima sia lontano. 
  
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