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Autore: Proiezioni    07/03/2019    5 recensioni
Aggiornata!
3. Un giorno di ordinaria irritazione.
2. La cena col porno attore.
1. Avversari invisibili.
Quegli strani due è una raccolta di più episodi cronologicamente non collegati creata in sostituzione di "Semi di gelsomino". Dopo aver cancellato la raccolta mesi fa perchè non mi soddisfaceva, ho deciso di pubblicarla nuovamente con nuovi episodi più in linea con l'attuale concezione della coppia. Nella raccolta si alterneranno storie più Toryamesche (soprattutto nell'impostazione dei personaggi) e storie dove i personaggi avranno contorni più realistici, ma saranno tutte di genere leggero. Grazie per il vostro sostegno!
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Serie ORO'
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1.

Avversari invisibili.


Indugiò con gli occhi sul pavimento di moquette e poi sul comodino vicino al letto che oscillava cullato da un movimento anomalo della terra. Probabilmente ci fu il primo rifiuto, l'incapacità totale di accettare potesse succedere proprio a lui. Seguì il realizzare che stava accadendo, che al di là delle proprie capacità straordinarie e della ferrea tempra di un corpo abituato a sopportare quasi di tutto - a parte la voglia di chiacchierare della moglie - ad accomunarlo coi terrestri c'era anche quell'amara possibilità di essere vinto da un essere così piccolo e insignificante, assolutamente imprevedibile che comunque lui avrebbe combattuto, seppur pur non potendo farlo con le proprie armi di sempre. Si sarebbe limitato agli insulti, ad imprecare contro qualcosa, se stesso, quello era certo, oltre allo struggimento tipico di ogni maschio quando le linee del termometro superano i trentasei e otto. 

L'espressione contrita fu solo il primo accenno al problema, seguito da quella sensazione di disgusto e nausea che prese concretezza quando Bulma lo invitò a pranzo. 

"Vegeta, ti alleni o no? Mia madre sta preparando i cannelloni, vuole sapere se pranzi con noi o se te li mette da parte".

"Non ho fame" affermò dandole le spalle. Ma un inflessione anomala e impercettibile nella sua voce dovette destare qualche sospetto nella compagna, a prova che - ancora una volta - lei lo conosceva meglio di chiunque altro nell'universo.

"Tutto bene?" Gli si avvicinò portandoglisi affianco. L'uomo continuò a rivolgere lo sguardo oltre le finestre. Aveva un espressione più torva del solito e per nulla giustificata in quel frangente.

"Sì perchè?" 

"Non lo so... Dalla voce mi sei sembrato strano, ma hai qualcosa?"

"Che dovrei avere?" Replicò prima di sentire una fitta allo stomaco che lo colse impreparato.

"Stai male?" Si preoccupò subito l'altra.

"Sto ... Bene" calcò sull'ultima parola rafforzando l'affermazione, più per convincere se stesso che l'altra.

"Non mi pare, ma hai mal di stomaco?"

L'altro non rispose ma sembrò indurirsi maggiormente.

"Ehi, mi rispondi?"

"Per la miseria, mi stai facendo un interrogatorio? Sì, ho mal di stomaco" si arrese infine, spazientito.

"Non è da te. Potresti digerire anche le pietre".

"Vuoi farmene una colpa?" E una punta di sarcasmo nel tono tradì il suo risentimento.

"No, assolutamente, stavo solo pensando al come mai... Sei un po’ pallido in effetti…”

“Che significa…?”

“Magari è solo un’influenza”.

“Un… Un influenza?”

“Beh, non fare quella faccia, può capitare” replicò lei senza comprendere perché fosse così sconcertato. “Succede eh…”

“Non a me!”

“Perché scusa? Sei mica un Dio? Ah sì, sua altezza non accetta di essere abbattuto da un virus…”

“Non mi è mai successo senza motivo” specificò irritato dall'irriverenza dell’altra. “A parte quando le ferite non curate si infettavano”.

“Sarà stato Trunks… A scuola gira parecchio, magari l’hai presa da lui”.

La faccia di Vegeta fu un misto tra sconcerto e avvilimento, Bulma non riuscì a non ridere.

“Non starai un po’ esagerando?”

“Senti fammi il piacere, vattene, hai esaurito la quantità di parole da rivolgermi oggi!” Poi la guardò e la faccia assunse una smorfia di sofferenza.

Bulma gli si apprestò con premura. “Tesoro…?”

“Ti…Ti ho detto vattene” ripetè infastidito prima di portare una mano davanti alla bocca e scattare verso il bagno giusto in tempo per ficcare la faccia esattamente sopra il water e rigettarci succhi gastrici e acqua.

"Vegeta!"

Bulma gli accorse dietro. Lui si alzò traballante e tirò lo sciacquone senza fiato. Si spostò al lavandino e si sciacquò bene la bocca.

“Adesso fammi sentire se è solo febbre”.

“Ti ho detto di levarti di torno” borbottò l'altro rimanendo chino sul lavandino. “Non ho bisogno del tuo aiuto.”

“Mamma mia, quanto sei orgoglioso” replicò lei sospirando. “Non sei diverso dagli altri uomini guarda…”

Lui ruotò un pò il capo verso di lei quanto bastò alle pupille per metterla a fuoco: era appoggiata allo stipite della porta con le sue pantofole rosa e indossava una maglietta con una scritta VIP. Aveva le braccia conserte e l'espressione rassegnata, quella che lui le aveva visto una marea di volte quando Bulma coglieva nel segno e a lui non restava che negare. La osservò con la sua aria da vincente: non seppe se irritarsi di più perché era ancora lì con lui o se perché l’aveva paragonato ad altri uomini.

“Cosa vorresti dire?” Le chiese irritato.

“Che montate tutti delle tragedie per un po’ di febbre o un po’ di stanchezza… Vuoi che ti prepari il giaciglio per trapassare dignitosamente? Però dico, come può il principe dei saiyan, sua radiosità, morire solo in un letto come un normale terrestre? Non sarebbe onorevole e dignitos…”

“Bulma piantala! Mi stai facendo girare i coglioni!” Ringhiò drizzando la schiena e urtando involontariamente il ripiano dove c'erano gli spazzolini. Questo oscillò rovesciando tutti i suppellettili sul pavimento.

“Non distruggermi il bagno…” commentò lei caustica, trattenendo a stento una risata che però affiorò tra le labbra.

“Fino a prova contraria è il mio bagno” specificò lui.

“Ma la casa è mia” replicò lei trionfante e poi si girò uscendo dal bagno per sentire alle sue spalle Vegeta fiondarsi di nuovo sulla tazza e rigettare nuovamente.

Quando Bulma fece per ritornare in suo sostegno, Vegeta ancora chino scorse le sue gambe nude dal basso delle spalle e con una spinta del piede le sbattè la porta in faccia prima che lei la varcasse: i cardini superiori dell'uscio partirono facendolo inclinare sulla destra.

Bulma incrociò le braccia al petto risentita e gli urlò da dietro la porta: “Senti! Visto che non ti si può parlare, ti lascio un termometro sul letto! Sicuramente non saprai come usarlo, basta che lo metti sotto l’ascella e aspetti 8 minuti, non è una cosa troppo complicata per un saiyan! Se sua altezza vorrà utilizzarlo, potrà scoprire se si tratta di una banale influenza o di un male ben peggiore!”

In risposta udì un nuovo conato del saiyan e sospirò dispiacendosene. Se ne andò scuotendo il capo e raggiungendo la madre per chiederle se avesse qualche palliativo per lo stomaco. Lei aveva finito il plasil che spesso le era utile sotto ciclo e non sapeva cosa potesse fare per quello zuccone del marito, sempre che avrebbe accettato un aiuto... 

“Gli preparo una pastina con un formaggino?” Pigolò Bunny.

“Ma quale formaggino mamma, ha quarant'anni, te lo lancia dietro, non lo conosci? Già non sopporta di essere indebolito, figurati se lo tratto da malato... Mi ha letteralmente  abbaiato addosso solo perché volevo aiutarlo…”

“Tesoro lo sai come sono fatti gli uomini… Già trentasette di febbre per loro è troppo da sopportare. Devi lasciarlo sbollire. Fallo vomitare un altro po’, poi vedrai che quando non ce la farà più ti chiamerà. Fidati di tua madre”.

“Guarda che quello non è un uomo normale. Pure se si stesse vomitando l’anima non mi chiamerebbe”.

“Ti sbagli. Lo sai che Vegeta è testardo e orgoglioso, ma tu sei pur sempre sua moglie, ricordalo.  Gli uomini fanno tanto i gradassi ma poi per certe cose sono peggio dei bambini… Pensa a Goku con le punture, grande e grosso, monta su delle tragedie... Ah, a proposito, hai ricevuto tutte le conferme per il compleanno? Goku e Chichi ci saranno?"

“Sì, verrà un bel po’ di gente. Dobbiamo far sistemare la casa però, con le mareggiate invernali sabbia e sale l’avranno parecchio rovinata e ci manchiamo da mesi".

“Chiamo la solita ditta e li mando a dare una rinfrescata agli esterni” disse sua madre controllando la consistenza dello spezzatino.

Bulma sospirò guardando il soffitto e la ciocca vicino al naso ondeggiò all'andamento del suo fiato. Riflettè se andare da Vegeta per appurare fosse tutto ok, ma decise di degnarlo di una buona dose di indifferenza per almeno una mezz’oretta, tempo che passò a tagliare le verdure mentre parlava al telefono col commercialista.

La madre, che frattanto era andata a preoccuparsi di Vegeta senza temere una sua reazione di disappunto, tornò in cucina dicendo che il povero guerriero aveva rifiutato di mangiare anche il riso in bianco.  

Bulma le sentì pronunciare quelle parole pur continuando ad avere un orecchio poggiato sulla cornetta del cordless e impegnato ad ascoltare l'anziano signore che seguiva i conti familiari da anni. Quando chiuse la telefonata la prima cosa che fece fu tornare dal marito ma venne accolta da un abbaio intimidatorio: “Si può dormire in santa pace in questa casa?!”

In risposta lei lo osservò steso sul letto a pancia in giù e col viso rivolto dalla parte opposta. “Sono io”.

“Ma tu guarda” commentò ironicamente l’altro.

“Vedo che stare un po’ male non ti ha fatto perdere la tua spiccata simpatia”.

Vegeta allora alzò la testa girandola verso la donna e le mostrò un’espressione irritata. “Senti che diavolo sei venuta a fare? Voglio riposare, ho lo stomaco in subbuglio e domani dovrò allenarmi il doppio per recuperare la giornata di oggi”.

“Domani ti conviene riposare e non sforzarti” replicò lei avvicinandosi.

“Io faccio quello che voglio domani” specificò l’altro tornando con la testa sul cuscino e rivolgendola verso i vetri in modo che non potesse guardarla.  In realtà non gli andava di farsi vedere da lei in quello stato di debolezza che non sopportava.

“Ti sei misurato la febbre almeno?” Chiese lei girando attorno al letto e trovando il termometro sbriciolato per terra. “Sei davvero stronzo lo sai?! C’era bisogno di distruggermelo?!”

“Così perderai la voglia di importunarmi”.

“Invece ti sbagli!” Bulma gli si portò davanti facendogli ombra. “Ne ho un altro e ti obbligherò a farne uso per il tuo bene! Piantala di remarmi contro!”

“Che farai tu?! Non sono sicuro di aver sentito bene” fece l'altro.

“Ti obbligherò”.

“Ma se mi basta soffiarti addosso per farti cadere per terra, vuoi addirittura obbligarmi adesso…? Buona fortuna” commentò salacemente prima di sollevare la schiena e sporgersi dal letto in tempo per non centrare il cuscino: vomitò sulla moquette il poco resto delle parole che si era tenuto dentro.

Lei lo osservò con le braccia conserte ed un'espressione caustica. “Non sei nella posizione per fare il gradasso… Se fosse qualcosa di più serio? Permetti che mi preoccupi?”

Lui alzò lo sguardo pallido verso di lei. “Che… Che diavolo dici?”

“Misurati la febbre per favore, così capiamo almeno se è influenza, vado a prenderti il termometro e un catino” gli disse muovendosi verso la porta. “Attivo r-5 per pulire a terra, non muoverti”. Bulma si abbassò per accendere un robottino e il programma di  pulizia si attivò rumorosamente emettendo della caotica musica latino americana.

“BULMA!” Abbaiò il saiyan mentre lei spariva nel corridoio. “Spegni quel diavolo di aggeggio!” Urlò esausto mentre ficcava la testa sotto al cuscino con disappunto che subì un picco vertiginoso di incremento quando il robot si avvicinò come una macchina infernale che sparava dagli altoparlanti ritmi di maracas e trombe a volume sempre più alto.



Trunks varcò la porta della camera trovando il padre e la madre sul letto. Lui era appoggiato contro la spalliera, lei gli era seduta vicino e gli stava allacciando un bracciale per misurare la pressione: Vegeta aveva la stessa aria contrita che aveva avuto Trunks quando era stato costretto a fare il paggetto insieme a Goten alle nozze di Videl e Gohan. Si avvicinò loro con cautela, quasi intimorito. Lo sguardo crucciato e nervoso di suo padre non era certo un incentivo ad avvicinarsi. Bulma non si accorse del suo ingresso e continuò a parlare. 

“Il medico mi ha detto che questo virus sta girando parecchio, è facile che tu te la sia presa da Trunks, probabilmente dopo anni che non ti prendevi una febbre ti ha colpito doppiamente più forte”.

“E’ stata colpa mia?” Chiese il bambino attirando la loro attenzione.

“Tesoro ma non pensarci neanche! Può succedere!”

“Certo se avessi evitato di starnutirmi in faccia e farmi una doccia di germi…” commentò Vegeta caustico.

Bulma gli diede una botta sul fianco, elargendogli un’occhiataccia. “Trunks, non è colpa tua se gli anticorpi di tuo padre non sono più quelli di una volta.”

“I miei anticorpi sono perfettamente funzionanti esattamente come una volta” puntualizzò lanciandole un’occhiata risentita. "Non sono mica un vecchio!"

"Nascondi solo bene gli anni" commentò lei con voce provocatoria, finalmente soddisfatta di potergli rinfacciare di quel dono che madre natura aveva lui regalato ingiustamente, e che lei invidiava tanto. "Anche se non hai una ruga di più, il tuo corpo ti dà dei segnali evidenti!"

Lui la guardò storto ma lei non ci badò: “Trunks vai a prendere la scatola verde che si trova sul lavandino nel bagno della mia stanza, per favore?”

L'altro agì subito.

“Dovresti chiedergli scusa” bisbigliò lei incenerendo il saiyan con quello sguardo brillante. Lui arricciò le labbra come se gli fosse stato imposto di fare qualcosa di quanto più lontano dalla propria indole. 

"Cerca di non farti alzare la pressione che il macchinario non mi registra i valori” borbottò lei. “Sai che Trunks non c’entra nulla… Se scopro che si sente in colpa per questa tua pessima uscita, ti giuro che…”

“Cosa?” La sfidò.

“Ti… Ti lascio in bianco per due mesi” disse aggiungendo però una smorfia di contrarietà. “Un, mese”. 

Si corresse pensando che due mesi sarebbero stati troppi pure per lei. Vegeta nel letto era sempre una calamita... 

L’altro replicò alla sua affermazione palesandole una certa dose di indifferenza. "Fa' come ti pare".

Trunks fece ingresso nella stanza insieme ai nonni.

“Si può?” pigolò Bunny. “Tutto bene? Come sta il nostro malato?”

Mai frase di quella signora lo indignò di più. Vegeta ruotò il capo dalla parte opposta rivolgendo lo sguardo oltre le finestre. La città gli sembrò assai più interessante rispetto a quei familiari impudenti e appiccicosi che mal sopportava nonostante sapesse essere persone molto, anzi troppo gentili.

“Insomma” rispose Bulma in sua vece.  “Ha visto giorni migliori…”

“Ho visto cosa? Sentite ma non si può riposare in santa pace in questa casa?” Borbottò seccato mentre staccava bruscamente il braccio su cui Bulma teneva una mano. "Vorrei stare solo, è chiedere troppo?"

I genitori di Bulma si fecero da parte ben abituati alle reazioni piccate dell’altro. Bulma si alzò facendo un gesto rassegnato. “Che brutto carattere che hai…”

Uscendo, la madre fece una scrollata di spalle con espressione soddisfatta. “Se reagisce così significa che non sta poi così male. Povero caro, il mal di stomaco può essere molto fastidioso”.

"Ma quale povero" commentò Bulma. "Povera me che devo armarmi di tutta questa pazienza!"

Trunks fu l’ultimo ad andarsene. Rimase vicino al padre ancora qualche istante e studiò la sua espressione contrita e seccata. Quando l’uomo ruotò le iridi appuntandole su di lui, Trunks provò uno strano senso di soggezione: “Ok, vado…”

“Aspetta” disse Vegeta, e il bambino si arrestò.

“Sì?”

“Vieni qui, avvicinati”.

L’altro camminò attorno al letto e lo raggiunse a piccoli passi.

“Senti…” Vegeta sapeva sarebbe stato cortese dirgli almeno un mi dispiace, non è colpa tua, ma per quanto si sforzasse, in quello stato poi, non gli riusciva proprio di farlo. Provò a obbligarsi a far uscire quelle parole, ma l'unica cosa che gli uscì dalle labbra tremolanti e strette tra loro fu l'ennesimo conato di vomito: il saiyan fece al figlio un cenno bruscò di allontanarsi.

“Papà! Va tutto bene?”

“Sì, a parte che ho la gola in fiamme”.

“Posso fare qualcosa?”  Gli chiese il piccolo con espressione dispiaciuta.

“Sì, non ti azzardare anche tu a trattarmi da malato” commentò l’altro.

“E’ che volevo essere utile, mi dispiace perché a scuola tutti erano malat…”

“Trunks, tu non c’entri nulla in questa faccenda, ci siamo capiti?” affermò Vegeta serio. Era quanto di più gentile potesse dir lui in quel frangente, perchè aveva i nervi a fior di pelle e la fascia che Bulma gli aveva montato sul braccio che ancora non si spegneva e continuava a stringersi e ad allentarsi.

“Chiamami tua madre” aggiunse spazientito. "Sennò le distruggo anche questo aggeggio inutile".

Bulma tornò di lì a poco. Negli occhi le brillava una luce soddisfatta. “Che succede? Ti sei rassegnato? Hai finalmente deciso di prenderti qualcosa per lo stomaco?”

“Piantala di fare l’ironica, non ho voglia di sentirti parlare, passami quelle dannate pasticche e levami questo coso dal braccio”.

“Se non volevi sentirmi parlare” replicò lei portandogli il farmaco. “Perché non te le sei fatte prendere da Trunks che era qui fino a poco fa?”

"Perché Trunks non sa come spegnere questo dannato aggeggio che mi sta stritolando il braccio” affermò spazientito, alludendo al bracciale misura-pressione che stringeva e allentava, ancora stringeva e allentava non trovando i valori corretti. Se non l'aveva già disintegrato era solo per non litigare con la moglie.

“Se non ti calmi non troverà mai la pressione giusta” fece lei porgendogli un bicchiere d’acqua e la pillola da deglutire. Lui la bevve controvoglia e lei lo guardò con aria rassegnata. “Allora, mi fai sedere?”

“Tanto fai sempre come ti pare” commentò lui.

Era un . Lei gli si sedette al fianco. “Il medico di famiglia mi ha spiegato, per quanto sappia sul tuo conto cioè niente, che quando non ci si ammala da anni, può capitare che il malore si accusi con più forza. Inoltre pare stia girando un virus che prende lo stomaco, quindi nulla di cui tu debba preoccuparti”.

“Mi fa piacere" replicò caustico. "Ma continuo a non capire come sia potuto succedermi questo”.

“Non sei infallibile”.

“Puoi evitare di ricordarmelo?”

Il bracciale della pressione si fermò con un bip. Bulma consultò i numeri. “Per stare male la tua pressione è pure troppo alta… Finirai per farti venire un ictus se non impari a calmarti."

Gli toccò la fronte. "Comunque febbre non ne hai, sarà stata un’alterazione transitoria, proprio com’è successo a Trunks mentre tu eri fuori ad allenarti chissà dove… Gli hai chiesto scusa?"

"Non sono affari tuoi quello che faccio o no con mio figlio".

"Sì che lo sono. Io sono la madre, devo ricordartelo? Sono io che devo consolarlo se tu lo ferisci" gli disse mentre sfilava la fascia attorno al suo braccio.

"Ma quale ferire! Non l'ho mica accusato, gli ho solo detto che la prossima volta che sta male, è meglio se non mi starnutisce in faccia e impara a voltarsi dal lato opposto!"

"Hai sempre dei modi bruschi. Guarda che è piccolo! Poi ci rimane male...Lo sai quanto ci tiene ad avere sempre la tua approvazione..."

Vegeta incrociò le braccia al petto. Lei si alzò e poi gli portò un altro bicchiere di acqua. "Te lo lascio sul comodino, se dovessi avere ancora la nausea con queste pasticche andrai alla grande. Non tutte insieme, ovviamente”.

"Mi hai mica preso per un imbecille? Ho mal di stomaco, non la demenza senile."

“Lo vuoi del riso in bianco?”

“Voglio solo dormire, quindi evitate di disturbarmi. Tutti quanti" puntualizzò acidamente.

"Come vuole... sua radiosità."

Quando la donna fu sull'uscio e si apprestò a chiuderlo, lui la richiamò. "Bulma..."

"Mh?"

"Lasciami Trunks domani”.

“Non vorrai allenarlo spero? Devi riposarti almeno un paio di giorni”.

“Lo porto al luna park” affermò l'altro.

Bulma ne fu entusiasta comprendendo che era il suo modo di farsi scusare. “Perchè non glielo dici tu?"

"Non ne ho voglia".

"Sarebbe carino però, così capirebbe, non posso farti sempre da ambasciatore..."

"Bulma."

"Mh?"

"Buona notte!"

"Ma vaffanculo" borbottò l'altra uscendo. 

L'altro chiuse gli occhi pronto a farsi un sonnellino appagante, ma non ebbe tempo neppure di addormentarsi che Trunks bussò timidamente di lì a poco, e aprendo la porta disse: "Papà..."

"Che c'è adesso?" Vegeta alzò la testa ruotandola verso il figlio.

"La mamma mi ha detto che mi vuoi parlare..."

Per un nanosecondo il saiyan pensò a Bulma e a come fargliela pagare, ma alla fine non gli rimase che arrendersi alzando gli occhi al cielo con un sospiro di rassegnamento: "Sì, vieni, e chiudi la porta".



Fine I episodo.

 

  
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