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Autore: DhaevetralWarrior    07/03/2019    0 recensioni
Sono passati ormai diversi anni dalla sconfitta di Majin Bu, e sulla Terra vivono la pace e la prosperità. I nostri eroi hanno continuato ad allenarsi, pronti al'arrivo di un'eventuale nuova minaccia da debellare. Sembra tutto tranquillo sulla Terra, fino a quando, un giorno, succederanno diversi eventi, a cui ne susseguiranno altri, per cui i Guerrieri Z dovranno tornare a lottare. Tra vecchie e nuove conoscenze, i nostri eroi dovranno impegnarsi al massimo e migliorarsi sempre di più per poter proteggere non solo il loro amato pianeta, ma anche il regno dei morti, minacciato da una creatura spaventosa e potente. Riusciranno i nostri eroi a vincere anche questa volta? Beh, lo scopriremo presto!
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Goku, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 7: GOKU E VEGETA CONTRO FAREUS E NATROSCE           

“Ah, muoviti più veloce!” sbraitò rabbioso Fareus, per poi tirare un calci destro alle spalle di Vegeta, facendolo cadere in avanti, mentre Goku teneva la testa rivolta verso il basso, remissivo.
“Ma si può sapere che ti prende?” urlò Vegeta a Fareus, che non prese bene quell’affronto. Appena Vegeta cercò di alzarsi sulle mani,  Fareus si avvicinò alla sua schiena, alzò da terra il piede destro, e lo posizionò sopra la schiena del Saiyan. Dopo di che, lo abbassò violentemente, colpendo malamente la schiena di Vegeta, che sputò sangue: era un dolore fortissimo, e per l’altro in quel momento era più fragile del solito. Forse quel mostro aveva detto il vero quando li aveva avvisati sul non provocarlo.
“Non mi mancare mai più di rispetto, chiaro?” chiese rabbiosamente Fareus, mentre toglieva il piede dalla schiena di Vegeta.
“Si, chiaro” rispose Vegeta, rialzandosi a fatica. Dopo essersi massaggiato la schiena, iniziò nuovamente a camminare, questa volta con passo più svelto, insieme a Goku. Nessuno dei due sapeva quanto tempo fosse trascorso da quando Fareus si era posizionato dietro di loro durante il loro incontro nel cratere,  e da lì li aveva minacciati di ucciderli ad un solo loro passo falso. Gli aveva quindi ordinato di seguire i suoi ordini, portandoli ad un sentiero vicino al cratere, lo stesso che stavano ancora percorrendo. Spesso, Fareus aveva lanciato diverse frecciatine ai due Saiyan, nominando anche i loro conoscenti, mettendoli molto a disagio: com’era possibile che conoscesse quei nomi? Sapevano che fosse quasi sicuramente un servo dell’essere nominato dal vecchio, ma ciò non si poteva per nulla collegare a ciò che gli aveva detto il vecchio su quell’entità misteriosa. Possibile che anche Fareus fosse onnisciente? Entrambi i Saiyan si fecero la domanda, ma nessuno dei due la pose davvero al mostro, per tentare di scoprire di più. Ma proprio in quel momento, mentre riprendevano la camminata, a Goku venne un’idea. Un’idea geniale.
“Sai dirci di più sull’essere per cui lavori? In fondo, ormai è quasi sicuro che riuscirai ad ucciderci, e voglio almeno sapere di chi si tratti” gli disse Goku, in modo indifferente. Vegeta lo guardò, sconcertato: proprio all’inizio del percorso, il principe aveva azzardato a dire qualche parola, ma Fareus lo aveva punito dandogli un pungo sul collo. Ed erano poche parole di poco conto, ma gli erano costante un colpo fortissimo. Goku aveva addirittura formulato una domanda e una frase, e su un tema delicato. Era forse impazzito? Pensò di si, finché non sentì la leggera risatina di Fareus da dietro.
“Sai una cosa? Il mi obbiettivo sarebbe ucciderti, ma in fondo mi stai simpatico. Insomma, sai di dover morire, e mi poni una domanda del genere? Beh, però hai ammesso di essere in pericolo di morte, e questa tua umiltà la apprezzo molto. E sia: ti rivelerò tutto quello che vuoi sapere sul mio superiore. Avanti, su cosa vuoi essere informato?” gli chiese Fareus, in un tono molto educato, diverso dal suo tipico irriverente modo di rivolgersi ai due Saiyan. Goku accennò un sorriso, senza farsi vedere da Fareus. Vegeta però lo notò.
“Impossibile. È riuscito a convincerlo? Continui a stupirmi sempre di più, Kaarot” pensò Vegeta.
“Prima di tutto, vorrei chiederti una cosa: come mai non ti sei stupito quando ti ho fatto capire di conoscere il tuo superiore?” domandò Goku, serio. Fareus rimase per qualche istante in silenzio. Vegeta tentò di girare leggermente la testa per vedere la sua espressione, ma fu fulminato dalla vista dei suoi occhi colmi di rabbia. Girò quindi immediatamente la testa in avanti: gli occhi di Fareus erano decisamente più inquietanti e terrificanti di quelli di Rainbokiller.
“Beh, te lo ha detto il vecchio, giusto?” domandò Fareus, ridacchiando. I due Saiyan si fermarono di botto, esattamente come fece Fareus: le loro espressioni erano fredde, ma i loro animi erano più spaventati che mai: il vecchio era onnisciente, e questo lo sapevano. Ma non pensavano di poter incontrare un altro essere onnisciente nel giro di pochi secondi: forse li aveva poter visti seppellire le ceneri del vecchio, ma come poteva sapere a quale persona appartenessero?
“Confusi? È del tutto normale, tranquilli. Non ve ne faccio una colpa. In fondo, il vecchio non vi ha raccontato che ieri notte Nappa gli ha fatto visito, no?” domandò Fareus, sorridendo malignamente. Ai due Saiyan si raggelò il sangue. Il vecchio era stato in contatto con il nemico? Vegeta provò una forte rabbia dentro.
“Hai visto, Kaarot? Non dovevano fidarci di quel vecchio. Scommetto che ci ha detto un mucchio di frottole!” pensò Vegeta. Ma Goku era rilassato, e a sangue freddo.
“E cosa gli ha detto?” domandò Goku, cercando di restare sereno. Vegeta lo osservò con sdegno: come poteva essere così calmo in una situazione del genere?
“Questo non lo avremmo saputo, se non per gli strabilianti poteri del mio superiore. Quello stronzo non si è minimamente degnato di farci sapere nulla, anche se lo avevamo avvisato. Noi abbiamo chiuso un occhio, anche perché avevano osservato tutta la scena. Era un po’ una prova della fedeltà di Nappa. Infatti, sono qui già da ieri, per assassinare voi, e, poi, Nappa. Aspettavo, insieme a Natrosce, il momento giusto per uccidervi: io e lui ci eravamo infatti messi d’accordo con Rainbokiller, che se nel caso lui fosse morto, prima di morire gli avrebbe portato qui. Voi avreste scoperto l’albero, e vi sareste stupiti della rapidità con cui è bruciato. Poi, io vi avrei potuto colpire da dietro. Che bel piano, eh?” si vaneggiò Fareus, innervosendo Goku. Quell’essere gli dava così fastidio che anche lo stupore per quel malefico piano aveva lasciato il tempo che trovava.
“Voglio sapere cosa ha scoperto Nappa dal vecchio. E soprattutto, come faceva l’entità a sapere chi fosse il vecchio? L’ha mandato lui da Nappa, no?” disse Goku, pacato, ma lasciando trasparire una leggera amarezza. Fareus non ci fece caso, e, sorridendo, si mise a raccontare.
“Che domande interessanti. Andrò con ordine: non ricordo precisamente il dialogo tra quel Saiyan e il vecchio: io, Natrosce e Rainbokiller lo abbiamo ascoltato insieme al nostro padrone grazie ai suoi poteri, ma ammetto di aver prestato poca attenzione. Mi pare solo che il vecchio abbia detto qualcosa riguardante i vostri amici terrestri, e anche sul vostro conto. Ma non mi ricordo poi così tanto” disse Fareus, continuando a far spaventare sempre di più Goku e Vegeta. Quali erano i veri poteri di quell’entità? Fareus aveva appena citato i loro alleati terrestri. Li conosceva. Ma com’era possibile?
“Per rispondere alla tua seconda domanda, il mio superiore… come quel vecchio, lui sa praticamente tutto. Anzi, meglio di quel vecchio: il vecchio non vi ha raccontato del suo incontro con Nappa, eppure lui vi dovrebbe aver parlato del mio superiore. Forse in particolari stati d’animo la sua mente è inferiore al solito. Il mio padrone invece, sa tutto, e ve lo assicuro. Può anche far vedere agli altri degli eventi passati: è grazie a ciò che io e altri miei alleati abbiamo scoperto i vostri nomi, e le vostre abilità. Noi sappiamo quasi tutto di voi. Vediamo… l’attacco firma di te, Goku, è la Kamehameha, una potente onda di energia che si scaglia con entrambe le mani. E la tua tecnica più devastante, Vegeta, è il Final Flash, un lampo di energia potentissimo che può danneggiare gravemente anche esseri molto più forti di te. Allora, ci ho azzeccato?” disse Fareus, lasciando i due Saiyan a bocca aperta. Non aveva mentito. Diceva la verità. Quello che si trovavano davanti poteva anche essere uno sgherro di poco conto. E forse, anche quell’entità non era poi così forte: anche il vecchio, pur possedendo diversi poteri, non sarebbe stato poi un grande avversario. Ma la sua capacità di istruire gli avversari sulle loro tattiche e tecniche era molto pericolosa. Erano nei guai. I due si guardarono, con uno sguardo di intesa e di paura: avevano percepito un’aura molto vicina. La battaglia stava per cominciare.
“Manca poco” disse Fareus, leccandosi nel mentre tutto intorno alla bocca.

*             

Il mantello di Junior svolazzava per il forte vento, e la velocità adottata dal namecciano durante il volo non aiutava di certo il mantello a rimanere fermo, a non muoversi troppo. Ma Junior non poteva fare altrimenti, se voleva stare al passo con i due piccoli Goten e Trunks, con i quali in quel momento stava sorvolando, volando in avanti, una grande foresta. Quei due bambini, per quanto fossero meno forti di Junior senza trasformarsi, erano dannatamente veloci, e il namecciano faticava a stargli dietro. Inoltre, un altro problema era la loro impazienza di essere utili, e di non essere solo dei bambini frignoni: voleva combattere come quando avevano combattuto contro Majin Bu, ma volevano al contempo essere più seri. Un gesto ammirevole, secondo Junior. Ma al contempo un problema, perché quelle due pesti, ansiose di trovare le sfere, sapendo che con esse avrebbero fatto del bene, li spingeva ad andare troppo spediti. Più volte avevano rischiato di andare troppo avanti dimenticando Junior dietro, come in quel caso.
“Rallentate, per piacere!” gli urlò Junior. I due bambini non se lo fecero ripetere due volte, e, senza voltarsi neanche un istante per guardare Junior, rallentarono un po’, il che permise a Junior di raggiungerli, stando di fianco a Trunks. A quel punto, anche il namecciano rallentò, per poter osservare il radar nelle mani di Trunks, che il bambino aveva posto davanti al viso per poter osservare la posizione della sfera. Mancava poco, ormai: ci erano vicini.
“Ragazzi, fermiamoci al mio segnale!” disse Junior ai due piccoli Saiyan, che annuirono scuotendo il capo, con lo sguardo fisso sul radar. I bip del radar diventavano sempre più intensi, e la sfera da loro individuata poco tempo prima era ormai vicina. Dopo un paio di secondi, Junior la vide di sfuggita con la coda dell’occhio, in mezzo alla chioma di un albero poco più avanti di loro. Il suo arancione era distinguibile in tutto quel verde.
“Trunks, per ora puoi posare il radar. Ho trovato la sfera. Adesso fermiamoci” ordinò Junior. Immediatamente, tutti e tre si fermarono, e Trunks spense il radar premendo sul pulsante alla sommità di esso, aspettando mentre Junior planava lentamente verso l’albero.
“Ti aspettiamo qui, ok?” chiese Trunks.
Va bene” rispose Junior. Fu quasi tentato nel dire ai due di “fare i bravi”, ma ormai si fidava dei due piccoli Saiyan. Era in debito con loro, e proprio non riusciva a dimenticarselo: la notte precedente, per quanto lui fallisse, per quanto non raggiungesse il su obbiettivo, quei due bambini avevano continuato a spronarlo, in particolare Trunks, che in quel momento gli era sembrato molto Vegeta. Non orgoglioso quanto il padre, ma determinato nei suoi obbiettivi. In un certo senso, si sentiva un peso: quei due bambini, da trasformati, erano molto più forti di lui, per cui, in caso di scontro contro un nemico particolarmente potente avrebbe perso, e sarebbe toccato a quei due combattere. Non stava facendo nulla di eccezionale: stava semplicemente allungando il proprio braccio nella chioma dell’albero, raggiungendo la sfera e raccogliendola con la mano. Una cosa di poco conto, in fin dei conti. Raccogliere le sfere era si importante, ma ancora più importante era sconfiggere possibili minacce per la terra. E in questo, lui non poteva fare nulla. Nonostante questo, fece tornare il suo braccio a grandezza naturale, così che si ritrovò la sfera tra le mani. Riprese quota, e si girò verso i due piccoli Saiyan: erano rimasti esattamente come li aveva lasciati. Gli sorrise.
“Lo sapevo che di voi mi potevo fidare!” pensò Junior, mentre i due piccoli gli sorrisero, felici, ma al contempo senza risultare troppo esaltati. Junior rifletté un momento, e poi parlò.
“Sapete ragazzi, ritengo giusto che voi vogliate essere più maturi. Ma ciò non significa che dovete per forza rinunciare alle vostre attitudini scherzose” gli disse Junior, in modo severo ma non troppo. I due piccoli Saiyan lo guardarono stranito.
“Che cosa intendi? Mio padre fa sempre il serio, quindi credo che sia un comportamento maturo, no?” chiese Trunks, in modo quasi ingenuo. Junior sorrise: dovevano ancora crescere, e non sarebbe bastata qualche ora.
Beh, Trunks, bisogna anche sapere quando essere maturi. Voi due da una parte state rinnegando il vostro carattere. Secondo me, dovreste essere voi stessi, ed essere seri solo nei momenti più importanti. Anche contro Majin Bu, a volte, avete dimostrato di non essere totalmente bambini. Ma anche lì, alla fine, avete continuato a scherzare. È nella vostra natura, capite?” gli chiese in tono saggio Junior. I due bambini Saiyan lo guardarono per un po’. Erano loro stessi confusi. Non si aspettavano che da un momento all’altro, Junior gli avrebbe detto quelle cose. Tuttavia, avevano ascoltato attentamente. Non dovevano reprimere la loro natura. E non lo avrebbero fatto.
“Che cos’è quel coso!” urlò Trunks, indicando con l’indice alle spalle di Junior, con il volto terrorizzato. Junior, preso dal panico, si girò, per trovarsi davanti il niente. Poi, due fragorose risate.
“Ci è cascato in pieno!” dissero in coro i due piccoli Saiyan, mentre stavano soffocando per le loro stesse risate. Junior li guardo in modo storto.
“Ma che diamine mi salta in mente di fare il mentore a questi due? Ah, potevo farmi i fatti miei! Li preferivo prima!” sbraitò Junior. Quelle due piccole pesti, per quando tendessero a celarlo, proprio non riuscivano ad eliminare il loro lato voglioso di marachelle. Ma Junior doveva pur sempre accettarlo. Si fidava cecamente di quei due, perché quando volevano e dovevano, rivelavano il meglio di loro. Anche se avrebbe di gran lunga preferito non dirgli quelle cose. Ma il danno era fatto.
“Sarete sempre incorreggibili, eh?” domandò Junior, ridacchiando. I due continuarono a ridere. Junior li guardò: nel vedere Goten provò un forte senso di nostalgia, perché, anche se molto fisicamente diverso, gli ricordava Gohan da bambino. Da lui aveva preso il bellissimo sorriso. Vedere Trunks gli ricordava Trunks stesso, ma quello venuto dal futuro diversi anni prima, ai tempi della minaccia dei Cyborg. Era stato un guerriero leale, e un grande amico. Il piccolo Trunks di lui, però, aveva ereditato solo l’aspetto, mentre per il resto era come se fossero due persone distinte e separate. Ed effettivamente era così: uno era nato e cresciuto in tempo di pace, l’altro in tempo di guerra.
“A volte penso come stia Trunks. Da quando Cell è stato ucciso, non lo abbiamo mai più rivisto. Chissà se sta bene. Chissà se infine è riuscito nel suo intento. Ma credo proprio di si. Anche se… mi sento molto strano” pensò Junior. Non capiva cosa lo faceva sentire strano. Lui si sentiva strano e basta. Cos’era? Il suo stato d’animo, che ora era molto più leggero e sereno? La sua forza, che in quel momento sentiva instabile? Che cosa diavolo era? La paura, che tutti e tre cercavano di nascondere, della verità da loro svelata diversi minuti prima da Re Kaioh? Non riusciva a capirlo. E non poté capirlo. Perché fu lì che lui e i due piccoli Saiyan avvertirono un aura. Non era particolarmente potente: era più debole di Nappa, quindi un bersaglio ancora più semplice per i due piccoli Saiyan. Non era certo scarso, ma neanche tanto forte. Anche Junior, con una buona strategia, sarebbe riuscito a batterlo. Eppure, al contempo, si accorsero di due auree molto deboli. Sembravano stanche. I tre le analizzarono un momento. E le riconobbero.
“Ma è assurdo. Non possono essere loro. Come… come hanno fatto a finire qui? Chi li ha ridotti in questo stato?” delirò Junior, mentre i due bimbi Saiyan smisero di ridere, concentrandosi sulle auree. Entrambi iniziarono a preoccuparsi.
“L’aura del nemico è forte. Davvero forte. Eppure non credo che possa ridurre così mio padre e Vegeta. Deve esserci sotto qualcosa. Sento che quello non è da solo” esplicò Goten, sforzandosi al massimo per tentare di captare un’altra aura. Ma niente. Sempre le solite tre.
“Probabilmente a ridurli così è stato un altro tipo, molto più forte di lui. Non trovo altre spiegazioni” aggiunse Trunks, sforzandosi anch’egli di percepire altre auree. Ma niente. Non sentivano niente.
“Probabilmente sarà già morto. Comunque, sono tutti e tre molto distanti da noi. Oltretutto, Vegeta e Goku si stanno dirigendo verso la terza aura. È quasi appurato che sia un nemico, ma non possiamo averne la certezza. Sarebbe meglio controllare” disse Junior. Peccato che non fosse ancora cosciente che quella cosa li aveva trovati. In un attimo, sentirono il freddo sulla loro pelle, e un vento fortissimo venirgli contro. Provarono a volare controcorrente, ma il vento era troppo forte. In breve tempo, una potentissima folata di vento li prese in pieno, e li spinse lontano. E non sembrava volersi fermar. La sua velocità era assurda, e neanche la trasformazione in Super Saiyan di Trunks era riuscita a battere la forza di quella folata, che aveva continuato a spingerlo all’indietro.
“Merda, ma cosa diavolo è questo vento fortissimo?” urlò Junior, mentre il turbate gli cadeva dalla testa per via della troppa forza del vento. Junior provò anche a togliersi il mantello, sperando di alleggerirsi e di poter avere una possibilità per scappare. Ma il suo corpo non riusciva a muoversi. Era paralizzato dalla potenza della folata.
“Sicuramente è stato il possessore della terza aura. Non è scarso come sembra!” constatò Trunks, mentre, come gli altri due, rilassava i muscoli, arresosi alla dura realtà: erano in balia del vento.

*

“Devo chiederti una cosa. Siamo ormai vicini a tuo fratello, eppure tu ancora non hai rivelato la tua aura. Potresti farlo?” chiese educatamente Goku a Fareus, interrompendo il suono dei passi, che durante il lungo silenzio dopo la spiegazione di Fareus avevano assunto un aria molto tetra.
“Ne sei proprio sicuro, Goku?” chiese ridacchiando Fareus. Vegeta ebbe quasi la tentazione di girarsi e di tirargli un pugno nel viso, ma sapeva che se anche solo avesse provato a trasformarsi, quel mostro lo avrebbe probabilmente ucciso prima che riuscisse a completare la trasformazione. Rimpianse il vecchio: per quanto lo avesse irritato, non era poi così fastidioso, in confronto a Fareus.
“Si, ne sono sicuro, al cento per cento. In fondo, non saprei come batterti, se non sapessi quanto sei forte, o mi sbaglio?” chiese Goku, girandosi e guardando l’avversario con un sorriso. Lui, invece, non ricambiò.
“Quando mi hai chiesto informazioni sul mio superiore, mi avevi detto di esser certo di non poter vincere. Ora con quanta arroganza vuoi far intendere che, nonostante tutte le tue ferite, tu possa ancora battermi?” domandò Fareus, furioso. Vegeta iniziò a tremare, e a maledire l’ingenuità di Goku: li aveva condannati entrambi.
“Emh, io intendevo soltanto che se voglio avere almeno una possibilità, devo sapere la tua forza. So che non posso batterti, ma vale la pena tentare” disse Goku, dapprima in modo poco convincente, ma poi sembrando sempre più spontaneo. Fareus tirò un sospiro, che rese il suo essersi calmato. Ovviamente mentiva, ma doveva fare di tutto pur di non farlo infuriare. Vegeta tirò un sospiro di sollievo. Ancora una volta aveva sottovalutato le capacità di valutazione del suo rivale. Forse si sarebbe dovuto fidare più spesso di lui.
“Diavolo, ma come fa ad essere sempre così tranquillo, anche in momenti del genere? Che sia la sua ingenuità?” si domandò Vegeta, frustrato per la situazione che stavano vivendo: loro due, potenti guerrieri Saiyan, messi in scacco da quel mostro. Per l’altro, era Goku che stava riuscendo, in un modo o nell’altro, a raccogliere informazioni. Ma perché? Perché era sempre lui? Perché sempre lui, in un modo o nell’altro, risultava il tassello più importante durante i momenti di guerra?
“Adesso ti mostrerò la mia forza. Comunque, mi devo complimentare con te: sei un guerriero coraggioso e fiero, che anche in momenti di tensione riesce a parlare e a reagire. Mi pare strano che tu non abbia ancora provato ad attaccarmi. Sai, da quando ho finito il mio discorso non vi ho attaccati per rispetto nei tuoi confronti: anche lì, ti sei dimostrato sprezzante del pericolo. Se anche avessi colpito questo inutile principe da strapazzo, tu avresti sofferto molto. Per questo non vi ho fatto nulla. A proposito, Vegeta. Si debitore a Goku: lui ti ha salvato da ulteriori pestaggi. Ora potete girarvi” disse fermamente Fareus, fermandosi. Stessa cosa fecero i due Saiyan, e Goku si girò verso di lui. Vegeta, invece, rimase ad osservare il vuoto. Era incredibile: anche Fareus gli aveva detto di non essere altro che un peso per Goku.
Ma ecco che, improvvisamente, dove qualche breve urlo, un’aura viola avvolse Fareus, dopo poco tempo, finalmente riuscirono ad avvertire la sua aura. Entrambi i Saiyan rabbrividirono. Vegeta, senza neanche guardarlo, avvolto dalla sua inquietante aura viola, tremava dalla paura. La sua forza era la metà di quella di Goku trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello. Questo era un problema, poiché Goku in quel momento sapeva di poter al massimo raggiungere il livello di Fareus, anche col Super Saiyan Tre. Se fosse stato nel pieno delle forze, sarebbe stato per lui un gioco da ragazzi liberarsi di quel mostro, ma così non era.
“Cosa ve ne pare? Ovviamente è una domanda retorica. So di essere sia potente, sia bello. L’aura che mi attornia è l’essenza stessa della bellezza” si vaneggiò Fareus, e Goku dovette ammettere che aveva ragione. La sua aura viola acceso era davvero uno spettacolo niente male. Ma non doveva farsi ammaliare da quell’aura. Doveva rimanere sempre concentrato.
“Oh, però così mi è venuta voglia di combattere. Goku, che ne dici se ci teletrasportiamo direttamente da Natrosce. Tu puoi teletrasportarti, no? Bene. Vieni” lo esortò Fareus. Goku capì che doveva aver scoperto la capacità di teletrasportarsi dall’entità. I suoi timori continuarono a crescere: era quasi certo che il suo piano non sarebbe potuto andare a buon fine. Ma quando sarebbe arrivato il momento, doveva pur tentare.
“Ah, e una cosa: non provate a teletrasportarvi in altri posti. Appena non sentirò più l’aura di Natrosce, vi ucciderò all’istante. Ora, avvicinatevi” disse Fareus. Vegeta si voltò, a malincuore, mentre l’aura viola si diradava. Come Goku, si avvicinò a Fareus, e gli mise una mano sulla spalla sinistra, cosa che Goku fece con la destra. Poi, con la mano libera, Goku portò due dita alla fronte. Fu un attimo, e i tre scomparvero dal percorso. Così, si teletrasportarono nei pressi dell’aura di Natrosce. Goku e Vegeta si diedero una veloce occhiata intorno: erano in un’altra radura, molto più ampia di quella dove si trovava l’albero del vecchio. Passò poco tempo prima che, con lo sguardo fisso in avanti, lo notarono.
Era un mostro dalla grossa corporatura, simile per fisionomia a Rainbokiller trasformato, anche se privo di gobba, tentacoli e spine. Era invece molto peloso, con peli dello stesso colore di quelli di Fareus sparsi per tutto il corpo ad eccezione che nella zona del viso. Sulle mani e sui piedi avevano dei lunghi artigli, la cui punta sembrava essere molto affilata. I suoi occhi erano uguali a quelli di Fareus, e la sua espressione era calma e riflessiva. Apparentemente.
“Mi presento. Io mi chiamo Natrosce, e sono il fratello di Fareus e Rainbokiller. Partiamo dal presupposto che voi due non mi piacete. Ma non perché vi odi sul personale, sia chiaro, ma perché avete della acconciature orribili! Non andate mai dal parrucchiere?” e dopo questa frecciatina, il mostro scoppiò a ridere.
“Allora è un vizio di famiglia insultare e ridere?! Sappi che me la paghi cara, Natrosce!” mise subito in chiaro Vegeta, per poi fare un espressione vacua. Sentì una folata di vento passargli accanto, e pochi istanti dopo, sia lui che Goku videro che Fareus si trovava a fianco di Natrosce. E non sembravano di buon umore.
“E tu ce lo chiedi anche! Tu non puoi sapere come sia stata la nostra vita! Reclusi nei meandri più profondi della galassia, in un piccolo pianeta sconosciuto a tutti, derisi da tutti per una stupida motivazione! Voi due non potete neanche sapere gli sforzi di nostro fratello, Rainbokiller, nel diventare forte come lo avete affrontato. Eppure, lui, a parte noi due, non aveva nessuno con cui confrontarsi, e nonostante questo, è diventato molto più forte di noi! Io, lui e Natrosce abbiamo patito le pene dell’inferno, mentre tutto il resto degli abitanti del nostro pianeta viveva nel lusso. E qualcuno poi si arrabbiava se, per sbaglio, facevano saltare in aria qualcosa. Ma poi è venuto lui, e ci ha dato una possibilità per rimediare! Certo, non nego che a volte fa la testa calda, nel cercare di mandarvi contro deboli schiavi che lui ha creato. Ma se non fosse per lui, noi non potremmo essere qui, ora! Il nostro rancore è profondo, e lo dobbiamo sfogare su qualcuno. E noi lo sfogheremo su di voi, che con ogni probabilità siete gli artefici della sua morte. Il vostro dolore… sarà eterno!” concluse infine Fareus.
Neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo, che i due Saiyan dovettero trasformarsi in Super Saiyan di Primo Livello. Al contempo, anche l’aspetto di Natrosce variò quando questi strinse i denti, e fu questo il motivo della trasformazione dei Saiyan: la sua pelle e la sua pelliccia divenne di soli tre colori, quelli del fuoco, ovvero l’arancione, il giallo e il rosso. Dietro la sua schiena, inoltre, partiva un muro di intense fiamme, che rendeva l’aspetto del mostro ancora più inquietante. Subito dopo essersi trasformato, il mostro tese il braccio destro in direzione dei due Saiyan, e con l’enorme mano aperta, lanciò una potente palla di fuoco, che si diresse velocemente verso i due Saiyan. Vegeta e Goku, una volta che la palla di fuoco fu nel loro raggio di azione, tirarono un diretto all’attacco nemico, Goku con il braccio sinistro, e Vegeta con il destro. La palla di fuoco arrestò la sua avanzata al contatto con i pugni dei due Saiyan, ma questa situazione non durò molto. Difatti, dopo qualche istante, il fuoco si fece più intenso, e il calore aumentò. I due Saiyan sgranarono gli occhi, prima che la palla di fuoco esplodesse, innalzando una enorme coltre di fumo che coprì la vista a Fareus e Natrosce, e che coprì completamente la parte di radura dove si trovavano Goku e Vegeta.
“Stupiti? Non dovreste esserlo: avete già avuto modo di vedere il potere delle fiamme di mio fratello, quando ha bruciato quell’inutile albero! Mi spiace dirvi che non avete speranza di vincere!” sentenziò Fareus, per poi scoppiare in una risata, interrotta quasi subito, quando i due fratelli videro rispuntare dalla coltre sia Goku che Vegeta. Entrambi stavano correndo, il primo trasformato in Super Saiyan di Terzo Livello, il secondo in Super Saiyan di Secondo Livello; entrambi stavano correndo contro un avversario: Goku contro Fareus, e Vegeta contro Natrosce. I due fratelli si diedero uno sguardo di intesa, poi, con il sorriso impresso sui volti, si misero anch’essi a correre verso i due Saiyan, scegliendo come avversario quello che gli stava correndo incontro: Natrosce scelse quindi Vegeta, mentre Fareus scelse Goku.
“Sei forte, ma non sei nulla paragonato a me, trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello. Prendi questo!” urlò Vegeta, per poi spiccare un balzo molto alto, lo sguardo fisso su Natrosce, che alzò gli occhi al cielo, verso Vegeta. Non sembrava minimamente preoccupato dalla mossa dell’avversario.
“Non pensare di cavartela! Trema di fronte alla forza del vento!” urlò il mostro, per poi stringere di nuovo i denti. Il suo aspetto mutò ancora: i suoi peli e la sua pelle divennero bianchi e grigi, mentre dietro di lui le fiamme lasciarono spazio e dei minuscoli tornado che gli partivano dalle spalle. A questo punto, Natrosce tese il braccio destro al cielo, con il pugno chiuso. Tuttavia, non successe nulla, e il principe dei Saiyan si sentì offeso: quel mostro si stava prendendo gioco di lui! Eppure, al contempo si sentì quasi spaventato: Natrosce si era rivelato in grado di poter utilizzare il fuoco, e a detta sua anche il vento. Vento e fuoco… dopo un breve ragionamento, arrivò alla conclusione, che lo lasciò stupefatto. Ma prima che potesse fare qualsiasi cosa, mentre era ancora a mezz’aria, sentì un gelido freddo attraversargli la pelle. Poi, si sentì lanciato verso l’alto. Era il vento. Una potentissima folata di vento, proveniente dalla direzione dove si trovava Natrosce.
“Sei soddisfatto, principe dei Saiyan?” lo canzonò Natrosce, mentre già pregustava la gioia che avrebbe sentito nel momento in cui avesse ucciso uno degli assassini di suo fratello. Era da sempre legato a Rainbokiller, poiché per lui era stato sia un fratello che un mentore, e per quanto fosse più affezionato a Fareus, ormai gli importava quasi più vendicare il fratello perduto piuttosto che fare ciò che gli aveva ordinato lui. Certo, era ovvio che avrebbe assassinato quel Saiyan, ma a muoverlo sarebbe stato il puro egoismo. Egoismo che muoveva anche Farues, che poco prima che Natrosce avesse iniziato il suo scontro aveva messo in difficoltà Goku.
Difatti, mentre Goku correva verso Fareus, si mise a caricare una Kamehameha. Continuò a correre, e, quando si trovò ad una media distanza da Fareus, scomparve nel nulla. Fareus però sorrise, e sferrò un diretto destro davanti a sé, nello stesso istante in cui Goku gli apparve davanti, pronto a sferrare la Kemahameha. Ma fallì, poiché il pugno di Fareus fu più veloce, e lo prese in pieno stomaco. I piedi di Goku si levarono leggermente da terra per il duro colpo subito, mentre il Saiyan allontana tra di loro le mani. Fareus sfruttò il momento per ritrarre il braccio destro, e sferrare una gomitata sinistra dall’alto verso il basso, centrando nuovamente il già dolorante stomaco di Goku, facendo cadere all’istante il Saiyan a terra. Successivamente, ritrasse anche il braccio sinistro, e guardò il Saiyan con sprezzo.
“Che losco trucco. L’hai usato già una volta contro Cell, o sbaglio? Sai, alla lunga usare sempre le stesse tecniche diventa inutile” rimproverò il mostro al Saiyan, che con difficoltà riuscì a rialzarsi, ansimando. Dovette anche portarsi una mano al petto, quando il suo corpo si inclinò leggermente in avanti: sentiva quasi tutte le forze venirgli meno.
“Sono esausto. Devo farlo fuori ora che ne ho le forze. Poi penserò anche al fratello. Ma come diavolo devo fare?” si chiese Goku, che tentò di pensare ad una strategia. Ma ecco che Fareus scomparve improvvisamente dalla sua vista. Goku udì perfettamente lo spostamento del vento verso destra, e non aveva dubbi: l’avversario aveva usato la super velocità. Si girò a destra, ma non c’era nessuno. Senti un altro spostamento di vento, dietro di sé. Quindi si girò, ma non vide nulla neanche stavolta. Successivamente, continuò a sentire un numero enorme di spostamenti di vento da tutte le direzioni, continuando di conseguenza a spostare continuamente il capo. Eppure, non riusciva mai a vedere nulla.
“Sono sicuro che si sta spostando con la super velocità. Eppure non riesco a capire come beccarlo. Proverò a percepire la sua aura” rifletté Goku. Si sforzò quindi di individuare la sua aura, ma non ci riuscì: certo, la percepiva, ma non trovava la posizione esatta di essa. Si spostava in continuazione, così come l’utilizzatore. Goku era praticamente in balia di Farues, e rimase per molto tempo a voltare la testa per trovarlo. Pensò per un attimo alla tattica del teletrasporto, ma Fareus sembrava conoscerla bene, per cui era una mossa molto azzardata. Non c’erano davvero modi per reagire.
Non si poteva dire che Vegeta se la stesse vedendo meglio. Difatti, egli proprio non riusciva a resistere alla potente folata generata da Natrosce, che in quel momento se ne stava con le braccia conserte, ad osservare il suo avversario venire sempre di più sbalzato verso l’alto. Provò un po’ di pena, a dire il vero, per quel povero Saiyan: desiderava porre fine alla sua vita, ma provava pietà l’impotenza in cui si trovava in quella situazione. Ma non era importante. La vendetta sarebbe presto arrivata. Ma non sapeva che il principe non si sarebbe arreso così facilmente. Nonostante fosse ormai lontano da terra, e nonostante non riuscisse ad andare contromarcia, non intendeva arrendersi. Quella poteva essere l’occasione. Se lo sentiva. Il giorno era arrivato. Non poteva essere un caso. Il sogno del vecchio si faceva improvvisamente più chiaro. Fareus aveva spiegato loro che probabilmente, in preda a forti emozioni, le capacità del vecchio diventavano più deboli. Si era dimenticato di dirglielo. Ne era certo. Doveva domare il vento, il fuoco e… ricordando, capì quale sarebbe stato il contrattacco di Natrosce al piano che aveva in mente.
Vegeta, quindi, riuscì a stendere le braccia all’indietro, aiutato dal vento. Aprì le mani, e da lì partirono da entrambe due onde di energia. Queste si estesero per pochi metri, per poi fermarsi e rimanere nell’aria. Ed ecco che improvvisamente il corpo di Vegeta iniziò a muoversi in avanti, vincendo con facilità il vento. Natrosce osservò la scena sbigottito. Vegeta stava utilizzando due onde che aveva lanciato quelle onde per usarle come propulsori per andare contro la corrente del vento. Un piano davvero ingegnoso, e anche funzionale, siccome il principe dei Saiyan, lasciandosi alle spalle la scia delle onde. Ad un certo punto, il principe non sentì neanche più la pressione del vento sul proprio corpo. Ritrasse quindi le braccia, interrompendo le onde e facendole dissolvere nel nulla. Quindi, continuò la caduta verso Rainbokiller semplicemente cadendo in picchiata verso di lui. Natrosce aprì le braccia, e sorrise. Vegeta ricambiò. Forse, prima di entrare in contatto con il nemico, poteva farlo soffrire. Se glielo avesse rivelato, si sarebbe sicuramente spaventato.
“Il prossimo potere che userai è l’acqua!” urlò Vegeta. Natrosce spalancò la bocca in segno di sorpresa. Lui… lui sapeva della sua capacità di usare l’acqua? Com’era possibile? Nessuno a parte Fareus a Rainbokiller conosceva le abilità di Natrosce. Com’era possibile che le conoscesse proprio quel Saiyan? Dove le aveva apprese? Quelli erano i suoi poteri, suoi e soltanto suoi. Lui era nato in quel modo, era stato un suo dono. Lui non aveva ereditato la forza e la tecnica di Rainbokiller, e l’abilità e l’astuzia di Fareus. Lui era nato con il dono degli elementi, un dono che da una parte odiava, ma dall’altra amava profondamente. Per quanto non fosse all’altezza dei suoi fratelli negli scontri strategici e tattici, era capace di mettere in gran difficoltà gli avversari con i poteri dei suoi elementi. E lui li teneva sempre segreti, perché niente era più importante dell’effetto sorpresa. Ma quel Saiyan aveva distrutto la sua idea. E questo lo fece molto infuriare.
“Maledetto Saiyan! La pagherai, la pagherai molto cara!” urlò indignato Natrosce. Vegeta, ormai vicino al mostro, sferrò un calcio sinistro laterale a Natrosce, ma questi strinse i denti, cambiando nuovamente forma: la sua pelle e i suoi peli divennero blu, e dietro di sé adesso aveva un muro di bolle. A quel punto, Natrosce rimase immobile con le braccia aperte, e attorno a lui si formò una bolla di acqua. Il calcio di Vegeta si scontrò con la bolla, che si rivelò piuttosto resistente. Infatti, il calcio non riuscì a far nulla alla bolla dopo averla toccata, facendo rimanere Vegeta a mezz’aria che metteva tutta la sua forza nel calcio, cercando di penetrare quella bolla. Ma niente. La bolla non dava segni di cedimento. Dentro di essa, Natrosce digrignò i denti con forza: il principe stava mettendo tutto sé stesso per far scoppiare quella bolla, e presto ci sarebbe riuscito. E la preoccupazione visibile di Natrosce non lo aiutò, perché Vegeta poté osservare la figura dell’avversario dentro la bolla, anche se questa lo faceva apparire trasparente. E vedendolo preoccupato, il principe di stava riempiendo di adrenalina. Ma purtroppo, fu tutto nullo. Infatti, dopo ancora qualche sforzò, il principe cadde all’indietro, a terra, poco distante da Natrosce: il piede gli doleva un sacco per il troppo sforzo, e adesso non pensava di potersi davvero rialzare, con le poche forze rimastegli. Natrosce strinse nuovamente i denti, e la bolla scoppiò, mentre Natrosce passava nuovamente alla forma fuoco. Vegeta, a terra, alzò leggermente la testa, quel che bastò per vedere Natrosce.
“No. Non posso venire sconfitto. Non posso. Io sono il principe della fiera razza Saiyan” disse Vegeta con un filo di voce arresa.
“Non si torna più indietro, Vegeta. E adesso… adesso…” esclamò Natrosce, fermandosi un attimo. Vegeta stese nuovamente la testa a terra. Non c’era più nulla da fare. Almeno, così sembrava. Ma non poteva finire così. Vegeta cercò di ricordare: nel secondo sogno del vecchio, si era trovato a dover affrontare sé stesso. Forse il vecchio voleva mandargli anche lì un messaggio? Voleva dirgli che il problema era lui? Ma in cosa era un problema? Non era abbastanza forte? No, non poteva essere quello. Il problema doveva essere un altro. Probabilmente, i due sogni dovevano essere collegati. Vegeta non era riuscito a dominare il fuoco, il vento e l’acqua, e quindi il problema era lui stesso. Si, doveva essere così. Doveva rialzarsi, e…
“Blazing Flame!” l’urlo di Natrosce si diffuse come un eco. Egli alzò il braccio destro, mentre gli artigli venivano circondati da fuoco. Poi, abbassò il braccio fino a quando gli artigli non si conficcarono sul terreno. Il fuoco su di essi si trasmise quindi al terreno, e con velocità si diresse verso Vegeta. Il principe chiuse gli occhi appena in tempo, proprio nell’esatto istante in cui le fiamme divorarono il suo corpo.
“Morirà di sicuro. Tra pochi istanti sarà solo cenere” esclamò Natrosce, girandosi da tutt’altra parte, ignorando quindi il corpo del principe, e lasciando che le fiamme da lui lanciate continuassero a bruciare la parte di suolo che lo divideva dal principe, e il principe stesso. Osservò che neanche lo scontro di Goku era a buon punto siccome questi continuava a girarsi in continuazione, cercando di individuare la posizione di Fareus.
“Ma quando la smette?” pensò Natrosce, irritato: il fratello ci stava mettendo troppo tempo. Ma ecco che, come se Fareus gli avesse letto nel pensiero, egli esaudì i desideri di suo fratello. Difatti, Fareus si mosse un’ultima volta, posizionandosi alle spalle di Goku, mentre questi si era girato verso Natrosce, visto che l’ultimo spostamento di Fareus provenne da lì. Quasi non si accorse che Fareus si era spostato dietro di lui, restando intento ad osservare il corpo di Vegeta avvolto dalle fiamme, che continuavano a bruciare. Ma quel momento di distrazione costò caro a Goku. Il mostro, infatti, aprì la bocca, e in essa si formò un piccolo ammasso di energia verde, dall’aspetto di un tornado posizionato orizzontalmente, e che roteava orizzontalmente. Ben presto, il tornado si fece più grande, arrivando al punto in cui soltanto il punto di origine restava situato nella bocca di Fareus, mentre il resto si apprestava a colpire Goku alla schiena. E così accadde. Il tornado crebbe di grandezza in pochissimi istanti, e inghiottì completamente il Saiyan. Un urlo di terrore, mentre il tornado verde continuava a girare in orizzontalmente. Dopo qualche istante, Fareus chiuse la bocca, e il tornado si dissolse nel nulla. Dove esso aveva agito, adesso non c’erano più fili d’erba, ma soltanto terriccio bruciato e il corpo in piedi di Goku, tornato in forma base, sporco di sangue sulla schiena, che cadde a terra quasi istantaneamente.
“Niente sfugge al mio Tornado Energetico” commentò Fareus, mentre dava una sbirciata generale alla radura. Lui e suo fratello avevano fatto proprio un bel lavoretto: nella zona dove era esplosa la palla di fuoco di Natrosce, il terreno si era un po’ inabissato, e l’erba era stata totalmente bruciata. Inoltre, non poteva che provare un malsano senso di piacere nel vedere il corpo di Vegeta avvolto tra le fiamme, che ormai erano prossime ad estinguersi, così come si erano già estinte quelle tra Vegeta e Natrosce.
“Devo ammettere che non sei andato male, fratellino. Che ne dici, ci occupiamo prima di Goku? Sempre ammesso che sia ancora vivo. Ah, ma in fondo non fa alcuna differenza, o no?” chiese Fareus. Natrosce lo guardò gioioso, e senza proferir parola si avvicinò al corpo di Goku in pochi e veloci passi, fermandosi poco prima che il suo piede potesse schiacciarlo.
“Fratello, la vendetta sta arrivando!” esclamò Fareus, iniziando per primo la tortura del povero Goku, che era ormai svenuto, dandogli una serie di velocissimi pugni sulla schiena, infierendo sulla sua già pessima condizione.                                                       

*

Nessuno dei due fratelli, tuttavia, sapeva che in verità il principe dei Saiyan fosse ancora vivo. Non era neanche svenuto, anzi, era cosciente, e adesso si trovava tra le fiamme. Ma queste, stranamente, non fecero nulla al suo corpo: non incenerirono né ciò che rimaneva della sua tuta, né la sua carne. Era come se si fosse eretto attorno a lui uno scudo protettivo. Il principe volle muoversi, ma non ci riuscì. Qualcosa lo fermava. Dentro di sé, stava rivivendo l’evento che lo sconvolse per tutti quei cinque anni. Uno degli eventi, forse, più significativi della sua intera vita.

*

Erano passati soltanto alcuni mesi dalla sconfitta di Majin Bu, ma la quotidianità riprese il possesso della vita di tutti come se nulla fosse. I Guerrieri Z e i loro cari, gli unici che ancora ricordavano l’esistenza di Majin Bu, avevano ormai accantonato i loro pensieri su quell’essere, preferendo invece godersi la pace. Beh, questo per chi non era un combattente. Le cose erano invece ben diverse per gli altri. La minaccia di Bu aveva davvero scombussolato tutti, così tanto che nessuno aveva più intenzione che una cosa simile potesse ripetersi. Così, quasi tutti i guerrieri, compresi i terrestri, iniziarono dei lunghi e duri allenamenti. Anche i guerrieri ritiratisi dalla lotta, come Riff e Iamko, ripresero ad allenarsi, con allenamenti estenuanti e duri. Fu proprio con i terrestri che Vegeta ebbe qualche problema.
Questi, infatti, erano consapevoli che se volevano raggiungere veri risultati dovevano sottoporsi ad allenamenti i più faticosi possibili. E la stanza gravitazionale di Bulma si era rivelata per loro una vera e propria manna dal cielo. Dopo un allenamento di appena un giorno, i terrestri uscirono fuori da quella stanza parecchio rafforzati: il loro livello era aumentato, ed erano capaci di incassare meglio i colpi. E miglioravano giorno dopo giorno, con una velocità davvero impressionante. Questo faceva molta paura al principe dei Saiyan, che non riusciva a sopportare l’idea che i terrestri riuscissero anche solo ad arrivare ad un livello capace di tenere testa ai Saiyan in forma base. Era un’idea che lo raccapricciava, e proprio per questo, anch’egli si sottopose ad estenuanti allenamenti. Eppure, nonostante questo, i terrestri continuavano a riconquistare terreno, e nessuno sembrava in grado di fermarli. E non c’era da stupirsi: quelli si allenavano anche in notte inoltrata, anche senza un briciolo di forze. Non smettevano quasi mai, stavano in costante contatto con la camera gravitazionale, della quale ormai stavano diventando padroni. In certi giorni, ovviamente, il principe dei Saiyan costringeva i terrestri a smammare, e si rimpadroniva della stanza. Ma non bastava, perché quei maledetti continuavano a migliorare anche con semplici allenamenti.
“Per quale motivo ho paura? Io sono il principe dei Saiyan. Perché ho paura di loro?” queste ed altre erano le domande che più si poneva Vegeta in quel periodo. In verità, egli sapeva anche fin troppo bene la risposta, ma aveva paura di esplicarla a qualcuno. Era una paura stupida, quasi senza senso. Era la paura di venire superato anche da loro. Questo era impossibile, poiché i terrestri non avevano a disposizione trasformazioni come i Saiyan. Ma la loro crescita stava avanzando con troppa rapidità. Possibile che, prima o poi, sarebbero riusciti ad ottenere qualcosa? Il principe non osava immaginarlo. Era già troppo frustrato per l’ancora grande superiorità del rivale Kaarot, con il quale si sfidava spesso, ma dal quale veniva ogni volta sconfitto. Goku, infatti, aveva iniziato uno speciale allenamento, che consisteva nel mantenere attivo il Super Saiyan di Terzo Livello per diverse ore al giorno. Spesso, il rivale se ne stava addirittura giornate intere fermo in un luogo, a meditare con il Super Saiyan di Terzo Livello attivato. Vegeta sapeva quanto dovesse soffrire il rivale: il Super Saiyan di Terzo Livello era una forma capace di far esaurire molte energia nel giro di pochi minuti. Usarlo per troppo tempo provocava uno sforzo troppo grande al corpo, ma era al momento la migliore trasformazione a disposizione dei Saiyan. E Goku non intendeva non poterla controllare. Così, minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno, Goku riusciva ad abituare il suo corpo al Super Saiyan di Terzo Livello, riducendo di molto lo spreco di energia e riuscendo a mantenerlo per molto più tempo. Prima per trenta minuti, poi per un ora intera, poi per un ora e mezza, poi per ben due ore consecutive. E col tempo, Goku diventava anche più potente di per sé. E mentre il rivale collezionava successi, Vegeta era ancora relegato al misero Super Saiyan di Secondo Livello. E nonostante tutti i suoi sforzi, i suoi sacrifici, le giornate intere di allenamenti lontane dalla famiglia, era proprio non riusciva a raggiungere quel livello che tanto agognava. Sapeva quanto fosse difficile. Sapeva che controllare il Super Saiyan di Terzo Livello fosse difficile. Ma voleva provare. Così, iniziò ad isolarsi completamente dal mondo: mangiava e beveva soltanto a tarda ora, usava tutta la sua forza negli allenamenti, dai quali non si distraeva neanche un secondo. Stava costantemente trasformato in Super Saiyan di Secondo Livello, sperando che forse questo lo avrebbe aiutato. Passarono mesi. Ma niente. Del Super Saiyan di Terzo Livello, neanche la minima traccia. Il principe non si fermò neanche per un istante, ma ormai aveva quasi perso ogni speranza, tanto che quasi non sentiva più gli stimoli esterni: aveva poca voglia di mangiare, in contrapposizione con la voracità dei Saiyan; non aveva voglia di stare con suo figlio, al quale riusciva sempre a dedicare un po’ di spazio; ignorava addirittura sua moglie, che cercava di mettergli un freno a tutti i suoi allenamenti. Non era totalmente contraria ad essi, ma vedeva che avevano reso l’uomo che amava infelice. Si, perché Vegeta era infelice. Anche se provava a nasconderlo, falliva miseramente. Nulla riusciva a renderlo felice. Nulla ormai lo appagava più. Era in una situazione davvero disperata. Così disperata, che un giorno arrivò a compiere un gesto davvero estremo.
Quel giorno, difatti, il principe uscì nel giardino della Capsule Corporation, e si trasformò in Super Saiyan di Secondo Livello. Poi, si mise ad urlare e ad espandere all’inverosimile la sua gialla aura. Diede sfogo a tutte le sue forze, cercò di liberare quanta più energia possibile. Sapeva che c’era il rischio per lui di morire, ma non se ne importava minimamente. Nessuno era lì per fermarlo: Bulma non era a casa, mentre Trunks era a scuola. I genitori di Bulma di certo non sarebbero accorsi, perché sapeva che Vegeta li avrebbe cacciati via con rabbia. Il principe era convinto che, con quell’immane sforzo, c’è l’avrebbe finalmente fatta, e avrebbe ottenuto il Terzo Livello. Ma si sbagliava. Dopo qualche minuto, difatti, l’aura del principe scomparve, e i suoi capelli tornarono quelli di sempre. Il Saiyan, quindi, cadde sulla schiena.
“Ho… ho fallito” esclamò ad alta voce il principe, mentre vedeva le immagini vorticare, e tutto farsi meno chiaro sotto l’accecante luce del sole. Vedeva tutto deformato, poiché quell’assurdo gesto gli aveva prosciugato le energie.
“Si. E anche tanto” disse una voce. Ed ecco che il principe vide un’alta figura in mantello e turbante davanti a lui. Girò la testa a sinistra, così che i suoi occhi potessero starsene tranquilli senza incontrare i raggi solari. La vista incominciò a tornare, ma con essa non tornò l’orgoglio del principe, infranto in mille pezzi.
“Io… non ho bisogno di aiuto! Vattene via, ora!” esclamò iracondo il principe. Junior non batté ciglio, e gli porse una mano, per aiutarlo a rialzarsi. Vegeta la vide con la coda dell’occhio, ma si rifiutò di girarsi nella sua direzione: il suo ego era davvero a pezzi, e non riusciva ad accettare che Junior fosse venuto in suo aiuto.
“No. Non me ne vado” sentenziò Junior, senza esitazione. Il principe dei Saiyan chiuse le mani in pugni, e li strinse forte. Non se ne parlava proprio: quel namecciano doveva sparire da quel giardino.
“Te lo ripeto un ultima volta: vattene!” urlò il principe, finalmente voltando la testa verso Junior. Ma egli non si scompose un minimo davanti alla rudezza del principe, che lo squadrò, pieno di odio.
“Lasciami in pace. Se credi che io abbia bisogno di aiuto, ti sbagli. Io sono il principe dei Saiyan, e non richiedo aiuto neanche ai miei simili! Quindi, tantomeno accetterò di essere soccorso da un namecciano come te, Junior! E ora vai via!” sbraitò Vegeta. Ma Junior non si mosse lo stesso.
“Sai, Vegeta, comprendo la tua frustrazione. È dura sapere che dei miseri terrestri stanno raggiungendo un livello simile al tuo” disse Junior, lasciando di stucco Vegeta, che rimase con la bocca aperta per un po’, senza sapere cosa dire. Poi, le parole gli uscirono con naturalezza.
“Tu... tu... via. Non mi interessa ciò che pensi. Il mio dolore è soltanto il mio, e non voglio condividere nulla con te! Ora, ti prego, fammi un favore: usa i tuoi poteri per prendere il volo, e per sparire dalla mia vista!” disse maleducatamente Vegeta, tenendo successivamente la bocca serrata e lo sguardo imbronciato, sperando che bastassero a far spaventare Junior. Ma si sbagliava di grosso.
“E invece non penso sia solo il tuo. Non sai com’è essere nei miei panni. Prima il migliore su questo pianeta insieme a Goku, voglioso di vendetta proprio contro di lui, che uccise mio padre; ora, sono diventato un guerriero in confronto a voi Saiyan di misero livello. Eppure, sento ancora di potercela fare. In questi mesi, più volte mi è venuta una fitta al cuore, pensando all’ormai mostruoso livello di Goku. Lui è così forte, e non smette di migliorare. Sai, Vegeta: per quanto noi due possiamo provarci, ho paura che non raggiungeremo mai il suo livello” disse Junior, senza però perdere la calma, anche se nella sua voce si poteva udire la rabbia che provasse per quell’argomento. Ma nonostante quella confessione, l’idea di Vegeta non cambiò.
“Questa cosa è senza senso! Perché sei venuto qui! Perché adesso sembri tanto l’avere a cuore il superare Kaarot!?” domandò rabbiosamente Vegeta. La risposta di Junior non si fece attendere.
“Perché sento che continuare ad affidarci a lui sia troppo rischioso. Non fraintendermi, non sto dicendo che Goku sia scarso. Solo che dobbiamo anche noi cercare di fare la nostra parte. Non possiamo sempre essere degli aiutanti. Se arrivasse un avversario dal potere di un Super Saiyan Tre ed oltre, in pochi sarebbero capaci di batterlo” spiegò Junior. Vegeta lo guardò ancora con diffidenza, ma il suo sguardo non rappresentava davvero ciò che provava dentro di sé. Il desiderio di Junior era forte, e aveva come accesso delle speranze in Vegeta: anche lui si sentiva frustrato, perché bloccato eternamente al Super Saiyan di Secondo Livello; perché, per quanto ci avesse provato in tutti quegli anni, alla fine in un modo o nell’altro Kaarot continuava ad essere sempre un passo avanti a lui. Adesso, aveva trovato come un alleato, anch’esso dai forti ideali. Esattamente come i suoi.
“Io e te siamo simili, Vegeta, perciò voglio stringere un patto con te. Ma sia chiaro: non è un patto egoistico. È per il bene della Terra. Se accetterai di fare questo patto, non dovrai pensare soltanto al tuo obbiettivo, ma anche alla salvezza del nostro pianeta” mise subito in chiaro Junior. Ma Vegeta era già d’accordo, perché qualcosa da proteggere lui l’aveva.
“Ci sto. Di cosa si tratterebbe questo patto?” domandò Vegeta, in tono di sfida. Non usava mai quel tono confidenziale, fuorché con Trunks, e neanche molto spesso.
“In pratica, io e te ci promettiamo di non smettere mai di allenarci e di cercare di raggiungere i livello di Goku, per il bene del pianeta. Per farlo, collaboreremo negli allenamenti. Ci stai?” spiegò Junior. Vegeta annuì immediatamente con il capo.
Nei giorni successivi, i due cominciarono ad allenarsi insieme, imparando a conoscersi meglio. Vegeta scoprì che Junior aveva scelto lui per quel patto perché sentiva di essere simile a Vegeta: una persona dal passato oscuro, che però aveva saputo riemergere e superare le vecchie ferite. Inoltre, Junior gli aveva anche rivelato che, per quanto il suo desiderio di proteggere la Terra fosse forte, la sua voglia di riuscire a raggiungere o a superare Goku era quasi pari a quella di Vegeta. Junior si era stancato di fare la comparsa: il suo spirito di guerriero stava ritornando a galla, e con esso la voglia di mettersi in gioco, di sfidare il destino, di andare in braccio al nemico. Ma non poteva farlo restando così debole: doveva essere pronto a qualsiasi tipo di nemico. Il problema è che anch’egli sapeva che purtroppo ciò era molto difficile: il suo livello era ben lunghi da essere simile a quello di un Super Saiyan. Dopo un po’, Junior spiegò questo suo timore a Vegeta, che però non gli pensò fosse troppo grave, e gli disse semplicemente che sarebbe riuscito a raggiungere il loro livello. Ma nei successivi allenamenti, Junior sembrò sempre giù di morale. Sembrava quasi che si allenasse forzatamente. Vegeta notò questo stato d’animo, e capì al volo il motivo. Non poteva lasciare Junior in quello stato: per quanto continuasse a trattarlo in maniera un po’ scorbutica, si era affezionato al namecciano. E non voleva che si arrendesse. In quei giorni stava facendo grossi progressi. Doveva aiutarlo a tirarsi su. Così, un giorno, ancora prima che iniziassero gli allenamenti, lo avvicinò, e gli disse di voler ridisegnare il patto.
“Ridisegnare il patto?” chiese sbalordito Junior, sgranando gli occhi.
“Si” rispose fermamente Vegeta, per poi continuare.
“Il patto resterà attivo fino a quando non arriverà il giorno in cui riusciremo a raggiungere una trasformazione che raggiunga il Super Saiyan Tre di Kaarot!” gli disse Vegeta. Junior lo guardò perplesso.
“Una… una trasformazione? Non credo che sia possibile, per me. Insomma, non sono un Saiyan” spiegò Junior. Ma Vegeta non voleva sentire ragioni.
“E chi te lo dice? Ti ricordi che anche Freezer riusciva a trasformarsi? Era forse anche lui un Saiyan? No! Chi ti dice che voi namecciani non possiate avere una trasformazione al pari di noi Saiyan? Sono sicuro che prima o poi, questa trasformazione arriverò. Fino ad allora, quindi, continueremo ad allenarci. Chiaro? Attenderemo il giorno, dovessero anche volerci decenni! E adesso, riprendiamo l’allenamento” concluse Vegeta. I due, pochi attimi dopo, ripresero ad allenarsi, e Vegeta poté vedere che Junior sembrava essere come rinato: era più veloce e preciso, più motivato. Non sapeva se avesse fatto bene a dirgli quella bugia. Non credeva neanche lui che esistesse una trasformazione per i namecciani, altrimenti Junior avrebbe dovuto sbloccarla. Ma in fin dei conti, chi poteva saperlo? Poteva anche essere che fosse molto difficile da sbloccare, e che Junior ancora non ci fosse riuscito. Vegeta, però, con quel patto pose anche a sé stesso un obbligo: doveva raggiungere, in un modo o nell’altro, il Super Saiyan di Terzo Livello. Stava facendo così tanti sacrifici, e non voleva che andassero sprecati.

*                    

Fu in quel momento che il principe si rese conto di non poter mollare. Tutto quello per cui avevo speso tempo, tutti i suoi sacrifici… sarebbero stati vani. Non poteva farsi vincere da delle misere fiammelle. Lui doveva reagire. Mentre il corpo di Goku veniva lanciato lontano da Natrosce, e mentre Fareus si apprestava a colpirlo con un Ki Blast, qualcosa accadde a Vegeta. L’aura gialla del Super Saiyan lo circondo. Era davvero splendente, e anche potente: appena Vegeta la espanse, le fiamme si spensero immediatamente. I due fratelli udirono il rumore: Fareus ritrasse il suo braccio, e insieme al fratello si girò. Rimase paralizzato davanti a cotanta magnificenza: Vegeta si stava rialzando, avvolto da quella splendente aura. Egli dava le spalle ai due fratelli, che poterono osservare i suoi lunghi capelli dorati. I due rabbrividirono. La sua forza era spropositata, quasi il doppio di quella di Fareus. Quando il principe si fu completamente rialzato, con una mano si tastò vari punti dei lunghi capelli. Senza che venisse visto, sorrise. 
“Peccato che tu non sia sveglio in questo momento, Kaarot. Non vedrai la magnificenza…” e qui Vegeta si fermò girandosi verso i due fratelli, che trasalirono immediatamente.
“Del Super Saiyan di Terzo Livello del principe dei Saiyan!” e dopo aver detto questo, Vegeta stese il braccio sinistro in orizzontale, con il palmo aperto e la mano rivolta verso i due avversari. Attorno alla mano, iniziò a concentraci una scura energia viola. Natrosce e Fareus pensarono a cosa fare, ma i loro cervelli erano fin troppo lenti per contrastare quella mossa.
“Polverizzatore Devastante!” urlò Vegeta, stendendo quindi il braccio in avanti. Dal palmo della mano, partì un enorme onda di energia, di colore viola scuro. I due fratelli non riuscirono a fare neanche un passo, che la lucentezza dell’onda. Poi, un esplosione, l’onda che si dissolse, e un’enorme coltre di fumo che si innalzò. Le aure dei due fratelli non c’erano più.
“Vittoria” esclamò contento Vegeta. Si sentiva come rinato: quella trasformazione in Super Saiyan Tre era come se lo avesse totalmente guarito. Non sentiva neanche più un briciolo di stanchezza. Sentiva soltanto la soddisfazione della vittoria. Guardò per poco la coltre di fumo, poiché il suo sguardo si voltò automaticamente verso il corpo di Goku, a terra vicino alla fine del sentiero che avevano percorso per raggiungere per posto.
“Chissà come ti sentirai, Kaarot. Non sopporterai l’idea che io ti abbia raggiunto” esclamò Vegeta, per poi dirigersi verso il corpo di Goku.

                                                                                                     

                     

   
 
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