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Autore: VenoM_S    08/03/2019    1 recensioni
Un ragazzo si sveglia al buio, in una caverna, senza sapere come ci sia finito. A tratti inizia però a ricordare.
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia partecipa al “COWT” di Lande di Fandom
Settimana: quarta
Missione: M2
Prompt: Arrivare troppo tardi
N°parole: 1014

 

Al buio di una caverna

 

È buio, uno di quelli che fanno paura, che sanno di ignoto e di freddo. Di brividi lungo la schiena.
Il pavimento è ruvido, tagliente, e lui percepisce subito la fredda roccia nera che gli puntella insistentemente il fianco. Il ragazzo non sa come sia finito lì, né in realtà sa bene dove si trovi. L’unica cosa che gli appare subito certa è il fatto di avere un gran mal di testa, dolore allo stomaco e la tunica strappata e sporca. È sicuramente stato trascinato là dentro da qualcuno, ma da chi? La sua mente non riesce ad afferrare i ricordi, e più si sforza più la testa gli fa male.

«Meglio ricominciare da capo» si dice «devo pensare ad una cosa alla volta»

 

- Il suo nome prima di tutto, quello riesce a ricordarlo, Claudius, così come ricorda di vivere in uno dei sobborghi di Roma con i suoi genitori, in una catapecchia in legno di due stanze appena con il tetto riparato alla meglio e un tavolo malconcio tenuto in piedi da delle corde fissate al muro, perché senza una gamba.
Ricorda anche il peso opprimente della povertà sul suo spirito e sul suo stomaco, ultimamente spesso vuoto, e le poche monete riportate a casa dal padre. In contrasto con tutto questo, poi, ricorda l’opulenza dei nobili che passavano da quelle vie a cavallo per uscire dalla città, rivestiti di seta, gioielli e gloria, sempre ricolmi di cibo e di vino. -

 

Si alza a fatica stringendo appena i denti ed aggrappandosi alle rocce sconnesse della parete, per poi iniziare a camminare diritto, nel buio, sperando di trovare una qualche via d’uscita da quel luogo oscuro e sconosciuto. Presto la grotta muta in un labirinto, la galleria in cui sta camminando si divide due, tre, quattro volte. E presto Claudius perde totalmente il senso del tempo e dello spazio. Ma ricorda ancora qualcosa.

 

- Vede un cavallo dal corpo possente, i muscoli guizzano ad ogni movimento, il mantello di un bianco pulito e splendente picchiettato di minuscoli puntini marroni, la criniera più scura, in contrasto con il manto. Ricorda i suoi finimenti raffinati, una mano che tiene le redini, un bracciale d'oro che urla ricchezza. Lui lo guarda, quel bracciale, e pensa alla fame che svanisce per almeno tre mesi, pensa ad averlo e a come rivenderlo in qualche vicolo. Segue quel nobile, mentre il cavallo avanza lento e senza fretta. -

 

Intanto, nelle profondità della grotta, Claudius continua a camminare lentamente per non sprecare le energie. Alle volte sente dei lontani rimbombi, come potenti tuoni in lontananza, e ogni volta cerca di farsi coraggio dicendosi che se sono davvero tuoni vuol dire che l’uscita si sta avvicinando, che prima o poi quell’infinito buio dovrà avere fine.
Poi si ferma, in ascolto.
Un leggero scrosciare d'acqua si fa strada nella galleria, e quel suono risveglia nella sua mente ancora qualche immagine.

 

- Ricorda l’acqua che zampilla da una piccola fontanella per i viandanti. Lui e l’uomo a cavallo si allontanano sempre più dalle case e dalla folla e Claudius capisce che è quasi il momento, nella sua testa si sommano i pensieri e le paure.  
Stenta quasi a riconoscersi mentre lo fa, gli sembra di vedere sé stesso dall'esterno.
Vede la spinta al cavallo, la sua mano che si aggrappa alle redini e alla tunica del nobile che cade rovinosamente a terra. Il cavallo spaventato nitrisce e scappa, mentre le urla del nobile richiamano le guardie dalla strada principale. Lui gli strappa il bracciale dal polso e poi corre, fino a perdere il fiato, ma il manico di una lancia gli si infila tra i piedi, facendolo cadere. -

 

Ad un certo punto percepisce che la parete a cui si regge per avere un minimo di orientamento si apre dolcemente verso l’esterno, in una grotta più grande in cui si sente distintamente provenire dal centro un rumore d’acqua che cade.
Deve bere, la sete lo divora per quella lunga camminata.
Sente altri tuoni, stavolta vicini, come se l'uscita fosse proprio dietro di lui. I suoi piedi urtano strani oggetti e nel buio non capisce bene cosa siano, sembrano pezzi di legno marcio, viscido probabilmente a causa di quell'acqua che cade lì vicino.
Si abbassa per bere, avidamente, e non riesce a sentire i passi leggeri che si avvicinano dalla galleria di fronte a lui coperte dallo scrosciare della fonte.

 

- Le guardie lo prendono per le braccia, lo trascinano di fronte al nobile che nel frattempo si è rialzato. Il bracciale viene restituito, e gli uomini chiedono cosa se ne debba fare di lui. Claudius ricorda le percosse di una di loro mentre le altre due lo tengono, ricorda il respiro mozzato, il sapore ferrosi del sangue tra le labbra, e poi il nobile che dice che così può bastare, che vuole che sparisca, che devono portarlo alla grotta nel bosco, lì avrà quel che si merita.
Le guardie lo trascinano via, parlando tra loro.
«Il Pretore ha avuto una bella idea a mandarlo nella grotta, è tanto che la bestiola non mangia!»
«Vero, sarà un ottimo spuntino per la...» -

 

«Chimera...» la parola gli esce in un soffio dalle labbra tremanti come a concludere quel flusso di ricordi, conscio del fatto che sia arrivato troppo tardi a capire quel che stava succedendo.
Una paura terribile lo invade quando sente una ventata di aria calda venirgli addosso. Alza lo sguardo e scopre che sei occhi lo osservano a tre o quattro metri da lui. Un enorme serpente gli si avvicina al viso, apre la bocca come per morderlo e poi torna al suo posto. Claudius cade all'indietro, cercando di trascinarsi lontano ma la Chimera è subito sopra di lui. Gli occhi lo fissano, le bocche lo mordono, gli artigli ghermiscono la sua carne giovane con facilità.

«È finita»

Un ultimo ruggito attraversa la grotta come un tuono, ed un alito di fuoco la illumina, rivelando un tappeto di scheletri, spade, scudi e armature, triste memoria degli uomini che, inconsciamente o per castigo, si erano trovati faccia a faccia con la spietata creatura.

 
  
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