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Autore: Hao Sakura    08/03/2019    3 recensioni
Piccolo pensiero per la festa delle donne.
A tutte le guerriere che non smettono mai di lottare per farsi valere.
-
- Non ti azzardare. Io sono una guerriera, non una femminuccia. Non li voglio, dei fiori. -
[...]
Il bambino va incontro alla sua mamma, si lascia stringere, prendere in braccio, riempire di attenzioni dolci ed amorevoli. Questa sorride, perché prima di essere guerriera, è madre. E prima di essere madre, è donna.
È donna forte, austera, orgogliosa.
È donna, madre e guerriera.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Non chiedere mai a una donna come fa ad essere così forte. Forte non ci si nasce, lo si diventa. 
Non chiederle mai perché indossa ancora corazze con un uomo: forse ha combattuto troppo!
Non scavare dentro ai suoi ricordi. Tienila stretta tra le braccia, e ascolta i suoi silenzi..."
- Gustav Klimt 
 
Dedicata a tutte quelle donne che non smettono mai di lottare. 
Auguri a voi.


-

- Una mimosa per una guerriera -

 
Non sei mai stato grande amante delle festività: che si trattasse di Natale, Pasqua o Ferragosto, non ti è mai importato granché.
Anzi, più ci stavi lontano, e meglio era.
Alla fine, erano giorni come altri, no?
Odi persino festeggiare il tuo compleanno, tu.
Festeggiare, che verbo insulso ed inutile - ma cosa c’era, da festeggiare, di un giorno come un altro?
- Papà, papà! -
Ti risveglia dai tuo pensieri un pargoletto dai capelli ricci, scuri, la voce candida ed il sorriso bellissimo, innocente.
- Dimmi, piccolo. -
Fai, allora, voltandoti verso il bambino senza accennare nemmeno un sorriso; ti porti una mano tra i capelli corvini, passandoci le dita ed arrotolandoli, tirandoli, in un gesto piuttosto nervoso.
- Sai che giorno è oggi? -
- No, tesoro. Che cos’è oggi? - Chiedi, più gentilmente. Parole fatte di zucchero che fuoriescono da labbra sottili.
Il bimbo amplia il sorriso. Ha il visino magro, e pieno di lentiggini - è come un cielo stellato al contrario: con astri scuri ed una notte bianca, pallida.
Quasi come una falce di luna.
- La festa della donna! -
Esclama, gioioso. Poi ti guarda come se fosse deluso.
Inizialmente non riesci a decifrare la sua occhiata.
- E… E quindi? -
Domandi, la confusione dipinta in viso. Ti mordicchi il labbro inferiore, a disagio, gli occhi oltremare, così simili a quelli di tuo figlio, bassi.
- Devi regalare quel fiore giallo alla mamma! Non ricordi? -
Una domanda così innocente, eppure così fatale.
Senti un brivido lungo la spina dorsale: avevi completamente dimenticato - o meglio dire: rimosso - anche quella giornata dalla tua mente.
Ed ora che faccio?
Ti chiedi, mentre il panico piano piano prende possesso di te.
 
- In poche parole: volete regalarmi dei fiori perché è la festa delle donne? -
Una voce, scettica, e due occhi profondi, ti scrutano insistentemente. Ti dici solo che vorresti affondare ed essere inghiottito dalla terra.
Non l’hai mai vista così fredda, così furiosa.
- Ma certo, tesoro, - Percepisci i respiro bloccarsi quando ti lancia un’occhiataccia: detesta essere chiamata così, ma è uscito spontaneo. - altrimenti non te ne avrei par- -
- Non ti azzardare. - Ti interrompe, crudele e spietata. - Io sono una guerriera, non una femminuccia. Non li voglio, dei fiori. Sono usanze da umani. -
Sibila, con lingua velenosa. Poi torna di ghiaccio, e non si preoccupa nemmeno di continuare la conversazione con te, perché è perfettamente consapevole che si sia conclusa ancora prima di iniziare.
Deglutisci a vuoto, senti chiaramente la saliva scivolare lungo la gola, senza ostacoli.
Ma a te non pare lo stesso.
È come se tra voi ci fosse un muro invalicabile.
Qualcuno - il tuo, il vostro bambino ti stringe la mano, e ti fissa, con le sue iridi cristalline, che paiono fatte di acqua trasparente.
- Non preoccuparti, papà: - Mormora, un sorriso gli incurva le labbra. - andrà tutto bene. -
 
- Tesoro, non credo sia una buona ide- E dove diavolo mi stai portando, poi?! -
Sbraiti; ti sei fatto convincere dal piccolo. Non puoi vedere nulla, hai gli occhi bendati, l’altro che ti fa avanzare, tenendoti la mano.
Come una luce che ti guida nel buio totale.
- Andiamo a prendere i fiori gialli e belli per la mamma! -
- E dove dovremmo prenderli, questi fiori gialli? -
Borbotti, piuttosto scettico, sottovoce - che poi, i fiori gialli non avevano mica un nome?
- Oh, questo non posso dirtelo! -
Un sospiro da parte tua.
Ti tornano in mente le parole di poco fa del tuo amico:
Ricordati che è la festa della donna, non San Valentino! Niente cioccolatini, solo mimose.
Solo mimose.” Ti ripeti, come un mantra. “Solo mimose.”
- Arrivati! -
“Di già?”
- Sei sicuro sia la strada giusta, piccoletto? -
Domandi, titubante, mentre togli la benda dagli occhi. Poi ti guardi attorno: un campo d’erba fresca e verde attorno a voi. Ed un gigantesco albero di mimosa che si erge sopra le vostre teste, quasi un enorme montagna minacciosa.
Non hai più dubbi: è decisamente la strada giusta.
- Bene, - Affermi, sorridente, portandoti le mani ai fianchi. - mettiamoci a lavoro. -
 
- Mamma, mamma! -
Il bambino va incontro alla sua mamma, si lascia stringere, prendere in braccio, riempire di attenzioni dolci ed amorevoli. Questa sorride, perché prima di essere guerriera, è madre. E prima di essere madre, è donna.
È donna forte, austera, orgogliosa.
È donna, madre e guerriera.
- Cosa avete combinato tu e papà? Hai la faccia di chi nasconde qualcosa. -
E passa le dita ossute, magre, tra i capelli folti del bimbo, che incurva gli angoli della bocca in un’espressione contenta; poi, dalla tasca della sua salopette, tira fuori un ramoscello di mimosa, ed un “per te”, che esce mimato dalle sue sottili labbra. Inizialmente, osservi le sue pupille dilatarsi in un moto di sbigottimento.
E la vedi, che si trova a disagio. Perché vuole sempre sembrare orgogliosa e forte.
Perché è guerriera, e l’armatura non la vuole calare.
- Oh… Oh, tesoro, - Il suo sguardo si illumina, si lascia sfuggire una risata.
Ed è così bella, quando per un attimo ripone la spada da battaglia, ed è semplicemente lei. - è bellissima. Grazie. -
- Papà mi ha aiutato! -
Dice, mentre la mamma prende il ramoscello; se lo rigira per un po’ tra le dita, lo studia con lo sguardo, ed il suo sorriso si amplia. Lascia un bacio sulla pelle lattiginosa del bambino. Poi, fa:
- Davvero? - E qui si volta verso di te, quasi sorpresa.
Stringi il ramoscello di mimosa dietro la schiena, esitante, ma mantieni comunque lo sguardo. Lei sembra notarlo, e si avvicina a te, lenta, aggraziata.
Guerriera, madre e donna insieme.
- Credevo di aver detto di non volere fiori, oggi. - Pronuncia, ma il suo animo non torna di ghiaccio, coperto dall’armatura.
- Lo so bene. -
- E allora perché? - Domanda, in un sussurro. - Non bastavano quei cioccolatini sul letto, tipici di San Valentino? -
“Deve avermi beccato.” Pensi, ma non puoi fare a meno di sorridere.
- Beh, - Inizi, e le porgi con dolcezza la mimosa - e sei sicurissimo di poter scorgere una luce innamorata, in quel fuoco combattivo che anima i suoi occhi. - oggi è la festa della donna. Ed oggi ti regalo una mimosa, perché è la tua, la vostra festa. Ma non è solo oggi che ti regalo un fiore, o che ti amo. Ti regalo un fiore oggi, come potrò farlo domani, e il giorno dopo ancora. -
Hai la gola secca, arida. Ma il tuo sguardo non si stacca un attimo.
- Ti regalo una mimosa oggi, perché sei donna, e perché sei guerriera. Ma solo per questo giorno, ti prego, festeggia, e sii solo tu, nella tua fierezza. -
Lei ti fissa, e prende il tuo ramoscello con una delicatezza disumana.
Lo annusa, con gli occhi socchiusi, poi sorride.
E, per un attimo, la vedi levarsi l’armatura, sapendo che domani tornerà di nuovo a combattere.
   
 
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