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Autore: Courtney_Love98    09/03/2019    2 recensioni
[The Umbrella Academy]
La ragazza afferrò con delicatezza lo strumento, e con dei movimenti armoniosi se lo posizionò tra il collo e la spalla, iniziando a far scorrere l'archetto tra le sottili corde argentate.
Quello, era diventato l'unico modo apparentemente efficace per poter scaricare tutta la sua frustrazione, la sua tristezza, la sua solitudine. Suonare le permetteva di dimenticare per un breve lasso di tempo tutto ciò di negativo che le capitava. E di cose negative, la sua vita ne era colma.
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza afferrò con delicatezza lo strumento, e con dei movimenti armoniosi se lo posizionò tra il collo e la spalla, iniziando a far scorrere l'archetto tra le sottili corde argentate.
Quello, era diventato l'unico modo apparentemente efficace per poter scaricare tutta la sua frustrazione, la sua tristezza, la sua solitudine. Suonare le permetteva di dimenticare per un breve lasso di tempo tutto ciò di negativo che le capitava, e di cose negative la sua vita ne era colma.
 
Cinque mesi. Erano passati cinque mesi.
Di quella lunga giornata, rammentava persino il più superficiale dei dettagli: il brusco rumore del coltello che si conficcò sulla superficie della tavola; le gambe della sedia che sfregavano sulla moquette quando il ragazzo la scostò indietro per alzarsi; la sua stessa voce che desiderava ardentemente dire qualcosa per fermarlo ma che per qualche oscura ragione le morì in gola. E poi quello sguardo, quel piccolo, piccolissimo istante in cui i loro occhi si incontrarono, senza che nessuno dei due sapesse che quella sarebbe stata l'ultima volta.
Una prima lacrima le rigò la guancia destra, ma non smise di far riecheggiare nella stanza il malinconico suono del violino, che pareva riprodurre, ogni secondo che passava, sempre più il suo stato d'animo.
Perchè non aveva ascoltato loro padre? Eppure lo aveva avvertito chiaramente, viaggiare nel tempo è pericoloso.
No, la domanda che da giorni la tormentava era tutt'altra: perchè non aveva ascoltato lei? Desiderava così tanto dimostrare di essere superiore, fino al punto di mettere a rischio anche la sua stessa esistenza? Di mettere a rischio il fatto che avrebbero potuto separarsi per sempre? Eppure, la folle idea di valere un pochino  più degli altri per lui, non l'aveva mai abbandonata da quella sera. La sera del loro tredicesimo compleanno.
 
«Davvero questo è per me?»
Domandò  una voce acuta e femminile, afferrando con fare incerto il piccolo pacchetto che il ragazzo le stava porgendo, tuttavia non guardandola direttamente in viso.
«Il vecchio non ti ha lasciata partecipare alla festa di compleanno, e immagino non ti abbia comprato nemmeno un regalo, no? E' davvero uno schifo di situazione, devo dire...»
La ragazza sorrise lievemente, pur sapendo che non la stesse affatto guardando, ma non riuscì a trattenersi. Qualcuno aveva pensato a lei. Qualcuno si era accorto di lei e l'aveva guardata. L'aveva capita.
Sentì per un attimo i suoi occhi pizzicare, così si affrettò a passarci sopra la manica della sua uniforme. Dopo anni passati a piangere sola in camera, non voleva ritornare a farlo anche davanti ad un gesto carino come quello, pur sapendo che fossero lacrime di gioia.
Scartò invece il pacco, che dopo pochi secondi si rivelò essere una scatolina con all'interno un ciondolo a forma di chiave di violino. Restò a fissarlo per dieci secondi buoni con la bocca spalancata, per poi tornare a guardare colui che stava in piedi davanti a lei. Se non avesse pensato che fosse impossibile, avrebbe giurato di intravedere del lieve rossore sulle sue guance.
«E' bellissimo, grazie. Ma come hai fatto a-»
«Trovare qualcosa di prezioso in questa casa non è complicato, l'importante è non farsi beccare con le mani nel sacco. Per fortuna non è successo.»
Disse prontamente il giovane, non facendole nemmeno finire la frase.
«Tu hai... venduto qualcosa trovato in casa per poter comprarmi questo?»
«Credevo di essere stato chiaro, ma se proprio devo ripeterlo, sì. Ad ogni modo era una statuetta davvero bruttina, è stata rimpiazzata con qualcosa di più elegante, almeno.»
Subito dopo aver parlato, si avvicinò alla ragazza e dopo averle preso il ciondolo dalla mano, si adoperò per agganciarglielo al collo, sorridendo quasi compiaciuto nel vedere quanto le stesse bene.
«Sai perchè la chiave di violino?»
Chiese poi, allontanandosi di qualche passo, questa volta però lo sguardo era puntato fisso sul suo.
«Perchè... suono il violino?»
Rispose ingenuamente la ragazzina, andando a sfiorare il gioiello con i polpastrelli in modo delicato.
Il ragazzo non potè fare a meno di scoppiare a ridere giocosamente.
«Sì, anche. Ma principalmente, perchè la chiave di violino viene posta sempre all'inizio del pentagramma, e ha lo scopo di posizionare le note su di esso. Vedi, si può dire che quelle cinque righe siano la rappresentazione di me stesso. Non so per quale ragione, ma tu hai la capacità di sconvolgere le mie emozioni in un modo quasi imprevedibile. E' come se fossi la mia chiave personale...»
Non se ne era reso conto, ma man mano che continuava nel discorso la sua voce assumeva un timbro sempre più dolce, facendolo apparire quasi vulnerabile.
«Quindi ti chiedo di rimanere sempre insieme a me, continua a guidarmi nella giusta direzione come hai sempre fatto, d'accordo? Senza la chiave, il pentagramma sarebbe vuoto.»
 
Un tonfo improvviso, seguito da un altro meno pronunciato, poi il silenzio.
La ragazza si era accasciata al suolo, accanto al violino e all'archetto che aveva fatto cadere a terra qualche secondo prima.
Le faceva male il petto, aveva un fastidioso nodo in gola e le lacrime sgorgavano ininterrottamente dai suoi occhi, che in quel momento erano in grado di scorgere solamente il buio.
 
«Mi avevi detto che senza la chiave di violino, il pentagramma sarebbe stato vuoto. Ma se è il pentagramma che manca, la chiave perde completamente il senso di esistere.»
   
 
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