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Autore: Shainareth    09/03/2019    2 recensioni
Quando tieni la mano di un uomo che ti fa battere forte il cuore e ti fa sentire frastornata ed eccitata, allontanati da lui. Non è l'uomo per te.
Se tieni la mano di un uomo che ti fa sentire confortata e sicura, tienti stretta a lui. È l'uomo che dovresti sposare.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPILOGO




Frastornata da quell’assalto inaspettato, Marinette ci mise qualche attimo per capire cosa stava accadendo. Adrien l’aveva spinta sul prato e ora, con i palmi delle mani ai lati della sua testa e le braccia tese a reggere il peso del corpo, incombeva su di lei dall’alto come un predatore. No, qualcosa di molto meno pericoloso, visto lo sguardo felice e commosso che aveva ed il sorriso pieno d’amore tutto per lei.
   «Sposami», le aveva detto. Di pancia, senza riflettere. O forse sì? Forse quella parola era rimasta lì, sepolta per troppo tempo dentro di lui, e ora finalmente poteva venire fuori in piena libertà. Rimaneva comunque una follia. Meravigliosa, ma pur sempre una follia. Marinette si perse nei suoi occhi verdi, del tutto in balia delle proprie emozioni, di quel fuoco ardente che, divampato dal petto, ora le bruciava le viscere fino al basso ventre. Avvertiva il contatto delle gambe di Adrien contro le proprie, socchiuse di quel tanto da permettere al giovane di bearsi della morbidezza delle sue giovani forme. Se solo lui avesse vinto la distanza che li separava, Marinette non avrebbe più risposto di sé e delle proprie azioni. Lo desiderava? Da morire. Più di quanto avesse avuto modo di immaginare fino a quel momento. Più di quanto le era stato concesso provare in quei sogni intimi e segreti che spesso l’avevano sconvolta nelle ore notturne.
   «Fermi così!» esclamò una voce lontana. L’udirono appena, presi com’erano l’uno dall’altra. Poi, però, si sentì il rumore di uno scatto, poi un altro. Un lampo li illuminò più volte, strappandoli da quel loro piccolo, conturbante idillio e costringendoli a tornare di colpo con i piedi per terra. Lì, sul prato del parco, dove monsieur Vincent stava continuando il suo lavoro senza curarsi di disturbarli. «Non era proprio quello che avevo programmato, ma la naturalezza della situazione capita a fagiolo», commentò con quel suo buffo accento italiano, tra una foto rubata e l’altra.
   I ragazzi avvamparono e subito tornarono a sedersi compostamente sull’erba, mentre Adrien farfugliava delle scuse a tutti e nessuno e Marinette abbassava l’orlo della gonna, scivolato troppo in alto nell’impeto della passione che aveva colto il suo giovane innamorato. «È proprio sicuro di voler utilizzare questo genere di foto?» domandò Nathalie da qualche parte.
   «Sicuro», rispose monsieur Vincent. «I teenagers saranno rapiti da questo genere di campagna pubblicitaria.»
   «Non credo che i loro genitori approverebbero.»
   «Si scandalizzano per così poco? Non si sono dati nemmeno ‘nu bacetto…»
   Ormai rossa quasi quanto il vestito che indossava per colpa dell’imbarazzo, Marinette nascose il viso fra le mani, temendo di morire da un momento all’altro. «Mi… dispiace…» balbettò ancora Adrien, accanto a lei. Fece per prenderle i polsi fra le dita, ma esitò temendo di essere di nuovo troppo invadente.
   «Devo forse ricordarti la totale mancanza di pudore con cui entrate in contatto tutte le volte che siete impegnati in battaglia?» intervenne a quel punto Plagg, facendo capolino dal taschino interno della sua giacca.
   Prima ancora che l’altro avesse modo di spingerlo di nuovo dentro gli abiti e di ribattere in tono aspro, una risatina sommessa si levò fra loro. Adrien tornò a guardare Marinette, che ora sbirciava nella sua direzione con aria vergognosa e divertita a un tempo. «Ha ragione lui…» mormorò, suscitando ilarità anche nel giovane.
   «Io ho sempre ragione», ci tenne a sottolineare il kwami, prima di essere smentito dalla sua compagna con le antennine rosse. «Come quella volta che hai scambiato il braccialetto di Chloé per una forma di camembert?»
   «Zuccherino, il tuo più grande difetto è avere uno stomaco piccolo.»
   «Il tuo, invece, è di averlo fin troppo grande.»
   «Io lo definirei un pregio, piuttosto.»
   «Volete farvi scoprire?» li riprese Adrien, spingendo per davvero Plagg in fondo al taschino della giacca.
   «Invece di borbottare tra te e te, cerca di chiacchierare con la tua bella e non preoccupatevi di noialtri», lo pregò monsieur Vincent, ormai in preda all’estro creativo che l’aveva assalito grazie alle reazioni più che spontanee dei suoi due pupilli.
   Adrien volse di nuovo la propria attenzione a Marinette, che si guardava attorno con aria nervosa e si portava una ciocca di capelli dietro ad un orecchio proprio in quel momento. Al lobo, morbido e roseo, il giovane vide il miraculous della Coccinella, sia pure nel suo aspetto meno appariscente. Adesso capiva la ragione per cui la ragazza aveva chiesto di non indossare un altro paio di orecchini ed era felice di aver potuto intercedere per lei al riguardo. «Quello che è successo al Jardin des Tuileries…»
   «Rena Rouge», disse solo lei, come se fosse bastato a spiegare tutto. E così era, in effetti, tanto che Adrien si portò una mano alla nuca, sentendosi un idiota per non averci pensato prima. «Mi spiace non averti rassicurato sul momento.»
   «Non potevi farlo», la giustificò subito lui, comprendendo benissimo la situazione. «E… quello che è successo dopo… in camera tua…» tornò a dire, incrociando finalmente i suoi occhi, timidi e splendenti di una luce bellissima, che mai le aveva visto in volto.
   La vide arrossire in modo più evidente, pur trovando dentro di sé il coraggio per non abbassare lo sguardo. «Hai una vaga idea di quanto tu mi abbia turbata nel profondo, chaton?» Adrien strabuzzò gli occhi, ma non rispose subito e lei continuò. «Mi spiace essermi approfittata della tua buona fede per piangere sulla tua spalla, quella volta. Quando hai ammesso di non essere innamorato di me.»
   «Lo ero eccome, in realtà», ribatté il giovane, quasi con rabbia. «Solo, ero troppo stupido per rendermene conto. E quando ho capito di essere il vero responsabile delle tue lacrime, mi sarei preso a schiaffi da solo.»
   «Siamo pari, quindi?» domandò timidamente Marinette.
   «Non proprio», rispose Adrien, deciso ad andare fino in fondo. «Ricordati che mi hai baciato a tradimento», recriminò con un sorrisetto da schiaffi.
   Con un verso strozzato e oltraggiato, la ragazza si portò le mani davanti alla bocca. «Non posso credere che tu me lo stia rinfacciando!»
   L’altro si strinse nelle spalle con noncuranza. «Ti ho chiesto un bacio un’infinità di volte. E tu? Mi hai accontentato proprio nel momento in cui non ero in me.»
   «Ti ho già detto che ti stavo salvando», rimbeccò Marinette, intrecciando le braccia sotto ai seni con aria stizzita.
   «Questo lo dici tu», la provocò Adrien, insistendo sulla cosa col divertimento tipico dei gatti dispettosi. «Non ricordo un accidenti di quell’episodio.»
   «Peggio per te.»
   Rise per la risposta secca e pronta di lei, e si sporse nella sua direzione per scostarle di nuovo la ciocca di capelli scuri che era tornata a solleticarle il viso. Le accarezzò l’orecchio, facendola rabbrividire e abbattendo con quell’unico gesto tutte le sue difese. «Se adesso fossi io a baciarti, e la nostra foto dovesse fare il giro del mondo, smentiresti anche quella?» domandò con voce roca, fissandola negli occhi e soffiando sulle sue labbra. Poteva sentire il respiro caldo di lei sulle proprie. Lo ammaliava e lo invitava a vincere l’esigua distanza che ancora li separava. Quasi non fece in tempo a pensare di farlo davvero, che le mani di Marinette gli afferrarono il volto con decisione e, con impeto, lei gli ghermì la bocca con la propria, sorprendendo lui e tutti i presenti. Qualcuno esclamò, qualcun altro rise e applaudì a quella prova di coraggio e determinazione, ma nessuno li fermò. Adrien chiuse gli occhi e afferrò l’amata per le spalle, dimenticandosi di tutto il resto e abbandonandosi alla sua volontà: dopotutto, nonostante i suoi miagolii di protesta, in qualsiasi situazione era sempre stata lei a decidere per entrambi, e a lui stava bene così.












Stavolta è finita davvero.
Mi mancherà. Anche e soprattutto perché non ho scritto altro, fino ad ora, benché avessi in programma una shot spin-off riguardo al povero Luka che si ritrova davvero tra i piedi Chloé sulla barca. Forse la scriverò davvero, ma non è questo il giorno (cit.).
Fino a martedì non esisto, abbiate pazienza: ho un concorso importante, ecco perché sono scomparsa e rispondo poco e niente. Oltre al solito, impegnativo lavoro, sono alle prese anche con lo studio serrato. Sono abbastanza esaurita. Sigh.
Ad ogni modo, lasciate che io vi ringrazi tutti, uno per uno, per il tempo che avete dedicato alla lettura di questa storia infinita. Ringrazio soprattutto chi ha avuto anche la gentilezza di lasciarmi uno o più commenti: perdonate tutti i miei ritardi, per favore.
Chi ringrazio più di tutti, però, sono Raffy Chan (che praticamente mi ha affiancata per tutta la stesura, mi ha dato alcuni suggerimenti e mi ha persino reperito le copertine dei capitoli pubblicati su Wattpad), Florence (per avermi fatto notare sviste ed errori vari) ed Emma Brayon (per avermi rassicurata circa la caratterizzazione di Luka e Chloé nei capitolo diciassette e diciotto).
Non so se e quando scriverò qualcos'altro, perché in verità mi sono messa in testa di prendermi una pausa (più o meno lunga, non so) per concentrarmi sulle varie storie originali che ho in sospeso, anche e soprattutto in vista della pubblicazione di un mio romanzo (che avverrà nei prossimi mesi).
Vi abbraccio tutti, indistintamente, e vi auguro buona vita! ❤️
Shainareth





  
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