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Autore: Nao Yoshikawa    09/03/2019    2 recensioni
[Minilong/What if/finale alternativo]
Cosa sarebbe successo se On Dal avesse trovato comunque il modo di tornare da Soo-Jung... solo con un giro un po' più lungo?
Ma non si stava divertendo, per niente. Era già tardi, quasi mezzanotte, e Soo-Jung se la rideva alla grande.
«Ti dispiace almeno dirmi dov’è che vivi di preciso?»
«Io non dico queste cose agli sconosciuti! Ho sonno e ho fame e ho male dappertutto!»
Aveva preso a strillare come una gallina. L’ultima cosa che voleva era attirare l’attenzione, ma se avesse continuato a darle corda, non sarebbe andato da nessuna parte. Prese quindi una decisione. Senza alcuna grazia la afferrò saldamente e se la caricò in spalla come un sacco di patate. Soo-Jung, dal canto suo, iniziò a dimenarsi.
«Che cosa stai facendo? Come osi trattare così una star? Pagherai per questo.»
«Donna folle, fa silenzio, te ne prego!»
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, On Dal, Sam-Yong Byun, Soo-Jung Song
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cose che dovete sapere: La trama di My only love song è sempre quella, Soo-Jung è una pop star famosa in tutta la Corea, ma un giorno mentre si trova alla guida del suo camioncino Boong-Boong finisce in un portale temporale che la porta mille anni indietro nel tempo, precisamente durante il regno Goryeo. Qui incontrerà On Dal, uomo avaro e interessato solo al guadagno di denaro. Poi accadono robe e appaiono altri personaggi, ma ciò che dovete tenera a mente è il finale della serie, finale che vede Soo-Jung tornare nel suo mondo, ma senza On Dal. La ragazza in un certo senso cerca di rassegnarsi, ma in compenso è tornata diversa da prima, non più una “vip” viziata a capricciosa, bensì una persona più matura e consapevole. Siccome così era troppo triste, gli autori ci hanno dato una gioia, e hanno fatto arrivare On Dal nel suo mondo. I due si incontrano e vissero per sempre felici e contenti.
Quindi io ho pensato, perché non cambiare un po’ le cose e rendere tutto più difficile e drammatico? Questa  è la mia versione di come On Dal e Soo-Jung si sono ritrovati.

 


 

 
 
Soo-Jung era stufa. Ogni giorno era uguale ad un altro. Non è che non fosse felice di avere successi e notorietà, semplicemente la vita da attrice sapeva essere molto stressante.
Forse avrebbe dovuto rinunciarvi quando aveva avuto occasione, ma in fondo quella era la sua vita, che altro avrebbe dovuto fare, altrimenti?
«Andiamo, Soo-Jung. Cosa c’è che non va? Non ti piace il copione?»
Alzò gli occhi al cielo. Il mondo andava comunque ed era giusto che così fosse. Anche lei avrebbe dovuto guardare avanti.
«No, Sam-Yong. Non è il copione il problema. Ma un altro dramma storico? La gente si stufa se non ha delle novità.»
«Questo dovresti dirlo al regista, non a me», piagnucolò.
La ragazza allora si sollevò. Aveva provato il costume di scena, ma adesso sentiva il bisogno di indossare i suoi soliti vestiti. Sam-Yong le andò dietro.
«Almeno prova queste battute! Andiamo!»
Era stato come parlare al muro. Soo-Jung si era rinchiusa nel suo camerino e aveva sospirato rumorosamente, per poi slacciarsi l’hanbok.
Quel costume le donava, doveva ammetterlo, tuttavia indossarlo la metteva a disagio. In verità qualsiasi cosa oramai le provocava disagio.
Più precisamente da dopo il suo incidente, avvenuto un anno prima.
Scosse il capo, non aveva intenzione di pensarci. Si liberò dell’abito di un bel colore viola e indossò i suoi jeans a vita alta e una maglietta dallo scollo a barca, decidendo di lasciare i capelli sciolti.
Dopodiché riaprì la porta, Sam-Yong era ancora lì.
«Oh, ti sei cambiata? Aspetta, vai a casa?»
«Dì al regista che non mi sento bene.»
L’amico sapeva che non stava mentendo. Soo-Jung era mansueta, calma, accondiscendente, da un po’ di tempo a quella parte. E ciò non era normale.
«Ma… aspetta! Oh, perché sempre a me?»
 
 
Guidò fino a casa e gettò il mazzo di chiavi in un angolo. Sapeva che probabilmente più tardi si sarebbe beccata una bella strigliata da parte del suo agente, ma non erano i capricci a guidarla ultimamente. Era più che altro un profondo e incolmabile senso di vuoto.
Era stanca. Non aveva mai sofferto di insonnia. Non aveva problemi ad addormentarsi, il vero problema erano i sogni che faceva ogni dannatissima notte. Non si trattava di sogni vividi, anzi, tutto il contrario.
Frammenti, nulla più, luoghi e persone che non aveva mai visto, parole che non aveva mai udito, un nome che tentava di ricordare.
Ma il nome di chi?
Era importante?
Si portò un braccio sul viso, aveva le palpebre incredibilmente pesanti.
Non aveva mai creduto a cose come i sogni premonitori, ma oramai si era convinta del fatto che dovesse esserci un motivo, motivo che però sconosceva totalmente.
Voleva solo essere lasciata in pace, tornare a riposare tranquillamente.
Si girò da un lato e chiuse le palpebre. Non avrebbe dovuto aspettare molto prima di scivolare nel sonno.
 
Nan-nyeon, Nan-nyeon!
 
Cosa? Chi è Nan-nyeon? Non è il mio nome.
 
Sono io, Nan-nyeon! Non ti ricordi di me?
 
Mi dispiace, ma io non capisco. Non conosco questo luogo, non conosco te.
 
Nan-nyeon, qualsiasi cosa accada non sparire.
 
Ma io…
 
Non sparire.
 
Qual è il tuo nome?
 
Il mio nome è…
 
Labbra che si muovono senza emettere alcun suono.
 
Il nome che ho dimenticato.
 
Si svegliò annaspando, come se fino a quel momento fosse stata sott’acqua.
Dai raggi che entravano dalle finestre, convenne che il sole doveva star tramontando.
Che buffo, e lei che credeva di essersi appena addormentata.
Avvertì sulla guancia una lacrima.
La stessa lacrima che oramai l’accompagnava ad ogni risveglio.
Lacrima che asciugò con un gesto della mano.
Considerando quanto aveva dormito, sapeva che avrebbe passato una notte insonne. Quindi si alzò, decide di farsi una doccia e dopodiché, con i capelli ancora umidi, si preparò un tè caldo da sorseggiare davanti lo schermo del PC.
Aveva preso l’abitudine di navigare su internet, in alternativa leggeva dei libri.
Cercando sul web, non poteva che incappare in notizie che riguardavano proprio lei, la star della Corea. La notorietà portava anche a questo. Prima dell’incidente non le era mai pesato, anzi. Ma adesso tutto ciò la metteva a disagio.
Quasi come se non appartenesse a quella vita, a quel mondo, a quel tempo.
Mandò giù un sorso di tè verde, leggendo la notizia sullo schermo.
L’attrice Soo-Jung Song sta lavorando ad un nuovo dramma che vedrà la luce probabilmente l’anno prossimo. Molti dei suoi fans sono stupiti dalla veloce ripresa delle ventisettenne, dopo l’incidente che l’ha vista coinvolta l’anno precedente. Dopo un periodo di pausa, Soo-Jung è poi tornata nel mondo dello spettacolo. Tuttavia appare diversa, non trovate? L’attrice, infatti, sempre disponibile ad interviste e alle partecipazioni  a  spettacoli televisivi, sembra essersi chiusa in se stessa ed evita il più possibile di apparire in pubblico.
Che ne è dell’aggressiva e sicura  di sé Soo-Jung Song?
Già, effettivamente se lo chiedeva spesso anche lei. Ricordava com’era la sua vita prima. Poi c’era un periodo di buio, una sorta di black-out, infine quella nuova lei. Non pensava di essere troppo diversa da prima. Piuttosto si sentiva più matura, consapevole, ma anche più malinconica e fuori posto.
Dopo l’incidente, aveva avuto diverse sedute con una terapista esperta che le aveva detto una cosa tipo «È perfettamente normale sentirsi confusi e turbati dopo un’incidente, soprattutto dopo essere rimasti in coma per qualche giorno. Devi solo tardi tempo”.
E lei di tempo se n’era anche dato abbastanza, eppure c’erano delle sensazioni che non accennavano ad abbandonarla.
Erano sempre lì.
Il mondo andava avanti e lei era come bloccata in un limbo da cui non riusciva ad uscire.
Avvertì male alla testa. Non riusciva neanche più a sopportare il gossip sul suo conto, era diventata intollerante.
Decide di spegnere il PC. Avrebbe dovuto mangiare qualcosa, ma lo stomaco era chiuso, motivo per cui optò per dei noodles precotti, di cui aveva una scorta notevole. A farle compagnia un buon libro.
Rimase a leggere fin quando, alle prime luci dell’alba, non cadde di nuovo addormentata. Ad attenderla sempre lo stesso sogno, il viso e il nome che aveva dimenticato, la vita che aveva lasciato alle spalle, senza però saperlo.
 
La suoneria riecheggiò forte per la stanza e Soo-Jung allungò una mano per afferrare il telefono, tenendo ancora gli occhi chiusi. Dopo vari tentativi riuscì ad afferrare lo smart-phone. Non si disturbò neanche di controllare il mittente, anche perché ne aveva una qualche idea, pertanto rispose.
«Pronto?» domandò senza riuscire a trattenere uno sbadiglio.
«Soo-Jung! Ma che fine hai fatto? Sono già le undici, non possiamo iniziare senza di te!»
Sam-Yong non era la sveglia migliore che  si potesse avere, ma almeno era bravo a ricordarle i suoi impegni.
Controllò l’orario dallo schermo del telefono e le venne un colpo.
«Maledizione! Sto arrivando!»
Dopo aver imprecato mentre si vestiva alla rinfusa, Soo-Jung si sbrigò a raggiungere il set. Non era per niente entusiasta. Non voleva essere la protagonista dell’ennesimo dramma storico. Il suo regista però l’aveva tanto pregata che alla fine si era vista costretta ad accettare. Tutti le dicevano che era praticamente perfetta per quel ruolo, ed ogni volta non poteva che rispondere con un sorriso forzato. Uno dei suoi costumi di scena era un bellissimo hanbok viola ed indossarlo ogni volta le provocava una strana sensazione. E non perché non si vedesse in quei panni, tutto il contrario. Si ci si vedeva stranamente bene e questa sensazione la spaventava.
La truccatrice le stava ritoccando il viso, mentre Soo-Jung attendeva di entrare in scena. Davanti a lei i suoi colleghi attori. Colui che avrebbe interpretato il grande amore della sua vita sarebbe arrivato a giorni, ,a onestamente non saltava dalla gioia all’idea.
Giusto, perché non esiste dramma storico senza una buona storia d’amore.
E ciò non faceva che accrescere il suo disagio.
«Sto, stop, stop! Ragazzi, qual è il problema?»
Il regista, il signor Park Minjo, era estremamente buono quanto facilmente esasperabile. Quello era uno di quei casi.
Gli attori davanti a lui gli mostrarono le spade finte che si erano malamente rotte al primo finto scontro.
«E non è tutto. Il mio hanbok si è strappato in più punti», si lamentò uno degli attori.
«Questa settimana abbiamo avuto diversi problemi con i costumi e gli oggetti di scena. Sam-Yong mi ha detto che se ne sarebbe occupato. Sam-Yong, per l’amor del cielo, cos’hai combinato?!»
Soo-Jung puntò lo sguardo sul diretto interessato. Il ragazzo stava ora sorridendo timidamente.
«I-Io? Ho fatto quello che avevo detto! Mi sono occupato personalmente di acquistare gli oggetti di scena e i costumi!»
«E com’è possibile? La qualità è palesemente più bassa, i nostri soliti fornitori non… Sam-Yong?»
«Io… Stavo per contattare i nostri soliti fornitori, però… poi mi sono imbattuto in questo negozio e… vende tutti oggetti risalenti a più di mille anni fa! Mi sono messo a parlare con il proprietario e mi ha detto che poteva essere una buona opzione per… Insomma, io sono solo un road manager!»
«Cosa? Ma sei stato tu ad offrirti volontario! Come ti è venuto in mente di fare di testa tua senza neanche avvertirmi? Con tutto quello che abbiamo speso, poi!»
Soo-Jung si era avvicinata, interessata alla conversazione.
«Quanto avete speso?»
Calò il silenzio. Poi Sam-Yong si schiarì la voce.
«Circa 893.676 won*»
Tipico di Sam-Yong combinare una cavolata dopo l’altra.
«Per un prezzo del genere e una qualità così bassa vi hanno truffati. Anche se il mio hanbok in verità non è poi così male…», fece notare Soo-Jung.
«Poco importa! Sam-Yong, sai quanto ti voglia bene, ma farai meglio a tornare indietro, restituire la merce e farti ridare il denaro!»
«Cosa?! Ma il venditore non mi ridarà mai i soldi! Vi prego, non fatemelo fare, non sono brava a contrattare!»
Sicuramente, lasciando la situazione in mano a lui, non si sarebbe risolto nulla.
Soo-Jung alzò gli occhi al cielo e afferrò l’amico per un orecchio.
«Stupido. State tutti calmi, d’accordo? Posso vedere di risolvere la questione, so essere molto persuasiva.»
Tutti tirarono un respiro di sollievo.
«Oh, Soo-Jung, effettivamente chi direbbe di no alla super star della Corea?» domandò il regista sollevato.
Oramai era normale amministrazione. Sam-Yong faceva casini e lei li risolveva. Ma lui era pur sempre il suo migliore amico, quello era il loro lavoro, quindi tanto valeva buttarcisi a capofitto.
Dopo la fine delle riprese, Soo-Jung si fece dare l’indirizzo di questo negozio d’antiquariato che in verità non aveva mai sentito. Il nome era Geun** e si trovava in un affollata viuzza del centro di Seul, fortunatamente non troppo lontana dal set.
Ci arrivò in auto e tutto ciò che sperò fu che il cosiddetto venditore – o anche imbroglione, sarebbe stato più opportuno – non le creasse troppi problemi.
Non aveva voglia di tirar fuori il lato peggiore di sé, oramai sopito.
Scese dalla macchina ed entrò al negozio. Un campanellino sopra la testa annunciò il suo arrivo.
Immediatamente fu colta da un odore familiare, fu come essere catapultata in un altro mondo, un mondo antico di mille anni. Vide hanbok coloratissimi tutti ben esposti, vasi, spade, statue e maschere disposte ordinatamente.
Ne fu attratta. Aveva familiarità con oggetti del genere, dopotutto quello era il secondo dramma storico di cui era la protagonista. Ad attrarla particolarmente fu una collana rossa con dei pendenti azzurri. La sfiorò con le dita e le venne da sorridere senza neanche sapere il perché.
In quel luogo c’era una bella atmosfera, incredibilmente calda e familiare.
È come se ci fossi già stata.
«Posso aiutarla?»
Una voce le giunse alle spalle. Soo-Jung lasciò perdere la collana  e si voltò.
«In effetti sì. Io sto cercando…»
Le parole le morirono in gola. Un viso davanti a lei, due occhi, una bocca. Lineamenti che sentì nell’immediato di conoscere, pur non avendo mai visto quell’uomo.
 
Labbra che si muovono senza emettere alcun suono.
 
Il nome che ho dimenticato.
 
 
Non sparire.
 

*circa 700 euro
**significa “oro” in coreano.
 
Nota dell’autrice
“Another you” è il titolo della colonna sonora di My only love song, cantata da YuNa.
Come ho scritto sopra, questo vuole essere una sorta di finale alternativo. Per quanto io abbia adorato il finale di serie, sentivo il bisogno di scatenare la mia vena angst, come se non lo avessi già fatto abbastanza.
Questo è il primo di sei capitoli di quella che dovrebbe essere una commedia a tratti MOLTO malinconica.
Soo-Jung ha avuto un’incidente che l’ha portata al coma, e da quando si è risvegliata la sua vita non è stata più la stessa a causa dei continui sogni che stanno cercando di dirle qualcosa… ma cosa?
Sam-Yong come sempre combina guai, ma è anche una sorta di angelo custode per la ragazza, che alla fine, per tentare di risolvere i guai combinati dall’amico si ritrova davanti a…? Ovviamente, non può che essere lui accidenti xD
Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto :)
 

 
   
 
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