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Autore: Le VAMP    10/03/2019    0 recensioni
[A 13]
Ain’t no Sunshine, Lato A
La notte era lunga, le lancette continuavano a scorrere, ed entrambi vegliavano su quei ragazzi dedicandosi ad un canto solitario. Tra di loro si nascondeva l’assassino.
- Garry, Aya Drevis
[Esperimento stilistico (e interpretativo) n.5 - Due universi e una canzone]
Genere: Slice of life, Song-fic, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Garry
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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A breve la pubblicazione del Lato B (dal cantato al vissuto)

Ain’t no Sunshine, Lato A
La notte era lunga, le lancette continuavano a scorrere, ed entrambi vegliavano su quei ragazzi. Tra di loro si nascondeva l’assassino.
[Esperimento stilistico (e interpretativo) n.5 - Due universi e una canzone]

La sala era vuota, e le lancette continuavano a muoversi.
Garry non poteva vederle, ma riusciva a sentirle. Capita a molti di noi di alzarsi la notte, trovare ogni ombra al suo posto e gli spazi chiusi ancora più rigidi e intransigenti di quanto non lo siano di giorno.
Ebbene, il giovane era rimasto sveglio tutta la notte, in attesa di trovare una soluzione al mistero dell’assassino che si nascondeva in casa loro, sempre che ve ne fosse soltanto uno: tredici persone erano di certo un bell’assortimento.
Occuparsi di indagini, sospetti e ricerche negli ultimi giorni lo sconfortava notevolmente, perché vivere sotto pressione e con l’oppressione sulla pelle non era una sensazione che amava provare.
Stava capitando di nuovo, come accadeva quando si trovava per strada, o a casa dai suoi genitori: quella era una delle poche vie di fuga che continuava ad amare e venerare, che poteva goderne in gran quantità senza doverci rimettere la ragione il mattino successivo, un sogno spettacolare.
Era l’unico modo, e nient’altro, solo quello, con cui riusciva a vedere il suo fedele strumento, la sua musa, la sua chitarra in legno dalle corde che nei suoi primi anni di carriera gli causavano ogni volta dolore alle dita.
I polpastrelli continuavano a divenire neri dopo ogni utilizzo, perché ad ognuno di quelli aumentavano le ore di movimento, e quelle lancette che ora sentiva sarebbero potute scorrere all’infinito  senza giungere mai ad un punto di confine.
E invece ora sentiva solo quelle lancette contro le quali cominciò a combattere.

~

Aya Drevis, nel momento in cui cominciò a vegliare per i corridoi assicurandosi che tutti dormissero, si era resa conto che qualcuno si divertiva a far cantare la chitarra a quell’ora tarda della notte.
Erano suoni disconnessi, probabilmente era Garry che la stava accordando.
Dopo l’incontro alla polizia niente era più lo stesso, nemmeno quel ragazzo.

Alla fine le toccò raggiungerlo, quando dovette dirigersi in cucina. L’aveva trovato appoggiato allo schienale del divano, intento a maneggiare con quell’affare rumoroso. Se avesse suonato più forte si sarebbe vista costretta a chiedergli di interrompere e spostarsi da un’altra parte: eppure pareva particolarmente attento a mantenere umile e di basso profilo ciascuna nota che pronunciava.
«È tutto sigillato, vero?»
Gliel’aveva chiesto da lontano, Aya aveva lasciato la porta della cucina aperta
«Sì, nessun pericolo col gas» e con ciò richiuse il piccolo sportellino, andando a dedicarsi un bicchiere d’acqua per premiare il suo servizio di veglia.
«Hai preparato quel farmaco di cui mi parlavi?»
E quella fu l’ultima domanda.
Non ci fu risposta a quella, forse un fugace sguardo distratto.

Nel frattempo le note s’erano fatte più coordinate, e la melodia cominciò a prendere il sopravvento sulle lancette che proseguivano il loro cammino.

La dottoressa osservò davanti a sé, immobile d’un tratto.
Era un vecchio brano che risuonava tra quelle quattro mura, presto schiarito anche dalla voce di colui che aveva dato priorità allo strumento che teneva fra le braccia.
Ed ella scelse di spegnere anche la luce di quella stanza e andarsene.

Ain't no sunshine when she's gone
It's not warm when she's away
Ain't no sunshine when she's gone
And she's always gone too long
Anytime she goes away

Nell’istante in cui decise di fermarsi per osservare quel divano a cui il compagno era poggiato, prima di sedersi alle sue spalle e riflettere, le venne in mente suo padre.

Wonder this time where he's gone
Wonder if he's gone to stay
Ain't no sunshine when he's gone
And this house just ain't no home
Anytime he goes away

Ella abbassò le palpebre.
E così la sua voce prestò compagnia a quella del giovane artista che cercava, non senza una certa sorpresa, di continuare a suonare.
Aveva ancora il ricordo di qualche giorno prima alla centrale di polizia, quando le aveva chiesto cosa avrebbe voluto fare nella vita se non avesse seguito il mestiere di famiglia. Gli aveva risposto che da bambina, spesso, cantava.
Non l’aveva mai sentita prima di quel momento.

Ain't no sunshine when she's gone
It's not warm when she's away
Ain't no sunshine when she's gone
And she's always gone too long
Anytime she goes away

Quella ripetizione fu per lei un invito a cogliere l’occasione, a riprendere per la gola la seconda e ricantarla con più vita. Le serviva solo più vita, se solo ne avesse avuta!

Wonder this time where he's gone
Wonder if he's gone to stay
Ain't no sunshine when he's gone
And this house just ain't no home
Anytime he goes away

Se solo avesse potuto guardarla in viso forse si sarebbe accordo del bagliore delle fiamme che ancora si riflettevano nei suoi occhi spenti. Quelle erano fiamme di dolore, di rabbia.
Forse, in fondo, era ancora pentita per aver bruciato la propria casa.
Conservando le memorie del dottore forse non avrebbe rinunciato a quella frivola passione che coltivava. Forse sarebbe stata una spensierata e gentile giovane donna come il suo amico, ancora alle sue spalle.

Allora le due voci si unirono in una.

And I know, I know, I know, I know,
I know, I know, I know, I know, I know
I know, I know, I know, I know, I know

Continuava ad odiarsi ogni qualvolta un accenno di rimorso si affacciava nella sua vita. Garry non avrebbe mai permesso all’ozio di sovrastare la sua libertà, la dignità di essere umano che sceglie la propria strada.
Eppure per ogni gelo invernale, per ogni pasto guadagnato, c’era quella dannata voce che gli ricordava quando nella sua infanzia tutto era più facile.
Quella continuava ad essere la sua unica via di fuga.

I know, I know, I know, I know, I know
E a quelle continue spinte di gomito che le inveiva pur di sentirla più forte lei non poté far a meno di rispondere, portando i suoi pugni al cuore e dedicando completamente i propri occhi al buio, mentre la voce si faceva portatrice della sua rabbia.
I know, I know, I know, I know, I know
I know, I know

E da quell’intreccio tornò un unico filo colmo d’ira.
Hey, I oughtta leave young thing alone
But ain't no sunshine
propose Garry
But ain't no sunshine, rispose allora la giovane Drevis
When she's gone
When he’s gone

Or dunque conclusero. E dopo aver ripetuto quell’unica strofa un’ultima volta
Hey, I oughtta leave young thing alone
But ain't no sunshine

When he’s gone

When she's gone

Lasciarono cascar via le loro voci, già così deboli e infiacchite dal duro lavoro di quei giorni, via via come la stessa acqua che prima scorreva via dalla bottiglia.

E le lancette dell’orologio ripresero a cantare al posto loro, gioiose di poter riacquistare il loro trono.

«È stato…Divertente. Dovremo rifarlo altre volte, magari con i ragazzi. Cosa ne pensi?»
Non poteva nascondere il disagio di quel silenzio. Tornare a mostrarsi così allegro e propositivo dopo la sua fuga dalla realtà non fu una delle azioni che avrebbe preferito fare.
Aya abbandonò per prima quella strana forzatura che ora li costringeva a non muoversi da lì, a non vedersi.
«A domani, Garry» e con ciò si alzò, e cominciò a incamminarsi verso il corridoio, non volgendo mai indietro il suo sguardo.
Non lo fece nemmeno egli stesso, se non quando la giovane era ormai lontana. Continuava ad allontanarsi a piccoli passi.

Questo è ciò che Michel riuscì a scorgere, fedele guardiano con in mano un coltello insanguinato.
Non avrebbe permesso alcun tentativo di omicidio, non di nuovo.
Probabilmente i suoi intenti iniziali dovevano esser quelli, poi si è imbambolato ad ascoltar due voci sofferenti. Quelli erano brani che cantavano fin troppo.

Adesso aspettava. Aspettava il nemico.

 

_____________

Nel 1971, quando l'allora trentunenne Bill Withers registrò il brano, stava lavorando in una azienda che si occupava di fabbricare componenti dei bagni del 747.[3] Inizialmente il cantante aveva intenzione di scrivere versi anche per la parte del brano in cui ripete la frase "I know" ventisei volte, tuttavia altri musicisti gli consigliarono di lasciare il brano così com'era.[3] Withers ha raccontato al sito Songfacts.com che l'ispirazione per il brano gli venne dopo aver visto il film del 1962 I giorni del vino e delle rose."[4]

Il brano fu originariamente pubblicato come lato B di un altro brano intitolato Harlem, tuttavia i DJ considerarono Ain't No Sunshine il brano principale del singolo, e lo fecero diventare un enorme successo.[4] Nello stesso anno della pubblicazione il brano vinse il Grammy Award come miglior canzone R&B.[2] Nella classifica delle 500 migliori canzoni di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling StoneAin't No Sunshine è la 280esima.[5] La canzone vinse il Grammy per la miglior canzone R&B nel 1972.[4]

- Wikipedia, Ain’t No Sunshine / (Eng)

“They (Lee RemickJack Lemmon) were both alcoholics who were alternately weak and strong. It's like going back for seconds on rat poison. Sometimes you miss things that weren't particularly good for you. It's just something that crossed my mind from watching that movie, and probably something else that happened in my life that I'm not aware of.”

A breve i link di varie interpretazioni canore trovate su Youtube.

   
 
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