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Autore: Daleko    10/03/2019    0 recensioni
"Lui camminava guardando lei, lei gli trotterellava al fianco fissando la strada. «Ma Nico che ha detto, viene per Olandese?» gli chiese all'improvviso. Alessandro notò lo smartphone crepato che stringeva nella mano destra. «Gli stai scrivendo?» domandò in rimando, occhieggiando lo schermo. «Sì, ma su Whatsapp non risponde» gli mostrò lei: gli ultimi sei messaggi erano stati inviati da Chiara. Alessandro apprezzò mentalmente il non aver trovato emoticon affettuose sullo schermo."
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"«Giuro che questa volta t'ammazzo, questa volta ti... Devi smetterla di tirarmi in mezzo a questa roba, hai capito?» ringhiò il ragazzo al telefono. Ci fu qualche secondo di silenzio riempito solo dalla pioggia. Nicola si era riparato sotto uno dei balconi del primo piano, l'acqua gli schizzava sulle scarpe ma la rabbia gli impediva di sentire freddo. «Senti Nico... Tu non devi rompere i coglioni a me perché tu c'hai i cazzi tuoi per la testa e all'improvviso te ne vuoi tirare fuori, t'è chiaro?». La voce al cellulare era stranamente glaciale, sgarbata, poco familiare. Il ragazzo non fu reattivo come avrebbe voluto."

Storia romantica ambientata all'Università "L'Orientale".

Feb2019: Storia modificata e revisionata.
Genere: Malinconico, Slice of life, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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17.

 

Lunedì mattina, prima lezione del giorno; dieci minuti prima dell'inizio si era già formata una discreta folla all'esterno dell'aula. I tre amici si tenevano un po' in disparte, non particolarmente interessati alle prime file; Ale sembrava più stanco del solito, con un paio di occhiaie violacee pendant con quelle di Nico, il quale era intento a fissarsi le sneakers nere. Solo Chiara era loquace come suo solito, un po' collante del gruppo e un po' distrazione naturale per i due ragazzi. «Tutti pronti per stasera?» chiese con un sorriso radioso, guardando un po' uno e un po' l'altro, come a incoraggiare una loro risposta. Nico si strinse nelle spalle, Alessandro annuì un po' sovrappensiero. «Sì, sì, certo. Chia', ti serve un passaggio?» si propose. Lei scosse la testa. «No, Gio' ha l'auto quindi...» «...ah, capisco...» borbottò Ale, distogliendo imbarazzato lo sguardo e portandolo sull'amico. Sembrò rifletterci su per un momento. «Ah, Nico, e tu come vieni invece?» domandò a voce appena più alta. Nico gli gettò un'occhiata distratta, tornando ad abbassare lo sguardo dopo un momento. «Uh, io... Io vengo con Alessandro, veniamo in moto...» mormorò senza il minimo accenno di convinzione. Ale e Chiara si scambiarono un'occhiata, pietosa ma non confusa: attribuirono istintivamente il suo comportamento alle condizioni di Luca, riguardo le quali Nico non proferiva parola. Fu di nuovo Chiara la prima a riallacciare il discorso. «Sono così emozionata! È da una vita che volevo sentire live i The Do. Sono stata solo a un concerto in vita mia...» «Davvero?» si incuriosì Alessandro. Chiara annuì. «Sì, sono andata ad ascoltare L'Orso qualche anno fa con delle amiche... E tu?» chiese di rimando. Alessandro ci pensò su per qualche momento, poi si grattò una guancia con fare imbarazzato. «A dire il vero finora sono stato solo a qualche dj set...» «...dj set?» «Sì, sai, di "Gigidag"...». Chiara lo fissò in silenzio per qualche momento, finché Alessandro alzò una mano in sua direzione, come a incoraggiarla a parlare. «...» «...cosa, Chia'?» «...e tu, Nico?» l'amica lo snobbò totalmente e Ale sbuffò con forza, per farsi udire. Nico portò una mano al viso, massaggiandosi distrattamente le palpebre. «Io... Sì, sono andato a un po' di concerti» ammise con voce stanca. «Oh, tipo?» gli chiese ancora. Lui sospirò. «Tipo, non so, ITDO... Ministri... Lo Stato Sociale» concluse facendo spallucce. Infilò le mani nelle tasche dei jeans, finalmente ricambiando lo sguardo degli amici; Chiara sembrava stupita e Alessandro, per qualche motivo, perfino divertito. «A proposito, ma lo sai che non te l'ho mai chiesto? Che musica ascolti di solito?» gli chiese l'altro ragazzo. Nico scoprì i denti inferiori in un'espressione colpevole. «Domanda difficile, devo davvero rispondere?». I due ridacchiarono. «Punk rock, pop rock, indie rock... Principalmente rock» concluse. Sembrava essersi distratto dai suoi pensieri: Ale sorrise nel vedere l'amico più tranquillo e incline al dialogo. «Credevo preferissi roba alla, non so, Tiziano Ferro...» lo prese in giro. «Dio, no!» esclamò Nico ridendo con lui. Chiara diede un pugno scherzoso sul braccio di Ale. «Ma questo lo devi dire ad Ale, mica a Nico!» rise anche lei. I due ragazzi si fermarono a guardarla, interdetti. «Che c'entra Ale?» chiese il suo omonimo, non afferrando il collegamento. «Ma sì, non stavi scherzando sul fatto di...?» mormorò Chiara con sguardo interrogativo. Nico si accigliò, Ale rimase a fissarla confuso. «...nnnno?» rispose prolungando la consonante, indeciso sulla risposta corretta da dare. Chiara si irritò. «Dai, il fatto di Mirko! Tiziano Ferro è gay, no?» sbottò colpendogli di nuovo il braccio. Ale arrossì improvvisamente, scoccando un'occhiata a Nico. Chiara seguì il suo sguardo e si rese conto di aver rivelato, incautamente, un pettegolezzo dal quale Nico era stato tenuto all'oscuro. Non solo: un pettegolezzo riguardante un suo caro amico. Chiara distolse lo sguardo, imbarazzata dal fallo. «Uhm, sì, non te l'ho detto perché... Non stavi venendo e...» Ale provò a spiegarsi in modo maldestro, riportando al centro della conversazione un periodo poco piacevole per il suo interlocutore. Nico si rabbuiò maggiormente, ma non fece in tempo a rispondere perché una mano gli calò su una spalla. Trasalì, voltandosi e trovando un paio di luminosi occhi verdi davanti a sé. «Nico! Al volo: stasera sei libero?» domandò con tono forte e allegro il nuovo arrivato; gli ci volle più di un momento per rendersi conto dell'umore generale, spaziando con lo sguardo sui volti imbarazzati degli altri, senza però capire. «Ciao Raf, scusami, stasera ho già un impegno» rispose il ragazzo. Sembrava dirlo a malincuore, e lo sguardo che gli rivolse era di sincero dispiacere. Raf strinse le labbra in una smorfia. «Oh, peccato... Ehi, tu non sei quella ragazza del corridoio?» si rivolse d'improvviso a Chiara. Interpellata si affrettò ad annuire, ancora con il volto rosso dall'imbarazzo. «Scusami, mi sono comportato da vero stronzo. Sono Raf» si presentò tendendole la mano. Chiara la strinse, mormorando il proprio nome con voce un po' strozzata. Nel sentire quel nome ad Ale sovvenne qualcosa, e rivolse un'occhiata all'amica per riceverne conferma. Lei annuì in maniera appena percettibile, e quando Raf rivolse la propria stretta sicura all'ultimo del gruppo, Alessandro non poté esimersi dallo squadrarlo per più di un momento, stringendogli al contempo la mano. «Alessandro, piacere. Per stasera abbiamo sequestrato Nico, lo trasciniamo a un concerto» ghignò in risposta. Raf alzò le sopracciglia, stupito, tornando a guardare il suo amico. «Oh! Andate a vedere i The Do?» chiese. Chiara tornò a sorridere allegramente, felice che l'orientamento dell'altro Alessandro fosse argomento già dimenticato. «Sì! Li conosci?» s'intromise. Raf ridacchiò. «Certo che sì, magari mi aggrego» propose, quasi per scherzo, cercando lo sguardo di Nico e bloccandosi subito dopo. Il ragazzo lo fissava con gli occhi spalancati, scuotendo appena la testa, in un muto invito a ritirare quanto appena detto. «Dai, grande, vieni anche tu!» incalzò Chiara; ad Alessandro non sfuggì lo sguardo fra Raf e l'amico, osservandoli perplesso e vagamente accigliato. L'amica non si accorse di niente e Raf portò lo sguardo su di lei con un rinnovato e affabile sorriso, anche se nei suoi occhi si poteva percepire, prestando la dovuta attenzione, una preoccupazione difficilmente spiegabile. «Eh davvero, verrei, ma ho già preso altri impegni e —cioè, Nico doveva unirsi a una serata, quindi non posso proprio disdire tutto. Ma sarà la prossima volta, eh!» sciorinò per giustificarsi. Chiara provò a rispondergli ma venne interrotta per la seconda volta; Nico afferrò bruscamente Raf per un braccio e lo strattonò, con sguardo di allerta. Si fissarono per qualche secondo, comunicando solo con gli occhi, poi Raf tornò a voltarsi verso gli altri due. «Giusto, faccio tardi così... È stato un piacere ragazzi, alla prossima!» si congedò rapidamente, defilandosi nella folla. Ale e Chiara rimasero attoniti, e quando lei provò a prendere la parola Nico la interruppe ancora. «Ok, richiesta veloce e non fate domande: per favore non parlate di Raf quando c'è Alessandro, ok? Non vanno d'accordo. Dico sul serio. Neanche per sbaglio. Ok?» mormorò con sguardo serio, spostandolo sul volto di entrambi, alternatamente, per assicurarsi della loro comprensione. Annuirono entrambi. Chiara tentò ancora una volta di parlare, ma nel sentire una voce alle sue spalle trasalì lanciando un urletto. Ale non riuscì a trattenere una risata, che provò a soffocare sotto lo sguardo severo di lei. Nico abbassò lo sguardo sulle scarpe, a disagio, tornando a ignorarli. «Good morning. Tutti pronti per il concerto?» si introdusse affabilmente Alessandro. Era ben vestito, ben profumato e con la barba curata come sempre, notò il suo omonimo. Raddrizzò gli occhiali, tendenti verso il basso, e portò gli occhi chiari a fissarsi su Chiara; come sempre, notò ancora una volta l'altro. Fu la ragazza a rispondergli. «Certo! Io vengo con un mio amico» sfarfallò con le ciglia truccate. «Ale viene con la sua ragazza e... Nico viene con te, no?» si premurò di chiedergli. «Scusa, ma tu e Gio non state insieme?» sottlineò malignamente l'amico con un'evidente vena di gelosia. Alessandro, divertito, portò le mani in tasca a godersi la scenetta. «Non ho mai detto che siamo tornati insieme!» gorgogliò Chiara. Ale le rispose a tono e cominciarono a battibeccare. Nico intanto aveva sollevato lo sguardo, portandolo su quello del suo Alessandro. L'altro gli ammiccò, inducendolo a tornare a fissare il suolo. L'apertura delle porte dell'aula, con la conseguente possibilità di entrare, gli giunse come un favore divino. Si incamminò per primo verso l'interno, lasciandosi inglobare dalla folla, seguito dall'amico infastidito e per ultima da Chiara, attardatasi per salutare Alessandro –diretto chissà dove, alle prese con le sue prime due ore buca della giornata.
 

 

*

 
Per qualche motivo, Nico si sentiva in apprensione. Non era la prima volta che stringeva a sé il busto di Ale, protetto e nascosto dalla giacca nera di pelle; né era la prima volta che schiacciava i capelli nel secondo casco dell'altro; era la prima volta, però, che si chiedeva chi altri lo avesse calzato, e per la prima volta si sentiva nauseato, perfino, all'idea di salire in moto con lui. Avvolto nel suo parka, chiuso nel suo solito mutismo, lasciò che Ale mettesse in moto prima di poggiare il capo sulla sua nuca. Socchiuse gli occhi, provando a ignorare i movimenti del mezzo sulla strada e sperando nel maggior numero di semafori verdi. C'era di buono che Ale odiava chiacchierare per strada, limitandosi a guidare –seppure in modo un po' troppo spericolato, per i gusti di una persona tranquilla. A metà strada il cellulare di Nico cominciò a vibrargli nella tasca della giacca, ma restò inascoltato.
 
«Allora, dove sono?» domandò Chiara dondolandosi sulle punte. «Boh. Non risponde ma venivano in moto, quindi probabilmente sono per strada» immaginò Ale, riponendo lo smartphone. La mancina era impegnata tra le mani di Cinzia, adornate da unghie lunghe e laccate di nero, in tinta con l'abbigliamento alternativo quanto provocante della ragazza. Chiara sbuffò. «Vabbè, ci mettiamo in fila comunque, dai. Poi quando vengono ci raggiungono» decise per tutti, allontanandosi dal gruppetto e raggiungendo la coda fuori dal locale. Gio, in qualche modo già sudato, si affrettò a raggiungerla. Cinzia ne approfittò per cinguettare all'orecchio del suo ragazzo: «Sì, era così brutto pure alle superiori». Ale le rivolse uno sguardo interrogativo. «Gio, no? È sempre stato così. Potrebbe almeno fare un po' di palestra... Povera Chiara» sospirò per poi voltarsi a guardare l'altra coppia, distante solo qualche metro. Ale si ritrovò irritato. «Non stanno insieme, sono solo amici» le fece notare. Cinzia sorrise maliziosa. «Sì, come no» lo prese in giro, poi si aggrappò alla nuca del ragazzo per tirarlo verso di sé. Fra le bocche dei due si tenne, per un po', un colloquio molto intimo; Gio neanche badava a loro, preso com'era da Chiara e dai tentativi, finora falliti, di attrarre la sua attenzione per più di due minuti di fila. Lo sguardo della ragazza era fisso sulle figure avvinghiate dei suoi amici, occupati in un bacio privo di respiro, e quella vista le faceva ribollire il sangue. Cinzia era sempre stata più intraprendente, più smaliziata, più furba di lei. Era lei quella attraente, quella che piaceva ai ragazzi, quella che sapeva piacere e sapeva di piacere. Chiara aveva sperato che, entrando all'università, sarebbe riuscita a smettere di vivere all'ombra della sua storica amica delle superiori; invece non solo se l'era ritrovata nel suo stesso gruppo di amicizie, ma ancora una volta era lei al centro dell'attenzione. Cinzia al centro dell'universo, tutti che le gravitavano intorno e lei...
«Nico!» esclamò quando il ragazzo entrò nel suo campo visivo. Spalle curve, mani nelle tasche, sorrisetto appena accennato sulle labbra: tutto nella norma, considerati i pensieri che dovevano occuparlo costantemente. Chiara si dispiacque per lui prima di spostare gli occhi sull'altro ragazzo, intento a ravvivarsi i ricci castani con una mano. Ale le sorrideva in un modo che oscurò, anzi scacciò totalmente Gio dai suoi pensieri. «Allora, tutti pronti per il concerto?» chiese avvicinandosi a loro due, con Nico fermatosi a qualche passo di distanza per controllare il cellulare. Alessandro squadrò Gio per qualche momento, poi quello allungò una mano per presentarsi. «Gio, l'amico di Chiara» pronunciò con un filo di presunzione ben udibile nella sua voce. Nico alzò lo sguardo sul suo amante, riconoscendone sul volto il compiacimento nell'avvertita inferiorità altrui. Provò pena per Gio. «Alessandro, un altro amico di Chiara. A quanto pare ne ha molti» rispose di rimando stringendogli la mano sudaticcia, un po' più forte del necessario. Quando sentì la mano grassoccia cedere nella sua gli ammiccò con sguardo complice, poi si voltò per sorridere a Chiara. La ragazza non era ancora immune al suo fascino e ricambiò con gioia, scatenando la gelosia dell'altro; Gio arrossì più di quanto non fosse naturalmente chiazzato di rosso, e spostò con veemenza lo sguardo su Nico tendendogli la mano destra. «Gio!» si introdusse bruscamente, senza nemmeno l'ombra di un sorriso in volto. Nico gli fece un cenno del capo. «Nicola» rispose brevemente lui, poi tornò a badare ai fatti propri lasciando il fotografo con la mano tesa e un cipiglio di fastidio dipinto in volto. La sua umiliazione fu ignorata da tutti, e quando la fila cominciò a muoversi fu lui il primo a incamminarsi. «Ehi, piccioncini! Non vi aspettiamo mica, sa!» urlò Ale al suo omonimo e relativa ragazza, ridacchiando con Chiara. Nico si limitò a seguirli come chiudifila del gruppo, dopo un laconico saluto mormorato in direzione della coppia.
 
«È un sacco che volevo vedere Olivia, è così carina!». Chiara provava a interagire con gli altri, ma Cinzia era troppo impegnata a tubare con Ale e l'altro Ale, quello di suo interesse, sembrava essere intento a discutere di qualcosa con Nico. Restava Gio, che non le toglieva gli occhi di dosso in modo irritante. «Vero, ma tu sei più carina» rispose prevedibilmente il giovane, inducendola a un sospiro e un roteare d'occhi che terminò sulla sua amica, intenta a lamentarsi. «Non capisco perché all'ingresso facciano sempre buttare l'acqua! Ale, mi offri una birra?» chiese al suo ragazzo in uno sfarfallio di ciglia truccate. «Uh, certo» acconsentì lui, poi si voltò verso Chiara. «Ci rivediamo, uhm, qui?» chiese, trovando un'espressione ostile sul volto dell'altra. La osservò confuso per un attimo. «Che c'è?» «Niente. Sì, sì, ci ritroviamo qui» confermò lei, voltandosi verso il palco ancora vuoto e ignorandolo di botto. «Ma che le prende?» chiese Ale a Cinzia, e quella si limitò a trascinarlo via con una risata. L'altro Alessandro era ancora a qualche passo di distanza dagli altri, a conversare con Nico.
«Non capisco perché tu mi abbia trascinato a questo stupido concerto, tutto qui!» «Dovrai pur distrarti, no? È da tanto che non esci a divertirti...» «Beh, scusami se non ne ho voglia, con Luca ammalato». Discutevano, più che conversare, con un tono di voce forzatamente basso. Nico sembrava essere quello più preoccupato al riguardo, e occhieggiava di tanto in tanto in direzione degli amici, per essere sicuro che loro non udissero. «Senti, non era necessario, ok? Ora potrei essere a casa a lavorare, e invece–» «Dammi il cellulare» lo interruppe Ale, serafico. «...cosa?» balbettò lui. Stringeva lo smartphone nella mano destra, tenuta contro la tasca posteriore dei jeans. «Non era questo quello che avevamo deciso» continuò, incerto. Ale alzò un sopracciglio, fissando il ragazzo con un gelido sorrisetto sul volto. «No, tu hai detto che avresti fatto tutto quello che volevo. O sbaglio?» rispose con tono interrogativo, buttandola giù con una domanda retorica. Nico non sapeva cosa rispondere, pallido e a disagio. «Non intendevo questo. Non puoi controllare il mio cellulare, Ale, cazzo!» «E perché no?» «Perché...»
Le persone intorno a loro cominciarono a farsi sentire, urlando e lanciando fischi di approvazione alla band salita sul palco. Il gruppo di apertura era andato via da pochi minuti, e Chiara non mancò di urlare loro: «Eccoli! Dai!». Le luci cominciavano a muoversi, caleidoscopiche e con colori in contrasto, dando loro scarsa visibilità. Nico notò il braccio di Gio intorno alla vita dell'amica, e l'assenza nei paraggi dell'altra coppia. Tornò a preoccuparsi di Ale, ma quando spostò nuovamente lo sguardo su di lui lo trovò concentrato sullo spettacolo. Ne approfittò per riporre rapidamente il cellulare in tasca, ancora con le mani tremanti e sudate. Ale lo cercò con una mano, afferrandolo per un braccio e trascinandolo accanto a sé, usandogli molta poca premura. Complice l’assordante musica elettronica, i fasci di luce blu e rossi, le persone che gli si stringevano contro e il terribile caldo che Nico cominciava ad avvertire, l’ansia gli premeva in petto più di quanto avrebbe voluto.
 
«Get out of the way, you’re not in the hunt hunt...»
La cantante, ovviamente, cantava. I fan seguivano la sua voce, seguivano le note elettroniche della canzone, seguivano il muoversi dei loro corpi e si muovevano, cantavano di conseguenza. Ale invece era algido, immobile nello stringere il braccio di Nico nella sua mano destra, abbronzata e resa forte dallo sport, liscia di chi non ha mai ha mai conosciuto un lavoro manuale. Nico, d’altro canto, non avrebbe potuto godersi lo spettacolo nemmeno se avesse avuto: i suoi occhi scuri erano spalancati, fissi sul volto di Ale che non sembrava volergli dare altre attenzioni, oltre a quella spasmodica nella sua carne. La canzone terminò, lasciando le loro posizioni ed espressioni immutate. Nico continuava a fissare quel volto squadrato, irsuto e attraente, dagli occhi chiari e resi più grandi dalle lenti a contatto. I ricci erano confusi nell’oscurità, resi quasi irriconoscibili, al contrario delle labbra strette che quasi risaltavano, nella luce bluastra che permeava il locale.  Mentre la star della serata consigliava, intonata e affascinante, di tenere le labbra chiuse, Ale finalmente le aprì. «Quanto mi fai stupido, Nico?».
«Now just do as I say, keep your sweat cold, don’t betray...»
Nico rimase in silenzio. Sapeva che quella era una strada senza uscita, e disperatamente sperava di poter fare retromarcia. «Non... Non capisco» riuscì solo a balbettare ancora. Capiva, invece, capiva benissimo. Quando Ale si voltò, ricambiando il suo sguardo, Nico s'inquietò nel vedere quanto terribilmente serio –e incazzato– fosse. Cedette. «...ti prego, non fargli del male» si limitò a chiedergli, distogliendo lo sguardo. La mano dell’altro continuava a scavare nella carne del suo braccio. Parlavano in modo strano, sussurrando ad alta voce, urlando ma con tono dismesso; se la musica si fosse interrotta all’improvviso, come in una scena d’azione al cinema, si sarebbero vergognati di aver sforzato così tanto la gola per una simile conversazione. «Smettila di vederlo» ribatté lui. Nico non rispose, poi lentamente annuì.
 
 
Quando il concerto finì, nessuno aveva particolarmente voglia di attardarsi. Nico e Chiara si ritrovarono all’uscita con i rispettivi accompagnatori; nel parcheggio trovarono Cinzia e Ale, la prima raggiante, il secondo un po’ imbarazzato. «Ehiii!» li salutò la prima. Senza soffermarsi su qualcuno, volgendo lo sguardo al suolo, l’altro le fece eco: «Bel concerto, eh?». Non sembrava troppo convinto, ma Nico era troppo scosso per notarlo e Chiara non aveva particolare voglia di indagare; sembrava di malumore. L’altro Ale colse l’occasione per punzecchiare il suo omonimo. «Certo, il concerto. Te lo sei goduto, eh?» ridacchiò. Le orecchie del più giovane si infiammarono nell’aria fredda, ma prima che potesse arrivare una risposta si sentì il suono di un clacson poco distante, che indusse la coppia a voltarsi. «Oh, è mio padre» notò Ale, tornando a guardare gli altri. Strinse le labbra. «Beh, grazie a tutti per la serata! Ci vediamo all’uni» si congedò senza prolungare i saluti. «Ciao Chiara! Ciao ragazzi!» si affrettò anche la rossa, trotterellando dietro il suo partner. Fra i quattro rimasti calò il silenzio. Nico era ancora troppo immerso nei suoi pensieri per badare al mondo esterno, ma Alessandro registrò, come un rumore di sottofondo, l’evidente gelosia di Chiara. Gelosia evidente
per tutti, pensò tra sé, meno che per il diretto interessato. «Bene, che ne dite se...» «Oh, noi andiamo» disse Ale all’improvviso, come se gli fosse nata un’urgenza in quel preciso momento e non, com’era accaduto realmente, per stroncare sul nascere qualunque proposta di Gio. Il fotografo, evidentemente infastidito, non seppe come rispondere; Chiara intervenne sorridendo, seppure ancora irritata. «Anche noi mi sa, sto morendo di sonno e poi domani abbiamo lezione... Nico, domani segui?» domandò all’amico, il quale annuì con aria assente senza dire una parola. Chiara si accigliò lievemente, ma lasciò perdere con un sospiro. «’kay, a domani allora! Ciao Ale» salutò anche l’altro, stranamente in modo poco caloroso. I quattro si separarono, e mentre la noiosa voce di Gio spariva in lontananza, fra Nico e Ale cadde un silenzio glaciale.


 


 

NdA: Persone e avvenimenti sono solo frutto della mia immaginazione.

 

   
 
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