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Autore: Cress Morlet    10/03/2019    16 recensioni
[Tony Stark/Peter Parker]
È l’involucro perfetto di un ragazzino che non ha dovuto scorticare i suoi vecchi resti e crearsi una nuova corazza di cuoio, rughe e sorrisi tirati.
È il corpo di un diciottenne che è stato solo sfiorato dalle tue mani e dai tuoi più antichi errori. O Tony, che cosa ti provoca questo? Cosa genera nel tuo egoistico orgoglio la certezza di essere stato il primo? Primo bacio, prima volta, primo e unico amore. Che cosa provi?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Tony Stark/Iron Man
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Dig Down

                                                                                                

       

                                                                                                DIG DOWN

Perché ti ritrovi a pensare sempre troppo ogni volta in cui inizi a spogliarlo?
Perché, perché, perché?
Dio, perché?
Non potresti semplicemente strappargli i vestiti e ovattare i pensieri? Imbottiglia preoccupazioni e ansie, schiaccia le immagini che risalgano lungo i tuoi nervi e pensa soltanto a soddisfare il desiderio di entrambi. Striscia dentro di lui e placa gli incubi che girano vorticosamente all’interno del tuo petto. Nascondi il volto contro il cuscino e stringigli la mano mentre gli chiedi silenziosamente perdono. 
Agisci, agisci, e smettila di tormentarti. Altrimenti sarà sempre la stessa storia e non può - no, Tony, no - non può sempre essere la stessa storia. 
Prima o poi le cose devono cambiare, prima o poi voi dovete cambiare.

Non sei stanco di avere paura? Non vuoi vivere felice? Soltanto Peter riesce a scorgere ciò che di buono esiste in te e riesce a farlo uscire al di fuori della tua cinica armatura di rimpianti.
Allora perché non gli riveli la verità, perché? Dio, perché?
“Levati questa maglietta, Parker, levatela adesso”, ti ritrovi invece a dirgli, e hai già afferrato i lembi e gli hai già scoperto l’addome piatto e la pelle chiara. Continui a sollevargli la maglia e neppure finisci di togliergliela, ti sei abbassato a baciare il suo cuore e a risalire fino a raggiungere le sue spalle e il suo collo, la mandibola e l’orecchio sinistro. Getti finalmente a terra la sua maglietta e gli slacci i bottoni del pantalone, veloce e impaziente. Gli incubi ancora non se ne vanno e i brutti sogni sono ancora nello stesso identico posto in cui ogni altro essere umano conserva e custodisce un cuore, quella scatoletta di vene e sangue e battiti che si gustano con il palato secco. Non se ne andranno mai se manterrai le palpebre serrate, lo sai? Ricordi?
Tu apri gli occhi e sospiri male.
Peter è quasi completamente nudo dinanzi a te e le tue pupille lo cercano, lo reclamano, lo assaporano. Con uno sguardo avvolgi la sua intera figura e la tua mente all’improvviso capisce che cosa ti sconvolge tanto ogni volta che fate l’amore. Comprendi il motivo per cui la sua pelle ti colpisce così distintamente, lo sai e non vuoi dirlo ad alta voce, non vuoi neppure dirlo a te stesso piano piano. Non hai il coraggio di esprimere il marasma che ti dipinge di nero le briciole di sonno, la limpida verità che striscia nel punto cieco dell’angolo dei tuoi occhi.
È giovane. È pelle liscia, morbida, calda.
È l’involucro perfetto di un ragazzino che non ha dovuto scorticare i suoi vecchi resti e crearsi una nuova corazza di cuoio, rughe e sorrisi tirati.
È il corpo di un diciottenne che è stato solo sfiorato dalle tue mani e dai tuoi più antichi errori. O Tony, che cosa ti provoca questo? Cosa genera nel tuo egoistico orgoglio la certezza di essere stato il primo? Primo bacio, prima volta, primo e unico amore. Che cosa provi?
Fierezza corrosiva, ambigua gelosia, perversa felicità. Troppe emozioni sbagliate insieme, attenuate a stento da un amore totalizzante che paralizza il tuo cervello, che scuote le tue spalle e che cammina sulle tue ossa spezzate al pari di ragnatele vecchie e grigie. Un senso di colpa bruciante ti attanaglia la coscienza, aprendo botole di te stesso e di tue vite passate da mettere a tacere con rumori e suoni disarmonici. Con frasi interrotte dal pudore e dal terrore di star sbagliando ogni cosa, di star rovinando anche le poche cose buone che eri riuscito a racimolare nell’ultima parte della tua esistenza a intermittenza.
Lo ami, lo ami, e sei spaventato.
“Peter, sbrigati. Vieni qui, vieni qui”, ordini e smani mentre lui finisce di spogliarsi. Tu lo attiri a te, afferrandogli le natiche e calando sulle sue labbra che ridono sulle tue. Gli stringi la base della schiena e i tuoi polpastrelli sentono la sua carne fin sotto le unghie, oltre l’intreccio di vene dei tuoi polsi che stanno cedendo. Le anche si scontrano, le cosce cercano un incastro e le vostre lingue non si fermano.
A scambiarvi parole e dichiarazioni silenziose siete sempre stati bravissimi così: nudi, accaldati, bisognosi l’uno dell’altro. Il letto, il pavimento, il muro. Dove state facendo l’amore?
State facendo l’amore? Sei già dentro di lui? Non lo capisci, non hai il controllo di niente, non vedi altro che Peter.
Senti i suoi ansimi, intuisci le sue suppliche - non smettere, non smettere, non smettere mai - e percepisci i suoi palmi che disegnano le tue creste iliache.
E' un tocco impacciato di mani che tremano e di una carezza lasciata a metà mentre tu non ti rendi conto di aver iniziato a parlare, di dire troppo e di rivelare tutto.
“È questo attimo che mi confonde, deve essere questo, non c’è altra spiegazione. È il momento in cui sei nudo e mi sembra che tu sia mio. Poi ti guardo negli occhi e capisco che non è così.”
Capisco che non sarà mai così.
“P-perché?”, lui ti domanda e ti stringe tra le dita la linea che unisce il collo e le spalle. Tu afferri il suo viso e lo obblighi a guardarti negli occhi. Devi dirgli la realtà che ti atterrisce di notte quando siete arrotolati tra le vostre lenzuola e legati dalle vostre gambe e i vostri piedi. La realtà che poi ti colpisce di giorno appena il Sole sorge e tra le pareti di casa riecheggia prima il suono del suo sorriso stiracchiato e poi dei suoi sospiri spezzati. Perchè sono io...
“Perché sono io, Peter, ad essere tuo. Sono io.”
Sono io, Peter, sono io.
Piccolo ragazzino che si prende tutto ciò che vuole e che neanche si accorge di farlo. E smettila di guardarmi in questo modo, non lo sopporto, non posso sopportarlo. Smettila subito, smettila, so cosa vuoi dirmi e farà soltanto male ad entrambi.
“Ti amo tanto, Tony. Ti amo tantissimo”, mormora sulla tua barba, lentamente, e tu lo sapevi che avresti sentito un formicolio alle costole e al petto. Peter avvicina le bocche dei vostri stomaci e loro iniziano a baciarsi voracemente, ad agganciarsi con rochi borbottii di palloncini colorati tramutati in coriandoli. Allora in te cresce il bisogno di toccarlo e di entrare dentro di lui, di sentirlo sussurrare il tuo nome e qualsiasi altra parola capace di acquietare i mostri arrotolati al tuo sterno.
“Amare qualcuno è una promessa che nessuno sa mantenere. Nessuno”, gli parli e lo ami, lo ami e ti spezzi.
Dentro di lui, dentro di lui, dentro di lui.
È lì che devi stare, è lì che vuoi morire.
Perché è questa la più angosciosa certezza che stai cercando di celare a entrambi e soprattutto a te stesso: sarai tu, Tony, a morire per primo. Sarai tu.
Lo lascerai da solo a doversi ricostruire un’intera vita con il peso schiacciante della tua assenza e con l’ingombrante aura del tuo fantasma prepotente.
Non è questo quello che popola il tuo inconscio ogni volta che chiudi gli occhi?
Sei un uomo avaro e sei un vecchio senza alcuna speranza di redenzione.
Perché nonostante l’età, la logica e la tua paralizzante paura... tu non puoi lasciarlo.
Tu non vuoi vivere più un solo giorno senza Peter al tuo fianco.
“Io ti amerò per sempre, Tony. Non può essere altrimenti. Non potrà mai esistere nessuno oltre te”, getta lui fuori dai denti, fuori da ogni concreta e realistica riflessione, e si aggrappa alla tua schiena e si incastra al tuo corpo che tende verso il suo. Perché l’amore è trovarsi e cercare di far combaciare corpi, menti e cuori imperfetti. Te ne rendi ancora più conto quando lo baci e ti ritrovi con le ginocchia a terra, quando mugoli sulla sua bocca e siete entrambi sul pavimento.
“Credo sia questo che mi spaventa, Peter. Credo sia questo.”
Lui ti guarda sorridendo, imprigionato tra le tue braccia, e il mondo trema insieme a qualsiasi altra cosa tu abbia al posto del cuore.
“Se hai paura vuol dire che stai cambiando. Ed io credo che cambiare significhi rinascere. Non potremmo rinascere all’infinito io e te? Così ci ritroveremo ogni volta che il tempo comincerà ad avanzare troppo e a mangiarci. Tu aspetti me e io aspetto te.”
Ti dice queste parole sottovoce e il cielo sembra aprirsi in due sopra di voi. Tutto ciò che tu credevi di sapere crolla nelle voragini della sabbia rossa. Le tue ciglia si abbassano e conservano Peter, fino alla sua essenza più profonda, impresso sulle tue pupille. Non riesci a rispondergli - sei ancora lì, teso sopra di lui, con un desiderio opprimente e insoddisfatto - e Peter teme di aver sbagliato a parlare, di averti deluso in qualcosa. Ha sempre paura di parlare a sproposito e allora ogni volta rimedia biascicando frasi sconclusionate.
“Oppure no. Oppure dovresti dimenticare quello che ti ho detto e lasciar perdere, lasciar... Ti ho detto qualcosa di infantile?”
No. E come potresti? Mi hai promesso qualcosa di bello e terribile. Io ho passato un’intera vita ad aspettarti e tu ora vuoi passare il resto della tua ad aspettare me.
Sempre insieme, per sempre insieme, in un modo o nell’altro. Se io fossi una persona migliore adesso dovrei lasciarti. Dovrei liberarti da me e dal mio fardello fastidioso, dovrei lasciarti vivere una vita spensierata e un milione di volte più semplice. Perché l’amore che provo per te non mi rende meno egoista? Perché non mi rende migliore?
“No, ragazzino. Mi hai detto qualcosa di bello e non capisco come tu sia diventato tanto saggio.”
Lo è sempre stato e tu non te ne sei mai pienamente accorto. Tu hai fatto finta di non vedere, di non capire, e hai lasciato che il tempo scorresse placido, granello dopo granello. Così adesso Peter, nella sua lucida follia di amarti e di amarti oltre la labile fine di ogni comune mortale, è più saggio e sincero di te. Oppure è soltanto un adolescente incosciente che ha realizzato prima di chiunque altro che all’amore vero non si rinuncia. Non si rinuncia, no, non si rinuncia mai.
“Ho rubato un po’ della tua saggezza mentre dormivi. Te l’ho sottratta mentre ci scambiavamo i sogni e li vivevamo un po’ insieme. Devo averti anche lasciato qualcosa di mio, da qualche parte. L’ho fatto?”
Tra il cuore e lo stomaco, tu pensi e realizzi. Un po’ vorresti anche dirglielo. Tra la pancia e le gambe, nel punto esatto in cui il tuo desiderio è diventato talmente doloroso da guidarti le mani e il corpo verso di lui, dentro di lui.
I suoi polpacci ti legano la schiena e tu lo ami.
La sua bocca si sporge a cercare la tua e tu lo ami.
Le sue dita accarezzano le tue e tu lo ami.
Tu lo ami.

Tu lo ami, tu lo ami...






Angolo autrice.

Ciao a tutti! Vi è piaciuta la storia? Io spero di sì, l'ho scritta ieri in sette ore di folle ispirazione. Ho mangiato anche a stento perchè non riuscivo a pensare a niente altro se non a completare questa storia nata ascoltando in macchina 'Dig Down' dei Muse. All'interno della Shot trovate un lontano riferimento al titolo di una delle opere che io più amo di Miryel, ovvero 'Please, please, please let me get what I want'. E non posso non consigliarvi per l'ennesima volta di leggere le sue Starker, dove i suoi Peter e Tony sono più vivi che mai. Io li amo grazie a lei :) 
A presto!

   
 
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