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Autore: blackjessamine    10/03/2019    10 recensioni
Non è facile avere quattordici anni ed essere il secondogenito della famiglia Weasley.
Ci si deve confrontare con un fratello Prefetto che sembra in grado di raggiungere qualsiasi traguardo, un fratellino deciso a diventare il miglior studente di tutta la scuola, il peso della responsabilità di una fama da straordinario Cercatore.
Per non parlare, poi, di quanto sia facile commettere egli errori banali ma fatali. Perché, sì, chiedere al professor Kettleburn di poter assistere dei cuccioli di Crup potrebbe sembrare un'idea fantastica, ma nasconde pericoli inaspettati.
Fra morsi e infezioni, lezioni di volo, bevande illegali e feste impreviste, Charlie scoprirà che la tenacia e la determinazione di certe Corvonero vanno ben oltre ogni sua previsione.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Weasley, Charlie Weasley, Nuovo personaggio, Oliver Wood/Baston
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pas de Deux '
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Epilogo




 
Dublino, luglio 1997

"... e dopo che mi sono ammanettato un polso al suo letto, ho sentito la porta aprirsi, ed è arrivata lei... in compagnia di sua madre!"
Ci fu l'ennesimo coro di risate sguaiate, e qualcuno infilò un bicchiere colmo di liquido ambrato nella mano di Charlie.
Il ragazzo portò il bicchiere alle labbra, ma un giramento di testa lo convinse a posarlo senza prenderne nemmeno un sorso.
C'erano stati già fin troppi brindisi, quella sera, e Charlie non voleva in alcun modo rischiare di perdere troppa lucidità. Era semplice paranoia, forse, ma la paura che si respirava nell'aria era così vivida, così presente da insinuarsi anche nei momenti più leggeri.
Nessuno voleva dirlo apertamente, ma tutti sembravano sapere che quello avrebbe potuto essere il loro ultimo momento di gioia. E tutti sembravano sapere che la guerra non chiede permesso, non si sposta di lato davanti a dei ragazzi alticci e allegri, non aspetta il momento propizio perché ogni combattente sia pronto a scendere in campo.
Charlie sapeva di trovarsi in un posto sicuro, e quando la festa fosse finalmente finita avrebbe dovuto soltanto Smaterializzarsi a casa, dunque era del tutto improbabile aspettarsi un attacco proprio quella sera, ma la posta in gioco era troppo alta per rischiare tutto a causa di un bicchiere di Whiskey.
Oltretutto, c'era ancora così tanto da fare, a casa, che sua madre lo avrebbe ucciso se avesse rallentato i preparativi a causa del mal di testa da sbornia.
"Testimone, tocca a te!"
Ludvig Shulz, un ragazzone dalle gote ben irrorate di sangue e con una calda voce musicale gli puntò contro un dito grassoccio.
Oh, maledizione.
Charlie le odiava, quelle cose, ma non poteva certo tirarsi indietro: era il giorno di Bill, quello, e s'erano dovuti fare già fin troppi sacrifici. S'era dovuto rinunciare alla cerimonia a Burhou, come sarebbe stato desiderio della sposa, perché sarebbe stato impossibile proteggere efficacemente l'isoletta. S'era dovuto rinunciare a un buon numero di invitati, perché in tempo di guerra non ci si può fidare di nessuno. S'era dovuto rinunciare ad un addio al celibato fatto come si deve, perché ormai di MagiPub ne erano rimasti ben pochi, e perché la maggior parte degli amici di Bill erano sparsi per il mondo, e non sarebbero certo tornati in un Paese sull'orlo dello sfacelo solo per alzare il gomito e fare battute sconce.
E così ora si trovavano a Dublino,nella casa che un'amica di Bill aveva prestato loro per l'occasione: tre dipendenti della Gringott, un paio di ex compagni di scuola particolarmente fidati, un ragazzo conosciuto in Egitto che ora commerciava oggetti d'arte babbana, Bill e Charlie.
Era stata una festa piuttosto tranquilla, considerata l'occasione: qualche brindisi, vecchie canzoni suonate su un giradischi dall'aria piuttosto fragile, e stupidi giochi che sarebbero stati più adatti ad una festa di adolescenti.
Dimmi la verità: un gioco di carte magiche imbevute di un surrogato di Veritaserum dall'effetto molto blando e facilmente ingannabile con una ferrea volontà – che, anche questo era da ammettere, si fiaccava molto facilmente, davanti a un paio di bicchieri di Idromele. Un gioco che Charlie non vedeva dai tempi della scuola, e a cui Pascal Abercrombie aveva insistito per giocare soltanto per amore di nostalgia.
Ogni carta riportava una domanda più o meno scabrosa, e i partecipanti potevano scegliere se correre il rischio di non riuscire a contrastare l'Incanto di Sincerità della carta, oppure evitare di rispondere, incappando però nella penitenza pattuita a inizio partita. Ossia in un bicchiere di Latte di Leone Magico, un liquore dal gusto particolarmente forte e dalla gradazione alcolica esagerata che Shulz aveva riportato illegalmente dal suo ultimo viaggio in Libano.
Quello stupido gioco aveva già fatto conoscere a Charlie dettagli suoi suoi compagni di serata che avrebbe volentieri dimenticato: non gli importava niente di sapere che la più grande fantasia erotica di Paul Lissel includeva guanti di lattice e strumentazione medica babbana, né avrebbe mai voluto conoscere i dettagli riguardanti il primo incontro con l'autoerotismo di Steven Bukowski. Bill, molto cavallerescamente, aveva scolato con un sorso deciso il suo bicchiere di Latte di Leone Magico, pur di non rivelare quale fosse il più grande talento sotto le lenzuola della sua futura sposa.
E dopo aver ascoltato il resoconto dell'incontro piccante finito nella maniera più imbarazzante di Andrew Weisz, Charlie si ritrovò davanti il consunto mazzo di cartoncini dorati.
Oh, maledizione.
Lui odiava quel genere di cose. Anche se nessuno, vedendolo ridere e andare d'accordo con tutti, lo avrebbe mai sospettato, Charlie era una persona riservata. Le persone che poteva considerare davvero amiche erano pochissime, e nessuno dei giovani uomini seduti attorno a quel tavolo faceva parte dei pochi fortunati. A parte Bill, naturalmente, ma anche il loro rapporto era fatto più di azioni concrete, che di grandi discorsi. E Charlie, nonostante non fosse esattamente un puritano o un vecchio bigotto, non riusciva proprio a capire che cosa ci fosse di divertente, dopo aver superato abbondantemente i vent'anni, nel condividere con gente più o meno sconosciuta dettagli così personali delle proprie relazioni.
Del resto, quella era la festa di Bill. Che sicuramente non era entusiasta di quel tipo di passatempo, ma non aveva protestato: era tipico di suo fratello mettere da parte i suoi desideri per accontentare gli altri, anche quando i suoi desideri avrebbero dovuto essere il centro della questione. O, forse, Bill sapeva meglio di Charlie che quella serata poteva essere la loro ultima occasione di essere sciocchi e frivoli, di essere ancora dei ragazzi, prima che la guerra portasse via ogni leggerezza.
E così Charlie afferrò la carta in cima al mazzo, e lasciò che questa svolazzasse davanti al suo viso, permettendo a tutti i partecipanti al gioco di leggere la frase stampata a grandi lettere rosse:
“Descrivi il tuo primo bacio”.
Oh, insomma, Charlie doveva considerarsi fortunato: non aveva la minima voglia di ubriacarsi, né di condividere informazioni troppo personali con quelle persone, ma le carte erano state clementi. Andando dritto al punto, si sarebbe sottratto in un attimo a quella tortura.
“Oh, sì, giusto. Be', insomma, a quell'epoca in realtà non è che le ragazze mi interessassero tanto. Pensavo più che altro al Quidditch, e del resto mi importava ben poco, ero ancora abbastanza immaturo, e...”
Charlie si arrestò appena: aveva creduto che sarebbe andato dritto al punto, avrebbe descritto la situazione in poche parole, ma a quanto pareva l'Incanto di Verità posto sulle carte sapeva essere piuttosto esigente. E, con un briciolo di sgomento, Charlie si rese conto che sottrarsi all'influenza delle carte era molto più difficile, una volta iniziato a parlare.
“Sì, insomma, avevo conosciuto questa ragazza, e ci andavo d'accordo, ma come andavo d'accordo col mio amico Carl Crescent, e allora non ci ho fatto granché caso... e poi abbiamo vinto la prima partita del Campionato, e abbiamo fatto una festa, e Bill si era imboscato con quella donna scarlatta della Glass, quindi ne ho approfittato per prendermi la mia prima sbronza, e...”
Decisamente, stava parlando troppo. E aveva evocato un coretto di epiteti non esattamente rispettosi a proposito di Frances Glass, che ai tempi di Hogwarts aveva infranto non pochi cuori.
“E in realtà io non mi ricordo molto, ma praticamente tutto il Dormitorio me l'ha ricordato per mesi, perché questa ragazza si è imbucata alla festa, e mi ha baciato davanti a tutti, e io le ho vomitato sulle scarpe. E, insomma, mi spiace, perché in realtà era molto carina, ma per quando l'ho capito, lei ormai non mi guardava più nemmeno per sbaglio, e usciva con Archie Walkers, quindi...”
Ludvig Shulz gli batté quella specie di pala che aveva al posto delle mani su una spalla, ridacchiando fragorosamente. I due compagni di scuola di Bill, che ricordavano personalmente quell'imbarazzante episodio, aggiunsero battute salaci alle risate, mentre Lissel annuiva con aria comprensiva.
“Che sfiga, amico. Dev'essere stato ben imbarazzante.”
Charlie si limitò a stringersi nelle spalle: be', sì, era stato imbarazzante, ma il fatto che non ricordasse gran parte di quegli eventi lo aveva salvato. Ed era stato un importante episodio di crescita, perché da quel momento aveva incominciato a guardare le ragazze con occhio totalmente diverso, e questo aveva portato altre montagne di imbarazzo, sì, ma anche a qualche momento piacevole.
“Abbastanza. Soprattutto perché, ora che ci penso, quella ragazza è la stessa che ci ha prestato questa casa.”
Dopo quell'imbarazzante episodio, Charlie non aveva praticamente più parlato con Alhena Macnair, e dopo la scuola l'aveva completamente persa di vista, ma sapeva che Bill l'aveva incontrata in Egitto, e avevano stretto una salda e sincera amicizia.
Bill, che dopo essersi scolato il suo Latte di Leone Magico era rimasto particolarmente silenzioso, fissò Charlie con gli occhi spalancati, e, biascicando appena, ridacchiò:
“Ed è ancora più imbarazzante il fatto che sia tornata a casa cinque minuti fa, e che sia rimasta ferma sulla porta ad ascoltarti tutto il tempo.”
Reprimendo un moto d'orrore, Charlie si voltò in tempo per vedere una giovane donna vestita di chiaro ferma sulla porta del salotto, con le braccia incrociate al petto e un'espressione divertita in viso. Alhena Macnair non era cambiata poi molto dalla ragazzina irriverente che Charlie a stento ricordava dai tempi della scuola.
Quando anche il resto dei ragazzi si accorsero della presenza di Alhena, che, come fece acutamente notare Weisz, era una donna, ci fu un nuovo coro di urletti scimmieschi e battutine degne della peggior bettola di Nottrune Alley. Battutine che Alhena accolse con un'indifferenza totale, come se neanche le avesse sentite. Avvicinandosi di qualche passo al tavolo ingombro di bottiglie e bicchieri, si limitò a cantilenare:
“Non fate caso a me, sono passata di qui solo per rassicurare il signor Weasley che la futura signora Weasley ha molto gradito il cinema babbano ed è stata riportata alla Tana sana e salva, e per ascoltare il racconto di uno degli episodi più umilianti della mia adolescenza.”
Mentre pronunciava queste parole, Charlie fu abbastanza certo che Alhena gli avesse rivolto una rapida e divertita strizzata d'occhio.
Gettando uno sguardo esasperato al mazzetto di carte al centro del tavolo, Alhena aggiunse:
“Io vado di sopra, e vi lascio ai vostri maturi passatempi da veri uomini.”
La ragazza fece per allontanarsi, ma venne fermata dalla voce implorante di Weisz.
“Aspetta! Che addio al celibato sarebbe, senza la presenza di una bella fanciulla? Eddai!”
“E io che credevo fosse una festa tutta muscoli e testosterone...”
Weisz, sorprendentemente agile, dopo essersi attaccato alla bottiglia di Idromele Barricato per tutta la sera, balzò in piedi e circondò le esili spalle di Alhena con un braccio, trascinandola verso Bill.
“Certo, ma è una delle ultime notti di libertà dello sposo... se lo merita almeno un ultimo bacio da una bella signorina, no?”
Bill scosse la testa, alzando gli occhi al cielo. Alhena, per tutta risposta, si divincolò dalla presa di Weisz, posando le mani sulle spalle di Bill. Lentamente, si chinò su di lui, ignorando le urla sguaiate d'incoraggiamento dei ragazzi, e lo baciò. Lo baciò con tenerezza, sulla fronte, come avrebbe fatto una mamma con il suo bambino.
“Sono così contenta per te e Fleur... Vi meritate di essere tanto felici.”

Fra risa e proteste, Weisz e gli altri convinsero Alhena a sedersi al tavolo assieme a loro, almeno per un po'.
Fra i borbottii di Abercrombie – lo sapevo che dovevamo giocare a strip-magipoker! – e l'indifferenza studiata di Alhena, la ragazza si lasciò convincere a giocare anche lei una mano di Dimmi la verità.
“Qual è la penitenza?”
“Latte di Leone Magico!”
Alhena, prima ancora di pescare la sua carta, si riempì generosamente un bicchiere di liquido verdastro, e lo tenne sollevato, pronto all'uso. Alla fine, lasciò che tutti i partecipanti leggessero il contenuto della sua carta: “Racconta dell'ultima volta che qualcuno ti ha spezzato il cuore”.
Una truffa, secondo Weisz, che evidentemente sperava in qualcosa di più peccaminoso.
Con voce estremamente controllata, Alhena rispose, pronta:
“Oh, è stato molto tempo fa. Ero solo una ragazzina, e ho avuto la brillante idea di prendermi una signora cotta per qualcuno che preferiva la Pluffa alle ragazze. Dopo due settimane di corte spietata, dopo aver affrontato le mie peggiori paure per conquistare questo individuo insensibile, ho preso il coraggio a due mani e l'ho baciato davanti a tutti i suoi compagni. A quanto pare, a quindici anni baciavo così male che il poverino ne è rimasto disgustato, e mi ha vomitato sui piedi.Non mi sono mai più ripresa.”
A giudicare dalla luce divertita nei suoi occhi chiari, Alhena stava mentendo. Facile avere una ferrea volontà con cui combattere gli Incanti di Verità, quando non si è il testimone dello sposo, costretto a partecipare almeno ai brindisi più importanti.
Abercrombie e Weisz si scambiarono un'occhiata di intesa, prima di tornare a rivolgersi ad Alhena, esclamando contemporaneamente:
“Per me stai mentendo, signorina!”
Improvvisamente gli occhi di Alhena persero la loro luce vispa e divertita, facendosi vuoti.
Ma certo. Alcuni vecchi incantesimi, col tempo, non fanno che rafforzarsi.
“Già. L'ultima volta che un uomo mi ha spezzato il cuore, quest'uomo mi aveva promesso che non avrebbe fatto cazzate. Che sarebbe uscito solo per riportare a casa il suo figlioccio, e che sarebbe andato tutto bene. E invece l'hanno ammazzato, e io l'ho guardato morire senza poter fare niente...”
Quelle parole caddero sulla stanza come una secchiata d'acqua gelata.
Alhena spalancò gli occhi, mentre sul suo viso si dipingeva l'orrore per quella confessione del tutto inaspettata.
Tenendo gli occhi fissi sul muro davanti a sé, Alhena gettò il capo all'indietro, svuotando il contenuto del suo bicchiere di Latte di Leone Magico in un unico sorso.
“Scusate. Non volevo rovinarvi la festa... buonanotte.”
Per un attimo, nella stanza calò un intenso silenzio. Non c'era bisogno di chiedere spiegazioni: i tempi erano talmente incerti, talmente costellati di tragedie più o meno grandi che le parole di Alhena non avevano suscitato troppo stupore.
Abercrombie abbassò il capo, imbarazzato.
“Cazzo.”
Weisz, invece, doveva aver esagerato davvero con i brindisi, perché scostandosi dal viso un ciuffo di capelli scuri, biascicò:
“Vero che la metti seduta vicino a me, al tuo matrimonio? Tanto adesso è single, no?”
Charlie era disgustato. Credeva che suo fratello avesse gusti un po' più decenti, nella scelta delle sue amicizie.
“Andrew, lasciala in pace, deficiente.”
Latte di Leone Magico o meno, il tono di Bill era perentorio.
“Ma che ho detto? Tanto tra due mesi potremmo essere tutti morti. Tanto vale godercela, finché siamo vivi.”
Bill sembrava sul punto di replicare, ma poi decise di lasciar perdere, distogliendo lo sguardo. Fu Charlie, invece, a intervenire, parlando più a sé stesso che agli altri:
“Sono proprio curioso di assistere alla fase del corteggiamento... insomma, quando ha fatto una corte spietata a me, per cercare di conquistarmi mi ha rotto il naso. E aveva quindici anni... magari tu sarai più fortunato, e ti guadagnerai un bel soggiorno al San Mungo!"




 
***




Note:
Scusate, vi avevo detto che il finale aveva preso una nota molto più amara di quanto avessi preventivato.
Non è neanche un vero e proprio finale, ma non ho trovato alternative.
Grazie di avermi accompagnata in questo breve viaggio un po' insensato e non del tutto necessario e perfettamente a fuoco.
A presto!
   
 
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