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Autore: amy_hime    10/03/2019    0 recensioni
Jason the Toymaker e Vine hanno la stessa passione: costruire bambole... tuttavia la loro idea di Bellezza è molto diversa!
Vine sorrise, sedendosi sul tappeto. Jason avrebbe potuto essere un ottimo amico, rifletté mentre chiacchieravano. Poco prima dell'alba, i due oltrepassarono la porta blu. Il Doll Maker si voltò verso il salotto. Non l'avrebbe mai detto davanti al giocattolaio, ma quel cane faceva orrore.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Jason the Toy Maker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jason sospirò, affranto. Si era ripromesso infinite volte di non fidarsi più degli esseri umani, tuttavia continuava a ricascarci. Tutti coloro con cui faceva amicizia lo tradivano invariabilmente, a volte mettendoci molto tempo, è vero, ma ogni volta tutto era destinato a finire. Il giocattolaio sollevò Liquorice per la coda, facendolo dondolare per qualche istante, poi lo infilò tra le piume che ricoprivano il collo del suo cappotto. Si alzò, prese il cappello e si diresse lentamente verso la porta blu... Doveva punire George.

 

Vine osservò con sguardo critico il suo ultimo capolavoro. Quando aveva messo le mani su quel ragazzo, aveva capito che sarebbe stato un lavoro duro... Non era bello come gli era apparso da lontano. Aveva lavorato quasi tutta la notte, e il risultato era stupefacente. Un'altra bambola da aggiungere alla collezione. L'unica pecca erano gli occhi spenti del cadavere. Il Doll Maker si sfilò dalla tasca alcune biglie di vetro, cercando il colore che più si intonava ai capelli e all'abbigliamento della vittima. Scelse quelli blu.

Vine sollevò una delle due sfere di vetro, poi la abbassò lentamente badando bene a non rovinare la pelle della bambola.

- Ehi, che stai facendo?

Il Doll Maker si voltò stupefatto. Non c'era mai stata una porta blu su quella parete, ne era sicuro. E soprattutto, non c'era mai stato quello strano tipo dai capelli rossi e gli occhi ambrati che lo fissava incuriosito e arrabbiato insieme.

-Non farmelo ripetere... Che stai facendo?- ripeté il giovane uomo, mentre gli occhi diventavano verdi.  Vine arretrò spaventato.

- Una... Bambola...- sussurrò intimidito, cercando delle vie di fuga. Il rosso si avvicinò lentamente, chinandosi sull'opera del Doll Maker, poi sorrise:- Un bel lavoro... Stupendo. A proposito, hai fatto qualcosa al cane?

Troppo sconvolto per parlare, Vine si limitò a scuotere il capo. Jason si alzò lentamente:- Perfetto... Me ne occuperò io, allora.

Prima di allontanarsi, il giocattolaio si avvicinò al castano e gli poggiò in grembo un topolino giocattolo rosso.

- Non muoverti, o esploderà. Voglio proprio scambiare due parole con te... Appena avrò finito con il cane, ovviamente.

Vine rimase immobile, osservando con attenzione il giocattolo. Respirava il meno possibile, per evitare di causare accidentalmente l'esplosione di quello splendido oggetto. Se quello strano tipo, alto e snello, ne era il creatore, era veramente bravo. Il fatto che lo avesse lodato per la sua misera bambola, pallida imitazione delle creazioni di suo padre, lo lusingava enormemente.

Jason tornò una decina di minuti dopo, con un sorriso soddisfatto stampato sul volto. Fece sparire il topolino meccanico nella tasca del cappotto, poi si accomodò sul divano, fissando Vine.

- Prima domanda... Chi sei?

Il Doll Maker non rispose, ma rimase immobile, come folgorato. Jason si piegò verso di lui e gli agitò la mano davanti agli occhi:- Ehi, tutto bene, mister Occhio-di-vetro?

- Si... Ho...ho avuto un'idea, ecco. Puoi spostarti, per favore? Mi... Mi serve il divano, tutto qui.

Quella richiesta era davvero troppo strana per non accoglierla, rifletté il giocattolaio. Il rosso si alzò e si appoggiò alla parete, osservando il Doll Maker trascinare le bambole da lui create nel salotto e sistemarle sul divano, davanti al televisore. Per finire, andò a recuperare la bambola-cane di Jason e la sistemò sul tappeto. Arretrò di qualche passo, osservando il risultato.

- Wow, un bel quadretto - commentò Jason inclinando leggermente la testa. Vine si voltò entusiasta:- Lo pensi davvero? Di solito la gente non apprezza le mie bambole umane...

- Quelle bambole sono stupende, tant'è vero che mi chiamo Jason the Toy Maker!

Vine sorrise, sedendosi sul tappeto. Jason avrebbe potuto essere un ottimo amico, rifletté mentre chiacchieravano. Poco prima dell'alba, i due oltrepassarono la porta blu. Il Doll Maker si voltò verso il salotto. Non l'avrebbe mai detto davanti al giocattolaio, ma quel cane faceva orrore.

 

Il Doll Maker si trasferì a casa di Jason, una sorta di soffitta piena zeppa di stoffe colorate, seghe, bottoni ed esplosivo. Come aveva spiegato il rosso, quella stanza era ovunque e in nessun luogo, e la porta si apriva sul luogo desiderato da chi ne varcava la soglia, per poi spostarsi automaticamente altrove una volta richiusa. Vine si abituò rapidamente al soffitto basso e al pavimento ligneo che scricchiolava alla minima pressione e, nonostante l'insieme fosse un vero e proprio labirinto di scaffali pieni da scoppiare, riusciva sempre a trovare ciò che gli serviva. Mentre creava bambole di tutti i tipi, chiacchierava con il padrone di casa. Le loro conversazioni erano varie, ma nessuno dei due osava accennare al proprio passato. A conti fatti, la convivenza non era affatto difficile, se non per un particolare: la totale mancanza di senso estetico di Jason.

 

Vine si aggirava tra gli scaffali, scegliendo i materiali migliori. Quando fu soddisfatto degli oggetti accumulati, si sedette a gambe incrociate sul pavimento e cominciò a lavorare. Aveva intenzione una serie di bambole ispirate agli arcani maggiori dei tarocchi, così mescolò il mazzo che aveva preso in prestito in una sperduta città dell'Est Europa, non ricordava neanche lo Stato, ed estrasse una carta a caso. La osservò: il numero dodici, l'Appeso. Il Doll Maker appoggiò la carta per terra e cominciò a lavorare, rapido e preciso come sempre.

- Hai smesso di fare le bambole umane?- domandò Jason appoggiandogli il mento sulla spalla. Vine non si voltò neanche, ma il giocattolaio non se la prese. Ormai lo conosceva bene.

- Non ho smesso... Ogni tanto mi viene voglia di costruirle, ma non sempre. Sono faticose da creare, e ci si mette molto tempo a renderle perfette... Odio le articolazioni. Inoltre, esistono molte cose che danno buoni risultati in poco tempo... Stoffa, carta, porcellana... Tu non ti annoi, ad usare sempre lo stesso materiale?

Jason soppesò la risposta, senza sapere bene come ribattere. Non aveva mai pensato agli esseri umani come materiale da costruzione. Per lui erano giocattoli, che troppo frequentemente si rivelavano difettosi e andavano aggiustati. Osservò di sbieco l'occhio di vetro di Vine, poi domandò:- E tu? Sei bravissimo a costruire le bambole, perché non provi a trasformare il tuo corpo in una bambola? Sarebbe stupendo, ne sono sicuro.

Vine rise amaramente:- Ci ho già provato... Infinite volte. Non funziona, è la materia prima ad essere scadente... Non sarò mai perfetto come le bambole che faceva mio padre.

Jason si fece attento di colpo, sperando che il giovane si aprisse un po' di più e cominciasse a parlare di sé, ma il castano si chiuse nel silenzio.

 

- Ehi Vine, usciamo?

L'altro sospirò. Era la quinta volta che gli toccava assistere alle punizioni del rosso, che erano un inno al cattivo gusto e alla barbarie.

- Chi è stato, questa volta?

- Johan... Peccato, speravo fosse la volta buona...

Il Doll Maker non rispose, limitandosi a seguirlo. Quella sera il suo compito sarebbe stato quello di restare davanti alla porta, controllando che nessuno provasse a fuggire.

 

Jason saltellava per il parco, tutto allegro:- Hai visto la faccia di Johan, com'era buffa? Ora è senz'altro molto più carina.

Dietro di lui, Vine camminava strisciando i piedi, la testa bassa e le mani in tasca. Il giocattolaio si voltò verso di lui, preoccupato:- Ehi, tutto okay? Sei più silenzioso del solito.

Il castano si limitò a borbottare qualcosa, senza degnarsi di alzare la testa. I due camminavano uno davanti all'altro, di fianco al muro di cinta del parco. La porta blu li attendeva qualche metro più avanti. Il rosso lo guardò:- Seriamente, Vine. Che hai? Sei strano.

Non ottenendo risposta, Jason afferrò il polso dell'altro, che sollevò la testa irato:- Che cos'ho, chiedi? Che cos'ho?- urlò  con gli occhi che brillavano. Jason arretrò di un passo, sorpreso:- Ehi, Vine, calmati...

- Vuoi che io resti calmo, davanti a quelle... quelle cose che tu hai il coraggio di chiamare bambole?!? Noi Volikov siamo costruttori di bambole da generazioni, non ti permetterò di paragonare le tue creazioni alle mie o a quelle dei miei parenti!

Jason provò a ribattere, ma l'altro non gliene diede il tempo:- Le bambole devono essere belle, non terrorizzare! NON HAI IL MINIMO SENSO ESTETICO!

-È per questo che mi piaci, allora?- ribatté il rosso, spingendo l'altro contro il muro. Vine sussultò mentre Jason cercava di sbottonargli la camicia, baciandogli la gola. Il giocattolaio gli passò una mano sui capelli, stringendosi a lui.

Il respiro del castano accelerò, mentre al volto del rosso se ne sovrapponeva un altro, quello dell'uomo che aveva odiato e temuto per tre lunghissimi anni, che gli aveva strappato tutto ciò che aveva e condannato alla pazzia. Freneticamente, Vine cercò qualcosa con cui difendersi, mentre la speranza di poter avere finalmente un amico lo abbandonava. All'improvviso, sentì sotto le dita la forma del coltello che teneva nascosto nella tasca dei pantaloni. Non ebbe bisogno di riflettere su come usarlo.

Jason barcollò all'indietro, con una mano premuta sulla gola. Vine si lanciò verso la porta blu e la attraversò, con gli occhi ambrati del rosso che lo fissavano pieni di sorpresa.

 

Il rosso si sedette a terra, osservando le bambole create dal castano. Aveva passato una settimana a cercarlo, ma senza successo. Anche provando con la porta, il Doll Maker era introvabile. La ferita sul collo si era rimarginata senza problemi, ma non si poteva dire lo stesso per quella nell'animo. Alla fine, aveva mandato Liquorice in giro per il mondo a cercare Vine, o quantomeno notizie inerenti alle sue creazioni. Finalmente, dopo tre giorni, il giocattolo era tornato portando con sé una pagina di un quotidiano scritto in cirillico. Jason esultò mentalmente, notando la fotografia di una delle bambole umane del castano. Era una buona pista... Il giocattolaio, di buon umore, afferrò la maniglia: avrebbe passato a setaccio tutta la Russia, fino a quando non avrebbe ritrovato Vine.

La porta si aprì senza un rumore, restando in mezzo alla strada. Jason sbirciò fuori, pronto a richiuderla se si fossero mostrati dei curiosi. Non aveva bisogno di pubblicità. Non si sorprese più di tanto quando non vide nessuno. Era sul punto di andarsene, quando Liquorice uscì dalla sua tasca e cominciò a zigzagare lungo la strada. Jason non poté fare altro che seguirlo. Il giocattolo a molla continuò per la sua strada per una mezz'ora buona, mentre il rosso arrancava per stargli dietro. Finalmente, la sua guida cominciò a girare su sé stessa, segno che la meta era stata raggiunta. Il giocattolaio sollevò lo sguardo, rendendosi conto di essere arrivato davanti a quel che restava di un edificio, ora ridotto ad un ammasso di travi carbonizzate. Doveva essere stato un negozio, a giudicare dall'insegna annerita dal fumo e rovinata dal tempo. L'unica parola leggibile era Воликов. Il giocattolaio entrò, vagamente preoccupato. Non aveva idea di dove si fosse cacciato Vine, così cominciò a girare a caso. Lo notò dopo una decina di minuti. Il castano era rannicchiato in un angolo, con la fronte premuta contro le ginocchia. Jason gli si precipitò affianco, inginocchiandosi accanto a lui.

- Vine, stai bene? Che ti è successo?

L'altro sollevò la testa, nascondendo il volto dietro i capelli. L'unica cosa visibile erano gli occhi, blu e rosa. Jason impallidì quando lo sentì chiedere:- Chi sei tu?

Il giocattolaio lo fissò confuso:- Sono Jason, Vine... Ormai ci conosciamo da un po' di tempo...

Vine scosse il capo:- Io non ti conosco. Non ti ho mai visto.

Detto questo, il castano si chiuse nel silenzio, dondolandosi avanti e indietro. Il rosso provò in tutti i modi ad attirare la sua attenzione, ma invano. Era come parlare a un muro. Sfiduciato, Jason si rialzò e si allontanò. Non voleva lasciare solo l'amico, ma non sapeva proprio a chi chiedere aiuto.

Se almeno sapessi come mai è scappato... Forse riuscirei a riappacificarmi con lui... Il giocattolaio si fermò, folgorato. In effetti un modo c'era per sapere la verità sul costruttore di bambole... O almeno in parte.

 

Jason rilesse per la terza volta la pagina che aveva davanti. Era riuscito a trovare informazioni sugli omicidi di Vine, e ciò che lo aveva colpito maggiormente era la dichiarazione di uno psicologo:"... Sembra vivere in un mondo tutto suo". Per farla breve, cancellandolo dalla memoria Vine lo aveva sbattuto fuori dal suo perfetto mondo immaginario. Jason cominciò a camminare avanti e indietro, riflettendo. Doveva aggiustarlo, questo era certo. Tuttavia non sapeva come... Una botta in testa difficilmente avrebbe risolto la situazione, e trasformarlo in una bambola non sarebbe stato di alcuna utilità. Non restava che ricominciare tutto dall'inizio...

Vine non si era mosso da dove Jason lo aveva lasciato, e non lo riconobbe esattamente come la prima volta. Il rosso gli si sedette accanto e cominciò a parlargli, cercando di spiegargli nel modo più chiaro e onesto possibile come erano diventati amici. Il Doll Maker non reagiva, ma l'altro non si perse d'animo e andò avanti con la sua narrazione, fino a sera. A quel punto Vine si alzò e iniziò a parlare:- Questa era casa mia... Quando avevo nove anni, un uomo ordinò che fosse bruciata... Gier.

Per la prima volta, Vine raccontò la sua storia a qualcuno. Raccontò la sua infanzia passata nella bottega del padre, il suo sogno di costruire bambole, di dare loro un volto... Poi aveva perso tutto. La voce di Vine tremò nel narrare le violenze, le umiliazioni, gli orrori subiti. La consapevolezza di non essere altro che un passatempo per quell'uomo, di non poter fare nulla per evitarlo. Sei la mia bambola, gli ripeteva nell'orecchio. Poi, dopo tre anni, Vine era riuscito a fuggire, lasciandosi un cadavere alle spalle. L'occhio di vetro, tutto ciò che era rimasto del suo passato con il padre, divenne una parte di lui. E Vine cominciò a costruire bambole. Jason lo ascoltò senza interromperlo, esattamente come aveva fatto l'altro. Alla fine, il rosso gli appoggiò la mano sulla spalla:- Mi dispiace - mormorò sincero - Mi dispiace di averti costretto a rivivere tutto questo...

Vine scrollò le spalle, poi si voltò verso di lui:- Non so se quello che mi hai raccontato è la verità, ma non era male... Potremmo ricominciare da zero.

Jason sorrise, poi gli tese la mano:- Piacere, sono Jason the Toy Maker e ho bisogno di qualcuno che mi insegni a fare delle bambole belle.  Ti va di darmi una mano?

   
 
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