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Autore: Shi no hana    10/03/2019    0 recensioni
Con estrema calma girò la pagina, mentre due occhi blu e vispi lo guardavano.
“E poi? Che cosa è accaduto nonno?”.
Sorrise, mentre sentiva quella domanda.
“Beh, credo che lo sai già, mia piccola Nat. Conosci ogni sillaba del libro”...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I
Stagione




4
Incontri







Sorrideva soddisfatto. Aveva ottenuto ciò che voleva. Desiderava.
Soldi.
La sua vita si basava su di essi. Su di un Dio Denaro e non su di un legame chiamato sangue.
Lord Edward guardava quell’uomo con disgusto e si chiedeva come potesse avere lo stesso sangue di sua nipote. Un uomo così abietto. Senza morale. Senza amore nei confronti della sua prole.
No! Quell’essere mai si sarebbe avvicinato a Nathalie. Alla sua Nathalie.
Firmò quel maledetto assegno e lo consegnò al suo segretario che lesto lo diede a quell’uomo che, sorrideva trionfante.
“Finalmente ti sei deciso! Bene e ora che vada a spendere il mio silenzio…e salutami la mia dolce figlioletta”.
Ridacchiò, mentre s’infilava nel taschino della giacca il pezzo di carta. Quel termine era una sfida per lui. Una sfida molto allettante. Lord Edward digrignò i denti. Lo odiava. Detestava tutto di lui. I suoi modi così rozzi e si chiedeva ancora il perché sua figlia, Grace, si fosse innamorata di un tipo senza morale.
La sua amata Grace morta per amore.
Strinse con forza la penna, mentre lo vedeva uscire dal suo studio.
“Lurido verme”. Sibilò.
Si alzò dalla sedia e si diresse verso la grande finestra che, dava sulla strada dove vide lui salire a bordo della macchina.
“Tu non avrai mai la mia Nathalie!”.
Si disse, mentre lo vedeva andare via. Era una promessa. Quell’uomo non avrebbe mai avuto quel piccolo angelo.


Era disperato. Aveva cavalcato per ore, ma della piccola lady non c’era traccia fino a che non vide White nei pressi di un torrente.
Peter spronò il suo cavallo e si diresse verso l’animale che, placido beveva. Si avvicinò e notò, con orrore, che era solo e la sua padroncina con c’era.
La chiamò e richiamò, ma niente. Era scomparsa.
Il dolore e il dispiacere lo avvolsero. Nathalie era sparita. Inghiottita nel nulla.
Era disperato aveva perso l’unica luce del suo signore.
“Maledizione! Maledetto me! Non dovevo lasciare che andasse da sola a cavallo! Lady Nathalie!”.
Urlò nel vento con la speranza che lei tornasse. Ma nulla avvenne.
Che cosa poteva fare? Chiamare aiuto. Unica cosa sensata. Salì sul cavallo e prese la redini White e tornò al castello. Doveva chiedere aiuto. Allarmare tutti.
Dovevano trovare la piccola o il suo adorato nonno sarebbe morto per il dolore.
Correva come il vento, mentre la frustrazione di aver lasciato da sola la bambina cresceva in lui.
E se la piccola fosse caduta da cavallo e avesse riportato delle ferite gravi? O peggio fosse morta? Chiuse gli occhi e scosse il capo. No! Non doveva pensare a questo. Doveva restare lucido. Lei era viva dispersa chissà dove.
Continuò a spronare il cavallo seguito a ruota dal destriero bianco.
“Ti giuro piccola Lady Nathalie ti troveremo. Ti troverò anche a costo di sacrificare la mia vita”.


Il sole stava tramontando, era tempo di tornare a palazzo.
La caccia era stata fruttuosa. Avevano scovato qualche orchetto che spaventava la gente al limitare del bosco. Ultime fazioni di un antico male distrutto ma, che ancora ritornava in forme lievi.
Si sentiva soddisfatto, aveva fatto un ottimo lavoro, ma c’era qualcosa che lo turbava. Infatti, si era fermato.
Una macchia nera in lontananza deturpava la pace tanto agognata di quel luogo.
“Mio Signore qualcosa vi turba?”.
Gli aveva domandato un suo sottoposto, vedendo il suo signore fermo nel fissare un punto lontano.
Sì, qualcosa lo turbava. Veloce si diresse verso quel punto sapendo bene cosa avrebbe trovato.
“Orchi, credevo di averli eliminati tutti e invece…”.
Strinse forte le labbra, sapeva l’orrore che quegli esseri portavano e infatti, in lontananza sentì un urlo.
Un urlo di un bambino.
“Maledetto non ti darò la soddisfazione di nutrirti con la carne di quel bambino”.
Si fermò e prese la mira, mentre l’orchetto teneva stretto tra le mani un corpo piccolo e tremante. Mirò bene e scoccò una freccia contro di lui.
La freccia fischiò e si conficcò nel petto dell’orco che, lasciò cadere a terra il corpo tremante che veloce fuggì a nascondersi.
L’aveva ucciso al primo colpo. Lentamente si avvicinò al corpo ributtante del nemico, intanto i suoi sottoposti si erano avvicinati.
“Mio Signore…?”.
“È morto”.
Disse mentre osservava quell’orrendo corpo. Il corpo di antichi elfi che avevano rinnegato la luce per le tenebre. Un tremendo patto che li logorò nel corpo e nell’anima.
Provò disgusto, ma anche una sorta di pena nel pensare ciò, ma poi il suo pensiero fu rivolto a quell’esserino umano che stava per divenire pasto. Rivolse il viso in direzione del piccolo che rannicchiato su se stesso tremava.
Camminò verso di lui e notò che non era un bambino, ma una bambina. S’inginocchiò.
“Non avere timore, ormai quell’essere non ti nuocerà più”.
Alzò una mano e accarezzò il capo della piccola che, voltò il capo verso di lui che la guardava dolcemente.
La piccola singhiozzò e con uno slancio si lanciò verso il suo petto. Artigliò la casacca del suo salvatore e pianse. Pianse allungo.
“Ho…ho…av…avuto…tan…tanta…paura”.
Disse tra le lacrime, mentre stringeva con forza la stoffa. Il povero elfo rimase interdetto nel sentire quel piccolo corpo tremare contro il suo petto. Che cosa fare? Era una nuova situazione per lui, quando ricordò il suo vecchio amico e compagno d’armi che, cullava suo figlio che spaventato da un incubo si rifugiava tra le sue braccia. Strinse dolcemente quel piccolo esserino e lo cullò teneramente, mentre sussurrava dolci parole che lente l’addormentarono.
Provò una strana sensazione nel tenere tra le braccia quella bambina che, ora dormiva tranquilla. Pace e tranquillità. Sorrise, mentre un suo sottoposto gli chiedeva se tutto andava bene.
“Ora dorme, ma dove saranno si suoi genitori?”.
Domandò continuando a guardare la piccola.
“Non saprei mio Signore, ma ciò che temo che gli orchi li abbiano uccisi”.
Che tristezza, quella piccola era sola al mondo…ma qualcosa gli urlava che non era così. No, non voleva crederci. Infatti, si alzò delicatamente stringendo sempre a sé la bambina. Doveva ritrovare i suoi congiunti.
Si voltò verso i suoi uomini e li congedò. Era compito suo aiutarla, perché lei non era sola.


La notte trascorreva tranquilla. Si erano accampati sotto un grande albero dove un piccolo fuocherello danzava.
Lui osservava quel piccolo esserino dormire placido avvolto nel suo mantello.
“È sana e ben nutrita, non è di certo figlia di contadini. Di certo di qualche mercante o nobile straniero”.
Si domandò vedendo i suoi strani vestiti di ottima fattura, anche se un po’ sporchi.
I suoi capelli castani brillavano al riverbero del fuoco. Erano scompigliati, ma non erano stopposi e mal curati.
Il suo viso era paffuto e roseo. Si trovò ad ammirare quel piccolo capolavoro.
Sospirò e alzò il viso verso la volta celeste che, lenta si colorava di viola. La notta dava il posto al giorno.
“Trovò i tuoi parenti, lo giuro”.
Si promise, mentre albeggiava.


Un dolce profumo l’avvolgeva. Era clamo e rilassante come quelle dolci parole.
Si strinse di più in quella sorta di coperta improvvisata, era salva e quell’essere era solo un brutto incubo.
Aprì gli occhi lentamente. Erano gonfi e pesanti per il troppo pianto. Li stropicciò e si mise seduta notando che, non era nel suo letto ma ancora nel bosco.
Tremò, mentre l’immagine di quell’orco le tornò alla mente. Era vero…tremendamente vero.
Triste con forza la stoffa, quando una voce la fece sobbalzare.
“Ben svegliata mia Signora”.
Voltò il capo e vide che a parlare era stato un ragazzo biondo che le sorrideva.
Chi era costui? Presto lo avrebbe saputo…




Continua...




___________________
Chiedo scusa per il ritardo, ma gli impegni lavorativi sono tanti…anzi troppi. Si comincia all’alba e si finisce tardi…me tapina sigh!
Buona lettura e alla prossima.


   
 
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