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Autore: past_zonk    10/03/2019    5 recensioni
Tutto ebbe inizio in quell'imbarazzante mattinata, per colpa d'un ritardo.
Sakura aveva sempre voluto vedere Kakashi senza maschera, ma questo era un tantino troppo persino per la sua curiosità.
Un'avvincente storia (d'amore?), tra incomprensioni, problemi sessuali, mutandine, missioni, soap opera, probabili futuri, partenze e ritorni.
Traduzione; Kakasaku; Romantica. 21 capitoli.
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno, Un po' tutti
Note: Lemon, Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Ehi. Sì, lo so. Sono passati anni dall'ultima volta che ho aggiornato questa traduzione. 
Mi spiace molto. Ho visto che molte persone hanno continuato a sperarci e a recensire, e non potevo lasciarvi così! Nel meglio poi! Mi rendo conto, sono stata terribile. 
Che nostalgia riprendere in mano questa storia. 
E' che negli ultimi giorni ho fatto un re-watch di Naruto Shippuden, e mi sono ricordata dei miei trascorsi da fangirl e shipper kakasaku. Ho aperto Tumblr e visto tutte le fanart e AAAAAAAAAAAAAAAAAA che nostalgia.
Quindi ecco a voi il nuovo capitolo. Non odiatemi troppo! 


Vostra,
Silvia 



The window.
Capitolo dodicesimo ~ Il Maestro e la Sua Studentessa​

 

Dire che era nervosa sarebbe stato un eufemismo. Sakura era terrorizzata. Ma l’ansia non diminuiva il desiderio di vivere quella situazione. Proprio come quando era ritornato Sasuke; moriva letteralmente dalla voglia di vederlo e niente avrebbe potuto fermarla dal farlo, ma alla fine aveva avuto troppa paura di scoprire quanto fosse cambiato e di vedere con i propri occhi che le cose tra i membri del team 7 non sarebbero mai state le stesse.

Ora, anche se l’idea di come sarebbe cambiata la sua vita dopo questa notte incombeva come un grande, inquietante punto interrogativo su di lei, non era in suo potere fermare il tutto. Perché non voleva fermarsi. 

Kakashi si mosse verso il letto come un predatore, come se sapesse esattamente cosa voleva e come prenderselo. La sicurezza e autorità che emanava con ogni movimento le facevano stringere la bocca dello stomaco dall’ansia. Aveva intenzione di possederla, e non ci sarebbe stata nessuna discussione a riguardo. Ogni cellula nel suo corpo sapeva che stava per succedere qualcosa di straordinario, che questo era il momento che stava aspettando da tutta una vita senza neanche saperlo.

La mano dell’uomo coperta dal guanto, catturò il piumone, e senza alcuna esitazione lo tirò via dalla presa della ragazza, via dal suo corpo. Sakura rimase a bocca aperta dalla sorpresa, ma non si ritrasse o tentò di coprirsi. Quando spostò lo sguardo verso Kakashi si rese conto che non era per niente interessato al suo seno. Il suo sguardo era fisso esclusivamente sulla sua biancheria intima. 

“Molto carina,” mormorò, afferrando con le mani le sue ginocchia e spingendola verso di lui, prima di calarsi a tracciare il contorno di un cuoricino bianco con la punta delle dita.

Sakura ridacchiò e piantò un piede al centro del suo petto, facendo come per allontanarlo. “Sei proprio un pervertito, Kakashi-sensei” sghignazzò. “Hai un fetish per la biancheria intima o cosa?” 

“Solo per la tua,” scherzò lui, afferrando il suo piede per dargli una calda strizzatina “Hai sempre la biancheria più interessante…”

Il suo pollice carezzò il dorso del piede, e il respiro di Sakura si tramutò in un sospiro tremante. Chi poteva immaginare che i suoi piedi fossero tanto sensibili?

“Quando potrò vedere la tua, di biancheria?” sussurrò lei, godendo della sensazione che le invadeva il corpo, una corsa di brividi e formicolii, causata unicamente da quell’unico tocco apparentemente innocuo. 

“Tutto a suo tempo,” disse lui, “credo che il patto, per stanotte, fosse che io ti faccia godere. Ci preoccuperemo di me un’altra volta, ‘kay?”

Sakura arrossì fortemente, toccata dal suo altruismo. Ma se si fossero concentrati solo sul soddisfare lei, non sarebbe tutto finito in poco tempo? Forse doveva solo avere fiducia, Kakashi sapeva quello che stava facendo, no? 

Dolcemente lui fece cadere via il suo piede e tese le mani verso di lei. Lei le prese fra le sue e si ritrovò seduta sul bordo del letto, le gambe non abbastanza lunghe da toccare il pavimento. Lentamente, Kakashi le si inginocchiò vicino, fra le sue ginocchia, e le diede uno sguardo di intesa. “Nervosa?”

“No,” disse lei troppo velocemente. 

“Bugiarda,” disse, premendole un dito gentile sul naso. “Anche io sono un po’ nervoso, a dirla tutta.”

In qualche modo, Sakura non credeva fosse vero. “Bugiardo,” gli mormorò con un sorriso riluttante. “Stai solo cercando di farmi sentire meglio.” 

“Ha funzionato?”

“Non proprio…” 

“Oh. Che ne dici di questo allora?”

Il suo indice si agganciò alla maschera, tirandola giù fino al suo mento e chinandosi su di lei per strofinare le loro labbra l’una contro l’altra. Sakura quasi si sciolse in una pozza sul letto, i suoi occhi si chiusero con un leggero sospiro di piacere. Un semplice bacio non avrebbe dovuto farla sentire così bene, ma era proprio così, e sorprendentemente, era molto più godibile quando non cercava di nascondere un semino d’arancia sotto la lingua. Quando sentì il leggero morso sul suo labbro inferiore e il curioso sfiorare della lingua di lui contro la sua, ricambiò con entusiasmo, assecondando le sue carezze intime una dopo l’altra.  Ronzando d’approvazione, le sue mani scivolarono fra i suoi capelli argentei, mentre si sentiva liquefare dall’interno. Finora, tutto questo era stato meglio del sesso per come lei lo conosceva. Forse anche meglio della cioccolata. 

Kakashi interruppe improvvisamente il bacio e inclinò la testa. “Allora?” chiese serio.

Sakura lo fissò stordita, sentendosi imbambolata e lenta. “No, ho paura non abbia funzionato affatto,” disse, escogitando un piano per averne di più, impassibile come lui. 

“Capisco,” sospirò lui, come costernato. “Allora che ne dici di questo?”

Si chinò, attaccando la sua gola con una serie di caldi baci a bocca aperta. Gli occhi di Sakura si chiusero mentre cercò di combattere un gemito. Il suo collo era sempre stato sensibile al tocco, ma la bocca di Kakashi era semplicemente magistrale, portava con sé un livello di piacere del tutto nuovo per lei. Quando la lingua di lui scivolò sul suo battito cardiaco, seguita da un leggero succhiare, Sakura sentì un’inondazione di calore lungo tutto il corpo, e dell’umidità raccogliersi fra le sue gambe. “N-no,” disse tremando “Ho paura che neanche questo funzioni.” 

“E se faccio così?” chiese lui, facendola distendere, fin quando non era completamente stesa sul materasso. Con una mano contro la sua nuca, e l’altra che disegnava leggeri ghirigori inesistenti sulle sue costole, rivolse la sua attenzione ai suoi seni, prendendo un capezzolo rosa fra le labbra.

Sakura fece un forte respiro e curvò la schiena mentre il piacere le si aggrappò forte allo stomaco. Ogni strattone e gentile strofinio sul suo seno le faceva sgorgare dentro un tale calore , facendola muovere irrequieta contro di lui, e rendendola fortemente cosciente del peso del corpo di lui fra le sue gambe. Strusciò impaziente l’interno coscia contro i fianchi di lui, mordendosi il labbro per impedire l’emissione di qualsiasi forma di suono che potesse dimostrare la sensazione intensa che si sentiva scorrere nelle vene. 

“Allora?” mormorò lui contro il suo seno, dando all’altro capezzolo trascurato un pizzico sfrontato.

“No, non va bene,” disse lei con un tono acuto e stranito “Ho paura di non star provando nulla.” 

“Ah, è così?”

La sua mano sparì dal suo seno, ma prima che lei potesse immaginare dove fosse andata, la sentì. Il suo pollice era premuto contro le sue mutandine, contro il bottoncino di pelle proprio sopra il suo sesso. Sakura gemette, le sue dita affondarono nella pelle delle spalle dell’uomo, mentre lui muoveva le dita in un leggero massaggio che le faceva vedere tutto sfocato “Ah, ok,” squittì con voce rotta “Penso stia succedendo qualcosa” 

“Era ora,” grugnì lui, muovendo il suo corpo contro di lei, per premere dei pigri baci contro la sua bocca e mento. “Non ti frenare in alcun modo, Sakura. Rilassati e lasciati andare.”

Si mantenne su di lei, guardandola mentre continuava a provocarla con gentili movimenti circolari da sopra il tessuto della sua biancheria. Il suo sguardo era come un’intensa luce che le faceva bruciare il volto, ne era cosciente, ma allo stesso tempo Sakura non aveva abbastanza coraggio da aprire gli occhi e guardarlo. Si concentrava solo sui movimenti della sua mano, abbracciando le ondate di piacere a braccia aperte. Era semplicemente impossibile che Sakura fosse già sulla buona strada di un orgasmo - e Kakashi non s’era neanche ancora sbottonato i pantaloni. Era un’epifania per Sakura. Nessuno con cui era stata s’era mai preoccupato di procurarle piacere come stava facendo ora Kakashi. 

“Questi sono preliminari, no?” bisbigliò lei senza fiato.

Lo sentì ridere e poi sentì un caldo bacio sul lato della sua bocca, come se avesse trovato il commento carino e adorabile. “Preliminari,” disse lui “E’ quello che abbiamo fatto per gran parte di questa settimana.” 

“Credo mi piacciano i preliminari,” boccheggiò, curvando la schiena a causa di un altro delizioso tremore che la invase “Non ho mai...voglio dire...non ho mai avuto, sai…”

“Cosa?” chiese piano Kakashi, premendo contro il tessuto bagnato in un modo che le faceva tremare le gambe. 

Sakura dovette prendersi svariati secondi per ricordare il filo dei pensieri. “Non sono mai arrivata al punto di volere...sai cosa, così tanto…”

Per un momento sperò di non averlo detto davvero, perlopiù perché Kakashi s’era fermato dalla sorpresa. Sakura cominciò ad ansimare, al sentire i suoi pantaloni rigonfi mentre lui si abbassava a toccare la punta del naso col suo “Vuoi il mio sai cosa, Sakura?” 

Lei annuì senza respirare, guardandolo disperatamente.

“Il mio caldo, duro sai cosa? Proprio ora? E’ quello che vuoi? Non preferiresti avere il mio cazzo?” 

Sakura arrossì e alzò gli occhi “Perché ti prendi gioco di me? Stai cercando di farmi perdere interesse?” grugnì.

“Così sensibile.” le posò un bacio sul naso “Puoi avere il mio cazzo...dopo che ti ho sentito chiedermelo.” 

Lei strizzò il naso “Non mi metterò a pregarti,” replicò “Non sono una pervertita come te”

“Vedremo,” disse amichevolmente lui. 

“Non lo sono!” piagnucolò di nuovo lei, più forte.

“Lo sai cosa dicono delle persone che protestano tanto” 

“Ok basta,” scattò Sakura cercando di rotolare via “Puoi fotterti un gatto per quanto mi riguarda”

“Preferirei fottere te, grazie,” disse lui, tenendole le spalle per farla stare ferma “Non dobbiamo correre. Abbiamo tutto il tempo per scoprire la pervertita dentro di te, e io ho solo iniziato.” 

Sakura deglutì, imbarazzata, sotto di lui. Lo guardò mentre i suoi occhi vagarono verso il basso, dalla sua faccia per ammirare il seno che si ergeva con ogni respiro che prendeva. Lentamente con le mani tracciò una scia dalle sue spalle, per posarsi gentilmente su quei seni rotondi ed eleganti, fermandosi su di essi solo per un momento, sentendone il calore, per poi posare i palmi sul suo stomaco, poi i suoi fianchi, e fermarsi sulle sue gambe. Il cuore di Sakura batté più veloce mentre lui si sedette sui talloni e le fece aprire le gambe, davanti a lui, in maniera quasi oscena.

Ansiosamente si morse un labbro “Che stai facendo?” 

“Niente,” disse lui innocentemente, premendo un bacio nell’interno della sua coscia sinistra, e poi uno più su, sempre sulla sua gamba.

Erano alquanto chiare le sue intenzioni “Non ho mai fatto niente del genere prima,” ammise lei velocemente. 

“C’è una prima volta per ogni cosa,” non sembrava per niente preoccupato.

Stava per arrivare più vicino al punto, e Sakura saltò quando la sua bocca finalmente andò a riscaldare col respiro il tessuto delle sue mutandine. “Kakashi…” 

Le dita pizzicarono piano la sua gamba, abbastanza da farla saltare. “Kakashi – cosa?”

“Kakashi…” la sua mente era totalmente vuota. “…sensei?” 

“Cosa stiamo facendo non è una scusa per non lasciar perdere il rispetto e iniziare cattive abitudini, Sakura,” le disse. “Mi devi ancora chiamare con il mio titolo.”

Sakura ridacchiò. “No, semplicemente ti eccita essere chiamato sensei, vero? Non è quello che fa quell’eroina in Icha Icha Tactics? Va a letto con vari uomini chiamandoli sensei, mentre loro le insegnano come farlo a pecorina, o qualcosa del genere?” 

“Hai letto quello, allora?” rifletté, giocando con il lembo delle sue mutandine.

“Li ho letti tutti,” disse velocemente, “Sono decenti. Abbastanza buoni in realtà. Specialmente i più recenti, nei quali sembra che Jiraiya-sama abbia imparato il significato della parola ‘trama’.” 

“Davvero?” mormorò, e iniziò a far strisciare giù dalle sue gambe la biancheria. “Qual è il tuo preferito allora?”

“Penso…penso sia quello in cui lui si innamora davvero di una delle sue conquiste,” disse lei, cercando di superare il nervosismo che la stava investendo parlando. “Poi però lui pensa che lei l’abbia tradito, e alla fine non è neanche così, ma lui lo scopre solo dopo che l’ha uccisa per sbaglio. Voglio dire, so che alla fine di ogni libro la storia deve finire, quindi lei non poteva sopravvivere, però quello è stato veramente triste e – oh- mio dio –oh! 

E la stava baciando lì, la sua bocca calda e umida e la sua lingua che girava con attenzione sul cuore del suo sesso. Il respiro le rimase in gola e si premette una mano sulla bocca nel tentativo di ammutolire un gemito mentre l’altra mano scivolava fra i suoi capelli grigi tagliati irregolarmente, aggrappandosi ad essi con urgenza.

Con ogni colpo e giro e sferzata della sua lingua, Sakura si sentiva affondare in una spirale di desiderio. Era così sensuale. Ovunque la toccava, si sentiva bruciare, e con ogni nuova ondata di piacere, i suoi sensi divenivano sempre più annebbiati, finché la sua intera percezione di quello che esisteva iniziava e finiva con Kakashi. 

Si sentiva stordita, ubriaca della sua stessa eccitazione. Ma non era abbastanza.

“Kakashi-sensei,” sospirò, inclinando la testa impazientemente fra le lenzuola. “Ne ho bisogno, di più - Ora. 

Il mugolio che le fu strappato dal petto uscii senza freni quando lo sentì spingere un dito lentamente dentro di lei, facendola contorcersi mentre spingeva più a fondo. Si arcuò disperatamente contro la sua bocca, sopraffatta dall’improvvisa, sorprendente sensazione di essere penetrata. Era quasi esattamente ciò di cui aveva bisogno, ma non proprio. Anche se il suo intero corpo tremava di quel piacere che cresceva, sembrava ancora che mancasse qualcosa di veramente vitale a completare il tutto.

“Sensei, ho bisogno di te,” lo pregò. 

Lui si issò e premette un bacio letargico sulla sua bocca, uno che sapeva di dolce e muschio e…oh dio, era il suo stesso sapore che stava assaggiando. “Sono proprio qui,” mormorò lui. E continuò a baciarla, spingendo la sua lingua contro la sua in tempo con le spinte delle sue dita.

Sakura spostò la sua bocca. “No,” sussurrò aspra. “Ti voglio dentro me.” 

“Sono dentro te.”

“No!” insistette, sentendo il suo volto arrossire, imbarazzata del fatto che nonostante lui la stesse toccando nel modo più intimo in cui un uomo potesse toccare una donna, aveva ancora problemi a chiedere quello che voleva. “Non fare lo stronzo, sai cosa intendo.” 

“No, non lo so,” disse lui, chiaramente cercando di essere quanto più irritante possibile durante questa bellissima esperienza. “Dimmi cosa intendi.”

Voleva che lei lo dicesse, a costo di stare lì a torturarla, a tenerla sulle spine di un orgasmo per tutta la notte. Un leggero strato di sudore le stava coprendo la pelle. Anche lui stava sudando? Non poteva saperlo, visto che era ancora vestito. 

“Perché hai ancora i vestiti addosso?” domandò lei assentemente, e iniziò a tirare maliziosamente la sua maglietta. “Toglili.”

Lui non si affrettò mentre le si alzò di dosso e si mise in piedi. Con semplice grazia si sfilò i guanti, e poi il gilet, lasciandoli cadere in un’attenta pila sul pavimento. Dopo il gilet, anche la maglia andò via, lasciandolo deliziosamente a petto nudo. Sakura si passò la lingua sulle labbra inconsciamente, imbevendosi avidamente della vista del suo petto liscio, intarsiato da varie cicatrici pallide e alcune più scure che scolpivano linee storte sul suo altrimenti perfetto fisico. Ne riconobbe un paio delle quali conosceva la storia, ma la maggior parte di esse erano un mistero per lei. 

Questo non era il momento di pensare alle sue cicatrici, perché ora si stava sbottonando i pantaloni, lasciandoli cadere sul pavimento insieme ai suoi boxer. Quando si rialzò, la bocca di Sakura si seccò completamente.

Non è che non avesse mai visto un uomo eccitato prima (ne aveva visti, almeno quattro). Era solo che in quel momento la colpì il fatto che quell’uomo nudo era il suo insegnante. 

E stava osservando il pene del suo insegnante.

Per quanto fosse bello a guardarlo, le sembrava comunque un tantino strano. 

Kakashi si voltò un attimo per prendere qualcosa dal cassetto del suo comodino – un preservativo – e quando la guardo gli sembrò di notare un’apprensione nel suo sguardo mentre continuava a guardarlo lì. “Qual è il problema?” chiese, guardandosi in basso preoccupato.

Un piccolo sorriso tirò le labbra di Sakura, e lei lo nascose fra le dita. “Niente,” disse onestamente, prima di porgergli la mano. “Vieni qui.” 

Lei si preparò alla sensazione del corpo contro il suo, ma non era pronta alla scossa di elettricità che il contatto di pelle con pelle creò. Lui si mosse su di lei e la baciò rumorosamente, scacciando via ogni insicurezza con le sue abili labbra e dandole conforto e sollievo dal dolore che le masticava il cuore e dalla sempre presente solitudine.

Questo era il motivo per il quale era venuta qui, dopotutto. Per essere consumata. Per dimenticare. Per affermare la sua esistenza con la vitalità di lui. 

Le cosce muscolose di lui le aprirono le sue, facendola contorcersi impazientemente alla nuova sensazione dei suoi peli ispidi contro la sua pelle liscia. Lo sentii adattarsi contro di lei – impassibilmente caldo e duro esattamente dove ne aveva più bisogno – e poi si bloccò dalla meraviglia. Un leggero ancheggiare dei suoi fianchi lo faceva strusciare contro di lei, che si struggeva al troppo intenso bisogno di piacere. Si sentiva dolorosamente vuota. Se non si fosse mosso in fretta, era sicura che sarebbe impazzita.

“Presto,” mormorò, le sue dita che massaggiavano la base del suo collo senza tregua. 

“Presto cosa?” rispose lui innocentemente.

I suoi denti si strinsero. “Se non fai presto e finisci quello che hai iniziato ti strappo i tuoi innominabili e li lancio dalla finestra,” lo minacciò con del vero veleno nelle parole. 

Kakashi non sembrò preoccupato. “Allora dimmi quello che vuoi,” le disse semplicemente. “Dimmi esattamente cosa vuoi che ti faccia.”

Afferrandola per i fianchi,  la teneva ferma mentre con piccolissimi movimenti si muoveva contro di lei, sfiorandola, soffiando sulle fiamme della sua eccitazione e rendendole incontenibili. Lei si rigirò sotto di lui, disperata di soddisfarsi e fare quello che il suo corpo – che i loro corpi domandavano. Il desiderio fra le sue gambe stava diventando agonia mentre lei era sempre più inquieta, ansimando disperatamente mentre piccoli gemiti si incastravano fra i sospiri. “Ti prego,” lo implorò, aggrappandosi alle sue spalle e capelli. “Ti prego. 

“Cosa vuoi, Sakura?” le chiese pazientemente. Come poteva essere così calmo quando lei stava perdendo la ragione?

Ma a Sakura importava sempre meno della sua dignità. “Voglio il tuo…cazzo,” sussurrò. 

“Scusa? Potresti ripetere, non ti ho sentito.” Il lento straziante strusciarsi di carne su carne continuò, facendola scuotere, insoddisfatta.

“Ho detto che sei un bastardo!” ringhiò. 

“No, non penso che fosse quello che hai detto,” mormorò lui, abbassandosi per immergere la sua faccia contro il suo collo e mordicchiare gentilmente il lobo del suo orecchio. “Cosa vuoi?”

“Il tuo cazzo…dentro…ora,” disse, fra gli ansimi.

“Di più.”

Sakura diede un altro ringhio di frustrazione. “Voglio il tuo cazzo dentro me!” 

“Il mio cosa?”

Cazzo!” urlò lei, e poi scoppiò a ridere per quanto ridicolo suonasse. Tutti i vicini nelle vicinanze l’avevano probabilmente sentita, e francamente se lo meritava. Non che Kakashi avesse la decenza di vergognarsi di certe cose come l’imbarazzo di rendere partecipi i vicini della sua vita sessuale – le era perfettamente chiaro. 

“Va bene,” grugnì lui, alzandosi sui suoi gomiti. “L’hai voluto tu.”

La risata di Sakura si spense in un istante quando Kakashi diede un improvviso colpo di fianchi e le fu dentro con una sola spinta. L’aria fuoriuscì dai suoi polmoni dallo shock, lasciandola a scontrarsi con la subitanea sensazione di una brutale e improvvisa penetrazione. Lui non si mosse, ma dopotutto non ce n’era bisogno. Il solo calore e la sola proporzione di quanto di lui la riempiva era abbastanza da colmare ogni vuoto, era tutto ciò di cui aveva bisogno. I suoi muscoli si strinsero attorno a lui disperatamente, e la stanza da letto ruotò via nel buio di un orgasmo che le cresceva attorno, lento prima, come se il suo corpo non potesse crederci, e poi improvviso, come se fosse stata catapultata in un attimo nel bel mezzo di una tempesta. La sua schiena si arcuò e la vista le si appannò. Spasmi e contrazioni di piacere le corsero lungo il corpo, raggrumandosi nel punto di contatto dove il corpo di lui invadeva il suo, e tutto mentre lui le teneva le braccia contro il materasso, così calmo e composto a confronto con la sua totale perdita di controllo; e la stringeva mentre lei si muoveva violentemente e ondeggiava i fianchi contro di lui. 

Durò per molto, più di quanto avesse mai saputo che un orgasmo potesse durare, e mentre le redini dell’euforia iniziarono ad allentarsi, cosa rimaneva era una nuova sensazione di calma soddisfazione.

Ma non era sazia. 

E neanche lui lo era, a sentirlo.

Quando ritrovò l’energia per aprire gli occhi, lei gli sorrise quasi ubriaca. “Wow…” gli mormorò. 

“Stai bene?” chiese lui, e per la prima volta realizzò che non era per niente calmo e composto. C’era un calore che bruciava nei suoi occhi e una tensione nelle sue spalle alle quale lei si era mantenuta. Dettagli che mostravano il debole controllo che stava cercando di mantenere.

“Perfetto,” sospirò felice “è stato perfetto. Continua – ma senza trattenerti.” 

“Grazie a dio,” gemette di sollievo lui, mentre lasciava finalmente andare via il suo controllo.

 


 

Da qualche parte nella stanza buia un orologio ticchettava; un suono leggero, in accordo con il gentile respirare della piccola figura che dormiva di fianco a lui. Oltre la stanza, alcuni uccelli davvero mattutini stavano iniziando a cinguettare le prime battute del loro coro, la pioggia che avrebbe dovuto scacciarli si era fermata ad un certo punto la notte prima. 

Aveva dormito solo un paio di ore e si sentiva ancora stanco, ma era contento di restare steso e sveglio ora, a godersi il pacifico calore di quel corpo raggomitolato stretto contro il suo, la sensazione del suo respiro che gli solleticava la spalla.

Era stato un errore. Un enorme terribile errore per il quale avrebbe pagato il resto della sua vita. Era stato sbagliato portarsi questa ragazza a letto – questa giovane, impressionante ragazza dal cuore spezzato, non da un uomo qualsiasi, ma da una serie di relazioni sbagliate. Era stato sbagliato e immorale e davvero perverso. 

Kakashi era sveglio da circa un’ora adesso, ponderando sulla situazione e aspettando che i sensi di colpa lo inghiottissero.

Fino ad ora niente. Anzi, era difficile sentirsi anche remotamente dispiaciuto. 

Dopotutto, era un compito arduo rimpiangere delle meravigliose ore di passione con una bellissima ragazza le cui reazioni erano vere e potenti. Come aveva potuto chiunque chiamarla ‘frigida’? tutto ciò di cui aveva bisogno era un po’ più di attenzione e cura e avrebbe amato il piacere fisico con l’agio di un pesce nell’acqua. Era stato piacevole imparare del suo corpo, imparare cosa fare per farla tremare e gemere e insegnarle come fare lo stesso con lui. Si era scoperto che era una studentessa modello non solo con i genjutsu…

Nonostante ciò non riusciva davvero a capire quale fosse la sua attrattiva oltre ciò. Non era neanche remotamente il genere di donna con cui andava a letto. Preferiva le donne più vecchie – quelle che erano abbastanza grandi e sagge da sapere che c’era sempre un altro amante ad aspettare dietro l’angolo per consolare i dolori causati dal precedente. Le donne giovani con i loro sogni e speranze e aspettative ancora intatte erano un dolore. E le vergini erano proibite. 

Sakura era uno strano mix di tutte quelle, però. Era giovane, ancora inesperta in certe cose, ed eppure stranamente saggia per quanto ne riguardava altre. Era anche, però, sull’orlo di abbandonare i sogni e le aspettative romantiche e diventare un tutt’uno con quelle impassibili donne più grandi.

Per qualche ragione non poteva sopportare l’idea di vederlo accadere. 

Non era sfuggito alla sua vista che Sakura avesse sorriso molto di meno nei giorni precedenti, ma stanotte aveva acquisito nuova vita. Aveva sorriso, riso, e i suoi occhi erano irradiati della luce di un tempo, che lui non aveva notato fin quando non era venuta a mancare.

Sakura si riposizionò affianco a lui, facendo un respiro profondo e lento, mentre la sua mano era scivolata sul suo petto in un’ingiustificata, assonnata presa. Un sorriso gattesco curvò le sue labbra. 

“Sei sveglia?” bisbigliò lui.

La mano si fermò. “Se dico sì, farai l’amore con me di nuovo?” gracchiò lei, appena sveglia . 

“Sì,” disse lui semplicemente, il suo corpo che rispondeva già al solo suggerimento.

“Bene. Perché sono t-totalmente…” scoppiò in uno sbadiglio, “totalmente sveglia.” 

Non era la battuta più convincente che avesse sentito, ma non avrebbe contestato. Rotolò lontano brevemente solo per prendere un altro preservativo dalla sua scorta in esaurimento nel comodino, ma ritornò presto, guidandola nel voltarsi cosi’ che la sua schiena premesse contro il suo petto. “Alza il ginocchio,” le sussurrò fra i capelli, aiutandola comunque a incastrare la sua gamba destra su quella di lui.

Poi con una lenta, ferma spinta, affondò del tutto nello stretto, familiare calore di quel corpo. La senti’ sussultare e cercare di afferrare il braccio stretto attorno alla sua vita, come se non l’avessero ormai gia’ fatto tre volte durante la nottata. Eppure non c’era quel senso di urgenza, stavolta. Sakura sembrava soddisfatta di quel lento cullare dei loro fianchi, mentre lui spingeva pigramente dentro lei. Il sangue di lui bolliva e gorgogliova di un calore basso, piacevole ma non insistente. Sicuramente, questo era il miglior modo di svegliarsi. 

“Ti fa sentire strana?” le chiese tranquillamente, baciandole la spalla.

“No, e’ bellissimo,” respirò lei, suonando come se fosse sul punto di cadere di nuovo in un piacevole sogno. “Sei davvero bravo a farlo.”

“Ti ringrazio, ma non e’ quello che intendevo,” mormorò lui. “Ti fa sentire strana star cosi’? Con me?”

Gli occhi di lei si aprirono lentamente e esitarono solo per un momento prima di stiracchiarsi e aggrovigliare gentilmente una mano nel capelli di lui. “Un poco,” ammise. “Ma non e’ una stranezza cattiva. E’ solamente...una stranezza poco familiare. Una bella sensazione. Insolito, eh?” 

“Molto insolito,” annuí lui, mordicchiando la conchiglia che era l’orecchio di lei.

“Sei sicuro di non aver esercitato alcun incantesimo o jutsu su di me?” chiese lei. “Ho fatto l’amore prima d’ora, ma non e’ mai stato cosí.” 

“Ti prego, Sakura, mi farai arrossire.” Spinse improvvisamente piú a fondo, solo per sentirla gemere fra le sue braccia. Ovviamente era il miglior sesso che lei avesse mai sperimentato. Non aveva speso vent’anni e qualcosa a leggere Icha Icha per nulla, mentre invece tutti i suoi uomini di Neanderthal precedenti erano dei piccoli shinobi egoisti appena senza pannolini. Non serviva che si impegnasse tanto per gettare ombra su tutti gli uomini venuti prima di lui.

Ma questo non significava che le avrebbe dato meno che il suo 100 per cento. Perché anche se tutto ciò serviva solo a insegnarle che c’era qualcosa di piú nel sesso che stendersi e aspettare il proprio principe azzurro, allo stesso tempo si trovava egoisticamente a sperare di poter gettare ombra  anche su tutti gli uomini che sarebbero venuti dopo di lui. Che, non importa chi l’avrebbe scopata da questo momento in poi, lei l’avrebbe sempre comparati tutti a lui, desiderandolo sempre. Che dopo anni da questo momento, lei gemesse ancora il suo nome, anche dopo essersi sposata, anche quando avrebbe avuto dei nipoti. 

“Ma cosa diciamo agli altri?” mormorò, allacciando le loro dita sul suo stomaco.

“Non lo diciamo,” disse semplicemente, sperando lei capisse.

Sakura rimase in silenzio per un po’, “Quindi non lo diciamo a nessuno?” 

“Puoi farlo se vuoi,” sospirò lui, “Ma pensi davvero che qualcuno di loro possa capire e approvare? Penseranno che io mi sia approfittato di te in qualche modo.”

“Tu stai approfittando di me,” disse lei.

“Solo perché tu vuoi che io lo faccia,” disse lui, muovendo i suoi fianchi un po’ piú velocemente contro di lei 

“Quindi é un segreto?” gli chiese, il respiro che diveniva piú veloce.

“Sta tutto a te.” 

Sakura non sembrava avere abbastanza fiato da rispondere e divenne evidente a Kakashi che l’urgenza stava tornando, e che il desiderio di finire era piú forte di qualsiasi altra cosa. Velocemente, lui la issò e la catapultò sotto di lui, riempendola con una serie di forti spinte che le fecero premere quei gemiti acuti nel cuscino. La mano di lei si sporse all’indietro verso di lui, e lui la tenne nella sua, stretta, mentre il centro di quel corpo cominciava a scuotersi e a tremare attorno ad ogni muscolo della sua erezione.

Lo fece venire insieme a lei, portandolo all’estremo  con la sola reazione del suo corpo. Kakashi venne con un grugnito trattenuto, il suo ritmo si spezzò mentre si dimenava contro il suo corpo, afferrando i suoi fianchi cosí forte, sicuro di lasciare lividi; ma Sakura era difficilmente una creatura delicata. Lei semplicemente gemette pochi incoraggiamenti, premendo il bacino contro il suo, e accettando tutto di lui di propria volontá, mentre le sensazioni pulsanti di quell’orgasmo scomparivano lentamente.

Ci volle un lungo momento prima che entrambi recuperassero. Kakashi rotoló via dal suo corpo letargicamente, per stendersi sulla sua schiena, e Sakura si mosse di poco verso di lui, per posare quello che lui poteva solo ipotizzare fosse un dolce, morbido bacio contro la sua bocca. Non aveva idea di come la ragazza avesse ancora le forze di muovere un muscolo, dopo averlo fatto ancora una volta. Oh, si potesse tornare ad avere diciott’anni…

“Ho la prova oggi,” gli disse lei, poggiando la guancia contro la sua spalla.

“Mm.” Non aveva ancora recuperato abbastanza fiato per dare una risposta piú esauriente.

“Se la supero e mi promuovono, non sará tanto male, no? Non saremmo piú studente e insegnante. Saremo entrambi jonin. E le persone possono accettarlo, cosí, vero?” 

Oh, essere cosí giovani e ingenui…

“Sakura non sperarci troppo, é ancora presto,” l’ammoní vagamente. 

“Lo so… Lo so..” sospirò. “Non passerò neanche probabilmente…”

Kakashi non disse nulla. 

“Questo é il momento in cui dovresti dire ‘Credo in te, Sakura, sono sicuro passerai’ o qualcosa del genere,” disse lei, nervosa.

“Beh, c’è qualcosa che credo dovrei dirti…” 

Lei sospirò rumorosamente. “Non ci pensare.” Cambiò velocemente argomento e s’alzò a sedere per carezzare con la mano il suo stomaco, con delle movenze sicure, il che lo intrigò...tra le altre cose. “Ti perdono,” gli disse, “se fai quella cosa di nuovo.”

“Affare fatto,” acconsentí lui, spingendola in basso per un altro lento bacio.

Da allora non ci fu piú molto bisogno di parlare.

  

 

“Sei incinta?” 

Sakura guardò in alto dai suoi appunti con lo stesso sorriso sognante che aveva indossato per tutta la mattinata, puntandolo su Ino. “No. Perché me lo chiedi?” le chiese.

Ino sembrò molto meno contenta della propria esistenza mentre guardò di nuovo verso Sakura dall’altro lato della scrivania, quasi come si guarda un lebbroso contagioso. “Sei splendente di positivitá. E’ disgustoso. Smettila.” 

“Scusa,” replicò assente Sakura, ritornando a canticchiare sui suoi documenti.

La penna di Ino batteva un ritmo furioso contro la superficie liscia. “E’ successo qualcosa la scorsa notte, non é vero?” 

Sakura smise di canticchiare e deglutí. Doveva guardarsi bene da cosa le diceva, perché Ino era la Regina del Gossip di Konoha e poteva sentire odore di scandalo meglio di quanto Akamaru potesse trovare i suoi biscotti. “Non so di cosa tu stia parlando,” disse Sakura con tono di nonchalance. “Sono semplicemente di buonumore. Ho la prova questo pomeriggio e mi sento positivamente preparata.”

“Stronzate,” Ino tirò su col naso. “Per ogni prova sei sempre stata ansiosa, non importa quante possibilitá ci fossero che tu passassi. O sei sotto effetto di qualche droga o qualcos’altro ti occupa la mente - e dev’essere qualcosa di grande se riesce a distrarti dalla prova semestrale.” 

“Se vengo promossa, vengo promossa, se non vengo promossa, non vengo promossa,” disse Sakura, scuotendo le spalle. “Non è una tragedia.”

“O mio Dio, ti sei drogata!” Ino sbuffò. “Da chi ti rifornisci? Ne voglio un po’.” 

Lo sguardo che Sakura le indirizzò avrebbe potuto scuotere una montagna.

“Lo sapevo. E’ di sicuro un uomo,” concluse Ino.

L’ira di Sakura finalmente esplose. “Oh, riguarda sempre gli uomini per te, vero! La mia felicitá non è cosí dipendente dal genere maschile quanto la tua evidentemente! Siamo kunoichi - non abbiamo bisogno che gli uomini ci validino. Se sto cosí bene stamattina non è perché - smettila di guardarmi in quel modo! 

“Come?” chiese Ino innervosita. “Non sono un’idiota completa, Sakura. Sei stata depressa per giorni e all’improvviso da una notte all’altra hai trovato il tuo zen, e proprio il giorno in cui dovresti star impazzendo completamente? Qualcosa è successo, e scommetto il mia collezione di carte magia che ha a che fare con chiunque ti abbia comprato quel vestito Suzuki.”

Sakura serrò le labbra fermamente, determinata a non dire nulla che la potesse incriminare. 

Ma ciò lavorò solo a suo sfavore, piú di qualsiasi cosa avrebbe potuto dire. Un sorriso tronfio illuminò le labbra di Ino, come un gatto che aveva appena catturato un topo.

“Capisco. Non so perché tu voglia tenere il tuo sugar daddy cosí segreto, dato che t’ha fatto stare cosí bene ieri notte. Era ora che anche tu te la vedessi bene, aggiungerei.” 

Sakura stava valutando o meno se strangolare l’altra ragazza a morte con il suo stesso stetoscopio, ma forse sarebbe stato un po’ troppo. “Non sono per niente affari tuoi, Ino-maialino,” disse, impegnandosi a rimanere civile.

“Lo so, Grande Fronte,” Ino sorrise di rimando, “Ma scoprirò chi è il tuo pappone. Fidati. Non ho niente di meglio da fare. E poi scoprirò se ha un fratello o qualcosa, oppure diavolo, potrei anche rubarlo e tenermelo stretto.”

Un broncio cadde pesante sul volto di Sakura, ma non per la ragione che Ino pensò.  Sakura sapeva che non c’era alcuna chance remota che Ino potesse ‘rubarle’ Kakashi, non sarebbe mai successo. Cosa preoccupava davvero Sakura era che nel caso Ino avesse scoperto la vera identità del suo ‘sugar-daddy’, la prima reazione sarebbe stata quella di orrore più che invidia, e il suo primo pensiero non sarebbe stato di rubarglielo ma di dire a tutti quella notizia che avrebbe potuto rendere la sua vita una miseria.

Ma era un ipotesi nel caso Ino l’avesse scoperto.

Quanto sarebbe potuta durare questa tresca con Kakashi, dopotutto? E in effetti sarebbe potuta anche essere finita. Lei era un ninja alla soglia del grado di jonin. Sarebbe riuscita a mantenere il segreto fino ad allora.

Lanciò ad Ino un altro sorriso caldo che sapeva avrebbe stizzito i nervi della ragazza più di ogni altra cosa. “Qualsiasi cosa ti faccia felice, Ino.”

Ma neanche quel piccolo battibecco con Ino avrebbe potuto guastarle l’umore.

Dopotutto, era difficile avere una brutta giornata dopo aver vissuto una cosa tanto piacevole quanto lo svegliarsi nelle braccia di un uomo caldo, dal profumo delizioso e bellissimo. Un uomo che protesta, mezzo addormentato, quando provi ad alzarti dal letto per cercare i tuoi vestiti perché quasi in ritardo per andare a lavoro. 

A Kakashi di certo non importava dell’essere in ritardo, e aveva metodi egregi per distrarre Sakura tanto da non preoccuparsene, il che era il motivo per il quale era arrivata in ritardo di un’ora quella mattina.

Era andata a lavoro sfoggiando piccoli sorrisi felici e sospirando, un po’ stanca, ma di un umore davvero ottimo. Era come se avesse scoperto un qualcosa di meraviglioso la notte prima, qualcosa che doveva tenere per sé. 

Era preoccupata che lui avrebbe rimpianto il tutto. Che appena sveglio le avrebbe detto che era tutto sbagliato e che non sarebbe successo di nuovo; ma anche se non avevano programmato di vedersi di nuovo, lui non era sembrato rimpiangerla, perché un uomo dopo una notte di rimpianti con una ragazza non la possiede ancora una volta rudemente contro la testiera del letto, come prima cosa appena sveglio.

Comunque, c’era stato qualcosa di dubitante in lui; un piccolo sguardo distante mentre lei s’era rivestita per uscire che aveva fatto chiederle se si sentisse in colpa o preoccupato. Ma poi le aveva dato un bacio d’arrivederci sulle labbra e lei non aveva sentito alcun dubbio in quello. Probabilmente c’era stato qualcos’altro nella sua mente, forse relativo al lavoro. 

Quando le tre del pomeriggio scoccarono, Sakura si incamminò verso l’accademia dove si tenevano le prove d’esame. Arrivò con dieci minuti di anticipo, e visto che non aveva fretta, salì al terzo piano e trovò una parata di chunin ansiosi poggiati contro il muro del corridoio.

“Sei in ritardo!”

Sakura si fermò e guardò un infastidito Kotetsu puntarle contro una biro. Nelle sue mani teneva una cartellina e sulla sua spalla singhiozzava una ragazza della stessa età di Sakura.

“Non sono in ritardo,” disse schiettamente.

“Haruno Sakura, vero?” disse lui, guardando alla sua cartellina e svolgendo un ammirevole lavoro nell’ignorare la ragazza sulla sua spalla. “Sei stata chiamata cinque minuti fa e non eri presente.”

“Ma la mia prova è fra un quarto d’ora,” ribatté lei. “Sono solo e dieci.”

“Sì, beh, gli esaminatori hanno giudicato i candidati abbastanza velocemente quest’anno. Va in fondo alla fila, prego.”

Furiosa, Sakura fece come le fu detto. Sorpassò gli altri candidati, i quali sembravano tutti essere in differenti stadi di una crisi di nervi. Dall’altro lato del corridoio erano sedute le persone che già avevano fatto la prova, ma che non andavano via ancora, e, fatto ancora più preoccupante, sembravano tutti aver vissuto un qualche trauma e stavano fissando con sguardo vuoto l’altro muro pieno di persone singhiozzanti.

Sakura prese il suo posto affianco ad Hinata. “Che succede?” sussurrò, spaventata d’alzare la voce in quello che sembrava il Corridoio dei Dannati. 

“Sono gli esaminatori,” sussurrò di rimando Hinata ansiosa. “Dicono che hanno chiamato membri ANBU a esaminare quest’anno, persino quel tipo dalla squadra di tortura e interrogatori...Penso di voler andare a casa. Mi sento male.”

“Puoi vedere chi sono gli esaminatori?” chiese Sakura.

Hinata guardò la porta della sala e si imbronciò. “Riesco solo a vedere che sono due uomini e una donna. E’ il tipo sulla destra che devi temere. Penso sia il tipo delle torture, Ibiki. Entri prima di me?”

“Sì.”

“Grazie a dio…” Hinata sembrò debole. “Oh, eccolo che arriva.”

La porta della stanza si aprì e ne uscì un ragazzo che sembrava bianco e scosso. Accanto a lui emerse Izumo, che fece segno a Sakura. “Tu sei la prossima.”

L’improvviso sorgere della paura stese completamente Sakura. Questo era il suo esame! Era andata in giro galleggiando in una pozza di buon umore per tutta la mattinata solo a causa di Kakashi, ignorando completamente il fatto che solitamente gli esami sono terribilmente snervanti. Si sentì come una alcolizzata appena tornata sobria che si accorge di star penzolando da un dirupo, e si chiede come diavolo sia finita lì.

In qualche modo riuscì a ricomporsi e dopo un’occhiata silenziosa e disperata a Hinata, seguì Izumo nella stanza. 

Tutti i tavoli e le sedie erano stati spinti contro il muro, lasciando solo uno sgabello solitario al centro della stanza. Di fronte allo sgabello c’erano tre persone dietro una scrivania, coperte da una pila di cartelline, una tazza in poliestere e una brocca d’acqua. La donna al centro era Kurenai, la quale sorrise gentilmente quando vide Sakura. L’uomo sulla destra era Ibiki, lo specialista della tortura, il quale la fissava con lo stesso grado di disinteresse che aveva probabilmente riservato a tutti quel giorno.

L’uomo sulla sinistra, quello dal quale Hinata l’aveva messa in guardia, il responsabile della maggior parte delle cascate di lacrime e chunin in stato di choc, era Hatake Kakashi. 

Lo stomaco di Sakura si rivoltò con un tonfo quasi udibile.

Rilassato nella sedia, la osservava con la stessa aria di pigra indifferenza che aveva Ibiki. Fra le sue dita si rigirava una tazza di plastica, che aveva bucato sul fondo con una matita. Sembrava annoiato, impaziente, come se volesse trovarsi da un’altra parte. Sembrava pronto a farla a pezzi. 

“Allora,” disse calmo. “Iniziamo?”

  

 

“Vuoi andare prima di me?” 

“No, grazie”

“Oh, ti prego” 

“Davvero, no”

Hinata si mordicchiava il pollice nervosamente. Nessuno era disposto a prendere il suo posto all’inizio della fila. Era intrappolata, ma doveva essere coraggiosa. Fosse stato lì, Naruto avrebbe gironzolato per la stanza come se fosse un negozio di ramen - non avrebbe tremato dalla paura. Neanche lei doveva. 

Osservando attraverso la porta, provò a captare come stava andando Sakura. La ragazza era in piedi di fronte ai tre esaminatori, il suo cuore batteva ancora più veloce degli altri candidati prima di lei. Hinata si chiese se la stessero mettendo ancora più in difficoltà, o se fosse Sakura ad essere più nervosa di quanto non sembrasse.

Qualcos’altro la preoccupò, però. Sakura non era l’unica con un battito accellerato nella stanza. Il cuore dell’esaminatore sulla sinistra, quello che era stato costantamente fermo come una roccia per tutti gli esami, e che aveva infranto tutti proprio come una roccia in sua presenza, correva forte quasi quanto quello di Sakura. 

Poi Sakura si mosse, girandosi verso la porta, con in corpo un flusso di chakra impazzito. Hinata si mise dritta e cessò il suo byakugan giusto in tempo.L’altra ragazza spalancò la porta e la sbatté con rabbia, causando un botto che interruppe tutti i pianti e i lamenti nel corridoio. Sakura corse lungo il corridoio con in volto un lampo di furia, seguita da un silenzio assordante.

Anche dopo che era andata via, il corridoio rimase in silenzio. 

Qualcuno tossì sulla soglia della porta. “Sei la prossima,” disse  Izumo con tono sommesso.

“Oh,” Hinata arrossì e entrò nella stanza.

Immediatamente guardò per vedere chi fosse l’esaminatore sulla sinistra, e strabuzzò gli occhi dalla sorpresa quando realizzò che era proprio il sensei di Sakura, in una posa tesa e irritata. Beh, si spiegavano le palpitazioni… 

Nonostante ciò, la sensei di Hinata era seduta al centro della scrivania degli esaminatori, ma lei non si sentiva come Sakura, anzi, un certo sollievo la pervase quando Kurenai le sorrise.

“Ah, Hinata,” disse gentilmente. “Come stai?” 

“Sto bene, sensei,” rispose docilmente, “Uhm...se posso chiedere...Sakura-san è stata bocciata?”

Sia Ibiki che Kurenai guardarono verso Kakashi, ma lui era troppo impegnato a guardare fuori dalla finestra per accorgersene, ticchettando una matita contro una pila di poliestere distrutto. 

Kurenai guardò Hinata con un sorriso teso. “Non preoccupiamoci di questo ora, va bene?”

 



Sakura non sapeva neanche dove stava andando, ma non riusciva a fermarsi. Non voleva andare a casa o tornare a lavoro, o in realtà neanche interagire con qualunque essere umano in quel momento, quindi continuò semplicemente a camminare.

Aveva già percorso due volte il distretto commerciale quando si rese conto di quanto era ridicolo girare in tondo, e si fermò sul ponte. Lo stesso ponte dove spesso si fermava a riposare con il suo team, aspettando che Kakashi arrivasse prima delle missioni. L’uscita est del ponte l’avrebbe riportata a casa, mentre quella ovest al centro della città, nessuno dei posti in cui Sakura voleva andare.  Invece si sedette pesantemente contro le ringhiere e si mise a fissare l’acqua che si increspava sotto di lei. 

Come poteva essere così stupida?

Di tutti i risvolti negativi che potevano arrivare dal dormire col proprio sensei, questo era l’unico che non aveva previsto. Chiunque avrebbe pensato che andare a letto con uno dei propri superiori avrebbe solo portato vantaggi, non il contrario. Ovviamente non era per questo che Sakura l’aveva fatto, ma avrebbe preferito un po’ di clemenza a questa ulteriore severità. Qualche giorno fa le aveva insegnato dei jutsu, convinto che lei sarebbe passata. Ora, nel corso di una notte, i suoi standard sembravano essere cambiati, e non serviva essere un genio per indovinare il perché. 

“Sakura-chan…”

Sakura spazzò via con naturalezza le lacrime che le si erano formate negli occhi e si voltò per vedere Naruto in piedi, un po’ distante da lei, sul ponte. Sembrava preoccupato, se non addirittura empatico. Inaspettatamente, sentì un’ondata di sensi di colpa stringerle il cuore. Si sentì come se in qualche modo l’avesse tradito. Se avesse saputo cosa aveva fatto con Kakashi la scorsa notte, le avrebbe riservato lo stesso sguardo di compassione? 

Si voltò, e poggiò la testa contro una delle sbarre di legno. “Va via, Naruto,” grugnì.

“Ho saputo da Hinata-chan, all’accademia…” 

“Non voglio parlarne,” lo avvertì.

“Va bene così, non molte persone riescono a superarlo. Non dovresti sentirti male per questo…” 

“L’hai superato, tu?” gli chiese.

Quando non le arrivò alcuna risposta si voltò a guardarlo minacciosamente. “L’hai superato?” 

Naruto guardò a terra, goffamente. “Sì. Anche Sasuke…”

Oltre al danno, la beffa. Sakura sentì per davvero il mondo scuotersi, e si voltò ancora una volta per poggiare la testa al pilone, più per tranquillizzarsi che altro. 

“Non è che siamo jonin, però,” provò a rassicurarla Naruto. “Siamo solo stati raccomandati per l’ammissione. Non è detto che passiamo…”

Un Naruto che esprimeva pessimismo non era un Naruto onesto. Sapevo che probabilmente voleva salterellare di gioia e urlare al mondo che gliel’avrebbe fatta agli esaminatori. L’unica cosa che lo fermava dal farlo era il suo essere sensibile, che gli aveva fatto vedere quanto per l’ennesima volta Sakura era stata lasciata dietro. 

“Non mi aiuti,” sentenziò, “Lasciami sola, Naruto.”

“Mi spiace…” 

Si sporse in avanti come se volesse aggiungere qualcosa, ma ci ripensò e lei sentì i suoi passi allontanarsi sulle tegole di legno del ponte. Ancora una volta si trovò sola, a riflettere se forse in effetti non fosse meglio così.

Se qualcuno trovava strano la ragazza seduta sul ponte in maniera desolata, non lo dava a vedere. Decine di piedi attraversavano il marciapiede dietro di lei, così tanti che Sakura aveva perso il conto, e nessuno di loro si era fermato a darle fastidio. 

Fino a che non arrivò Kakashi.

Era troppo presa dai suoi pensieri per accorgersi che era lì. Era troppo tardi quando realizzò che si era accovacciato vicino a lei. “Ehi, Sakura.”

La sua schiena si irrigidì immediatamente mentre si girò a guardarlo minacciosa. La colpa che vedeva scritta sulla faccia di lui - o meglio, nel suo occhio destro - era abbastanza da convincerla che la sua rabbia era perfettamente giustificata, e con uno sbuffo nervoso si alzò, e cominciò ad andarsene. 

“Possiamo parlare?” la chiamò lui.

Sakura gli urlò dalla spalla di andare a casa e fornicare in solitudine, ma non così elegantemente.

Quando si rigirò per continuare a camminare, si ritrovò a sbattere contro il petto di lui. Si ritirò con un grugnito indignato.

“Va bene, ma prima vorrei che parlassimo,” disse ragionevolmente. 

“Cosa c’è di cui parlare?!” sibilò lei “Mi hai bocciata perché sei uno stronzo severo che non sa distinguere l’area personale da quella professionale.”

Lui alzò un dito. “Vedi, questa è una buona ragione per la quale dovremmo parlare.” 

“Va bene,” disse lei, cercando di frenare la sua ira piantandosi le mani sui fianchi. “Spiegami perché ieri eri così entusiasta di aiutarmi ma dopo che ho dormito con te ieri notte hai deciso di bocciarmi?”

Non si era preoccupata di abbassare la voce, e con la coda dell’occhio aveva notato una donna guardarli mentre passava. A Sakura non interessava. Non conosceva quella donna, che le importava cosa pensava? 

Ma evidentemente a Kakashi importava. “Forse dovremmo parlare in privato, no?”

“Oh sì, non puoi far sapere a tutti che ti fotti la tua studentessa.” 

Un altro paio di teste si voltarono. Kakashi si corrucciò un poco, ma a parte quello niente. “Ti prego,” disse tranquillo. “Voglio solo parlarti.”

Le porse la mano, ma Sakura rigirò gli occhi e incrociò le braccia. “Non andrò con te in un posto dove nessuno mi sente gridare.”

“Va bene allora.”

Lui districò una delle sue mani, e la tirò con sé. Sakura non poteva far molto ma seguirlo, e lui la portò alla fine del ponte e giù sul molo erboso, al livello dell’acqua. Sotto il pilone del ponte, era tutto tranquillo. Davanti a loro le acque del fiume si increspavano gentilmente e su di loro si sentivano i passi delle persone sulle tavole di legno. Erano essenzialmente soli.

Sakura liberò la mano dalla presa e gli riservò uno sguardo di rimprovero. “Allora?” domandò. “E’ meglio che tu abbia una buona spiegazione sul perché io debba tornare a parlarti.” 

“Sei arrabbiata con me,” osservò lui tristemente.

“Ah, ora capisco perché hanno promosso te a jonin!” scattò. 

“Mi spiace, Sakura. Mi spiace davvero,” sospirò lui.

Dannazione, si era ripromessa di non piangere. Ma aveva la gola stretta e gli occhi le pungevano, e quando parlava la voce le si riduceva a un sibilo strozzato, come se si stesse fermando dal singhiozzare. “Perché non me l’hai detto?” gli domandò, serrando i denti. “Perché non mi hai detto che saresti stato tra gli esaminatori?” 

“Perché non potevo,” disse semplicemente. “Ed era troppo tardi per rinunciare alla carica.”

“Ed eri spaventato che ci avrebbero scoperto se mi avessi promossa, è così?” 

“Credici o meno, Sakura, ma non ho mai pensato di promuoverti. Ieri notte non ha fatto differenza nel mio verdetto.”

Gli occhi di Sakura si spalancarono. Aveva considerato quella possibilità...ma l’aveva scartata pensando che il giudizio di Kakashi fosse stato influenzato dalla loro storia, e che il suo fallimento non aveva nulla a che fare con la sua incapacità. 

Questo faceva ancora più male rispetto all’ipotesi che lui l’avesse sabotata.

“Cosa?” sussurrò. “Perché?” 

Fece un sospiro riluttante. “Nella nostra ultima missione hai dimostrato un serio problema con la catena di comando. Hai disobbedito agli ordini, ti sei gravemente ferita e saresti potuta persino morire.”

“Ho detto che mi dispiaceva-” 

“Non cambia ciò che è successo. E prima di quello ti sei quasi infilata in un nido di vespe perché eri troppo impegnata a guardarmi il culo invece di fare attenzione a quello che stavi facendo.”

La bocca di Sakura si aprì in una sagoma di stupore e dolore. “Ma - non è giusto - io-” 

“Sakura, che razza di insegnante sarei se ti avessi promossa? Le responsabilità di un jonin sono terribili. Questa volta sei salva perché c’era qualcuno a proteggerti. Quando sei un jonin, hai solo te stesso. Non ti posso promuovere solo per farti felice e correre il rischio che tu faccia un casino e metta in pericolo la tua vita e quella dei tuoi subordinati. Credimi, essere responsabile per la morte di qualcuno che dipende da te non è qualcosa che vuoi provare. E non far finta che non possa succedere, perché succede a tutti. Non ho intenzione di lanciarti in quell’inferno prima di essere sicuro che sei al 300 percento pronta.”

“Quindi pensi davvero che io sia inutile?” 

“Non ho mai detto questo. Hai il potenziale per essere meglio di me un giorno.”

Lo fissò. “Davvero?” 

“Beh...forse. Forse no. Ma di sicuro meglio di un jonin medio.”  

“Wow, grazie,” mormorò. “E immagino che Naruto e Sasuke sono jonin perfetti a confronto con me, ed ecco perché hai fatto passare loro e non me.” 

Le spalle di Kakashi si curvarono. “Non li ho promossi.”

“Allora perché-” 

“Perché i voti degli altri due mi hanno superano. Sia Ibiki che Kurenai li hanno promossi. E se tu fossi stata un uomo, Ibiki ti avrebbe probabilmente promosso. Io non ho fatto passare nessuno oggi.”

Beh, questo la faceva sentire vagamente meglio, ma in ogni caso… “Se volevi bocciarmi, perché mi hai insegnato tutti quei jutsu?” 

“Perché non importa se sei un chunin o un jonin, quei jutsu ti saranno utili. Non ti negherei questo.”

La discussione non era andata affatto come avrebbe voluto. Voleva che si sentisse in colpa e che la pregasse di perdonarlo, non sentire le sue ragioni razionali e sentire la rabbia caderle via come le foglie sulla superficie del fiume. Sakura gli diede le spalle, mordendosi il pollice, nervosa. 

Un silenzio vuoto aleggiò attorno a loro, riempito dal gorgoglio dell’acqua e le risate dei bambini che passavano sopra. Una mano calda toccò la spalla di Sakura e un dito percorse il suo orecchio gentilmente, in un tocco che la fece rabbrividire.

Si scostò. “Penso che ieri notte sia stata un errore,” disse calma. 

Lui la guardò, sorpreso. “Dici così perché sei arrabbiata.”

“No, dico così perché mi sento colpevole,” mormorò, abbracciandosi per confortarsi. “Ho parlato con Naruto e io… Kakashi-sensei, se lo sapesse ne sarebbe molto ferito. E Ino ha già capito che mi sto vedendo con qualcuno e ora la sua missione nella vita è capire chi sei. Forse è meglio se dimentichiamo cosa è accaduto, prima di ferire qualcuno. Sembra egoista con-... concedersi questo.” 

“Sono un tipo egoista,” sottolineò obiettivamente.

“Sì, me ne sono accorta.”

Lui fece un passo verso di lei e lei ne fece uno indietro, sbattendo inaspettatamente contro uno dei piloni di legno che reggevano il ponte. Kakashi sembrò divertito dalla sua reazione e si immobilizzò, alzando una mano. “Non intendo ferirti.” 

“No, lo so…” si agitò lei, pensando se fosse troppo esplicito spostarsi e continuare ad arretrare via. “Solo che penso che non è più appropriato.”

“Sakura,” disse convincente, allungando una mano per toccarle una guancia, “non ti è piaciuto ieri notte?” 

Lei quasi si sciolse al suo tocco. La bocca le si era seccata e stava mettendocela tutta per non guardarlo. Si fissò a guardare la riva verde oltre la sua spalla.

“Perché vuoi arrenderti così facilmente?” 

Deglutì molto forte. “Mi hai davvero ferita oggi…”

“Posso farmi perdonare.” 

Gli occhi le scattarono forte contro i suoi, e lui si raggelò nella ferocia dello sguardo di lei. “Se pensi di poter semplicemente fare l’amore con me ed essere perdonato, ripensaci.”

“Non mi sognerei di domare la tua rabbia in quel modo. E’ abbastanza giustificata, e la rispetto…” ma le carezzava la guancia parlando, e per quanto lei volesse spezzargli le dita e lasciarle a 90 gradi, ogni singolo dito, lui riusciva in qualche modo a scioglierla dentro, e quella era una sensazione molto più piacevole della rabbia. 

Le si avvicinò, e Sakura girò la testa, non concedendogli la soddisfazione di una resa.

Le sue labbra erano vicino all’orecchio. “Non volevo ferirti oggi.” 

La mascella di Sakura si irrigidì di rabbia.

“Ma non potevo dirtelo prima. Saresti stata squalificata…” 

Sakura chiuse forte gli occhi, bloccando via il mondo e bloccando lui. Una parte di lei voleva che andasse via e la lasciasse solo, ma un’altra parte voleva avvicinarsi e lasciarsi andare contro di lui.

“Sei comunque una delle migliori kunoichi che abbia avuto il piacere di conoscere. E finora la più sexy.” 

Sakura gli diede un’occhiata cinica. Non era così ingenua da credergli. “Sono sicura che dici così a tutte quelle che ti fotti. Una settimana fa te la facevi con una sposata. Qualche notte fa ti sei fatto una chunin nel retro di un bar e fra qualche giorno ci sarà qualche altra donna nella fila.”

“Possibile,” annuì lui. “Non è che ho un calendario.” 

“Non mi sorprenderebbe se tu lo avessi,” grugnì lei. “Lunedì, donna sposata. Martedì, seduci studentessa. Mercoledì, portare fuori la spazzatura.”

“Sono abbastanza sicuro che tu abbia sedotto me,” puntualizzò lui. 

“Riscrivi la storia ora?”

“Beh, non la finivi di parlare delle tue mutandine…” 

“Solo perché tu mi bullizzavi a riguardo.”

“Non ho fatto nulla di tutto ciò. Ma a proposito di mutandine, quali hai ora?” Le mani di lui si muovevano sui suoi fianchi, tracciando il lembo della sua gonna. Aveva rinunciato all’uniforme da missione per i suoi vestiti personali, oggi, e non doveva far altro che alzarle la minigonna per scoprirlo. 

“Non pensi ad altro che alla biancheria intima. Qualcuno dovrebbe portarti da un medico.” Non fermò le sue mani vagabonde, però. Si intrufolarono sotto la gonna e sfiorarono i suoi fianchi, ma Sakura rimase ferma, con le braccia incrociate e la testa voltata, come se lo stesse ignorando. Perché voleva ignorarlo e punirlo per aver distrutto le sue speranze oggi, e allo stesso tempo non voleva che si fermasse.

“Cotone,” mormorò nell’orecchio di lei mentre le dita tracciavano il bordino sul suo posteriore, prima di strizzarle il culo in un modo che le faceva sentire le ginocchia deboli. “Con qualcosa disegnato sulle chiappe...” 

“Probabilmente c’è scritto che puoi baciarmele,” rispose secca.

“Proposta allettante, ma in effetti penso siano quelle rosa con il simbolo del genere femminile che punta dritto alla tua-” 

“Ricordami di chiudere a chiave il cassetto della biancheria. Stai diventando troppo sfacciato.” Nonostante tutto, sorriso.

“Era un sorriso quello?” 

“No.” gli fece il broncio.

“Penso che fosse un sorriso.” 

“Non lo era,”  si lamentò, “e questa stupida tattica funziona solo sui bambini”

“Sei sicura? Potrei giurare di averti vista sorridere.” 

“Smettila.” Le sue labbra cercavano di ammutinarsi, e si alzavano contro il suo volere mentre cercava di fermarle.

“Ah, eccolo…” disse, soddisfatto. “Mi manca il tuo sorriso quando va via. Non pensavo fosse possibile, ma sei almeno dieci volte più bella quando sorridi.” 

Come per provare quanto irresistibile fosse per lui quell’espressione - divisa fra un sorriso e un broncio, che la faceva probabilmente sembrare più costipata che carina - lui agganciò un dito alla maschera e premette le labbra sulle sue.

Lei non lo accettò all’inizio, scontenta che quest’uomo poteva farle uno dei peggiori insulti della sua vita e addolcirla nella sottomissione nell’arco di poche ore. Ma era così caldo… e aveva un odore tanto buono… ed era così più bello accettarlo e baciarlo che mettere le distanze da lui. 

Passarono pochi secondi prima che le mani di lei si aggrappassero alla noce del collo di lui e si mettesse sulle punte per baciarlo meglio. Voleva di più che le sue labbra, però. Voleva le sue mani su di lei, a toccarla come aveva fatto la scorsa notte, a tormentarla in uno stato delirante dove nulla esistenza se non l’istinto più basico e un piacere incalcolabile. Gliel’avrebbe lasciato fare persino lì, proprio sotto il ponte sopra il quale dozzine di persone passavano, pochi metri più su, dove chiunque sarebbe potuto scendere e beccarli.

Ma dopo un momento Kakashi ruppe il bacio e le sorrise. Il suo volto era gentile, troppo gentile e dolce per appartenere a un killer tanto temuto e rinomato come il Copy Ninja. Forse era per questo che indossava una maschera? Nessuno avrebbe preso questo volto sul serio. 

“Sarai una grande donna, un giorno, Sakura. Non ci sono dubbi,” disse piano, carezzando via dei capelli dal suo volto. “Devi solo essere paziente.”

Lei lo guardò candidamente. “Lo pensi davvero?” Se le diceva così solo per farle piacere… 

“Non lo penso. Lo so.”

Per qualche ragione ciò le fece riempire di nuovo gli occhi di lacrime. Non volendo che lui la vedesse piangere, si lanciò in avanti e si aggrappò con le braccia attorno al suo collo, spingendo il volto contro la spalla, cercando di non fare suoni, anche se i tremolii che faceva l’avrebbero fatta scoprire. 

Non erano lacrime di gioia o tristezza che gli lasciò sulla giacca. Era ancora ferita del fallimento, ma la fede e fiducia di lui in lei l’avevano scossa e toccata allo stesso tempo. Non sapere cos’altro fare con quelle emozioni instabili, non poteva che piangere, perché nient’altro aveva senso. E non riguardava solo il terribile esame. La loro relazione l’aveva anche spaventata. La sua unica speranza era stata di renderla in qualche modo accettabile essendo promossa a un grado paritario a quello di lui, ed era una speranza distrutta, che lasciava la consapevolezza nuda e cruda che lei era una chunin in una relazione impossibile col suo insegnante jonin. Era il genere di cose che rovinavano la reputazione di una persona, distruggevano carriere e vite. Ma lui era egoista, e così era lei, e non sapeva perché la stesse cercando, e forse non lo faceva neanche, ma non voleva già buttare via questa relazione. Non quando si sentiva più vicina di sempre a essere…

Beh, non c’era motivo di mentire a se stessa. Non era mai stata così prossima all’essere innamorata. 

Ma era ridicolo, perché avevano passato solo una notte insieme e lui già l’aveva fatta piangere. Senza dubbio questa tresca avrebbe fatto il suo corso, entrambi avrebbero lasciato andare la cosa e continuato la loro vita normale, e il segreto li avrebbe accompagnati nelle relative tombe. Era così che doveva andare.

Le mani di Kakashi le carezzarono dolcemente la schiena, e eventualmente lei riuscì a calmarsi, per poi distriscarsi da lui, anche se controvoglia.

 “Stai bene?” le chiese mentre lei si puliva furiosamente le prove dal pianto dal volto.

“Sì,” disse con un tono poco naturale.

Lui la fissò, scuotendo la sua consapevolezza di sé mentre la scrutinava un po’ troppo per i suoi gusti. Cosa c’era di sbagliato nella sua faccia? Le scorreva ancora il naso? 

“Andrà tutto bene, Sakura,” disse lentamente. “Lo prometto.”

E lei gli credeva. “Lo so,” disse, facendogli un sorriso debole. 

Un tintinnio di risate interruppero il momento e Kakashi si allontanò veloce e con nonchalance. Più in là sul fiume tre bambini erano apparsi da una curva, portando con sé dei bastoni e dei giocattoli, ma nessuno di loro aveva visto l’incontro degli amanti nelle ombre del ponte. Nonostante ciò la loro privacy era stata intaccata.

“Non chiuderò a chiave la porta stanotte. Sei la benvenuta,” disse Kakashi, amichevolmente, mentre si avviava. 

“Ci penserò.”

Ovviamente ci avrebbe pensato. Non poteva andare da alcuna altra parte, in ogni caso.




 
   
 
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