Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    11/03/2019    2 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Studiare

 

Rientrando a casa alcune ore dopo il tramonto, Keros sorrise nel vedere Ary alle prese con i compiti. I piccoli demoni, grazie a Tabihira, imparavano la lingua e la scrittura degli Inferi. Il mortale partecipava volentieri alle lezioni, imparando a sua volta.

“State facendo i compiti?” salutò il mezzosangue.

Ary annuì e notò dietro a Keros quattro bambini.

“Potete mostrarvi per quel che siete adesso" mormorò il principe, ed i piccoli svelarono ali, code ed altri tratti demoniaci.

“Altri piccoli sperduti?” domandò il padrone di casa.

“No. Volevo presentarteli. Questi sono i miei figli".

Il mortale rimase senza parole, per qualche istante. I quattro cuccioli, abbigliati come dei normalissimi esseri umani, si guardarono attorno. Con ali e code celate, li si poteva scambiare per dei bambini qualsiasi.

“Piacere di conoscervi" salutò Ary.

Nasfer fu il primo a muoversi, allungando la mano verso il padrone di casa e stringendogliela.

“Io sono Nasfer" si presentò, con educazione, il bambino.

Ary notò nel bimbo lo stesso sguardo ambrato di Keros, anche se in parte celato dietro un ciuffo di capelli scuri.

“Tu devi essere Carmilla" ipotizzò l'umano, indicando la piccola dai capelli rossi.

L'unica del gruppo senza ali, lei annuì e distolse lo sguardo viola.

“E loro sono Vixa e Kaya” concluse Keros, indicando due bambine identiche.

Le principesse si inchinarono. Non vi era alcuna differenza fra loro. Stessi capelli verde scuro, stessi occhi violetti, stessa fisionomia.

“Resteranno con noi?” si incuriosì Tabihira.

“Vedremo…” ammise Keros, dubbioso “Per stanotte sì…”.

Il mezzodemone prese gli zainetti che i bambini portavano con loro e li sistemò all'ingresso, mentre i piccoli esploravano la casa.

“Grazie. Significa molto per me conoscerli” esclamò Ary.

Nasfer si unì agli altri cuccioli, approfittandone per fare qualche esercizio di scrittura, mentre il mortale osservava i comportamenti degli ultimi quattro arrivati. Vixa e Kaya erano visibilmente curiose, coinvolte dalla situazione, e facevano mille domande a tutti. Chiedevano nomi, provenienza, età e molte altre cose come ad esempio cos'erano determinati oggetti ed a cosa servissero. Carmilla era invece molto più interessata ad Ary e voleva parlarci, per conoscerlo meglio. Nasfer ignorava tutto e tutti e continuava a scrivere su un quadernetto, in silenzio. Ad Ary sembravano troppo piccoli per andarsene in giro per il mondo, lontani dai genitori, ma pareva che per i demoni fosse normale.

“Che ne dite se prepariamo un dolce?” propose Keros, scatenando immediatamente l'entusiasmo di molti bimbi.

Carmilla si mostrò subito molto interessata e si avvicinò al padre per aiutare. Le gemelle invece iniziarono a giocare fra loro, assieme a qualche altro cucciolo, correndo e ridendo. Dividendosi i compiti, si iniziò a fare l'impasto, con uova, latte, farina e tutto il necessario. Non seguendo una ricetta, Keros improvvisava con quel che c'era in casa. Quasi tutti i compiti sul tavolo sparirono, per lasciare spazio a zucchero e teglie. Nasfer sospirò, senza però smettere di scrivere.

“Vieni" lo invitò Ary, chinandosi sul bambino “Ti serve un posto più tranquillo, giusto?”.

Il cucciolo era dubbioso, ma alla fine seguì il mortale nello studio. Il padrone di casa fece un po' di spazio, liberando un angolo della scrivania, ed invitò il principino a prendere posto. Lì tutto era più calmo, silenzioso, e quindi più adatto a fare i compiti.

“Sei molto bravo" si complimentò Ary “Scrivi molto bene".

“Grazie…”.

“Non ti piace l'idea di preparare una torta con tuo padre?”.

“No. Non è una cosa da demone".

L'umano si stupì. Nasfer era già di nuovo chino sul suo quaderno, concentrato.

“Perché non è una cosa da demone?”.

“Perché dovrebbe esserlo?”.

“Non lo so. Ma secondo te cos'è una cosa da demone?”.

“Tu sei un umano. Non puoi capire…”.

“Vuoi sapere come la penso io?”.

“Come vuoi… questa è casa tua, comandi tu".

“Secondo me essere un demone significa fare quello che si vuole. Ragionaci un attimo: gli angeli non possono agire in determinati modi, perché altrimenti cadono e vengono puniti. Gli umani, allo stesso modo, vengono mandati all'Inferno. I demoni invece possono fare quel che vogliono. Fare il demone perciò, per me, è agire come si vuole e quando si vuole".

Nasfer arricciò la coda, sollevando la penna e la testa. Poi sorrise, finalmente.

“Forse hai ragione" ammise “Allora diciamo che ora preferisco fare esercizi di scrittura. Però poi la torta vengo a mangiarla".

“Ottimo! Ora ti lascio tranquillo a studiare. Chiudo la porta?”.

“Grazie".

 

Finito il dolce, Keros decise di portare a caccia i piccoli che lo desideravano. Rimasero in casa solo i privi di tratti da vampiro, come Vixa e Kaya, ed Ary li aiutò a prepararsi per andare a letto. Una volta spente tutte le luci, l’umano uscì per concedersi una sigaretta. Amava il silenzio della notte, la calma e le ombre inquietanti che creava la foresta. Girò lo sguardo verso gli alberi, percependo qualcosa che non riusciva ad interpretare. Udì un fruscio lieve e preferì gettare la sigaretta, concentrandosi su quel che lo circondava.

“Mi vedi?” domandò una voce che pareva provenire da ogni luogo.

Girando il viso, Ary si fermò, rivolto verso un punto preciso.

“Sì” ammise “Ora sì. Buonasera, Alukah".

Il vampiro si avvicinò e raggiunse il mortale, con un ghigno soddisfatto. Nel buio totale, non era molto normale che un umano vedesse qualcosa.

“Giochiamo un po'?” propose il vampiro “Vediamo di svegliare il tuo sangue".

Ary accettò, anche se non sapeva bene cosa intendesse Alulah per “giocare". Lo seguì fra gli alberi ed attese. Il vampiro sfidava il mortale ad individuarlo nel buio, tentando di utilizzare al massimo i sensi. Era un ottimo esercizio ed Ary si accorse di poter migliorare velocemente. Dall'occhio sinistro, nell'oscurità, vedeva molto meglio. Conosceva bene i rumori usuali della foresta, perciò fu relativamente facile per lui individuare suoni strani o insoliti. Lui ed Alukah si inseguirono per un po', fino a quando l'umano non mostrò una certa stanchezza.

“Non esageriamo" si fermò il vampiro “Inutile fare sforzi inutili. Ad ogni modo… non puoi considerarti del tutto un semplice mortale. Vedi e percepisci in modo diverso, te ne sei accorto?”.

“Sì…” annuì Ary, continuando a guardarsi attorno, stupendosi della propria vista.

“E stai diventando più veloce. Secondo me, con un esercizio quotidiano, diventeresti molto più bravo. Te la senti?”.

“Io sì. Ma Keros…”.

“Keros è un tantinello iperprotettivo. Ma se migliori non potrai che dimostrargli che non deve temere nulla!”.

“Forse…”.

“Sei un adulto, no? E poi non ha motivo alcuno di rompere. Lui, piuttosto, dovrebbe pensare a terminare il proprio percorso di studi…”.

Ary non ribatté. Si sentiva un po' in colpa per quel fatto, consapevole di essere lui l'anima speciale che Keros doveva condurre all'Inferno. Ammettendo di essere stanco, si congedò da Alukah e rientrò in casa.

“Io non sono iperprotettivo” sibilò Keros, nell'ombra della cucina lasciata a luci spente.

“Vuoi farmi morire d'infarto?!” sobbalzò Ary, chiudendo la porta d'ingresso e togliendo la giacca “Da quando sei rientrato?”.

“Da una mezz'ora. Vi stavo spiando".

“Ah… Buona caccia?”.

“Abbastanza da riempire i pancini, sì. Tu ti sei divertito?”.

“Sì ma ora ho proprio bisogno di dormire. Se c'è posto a letto… stiamo un po' stretti".

“È una situazione temporanea".

“Lo so. Ma pensavo che, volendo, potremmo vendere questa casa e quella al mare che ci ha regalato Lucifero. E comprarne una più grande dove ci stiamo tutti. E così potrai tenere i tuoi figli con te…”.

“Io non posso far loro da insegnante. Non finché non avrò passato l'esame finale. Perciò presto dovrò affidarli di nuovo ai loro maestri. Ma ho visto che la mansarda piace ai nostri piccoli ospiti. L'hanno trasformata nel loro regno segreto".

Il padrone di casa rise, salendo le scale e raggiungendo la camera da letto nel buio.

 

“Non dormi?” mormorò Keros.

Aprendo gli occhi, aveva notato che colui che aveva accanto non stava affatto riposando.

“Non ci riesco” ammise Ary.

“Che succede?” si tirò su a sedere il mezzodemone, sbadigliando “Brutti sogni?”.

“No. È che… è tutto così strano!”.

“Che cosa è strano?”.

“Mi sembra che sia tutto più luminoso. E tutto più rumoroso!”.

“Sono i tuoi sensi di demone che si acuiscono. Ti ci dovrai abituare, temo”.

“Ma è terribile!”.

“Prova con dei tappi per le orecchie. Purtroppo non so che altro suggerirti…”.

Ary si rigirò nel letto, nascondendo la testa nel cuscino. Keros uscì silenziosamente da sotto le lenzuola e raggiunse la cucina. Tentando di fare meno rumore possibile, preparò un infuso con varie erbe che aveva messo ad essiccare. Con estrema cautela, risalì di nuovo le scale e rientrò in camera. Cercò di capire se Ary fosse riuscito ad addormentarsi. Poggiò la tazza sul comodino, producendo solo un lieve tintinnio. A quel suono, il padrone di casa reagì e saltò, atterrando il mezzodemone per terra. Keros rise.

“Cos'è? Un nuovo gioco?” ridacchiò il principe, poi notando lo strano sguardo di chi lo attaccava “Sono io!”.

Di risposta, ebbe solo un ringhio sommesso.

“Ary! Calmati. Va tutto bene!”.

Keros si divincolò, tentando di sfuggire a quella presa. Ma il suo temporaneo avversario era molto più grosso e pensante di lui, e non riusciva proprio a liberarsi. Tentò di farlo ragionare ancora per un po' e poi usò metodi molto meno delicati.

“Finiscila!” sbottò, spingendo Ary contro il muro.

Subito però venne attaccato di nuovo e fu costretto a difendersi. Doveva ammetterlo: era molto più veloce e forte di un umano! Non era più un umano! E lo aggrediva con sempre maggior furia, con quell'unico occhio tinto di rosso. Con un ulteriore scatto, Keros si sentì mordere sul collo. Erano denti acuminati, di chi provava urgenza di nutrirsi e desiderava sangue caldo.

“Ah! Avevi fame!” sorrise Keros “Potevi dirmelo…”.

Ary gradatamente si stava calmando, ad ogni sorso, allentando la presa e rilassandosi. Quando fu soddisfatto, si leccò le labbra e rimase qualche istante ad osservare Keros, che aveva costretto a stendersi a letto. L'occhio sinistro demoniaco era ancora leggermente iniettato di sangue, mentre il destro pareva molto spaventato. Il mezzodemone sorrise, rassicurando il suo compagno con un bacio. Lo sguardo del padrone di casa era smarrito, confuso, come se non capisse quel che stava succedendo. Poi Ary sogghignò, con un guizzo demoniaco in una delle iridi. Keros inclinò la testa, invitandolo a bere altro sangue. Ma non ricevette un morso, bensì un bacio: un caldo bacio appassionato. Disteso, si lasciò sottomettere senza opporre alcuna resistenza. Ricordava le prime volte in cui l'estasi del sangue aveva preso il sopravvento, in cui i suoi sensi si erano appannati e si erano interamente concentrati sul desiderio e sulla lussuria. Ricordava quella volta… quel bacio dato a Nasfer, ormai più di mezzo millennio prima. Ricordava il profumo di quel bacio ed ora quel profumo lo percepiva di nuovo.

Già non molto coperto, lasciò che Ary lo svestisse, con una certa foga. Lo strinse forte a sé e sorrise. Era diverso, era tutto diverso. Più selvaggio, più violento… più demoniaco! Sapeva che era il sangue a provocare una simile voglia, un così incontrollabile vigore, e lasciò libero sfogo all'erede di Alukah. Probabilmente stavano facendo un po' troppo rumore, fra il cigolio del letto e le varie esclamazioni di piacere, ma a nessuno dei due importava più di tanto. Ary di colpo inarcò la schiena, con un lieve ringhio, e poi affondò di nuovo i denti nel collo di Keros. Quel gesto, unito al poderoso e deciso movimento del bacino, lasciò il mezzodemone senza fiato per qualche istante. Poi non riuscì più a trattenersi e lanciò un gemito di piacere, raggiungendo l'orgasmo. Anche l'amante gemette, ma in modo diverso. Il suo fu più un grido, di piacere ma anche di dolore. Si portò la mano alla testa, non capendo perché ci vedesse del sangue, e si udì un rumore sordo, mentre alcune cose caddero dalle mensole.

“Oh, mio demone!” sorrise Keros, ancora affannato.

Lui le vedeva. Keros vedeva le ali che si erano spalancate sulla schiena di Ary! Così come intravedeva quell'accenno di corna che tanto infastidivano il padrone di casa.

“Andrà tutto bene" mormorò, stringendo l'ormai non più umano fra le braccia “Ora dormi accanto a me, mio meraviglioso amore".

Le parole del principe parvero calmare Ary, che si rilassò completamente ed in breve tempo si addormentò. Il sanguemisto sorrise di nuovo. Com'era felice in quel momento! Ary, il suo Ary, non era più un semplice mortale!

“Non ti perderò” sussurrò piano “Rimarrai per sempre accanto a me!”.

 

Nei giorni successivi, Ary tentò di abituarsi gradatamente alle novità. Il suo corpo cambiava, così come il suo modo di percepire le cose. All'inizio si era chiesto se fosse colpa degli incidenti di Keros con la lavatrice, ma poi aveva dovuto arrendersi all'evidenza: le camicie gli stavano tutte piccole non perché si fossero ristrette con il lavaggio sbagliato, ma perché lui era diventato più grosso! Si nutriva esclusivamente del sangue del mezzodemone, non sentendosi ancora pronto ad affrontare l'assassinio, e così attendeva in casa da solo durante le battute di caccia del vampiro. Una di quelle notti, percependo un rumore, si ritrovò davanti un paio di fin troppo sensuali occhi viola.

“Buonasera, signorina" salutò educatamente, aprendo la porta d'ingresso.

“Da cosa intuiresti che io sono una signorina?” si sentì rispondere, con tono leggermente infastidito.

“Non so…” ammise Ary, in imbarazzo “È che mi sembrate piuttosto giovane".

“Ti ringrazio. Ad ogni modo… dov'è Keros?”.

“Keros è fuori adesso. Ma potete aspettarlo in casa, se volete”.

“Sono qui per riprendermi i miei figli. Non li avrà mica lasciati soli con te, vero?!”.

“Sì.  Cioè… non tutti…”.

“Non tutti?!”.

“È fuori a caccia. Ha lasciato a casa Vixa e Kaya".

“E perché?!”.

“Perché… loro non sono demoni vampiro…”.

Il padrone di casa, sentendosi inspiegabilmente aggredito, si accigliò con aria perplessa. La donna, che camminava lungo il corridoio d'ingresso, si guardava attorno. Si chiedeva come potesse un principe, abituato agli sfarzi del palazzo reale, vivere in luogo così… umano! Storse il naso, probabilmente disgustata. Ary notò quell'espressione ed iniziò ad innervosirsi. Ma qualcosa gli impediva di essere aggressivo con quella femmina… Lei si accomodò in cucina, accavallando le gambe su una sedia e fissando l'orologio appeso al muro. Con una mano allungata sullo stivale che le arrivava oltre al ginocchio, decise di attendere lì il padre dei suoi figli. Non dovette attendere molto, con sommo sollievo di Ary che non sopportava quel silenzio. Keros entrò in casa, usando le chiavi, con davanti a sé i cuccioli vampiri della casa. Davanti a tutti stava Nasfer, che notò la madre e si lasciò sfuggire un’espressione mista fra la preoccupazione e la rassegnazione. Carmilla salutò con la mano. Gli altri piccoli si avviarono lungo le scale, pronti a dormire con il pancino pieno.

“Keros!” sbottò la donna, alzandosi.

“Lilien…” si limitò a rispondere lui, con calma, togliendosi la giacca.

“Che cosa pensi di fare? Perché i miei figli non sono con i loro maestri?”.

“Rilassati… È una situazione temporanea!”.

“E con quale diritto li hai sottratti dagli addestramenti?!”.

“Sono i miei figli!”.

“Ed anche i miei!”.

Ary, intuendo che la situazione sarebbe stata poco piacevole per i bambini, li prese con sé e li accompagnò in salotto. Accese la radio, coprendo la voce dei genitori che litigavano, e tentò di distrarli con dei disegni.

 

“Non coinvolgere i miei figli nella tua stramba vita mezza umana!” ringhiò Lilien.

“Qui di umano non c'è praticamente più nulla. E comunque sono affari miei. Sono anche i miei piccoli, e voglio passare del tempo con loro” ribatté Keros, chiudendo la porta della cucina.

“E perché?!”.

“Perché sono i miei cuccioli! Ed a loro non dispiace stare con me".

“Ma tu non puoi addestrarli! Non hai passato l'esame finale!”.

“Lo so…”.

Lilien sospirò. Si era un po' calmata, passandosi la mano fra i capelli e mordicchiandosi le labbra.

“Senti ma… è vero?” mormorò poi.

“Cosa? Che sono mezzo angelo?”.

“Sì…”.

“È vero".

“Ed è per questo che ho partorito una creatura bionda e per nulla demoniaca?”.

“Sophia? Sì, è probabile. Anche se suppongo conti anche il fatto che Azazel era biondo da angelo…”.

“E… potresti dirmi come è finita?”.

“Finita?”.

Il principe non comprese subito di cosa si stesse parlando. La demone non era più aggressiva. Sembrava confusa, stordita. La sua voce, fino a quel momento decisa e rancorosa, si era fatta lieve e titubante.

“L'hai uccisa, giusto?” mormorò “Come?”.

“No, non l'ho fatto… scusami…”.

“Tu non…?”.

Keros scosse la testa e Lilien cambiò espressione. Gli occhi, prima colmi di collera, ora si erano fatti grandi e leggermente impauriti.

“La mia bambina è viva?” chiese conferma.

“Sì. È con mio… padre".

“Tuo padre? Il tuo vero padre? Intendi dire…”.

“Mihael. È in Cielo, assieme a tutti gli altri angeli”.

“E… sta bene? È felice?”.

“Felicissima”.

Keros non si aspettava di ricevere un abbraccio. Era la prima volta che Lilien mostrava quel lato vulnerabile, il lato di madre che riceve una notizia che le alleggerisce il cuore.

“Perché non superi l'esame finale?” sussurrò lei, ancora stretta in quell’abbraccio.

“E come potrei? Non posso rubare l'anima all'uomo che amo…”.

“Ma perché dovresti rubargliela?!”. La messaggera si scostò, per guardare negli occhi il principe. “Perché rubargli l'anima? Non è necessario!”.

“Certo che lo è! È quel che prevede l'esame! Bisogna consegnare l'anima finale agli Inferi!”.

“Ma lui è un demone adesso, no? Quindi tecnicamente appartiene all'Inferno. O no? In un certo senso, hai consegnato l'anima agli Inferi".

“Io… non ci avevo pensato…”.

“Penso valga come cosa, suppongo”.

“Ma è un'idea magnifica!”.

Questa volta fu Keros ad abbracciare Lilien, poi staccandosi ed agitando le mani in modo sconnesso.

“Devo subito andare a parlare con mio padre!” commentò il principe “Quello demoniaco, ovviamente…”.

“Sì, ok… poi…”.

“Poi potrò essere il maestro dei miei figli!”.

“L'idea mi piace. Però…”.

“Però? Che problema c'è adesso?!”.

“Niente… è che girano strane voci nel regno dei demoni. Voci di guerra… Purtroppo non so molto di più, perché quel tipo di messaggi vengono affidati solo ad Azazel".

“Motivo in più per cui è il caso che vada a parlarci immediatamente!”.

 

Ary, nel buio e seduto a terra davanti al camino, leggeva un libro. L’occhio demoniaco brillava ad ogni parola, scorrendo rapido, mentre il fuoco acceso lo faceva scintillare intensamente. Le corna sulla testa gli si notavano appena, ma non gli provocavano più alcun dolore. Le ali invece erano chiuse e nascoste.

Sul divano alle sue spalle, avvolti dalle coperte, Carmilla e Nasfer dormivano uno accanto all'altro. Si stupì molto nel veder entrare Lilien, da sola, dalla porta. Alzò lo sguardo, senza muoversi dal tappeto, aspettandosi un'altra predica, ma lei sorrise.

“Perdonami" parlò piano lei, per non svegliare i piccoli “Siamo partiti nel modo sbagliato. Spero di non averti fatto incazzare troppo…”.

“No… Io… Posso capire la situazione. Credo…”.

“Ad ogni modo… io sono Lilien".

Ary depose il libro ed allungo la mano verso la donna, presentandosi a sua volta. Lo sapeva chi era, Keros ne aveva parlato a volte, ed a quanto pare anche per lei era lo stesso.

“Sei carino" strizzò l'occhio la messaggera “Capisco perché piaci tanto a Keros".

“Grazie. Anche lei è molto carina”.

“Lei chi? Dammi del tu…”.

Lilien sedette in terra accanto ad Ary e sbirciò quel che leggeva, non capendo un granché della scrittura umana.

“Sei bravo con i bambini” proseguì lei, notando i cuccioli addormentati “Quanti figli hai?”.

“Non ne ho…”.

“E allora tutti i bambini della casa? Non dirmi che sono di Keros…”.

“No. Ma credo che lui possa piegarti meglio. Lui è il tuo compagno, no?”.

“No, non lo è. È il TUO compagno. Io con lui ci ho solo scopato. Ma con te è diverso. Lui ti ama. E comunque ora è da re Lucifero. Ed è meglio che me ne torni pure io a casa".

“Porti con te i tuoi figli?”.

“No. Per ora no…”.

La demone si alzò, molto lentamente. Si sistemò la gonna, corta quel che bastava per non dare spazio all'immaginazione, e lanciò un ultimo sguardo ai propri cuccioli.

“Ci vediamo presto" salutò poi, lasciando la casa dal portale.

Ary, una volta rimasto solo, si scosse. Si era svegliato da una specie di torpore, provocato dalla vicinanza di quella demone. Doveva assolutamente parlarne con Keros… ma per adesso era meglio andarsene a dormire!

 

Salve a tutti! Finalmente ho aggiornato! Ci ho messo un po’, ma alla fine ci sono riuscita. Per farmi perdonare, ho scritto un bel capitolo lungo e “corposo” :3 Devono accadere ancora alcune cose… alla prossima!

   
 
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