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Autore: pattydcm    12/03/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Ce l’ho fatta. Scusate davvero per il terribile ritardo, ma ho avuto settimane zeppe di cose che voi umani….
Ma eccomi qui a concludere questa long. Ho riflettuto a lungo sul finale e oggi ho avuto modo di renderlo un po’ più vicino all’idea iniziale. Aperto, possibilista e con tante valide interpretazioni che lascerò a voi.
Spero vi piaccia e che sia una buona lettura
Ancora una volta vi ringrazio per aver letto questa mia ff, per averla seguita fin qui con pazienza e un grande e caloroso grazie va a chi ha avuto il piacere di lasciarmi una recensione.
E’ possibile che ci si riveda, anche se devo mettere a posto un po’ di cose perché non voglio assolutamente ridurmi a non sapere quando riuscire ad aggiornare.
A presto, quindi
Patty
 
Capitolo 18
 
Greg sbuffa una nuvola di fumo che si perde in mille spire salendo verso l’alto. Le osserva, ipnotizzato dalle loro evoluzioni e si rende conto che il soffitto avrebbe bisogno di una mano di bianco. Sa che non perderà tempo a rinfrescare le pareti di una casa che non sente minimamente sua e dalla quale potrebbe andarsene da un momento all’altro.
E’ appena tornato dalla rinnovata sentenza di divorzio, che lo ha visto vincere e ottenere giustizia. Non è questa, però, l’unica novità. Nei tre mesi trascorsi dal giorno in cui Anthea ha salvato la vita di Leslie di cose ne sono successe parecchie. Ha cominciato con una scazzottata col padre del ragazzino, finito dritto in centrale accusato di aggressione a pubblico ufficiale. Poi, c’è stata la crisi di nervi della madre, il conseguente ricovero in clinica e Leslie nuovamente preso in carico dai servizi sociali, che hanno acconsentito a lasciarlo in affido a Margaret finchè la madre non si fosse ripresa.
La sua ex moglie, per nulla felice della situazione, si è vista obbligata ad accettare per cercare di recuperare un minimo il rapporto con i figli. Con lei la vera novità è che lo sguardo duro e privo di alcuna pietà col quale lo guarda, non gli fa più alcun effetto. Greg le aveva detto chiaro e tondo che voleva poter vedere i figli due giorni alla settimana e a weekend alterni e che se avesse provato ancora a mettergli i bastoni tra le ruote avrebbe portato dinanzi al giudice le sue ‘assenze’. Margaret era rimasta visibilmente senza parole dinanzi alle sue minacce e aveva accettato tutte le sue condizioni, conscia di come il tentato suicidio di Elisabeth fosse avvenuto proprio mentre lei era col suo amico, così come, per lo stesso motivo, non fosse stata reperibile, quando George aveva fatto a botte a scuola.
Soddisfatto, ora Greg si sta godendo il resto della giornata di permesso che ha chiesto. Ha programmato una cena con i figli, alla quale parteciperanno anche Leslie e Molly. Con lei ha voluto mettere le cose in chiaro, spiegandole quanto fosse troppo confuso per intraprendere qualcosa di nuovo e come non volesse rischiare di farle del male. Si aspettava di vederla esplodere di rabbia, urlargli contro di averla presa in giro e chissà cos’altro, ma, invece, lei lo ha addirittura ringraziato per essere stato onesto e sincero. Greg si è reso conto che ha avuto a che fare per troppo tempo con una donna che puntualmente lo aggrediva con parole e miserie, al punto da essersi dimenticato che non sono tutte come la sua ex moglie.
In questi tre mesi, lui è Molly hanno pranzato insieme quando è stato loro possibile, è capitato, anche, che siano andati a cena e che lui si sia fermato da lei per la notte. Non stanno insieme, ma neppure sono aperti ad altri possibili incontri.
<< Godiamo di quello che c’è e il resto… il resto si vedrà >> gli ha detto lei, trovandolo perfettamente d’accordo.
Elisabeth non fa certo i salti di gioia all’idea di sapere suo padre ‘fare il ragazzino’, come ha borbottato quando ha spiegato loro come stanno le cose tra lui e la patologa. Greg se la sarebbe risparmiata questa confessione, ma purtroppo Margaret davanti a lui sta comportandosi da perfetta donna-caduta-in-una-trappola-ingiusta-dalla-quale-non-può-uscire-ma-che-accetta-con-coraggio, ai figli, invece, domanda spesso, direttamente o meno, della vita privata dell’ex marito. Quando le ha chiesto di smetterla lei ha diminuito il tiro, ma ogni tanto scivola in una domanda ‘tanto per parlare’, dice lei, ma che mette a disagio i figli e anche lui.
<< Certo che lei ha una pazienza infinita, ispettore >> gli ha sussurrato Leslie, guardandolo con ammirazione, dopo l’ennesima sfuriata di Elisabeth contro la madre. Greg ha riso con amarezza della sua osservazione, pensando come sia sempre stata proprio la pazienza a mancargli. Ha sempre corso, nella vita, e rincorso il tempo, trovandosi ogni volta a non averne abbastanza.
Ride anche adesso, sbuffando l’ultima boccata della sigaretta ormai al filtro, conscio di stare bellamente perdendo tempo senza alcuna preoccupazione. Pensava che la spada di Damocle rappresentata dai sicari assoldati da Moriraty contro di lui lo avrebbe portato a correre ancora di più. Invece ha rallentato.
Ha iniziato a delegare sempre più compiti a Donovan e agli altri agenti della sua squadra, tenendo per sè quelli più grossi, che necessitano proprio della sua presenza e cura. Ha preso, senza sensi di colpa, permessi e giorni di ferie, ribattendo con un ‘Mi spettano di diritto’ ad ogni occhiataccia del suo capo.
Sally ha tentato più volte di avere informazioni sulla situazione nella quale ‘quel freak ti ha cacciato’ e lui le ha raccontato una versione dei fatti del tutto inventata, alla quale, pensa, lei non creda minimamente.
<< E per quanto riguarda il fratello del freak? >> gli ha chiesto, l’ultima volta che ha affrontato l’argomento. << Perché non può che esserci anche lui dietro. Ovunque ci sia l’uno ecco che subito non manca ad arrivare l’altro a coprirne i danni. E a te quel tipo ha fatto un danno così grande che sono convinta il fratello non abbia potuto esimersi dall’intervenire >>.
Sally sarà una grandissima spina nel fianco, ma non può dire non sia brava nel suo lavoro. Ha, infatti, ragione su tutta la linea e Greg sa bene che se può permettersi di impuntarsi col capo sulle ferie, delegare incarichi e mansioni e prendere la vita con più lentezza lo deve all’occhio di Mycroft sempre vigile su di lui.
Sospira, provando uno strano peso sul petto. Non vede il maggiore degli Holmes dall’ultima volta in cui Anthea lo ha portato al Diogenes Club. Deve ammettere che un po’ gli dispiace. Sì, è parecchio strano, ma è così. Si stava creando una piacevolezza nello stare in reciproca compagnia.
In questi mesi ha più volte ripreso in mano il suo biglietto da visita, intenzionato a chiamarlo per proporgli una bevuta. Si è sempre fermato, vinto dal timore che potesse essere non solo inopportuno, ma addirittura pericoloso. E poi ha pensato che sarebbe potuto essere anche imbarazzante. Non sarebbe stato come il venerdì sera al pub con John, perché Mycroft Holmes tutto è tranne che uomo da pub. Già al ‘Red lion’, la sera in cui lo fece portare lì da Anthea, stonava del tutto con il luogo in cui si trovavano. Avrebbero rischiato una serata di pesanti silenzi, con gli occhi della gente puntati addosso, perché uno come Mycroft, impettito e inamidato, non passa certo inosservato. Soprattutto per il contrasto che sono capaci di creare l’uno vicino all’altro.
Dal momento che uscire per una bevuta non era possibile, e che in qualunque altro posto dove Mycroft sarebbe potuto trovarsi a suo agio non ci si sarebbe, invece, trovato Greg, l’alternativa sarebbe stata incontrarsi a casa di lui. Inutile dire che era un’idea da scartare a prescindere. Gli è bastato quel brandy la sera del ritrovamento dei cadaveri dei Jackson. Se fosse finito in casa sua, poi in una sera in cui ‘il personale di servizio’, come lo aveva chiamato, fosse stato presente, Greg avrebbe percepito sul collo il fiato del suo defunto padre a sussurrargli di essere un venduto a servizio dei nobili al potere.
Insomma, incontrare Mycroft per una piacevole chiacchierata costruttiva non è facile come gli era sembrato quando gli ha buttato lì la proposta. Greg scuote il capo ridendo di se stesso, mentre si mette a sedere sul letto. Il fatto è che andare da solo al pub non è per nulla divertente. Anzi, è alquanto triste. Ha provato ad unirsi al gruppo dei colleghi, come faceva prima di conoscere John, ma si finisce col parlare di lavoro anche lì e poi sono facce che vede tutti i santi giorni.
Così ha smesso di andare da solo. Ha smesso quando ha avuto l’immagine chiara di come doveva essere visto da fuori. Curvo sulla sua pinta di birra, il volto stanco, l’aura grigia che sembra gridare ‘Avvicinati e ti mordo!’ in alcuni momenti e ‘Lasciami nel mio dolore’ in altri. Ha finito inevitabilmente per sentire la mancanza di John e giocherellare col telefono, chiedendosi se fosse o meno il caso di mandargli anche solo un messaggio di saluti. Ha sempre desistito dal farlo. Nessuno glielo ha specificato, ma non ci va un’intelligenza alla Holmes per capire che il suo telefono è sotto controllo e contattare John lo porterebbe a mettere nei guai il suo amico e il consulente. Anche se stesso, considerate le cose che vorrebbe raccontargli. Come ha fatto a non rendersi conto di quanto sia importante potersi confidare con qualcuno? Ha tre mesi di pesi, cambiamenti, novità, preoccupazioni, dubbi, scazzi nello stomaco e nessuno con cui poterne parlare. Non vuole portare tutti i suoi pesi nei momenti che trascorre con Molly. Quelli vuole che restino qualcosa di piacevole e spensierato, come fossero due ragazzini col solo pensiero dei compiti che se anche non li fai trovi qualcuno che te li passa il giorno dopo a scuola.
Passa la mano sul viso a cancellare tutti questi pensieri. Si sente abbastanza egoista nel vedersi alle strette quando John e Sherlock chissà cosa mai staranno vivendo. In questi tre mesi sono successe molte cose strane in tutta Europa. Attentati in città importanti, altre esplosioni a Londra che lo hanno portato a dover correre sapendo già chi ci fosse dietro e dovendolo tacere. Ha deciso, infatti, di tagliarsi fuori da Moriarty e i suoi complotti. Lo ha deciso ponendo fine all’indagine su coloro che minacciavano Leslie e lasciando che il caso Jadescu gli fosse strategicamente sottratto dall’MI6.
<< Goditi la vita >> gli aveva detto Mycroft e lui ha deciso di farlo. Portando avanti i suoi casi, quelli nei quali sa essere un ottimo ispettore, le sue beghe familiari, le sue nuove relazioni.
Ci sono momenti in cui se ne pente. Momenti in cui vorrebbe partire a sua volta per la Spagna, ammesso che John e Sherlock siano ancora lì, ricordandosi, solo alla fine di quelle fantasie ad occhi aperti, di avere, a differenza del dottore e del consulente, due figli da crescere. Due figli e un ragazzino, che, sebbene ora sia tornato dalla madre, passa più tempo con suo figlio che a casa propria.
Sbuffa e salta giù dal letto. Sono già le due e tra un paio d’ore dovrà andare a prendere i figli a scuola. Si rende conto di avere la dispensa vuota e dal momento che ospiterà due inceneritori travestiti da adolescenti è meglio che si rechi a comprare qualcosa.
Si veste con calma e scende al negozio sotto casa. Mette nel carrello qualche cosa in più, in modo da non sentire sua figlia fargli la solita ramanzina. Scorge quasi per caso l’addetta al reparto che non perde occasione di sorridergli. Ha messo da parte l’idea di chiederle il numero, sebbene con Molly non ci sia nulla di vincolante. Evidentemente è lui ad essere ormai troppo vecchio per imbarcarsi in più relazioni libere e spensierate.
“Che esempio darei ai miei figli?” si chiede, ricambiando, però, come sempre, il sorriso.
“Una scusa bella e buona, amico mio” ribatte John nella sua testa, facendolo sghignazzare.
Sì, il dottore ha ragione. Mette di mezzo i figli per non ammettere di sentirsi in imbarazzo in questo corpo ormai stanco e rilassato che fatica a mostrare. Che guarda allo specchio, sospirando affranto per i tempi che furono, quelli in cui poteva dirsi fiero della sua prestanza.
“Come se fossero poi queste le cose importanti” continua John, che, come lui, non è più un ragazzino ed è allo stesso modo sull’onda del rilassamento addominale, eppure con le donne non si è mai fatto problemi.
“E neppure con gli uomini” constata, faticando ancora a vederlo in una relazione con Sherlock che va oltre la professionalità e l’amicizia.
<< Mi scusi >> .
La voce leggera dell’addetta a reparto lo coglie di sorpresa. Lei sorride del suo trasalire e gli porge un foglietto.
<< Le è caduto questo >> dice.
Greg resta interdetto. Prende il biglietto e distrattamente ringrazia. La ragazza torna al suo lavoro e pensa che potrebbe essere un ottimo espediente per conversare. Il detective che è in lui, però, prende il sopravvento e pensa sia il caso di dare la priorità a ciò che tiene in mano.
Dispiega il foglio con cura, guardandosi attorno più volte nel farlo.
 
Al Serendipity tra mezz’ora
 
Greg non può credere ai suoi occhi. Rilegge più volte la breve frase scritta in una calligrafia chiara e pulita. Il primo pensiero corre a Mycroft. Un pensiero logico, dal momento che gli ha proposto lui di incontrarsi lì la seconda volta e questa ragazza potrebbe essere una delle tante pedine da lui mosse e messe al suo seguito. Quale posto di osservazione migliore del negozio nel quale saltuariamente va a fare la spesa posto proprio sotto casa sua?
Gli giunge, però, alla mente un’altra ipotesi, un’ipotesi capace di gelargli il sangue. Moriarty gli si ripresenta alla mente, rompendo tutte le barriere che ha eretto in questi mesi per cercare di andare avanti, nonostante tutto. E se non fosse Mycroft il latore di questo messaggio? Se fosse una trappola da parte del consulente criminale?
<< Non sono l’unico al quale è stata assegnata la tua esecuzione >> così gli aveva detto Jadescu e questa ragazza potrebbe lavorare non per Holmes ma per il Napoleone del crimine.
Porta la mano alla fondina che tiene sotto la giacca e volge lo sguardo alla ragazza, che gli sorride strizzando l’occhio. Si avvia alla cassa, voltandosi di tanto in tanto verso di lei, che sempre lo guarda e gli sorride. Paga la spesa, la porta in casa e per un istante pensa che sarebbe meglio ci rimanesse. Anzi, che si trasferisse del tutto.
“E a che servirebbe” pensa affranto, consapevole di come quell’uomo abbia la capacità di scovarlo ovunque come l’occhio di Sauron[1].
Si fa coraggio e torna in strada per salire in auto e dirigersi in quel fetido hotel. Lo raggiunge in meno del tempo stabilito e il vecchio alla reception lo saluta con il solito cenno del capo. Non gli dice neppure in quale stanza è atteso, convinto che già lo sappia.
“Peccato che non sappia nulla” pensa e di chiedergli delucidazioni non ci pensa neppure. L’ascensore piccolo e con quel vago odore di ammoniaca che sale dalla moquette macchiata procede lento verso l’ultimo piano. Il corridoio è deserto e inquietante. Greg ha la sensazione che i suoi passi rimbombino persino troppo forte sulla moquette, impedendogli di rendersi il più silenzioso possibile.
La porta della stessa stanza nella quale ha condotto Mycroft si apre appena con uno secco ‘clank’ della serratura e resta socchiusa. Il cuore perde un colpo, raggelandolo. Ci mette un po’, Greg a convincere le sue gambe ad andare avanti e coprire quei pochi metri che mancano. Porta la mano sotto la giacca e stringe l’impugnatura della pistola, pronto a estrarla e fare fuoco, se necessario.
Decide, però, che è meglio agire d’anticipo ed apre la porta con un calcio, puntando l’arma verso l’uomo fermo davanti a lui. La penombra della stanza ne disegna la sagoma scura. Indossa un paio di jeans su scarpe da tennis, una giacca di pelle chiusa fino alla gola e quello che sembra un cappellino con visiera sulla testa. Nell’aria si propaga il profumo leggero della sua acqua di colonia.
<< Direi che può metterla via, ispettore >> gli dice con voce calma, alzando appena le mani più in segno di comando che di resa.
<< Tu? >> esclama puntandogli ancora l’arma addosso. << Cristo, mi hai fatto prendere un colpo! >> insiste talmente sorpreso e spaventato da restare fermo e impalato davanti alla porta, col braccio destro teso e la mano stretta attorno all’arma.
<< Che ne dici di entrare? >> gli consiglia Mycroft afferrando l’arma con la mano pallida spostandola dal sé. Le dita affusolate salgono a incontrare la mano di Greg che finalmente si rilassa abbassando l’arma. Si lascia trascinare dentro la stanza e crolla a sedere sulla sedia strategicamente posta vicino l’ingresso.
<< Avrei potuto ucciderti >> gli dice, massaggiando il braccio destro teso e dolorante.
<< No, non lo avresti fatto >> ribatte sicuro Mycroft.
<< Ma come diavolo sei vestito? >> gli chiede, guardandolo finalmente alla debole luce di una abatjour.
<< Ho pensato fosse il caso di non dare nell’occhio >> gli dice guardandosi distrattamente allo specchio. Vanesio come il fratello, dev’essere una condizione genetica. In effetti ai suoi occhi risalta perché non è abituato a vederlo in questo stile casual. Mycroft potrebbe pure travestirsi da babbo natale, ma non perderebbe quel portamento altezzoso e fiero che lo renderebbe comunque riconoscibile.
Greg inizia a ridere di quell’immagine improbabile dell’uomo di ghiaccio vestito di rosso con tanto di barba finta. Mycroft lo osserva con quel sopracciglio inarcato che la dice lunga su cosa stia pensando di lui.
<< Ok, ok, la smetto >> gli dice, cercando di riprendere fiato. << Mi spieghi il perché di tutto questo? >>.
<< Volevo vederti >> risponde Mycroft, facendo una piccola pausa capace di togliere il fiato a Greg. << Ci sono delle novità >> aggiunge.
<< Che genere di novità? >> gli chiede preoccupato .
<< Di quelle buone >> risponde, appoggiandosi al davanzale della finestra dai vetri sporchi. << Come avrai sentito dai notiziari e come ti sarà capitato di occuparti, sono stati mesi carichi di tensione in tutta Europa >>.
<< Ho immaginato ci fossero dietro le indagini di Sherlock e il nervosismo di Moriarty >> annuisce Greg e con lo stesso gesto Mycroft conferma i suoi sospetti. << Se le novità sono buone, allora vuol dire che lo hanno sconfitto! >> esclama entusiasta balzando in piedi. << No, aspetta >> ci ripensa facendo un passo indietro. << Non avresti avuto bisogno di tutto questo, se non ci fosse più pericolo >> deduce e Mycroft gli sorride soddisfatto del suo acume.
<< La lotta è ancora lunga, Gregory >> sospira visibilmente addolorato per ciò che gli sta dicendo. << Sherlock e gli spagnoli, però, hanno ridotto notevolmente il suo potere e liberato te e la signora Hudson dalle sue mire. Tutti coloro che attendevano fosse dato l’ordine di uccidervi sono stati eliminati >>.
<< Tutti? >> gli chiede Greg incredulo.
<< Tutti >> ripete Mycroft . << E nessun altro sarà più assoldato al suo posto. Gli hanno fatto terra bruciata attorno >>.
L’euforia si fa strada piano dentro Greg. Deve abbattere i muri del sospetto, della diffidenza, dell’incredulità, prima di poter dar modo alla gioia di esplodere. E quando questo accade è una risata isterica, un esultare come il più accanito dei tifosi dinanzi alla meta decisiva.
<< Tutti? >> ripete, questa volta tra le risate, e Mycroft annuisce felice di avergli dato finalmente una bella notizia.
Greg gli getta le braccia al collo ancora prima di rendersene conto. Lo stringe forte, al punto da sentirgli borbottare un sommesso ‘non respiro’, che, per un istante ignora, prima di allentare la presa. Non lo lascia andare, però. Posa la testa contro la sua spalla e si abbandona ad un'altra risata e poi a un pianto liberatorio e ancora risate, tutto su quella spalla coperta da un’insolita giacca di pelle nera. Solo quanto inizia a calmarsi, Greg si rende conto di essere a sua volta abbracciato da lui. Con la mano gli pettina i capelli corti, che sono diventati ancora più bianchi, come a voler rendere pubblico lo sconvolgimento che ha cercato di camuffare così bene.
<< Finirà del tutta questa storia, vero? >> gli domanda, voltandosi appena per appoggiare la fronte contro la spalla di lui.
<< Prima non ci credevo. Ora… ora sono ottimista >> risponde Mycrof. Greg ridacchia e solleva la testa ad incontrare il suo sguardo.
<< Pensavo fossi realista >> gli dice e lo vede ridere della sua battuta. << Tra poco, quindi, potrò invitarti a bere qualcosa senza temere di metterci entrambi in pericolo solo per averti inviato un messaggio? >>.
<< Tra poco tornerà John e potrai invitare lui >> ribatte Mycroft, distogliendo lo sguardo. Si allontana piano dal suo abbraccio. << Sherlock ha stimato che per la fine del mese saranno di ritorno vincitori >>.
<< Questo è bellissimo >> dice Greg, che a malincuore lo vede allontanarsi sempre di più. << Avevamo detto di essere amici >> .
<< Ed è per questo che sono qui >>.
<< Allora perchè hai detto che potrò invitare John. Io non ti sto usando per riempire il vuoto lasciato da un amico al momento assente, Mycroft >> gli dice offeso.
<< Questo lo so >> concorda lui, mostrando quel sorriso tirato. << Penso, però, che la sua compagnia possa essere più piacevole della mia >>.
<< Questo vorrei poter essere io a stabilirlo, se non ti dispiace >> ribatte. Mycroft sembra non capire il perché del suo tono. << Ho pensato a lungo se scriverti o meno per proporti di vederci. Se avessi voluto anche solo riempire una serata di cazzate al pub avrei avuto con chi farlo, e a volte l’ho fatto, quindi non pensare di essere un ripiego, per favore >>.
<< Va… bene >> ribatte confuso l’uomo di ghiaccio. << Penso, comunque che, ora come ora, non sia il caso >>.
<< Non saresti qui vestito così, altrimenti >> osserva Greg, notando come gli sia più semplice parlare con lui ora che indossa abiti informali.
<< Esatto >> conferma. << Per quanto riguarda il dopo… non so. Non so neppure se abbia senso fare discorsi di questo tipo >>.
<< Perché? >> .
<< Perché sono… non voglio sembrare svalutante, ma sono… sciocchi >> dice con una buffa smorfia di disapprovazione. << Siamo utraquarantenni e stiamo discutendo come due adolescenti >> sentenzia alzando gli occhi al cielo.
<< E che male c’è? >> gli chiede. << In questi tre mesi passati dall’ultima volta in cui ci siamo visti, ho perso tempo, demandato responsabilità che spettavano a me ad altri, iniziato una pseudo relazione che non saprei in quale modo definire con una donna che ‘squarta cadaveri’, come dice mia figlia, puntato i piedi per ottenere ciò che mi spetta di diritto. Mi sono goduto la vita, in definitiva, come tu mi hai consigliato. Non vedo perché non possa anche disquisire sull’amicizia come il più intellettuale e politicamente impegnato degli adolescenti >>.
<< … politicamente impegnato? >> domanda confuso Mycroft.
<< Nel senso che ho a che fare con un uomo politico >>.
<< Non ha alcun senso >> ribatte esasperato.
<< Trovami qualcosa che lo abbia in tutto questo? >> ride Greg divertito. << E’ proprio qui che sta il gioco, Mycroft! Ok, abbiamo più di quarant’anni, ma perché non possiamo essere anche adolescenti. Non solo adolescenti ma anche >> specifica serio. << Guarda come ti sei vestito >> continua, indicandolo. << Come puoi pretendere che ti parli in modo serio se sei vestito così? >> chiede a lui sempre più confuso.
<< Pensavo che non fosse l’abito a fare il monaco >> ribatte comunque Mycroft, che non ci sa proprio stare senza essere lui a mettere il punto alla conversazione.
<< Infatti >> rincara la dose, invece, Greg. << Sono sicuro che anche qui dentro >>, dice afferrandolo per le braccia, << ci sia un adolescente che preme per uscire. Cristo, Mycroft, avrai avuto anche solo una volta nella vita la voglia di mandare tutto e tutti affanculo e fare qualcosa di incredibilmente stupido! >>.
<< No >> ribatte deciso scuotendo il capo.
<< No? >> chiede incredulo Greg, che resta ancor più di stucco dal suo ripetere il gesto di diniego. << Oh >> aggiunge. << Mi dispiace >> .
<< Non ti manca ciò che non conosci >> ribatte lui, piegando i gomiti per allontanare le sue mani. << E, comunque, Molly Hooper è un’ottima anatomopatologa, tua figlia dovrebbe avere più rispetto >> dice cambiando argomento e portandolo, non a caso, sulla donna che sta frequentando.
<< Non è assenza di rispetto ma gelosia, Mycroft >> precisa lui.
<< La figlia gelosa del padre >> pensa meditabondo. << Sì, un classico >> si risponde, archiviando la cosa come poco interessante in quanto troppo banale.
<< A proposito, ti ringrazio per avermi aiutato con il riesamino della sentenza e per Leslie >> gli dice.
<< Di nulla. Come ti ho detto fin dal principio, il mio aiuto è per te sempre valido, Gregory. Direi che ora posso andare, il mio compito l’ho assolto >>.
<< Beh, spero di non dovermi ritrovare a temere di rischiare la vita per poi scoprire essere un tuo invito, la prossima volta >> dice, seguendolo con lo sguardo mentre si avvia alla porta.
<< Lo spero anche io >> ribatte, posando la mano sul pomolo della porta. << Continua a goderti la vita, Gregory >> gli dice con un sorriso sincero.
Greg vorrebbe dirgli di aspettare, di non andare via così presto, di restare lì con lui, parlare ancora un po’. Invece resta in silenzio e lo vede uscire dalla stanza.
“Avresti dovuto farlo” gli dice John nella sua testa, ma lui lo scaccia con un rapido gesto del capo.
<< Io non sono come te >> sussurra e la sua voce rimbomba nella stanza.
“E lui non è come Sherlock. E allora?” continua il dottore imperterrito.
Non ha una risposta a quella domanda. Solo quella sensazione di aver perso forse un’occasione. Quando ha allontanato la fronte dalla sua spalla per incontrare il suo sguardo. Prima di fare quella battuta alla quale poi lui ha risposto iniziando a liberarsi dal suo abbraccio. A rompere quel bellissimo momento.
<< Lo avrei rotto in mille pezzi >> dice tornando a sedere.
“O forse saresti stato tu a romperti?” propone John. “Avresti dovuto lasciare a lui la possibilità di scegliere”.
<< Bastardo >> ridacchia Greg, infastidito dal modo in cui la voce del dottore nella sua testa rigira contro di lui le sue stesse parole. Non può dargli torto, però. Sarebbe potuto essere solo un bacio. Un qualcosa di cui poi lui lo avrebbe accusato o che avrebbe potuto accogliere come un semplice gesto di affetto. Un affetto… ‘diverso’ da quello che è solito ricevere dai suoi figli, dai suoi amici e da Molly.
<< E’ che forse, John, sono semplicemente invidioso di quel che avete tu e Sherlock >> ammette alla penombra della stanza. << Perché lo sento che è qualcosa di profondo, bellissimo e che durerà nel tempo. Voi avete la forza e il coraggio per farlo durare e a me piacerebbe davvero tanto vivere qualcosa di simile >>.
“E perché non dovrebbe poterti capitare, Greg?” gli chiede, con sorpresa, la voce di Sherlock. “Ho distrutto lentamente con la mia presenza ingombrante quelle che erano le tue sicurezze e ti ho dato modo di imparare a guardare le cose da un’altra prospettiva. Perché non dovresti potermi prendere ad esempio ancora una volta e costruire, ora, qualcosa di più adatto a te?”.
<< Già, perché? >> si chiede alzandosi in piedi.
Sherlock ha conquistato l’uomo che ama e sta per distruggere il nemico che aveva giurato di bruciargli il cuore.
Greg ha messo un confine netto con la sua ex moglie, ottenendo giustizia. Sta imparando a conciliare lavoro e famiglia per poter crescere i suoi figli. Sta vivendo una relazione senza farsi troppi problemi e mantenendo una trasparenza di intenti, pensieri e sensazioni che non credeva possibile con una donna. Ha ammesso a se stesso di avere paura, di essere disperato, depresso, di avere un problema con alcol e sigarette e di doversi prendere cura di se stesso seriamente. Ne ha imparate di cosa, caspita. E ce ne sono già tante che sente più adatte a sé.
“Solo che mi ostino a non vederle, a dimenticarmene, a non riconoscerle” si rende conto.
Si avvicina alla porta e posa la mano sul pomolo prendendo un profondo respiro. Vuole uscire da questa stanza squallida e buia come fosse la sua vita prima che scoprisse l’esistenza del portale Fenix. Vuole uscire in questa luce più forte, capace di permettergli di guardare dentro di sé. Vuole camminare a testa alta, di nuovo, come faceva prima che le bufere della sua vita avessero inizio. Vuole lottare, come Sherlock gli ha mostrato sia possibile fare, per realizzare se stessi e ottenere ciò   che si desidera.
Ruota il pomolo e lascia che la luce entri.
 
 
 
 
[1] Citazione da ‘Il signore degli anelli’
   
 
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